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Autore: Nika L Majere    04/05/2007    24 recensioni
Gocce che scorrono lente su un vetro. Brandelli di un anima che ha troppi pensieri. Molti dei quali non hanno voce.
SPOILER PUNTATA 25
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Come stai?”

“Bene”

“È vero?”

“No…”

“Lo sapevo!”

“Piove…”

“Anche da noi…”
“Mi spiace”

“Come va il caso?”

“Così così…”

“Ti fa dannare, eh?”

“Già…”
“…”

“…”

“L…”

“…”

“Ci manchi…”

“Anche voi mi mancate…”

“…”

“Devo tornare al lavoro…”
“Ok. Ci sentiamo domani, allora!”

“Va bene”
“Ciao!”

TLACK

“…”

[addio]


***


A voi servono solo un pallone da calcio e un puzzle complesso.

Non vi occorre altro per essere felici.

Non cercate cose più grandi di voi. Rischiereste solamente di perdervi.

E questo non deve accadere.

Il vostro sorriso. I vostri occhi.

I nostri abbracci.

Ogni singolo momento vissuto assieme.

Devono rimanere indelebili nella vostra memoria.

Non lasciate che volino via.

Hei, voi due! Lo sapete che ore sono?”

“Le 11.30”

“E cosa fanno i bravi bambini alle 11.30?

Uhmm… dormono?”

“Ma noi non siamo bravi bambini!”

“Oh, questo lo so bene! Sotto le coperte ora”

Uffaaa!”

“Forza…”
“No!”

Uff…”

“L, ci racconti una storia?”

“Sì! Sì! Una storia!”

“Ah… e va bene! Ma poi a nanna. Promesso?”
“Promesso!!”

Ricordateli.

Riviveteli.

Tutti.

Fino all’ultimo.

“Ecco. Si moltiplica questo. Poi questo lo sottrai e il gioco è fatto”

“Oh, ma allora è semplice…”

“Io l’avevo detto che era semplice. Sei tu che non capisci!”

“Guarda che all’inizio non avevi capito nemmeno tu!”
“Questo non è vero!”
“Sì, che è vero!”
“Non è vero!”
“Sì, che è vero!”

“ELLEEE!!”

^^”

Quel pallone sporco di fango. Quel puzzle bianco dai pezzi consunti.

Stringeteli forte al vostro cuore e respirate l’odore della nostalgia.


[Ma non diventate come me.

Non fatelo mai]


“AUGURI!!”

“Oh mamma! Ma quanto è grande ‘sta torta?”
“Ci sono per l’esattezza 274 fragole!”

“Le abbiamo contate tutte!”
“E mangiata qualcuna…”
“Suvvia. Sono ragazzi”
“L! Ormai hai 22 anni! Stai diventando vecchio!”
“Ah, ma non correrà mai il rischio di diventare più saggio!”
“Su questo non ci piove!”

Non vi sto chiedendo di vivere nel passato.

Anzi, vi sprono a costruirvi un futuro splendente.

Magari lontano da tutto questo.

Distanti dal lerciume del mondo.


[Mi chiedo spesso se sia giusto

passarvi questo testimone.

Che è pesante. E fa male.

Tanto male]


“Vado in Giappone”

“Davvero!?”

“Darò a Kira la pena che gli spetta”
“Forza fratellone!!”

Lontano da me…

“Tornerai presto, vero? Non te ne scappi da qualche parte?”

“Certo che torno! Dove vuoi che vada”

[Dove lo trovo un altro luogo da poter chiamare casa?]

“Ce lo giuri?”

“Croce sul cuore!”

Ma vi prego…

“L è morto”

Non dimenticatemi…

“L… “

[sei un bugiardo…]


***


Quella stanza è ricolma di luce artificiale. Lo sai bene. Per questo non vuoi entrarci.

Eppure ci entri lo stesso.

Computer.

Altri computer. Troppi computer.

La tua vita.

Tante piccole finestre. Tanti piccoli specchi.

E, in mezzo ai giochi di luce, lui.

Il centro della tua esistenza.

Colui che ti ha seguito da sempre. Che ti ha sorretto quando cadevi. Che con te ha gioito delle vittorie.

L’uomo che senza ombra di falsa morale potresti chiamare padre.

Ti guarda perplesso.

No. Tu sai che sta cercando sul tuo volto il motivo della tua visita.

È stato lui a insegnarti ad analizzare le persone.

È stato lui a insegnarti anche ad andare in bicicletta.

Per questo lo conosci e sai che, se anche troverà qualche indizio, non te lo dirà.

Ti rivolgerà solo una cortese domanda. Come ha sempre fatto. Come farà sempre.

Ryuuzaki…?”

Tu non ti muovi.

Hai solo una cosa da dire, ma non riesci a dirla.

Che cose banali le parole.

Forse è per questo che ne usi così tante. Ma mai quelle giuste.

E tu questo lo sai.

Lo sai fin troppo bene.

Hai gli occhi bagnati. Un po’ impastati.

Non te lo ricordavi il sapore del sale.

Era da così tanto che non piangevi.

“Grazie…”

È amara.

Non era questa la parola.

Ma una maschera va portata fino alla fine dello spettacolo. Fin anche dopo che è calato il sipario.

Eppure lui ha capito. E ti sorride gentile.

“Ti preparo un the?”

Diglielo.

Avanti.

Non è così difficile come pensi.

“No, grazie. Preferirei del caffè…”

Hai ragione: le parole sono banali.


***


Piove.

È tutto il giorno che piove.

Chissà se pioverà anche domani.

Io che la pioggia non l’ho mai ricercata.

Che paradosso la vita.

Come la morte d’altronde

Qualcuno un giorno mi disse che la morte è solo un ritorno a casa.

Un ritorno tanto atteso dopo un lungo, lunghissimo viaggio.

Sarà, ma non sono così sicuro di voler morire.

Forse tutti gli uomini, anche quelli che dicono di non temerla, quando lei si annuncia provano timore.

Probabilmente, però, il mio è più un sordo rammarico.

Ci sono così tante cose che vorrei fare, dire. Provare.

Ma sono a mala pena in grado di pensare ad una singola cosa.

Gli voglio bene.

Ma non credo che mi perdoneranno.




Ho freddo.

Sarà la pioggia.

Chissà quali storie conosce la pioggia.








Ho freddo.

Non è la pioggia.

Questa è la mia storia.











Ho freddo.

Non sarà la pioggia.

Stanno suonando le campane.














E così…

anche io…

muoio…


***





“L, ci racconti una storia?”








Parole dall’autrice

Avete presente quando una frase vi martella in testa ma non trova il suo contesto?

Ecco! Per quattro giorni mi ha tormentato e alla fine questa fic è voluta uscire.

Probabilmente non è il mio lavoro migliore, ma quando una cosa preme per farsi scrivere, tu la scrivi senza porti troppe domande.

L’ho scritta anche perché, riguardando quella maledetta puntata (io sono una persona fortemente masochista), mi è sembrato così palese che lui ne fosse perfettamente conscio.

L sapeva che stava per morire.

  
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