La
rana dalla bocca larga
di
slice
Ino
sospira. Fuori dalla finestra la giornata va scurendosi e l'ospedale
si sta pian piano svuotando.
“Oh, Sakura, siamo state tutte
un po' innamorate del nostro sensei!”
Non le dà
particolare disturbo parlare di come abbia visto in Asuma l'uomo che
avrebbe voluto accanto, nella vita. Per molto tempo ha pensato che
fosse sbagliato, di avere qualcosa che non andasse per il verso
giusto o di essere stupida, ma è bastato crescere per smettere
di stupirsi e lasciare che l'amore per il suo maestro rimanesse
qualcosa di magico e platonico, che si trasforma in ammirazione
quando deve ammetterlo ad alta voce. Parlarne adesso, dopo anni dalla
sua morte, la fa sentire un'adulta che guarda dietro di sé
sospirando teneramente e, allo stesso tempo, le trasmette la stessa
quiete che provava allora, vicino all'uomo.
“Non lo so, Ino,
mi piacerebbe smettere di incappare in qualcosa di sbagliato, tanto
per cambiare,” Sakura si toglie la mano da sopra gli occhi e
guarda l'amica con espressione stanca.
L'altra accavalla le gambe,
restituendo uno sguardo compassionevole, stufa del nome di Sasuke
scritto su tutto il discorso.
“Forse dovrei parlarne con
Naruto...”
A quell'affermazione, Ino raddrizza la
schiena.
“Naruto?” quasi urla, con gli occhi
spalancati, “quello che per anni ha creduto che a Hinata
interessassero le cortecce degli alberi, cosa vuoi che ne sappia,
lui?”
L'allieva di Tsunade sospira, prima di buttare la
testa indietro e poggiarla sullo schienale.
“Non lo so, mi
sentirei forse più a mio agio se lui lo sapesse,”
ipotizza.
Ino aggrotta la fronte.
“No.”
Sakura,
essendo una donna, ha l'innata capacità di entrare
nell'argomento dalla giusta ottica. Gli uomini sembrano trovare
sempre l'angolazione sbagliata e la vicenda appare molto più
spinosa di come invece la vede lei. Certo, Shikamaru fa egregiamente
finta di non capire, visto che si è sentita osservata a lungo
quando lo ha rivelato al suo team, ma dal momento che la squadra
della compagna non contiene nessuno Shikamaru, Ino è propensa
a credere che sarebbe soltanto imbarazzante.
“Non lo
so...”
“Be', lo so io, tranquilla.”
“Cosa
non sai, Sakura?”
Naruto entra nello studio della compagna
con una mano sanguinante, la sua domanda copre in parte l'infermiera
dietro di lui che sgrida Sasuke e Sai per averlo seguito fin lì.
“Va
tutto bene, lasciali passare,” dice Sakura, senza cambiare il
suo tono sconsolato. “Cos'hai fatto alla mano?”
Il
genin si gratta la testa e sposta il peso da una gamba
all'altra.
“Dunque,” inizia, incerto, “ci
stavamo allenando...”
“No,” dice Sasuke.
“Stavo
affilando i kunai e...”
“No,” ripete
Sasuke.
“Stavo facendo qualcosa di figo e pericoloso
e...”
“No, idiota, stavi aprendo una scatoletta di
tonno.”
“Che palle, Sas'ke!”
Ino emette un
breve sbuffo, aggrottando la fronte per rivolgere uno sguardo di
scherno all'altra.
“Spero tu intendessi un altro
Naruto?”
Sakura si alza, scocciata.
“Aprire una
scatoletta di tonno senza ferirsi non lo avrebbe reso né più
né meno comprensivo, Naruto è una persona sensibile,
Ino, cosa che scarseggia perché sembra, non so come, che sia
un difetto.”
Naruto assume un'espressione poco intelligente,
che cambia solo quando la compagna gli prende la mano con poca
gentilezza.
Ino lo ignora.
“Parliamo allora del
soprannome la rana dalla bocca larga: non sono io, al
contrario di quello che molti pensano.”
In quel momento
Naruto si sente molto confuso e si volta verso gli altri due.
“Stanno
parlando di te,” dice Sai.
Sasuke scruta il nuovo componente
del gruppo per un momento, si sforza di non dire niente e alla fine,
involontariamente, si trova a chiedere il permesso di strozzarlo a
Naruto, con uno sguardo eloquente.
“Sas'ke...” lo
ammonisce, quello.
“Ok, non avevo pensato a questo,”
ammette Sakura. Per molti anni non c'è stato per Naruto un
Sasuke con cui condividere i segreti di cui lei lo mette al corrente
e, anche da quando è arrivato Sai, non ha prove che ci siano
scambi di opinioni su qualcosa che la riguarda.
Dopo aver
disinfettato il taglio, passa a fasciargli la mano.
“Comunque
sbagli se pensi che Naruto sia stupido o che non capisca certe
situazioni, probabilmente è più cieco per le questioni
che lo riguardano da vicino,” Sakura stringe la
fasciatura.
“Aah! ...ma di cosa state parlando?”
chiede lui, confuso, “ah, Sakura, puoi fasciarmela che stia
leggermente chiusa così posso reggere il ramen?”
Sai
corruga le sopracciglia, Sasuke sospira e Ino ride.
In risposta,
Sakura, stringe di più la benda.
“Sta' zitto!”
Nel
darsi lo slancio, l'erba del campo d'addestramento del team sette le
entra in un sandalo; senza farci caso si scaglia contro il maestro e
quando lui crede di aver evitato il suo pugno, Sakura colpisce un
albero che gli si schianta addosso. Naruto e Sai fanno solo in tempo
a vedere lo sbuffo di fumo del clone sotto il tronco. Rimangono un
momento fermi, entrambi affaticati.
Kakashi cattura la loro
attenzione, dietro di loro, con un sorriso sotto la maschera.
“Va
bene così, ragazzi, andiamo a pranzo.”
“Sììì,
pranzo!” grida Naruto, “mangi con me, Sakura?”
Si
volta a cercarla dato che non gli giunge risposta. Sakura si sta
togliendo dei fili d'erba dai sandali, seduta su un masso, e sembra
molto assorta.
“Sakura?” la chiama.
La kunoichi ha
un momento di smarrimento e osserva Naruto in un modo strano. Cerca
di ricordarsi quando ha deciso che non contare su di lui includa
quella totale mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non vuole
essere di peso per i suoi compagni, tanto meno per Naruto, ma
smettere di contare su di lui come un'amica non lo credeva possibile,
così come non vorrebbe mai il contrario: per lui ci sarà
sempre.
“Sakura, ci sei?” urla Naruto, facendola
sobbalzare.
“Sì, Naruto, per te ci sarò
sempre.”
Quando Naruto apre bocca ne esce un suono
strozzato, così la richiude, confuso.
La kunoichi sistema
la sua sacca e si avvia con calma per la strada che divide il campo
d'addestramento dal bosco. Sasuke arriva in quel momento, vede gli
altri tre seguire la compagna con lo sguardo e fa altrettanto, mentre
lei lo oltrepassa, per poi renderli edotti con una sola occhiata di
quanto sembrino idioti.
“Non ci sarà per il pranzo,
però,” Sai è inutilmente orgoglioso di aver
ottenuto tutta l'attenzione su di sé.
Sakura
si sente irrequieta, fa avanti e indietro nel suo salotto e ha in
testa troppi pensieri, molti dei quali riguardano un suo segreto
sulla bocca di tutti. Sull'altro piatto c'è Naruto, non solo
il fatto di renderlo partecipe o quello di cercare il suo consiglio
di - e questo Ino non avrebbe modo di contestarlo - esponente di
sesso maschile, ma un intero poema su amicizia e cose arancioni che
la rendono serena. Ad un tratto si ferma in mezzo alla stanza, si
accorge che dopo la guerra i suoi problemi sono sempre più
ridicoli ed è con questo pensiero in testa che cammina svelta
verso il portone, sicura che Naruto sia sempre là, da
Ichiraku.
Arriva leggermente trafelata e, come volevasi
dimostrare, il jinchuuriki è seduto tra Sai e Sasuke, a
mangiare quella che sembra essere la quinta ciotola di ramen. Poco
distante Sakura registra Kakashi, che accetta il suo pranzo dalle
mani di Ayame, e decide di agire come se la questione riguardasse
persone esterne.
“Naruto,” palesa così la sua
presenza ad alta voce.
“Sakura! Pensavo non saresti
venuta...”
“Ah no, non sono qui per mangiare, ma avrei
bisogno del tuo... nh, aiuto, ecco,” sorride perché
intorno a lei si è fatto un silenzio carico di sguardi
indagatori e l'occhio del sensei le brucia addosso. “Insomma,
se non ti disturba...”
Naruto sbatte le palpebre, nuovamente
confuso, si volta un momento verso Sasuke per rivolgergli un'occhiata
interrogativa, ma il genio si stringe nelle spalle, serio.
“Mh...
Sì, certo! Tanto avevo finito di pranzare,” e si porta
una mano dietro la testa mentre socchiude gli occhi, per attenuare
quell'atmosfera di disagio che sembra essersi creata.
“Ti
sei innamorata di Naruto?” chiede Sai, beccandosi
un'occhiataccia dall'interessato.
Sakura sospira, affranta.
“No,
Sai,” e decide di dire la verità, “ho bisogno di
un consiglio da un maschio con una certa sensibilità, non mi
sembra che tu e Sasuke siate più indicati di Naruto.”
“E
Kakashi?”
“Kakashi ha altro da fare che ascoltare i
suoi problemi di cuore,” ricorda Sasuke, che senza esprimersi
al riguardo sottoscrive le parole di Sakura.
“Kakashi può
dire che ogni tipo di problema per lui è abbastanza grave da
essere ascoltato oppure avete già deciso?”
Il sensei
fa voltare tutti verso il suo sorriso coperto dalla maschera e per un
lungo istante le elucubrazioni dei presenti si possono udire
distintamente, come tanti piccoli ingranaggi, poi il silenzio viene
spezzato proprio da Sakura.
“Abbiamo già deciso,”
risponde, prima di mettere la testa sotto la tendina ed uscire dal
locale.
Osservano tutti il punto da cui è sparita la
ragazza, pochi istanti prima, fino a quando nel cervello di Naruto
sembra finalmente scattare qualcosa, quindi si alza per correrle
dietro.
“E come al solito non ha pagato,” sospira
Sasuke.
“Dieci a uno che Sakura si è innamorata di
Kakashi.”
Sai si volta verso il bancone e alza un
sopracciglio, in risposta all'espressione scettica del genio, quando
il maestro prende a tossire convulsamente e sputa ramen ovunque.
Naruto
non si sente molto a suo agio. Sakura lo fissa, poi fa scorrere gli
occhi in giro e torna a fissarlo.
Sono passati interminabili
minuti e vorrebbe dirle che, se non parla, lui non capirà mai.
Comincia ad avere il dubbio che abbia sbagliato maschio e
sensibilità, ma ha anche paura che quella Sakura inquietante
possa prenderla male; sembra una questione delicata, la sua.
“Che
cosa mi consiglieresti se...” inizia lei, all'improvviso.
Il
jinchuuriki si riscuote dai suoi pensieri in tempo per sentirla
tacere e vederla mordersi il labbro inferiore.
“Dimmi,
Naruto, cosa pensi di...”
Sembra che neanche questa vada
bene e...
“Sakura?”
“Lo so, lo so, aspetta,
ci sono quasi!”
La kunoichi si preme le dita sugli occhi,
cercando di concentrarsi e scacciare contemporaneamente quella specie
di vertigine che le dà l'argomento.
“Naruto!”
alza di scatto la testa, chiamando il compagno con un tono piuttosto
alto, tanto che lui e i suoi nervi tesi sobbalzano.
“Senti,
Naruto...”
Intanto lui pensa che se ripete il suo nome
un'altra volta magari andrà a cambiarselo, ché detto
con tutta quell'ansia non lo sopporta più, e vaffanculo il
ninja cazzuto nel libro di Jiraya.
“...cosa ti viene da
pensare se ti dico che provo qualcosa per una persona vicina a
noi?”
Il genin volge gli occhi al cielo, porta la mente a
ricordi più o meno vicini e ricerca indizi che possano farlo
arrivare a costui, senza pensare neanche per un attimo che si possa
trattare di sé. Pensa invece che chiunque sia dovrà
comportarsi bene perché Sakura è un fiore che è
stato calpestato troppe volte per non avere spine che bucano, se
stessa per prima; ci vuole tatto, ci vuole qualcuno con del cervello
e un cuore grande per entrambi. Non è facile trovare uno così.
Se si guarda intorno, Naruto preferirebbe mettersi la compagna di
squadra in tasca, piuttosto che affidarla ad uno di quei cosi, quegli
ormoni con le gambe. Dopotutto lui li frequenta anche da solo, i
maschi: sa cosa pensa Sai delle tette di Ino e si ricorda cos'ha
detto Kiba del culo di Sakura...
“Naruto, ti prego,
rispondi!”
Solo in quel momento si accorge che la domanda
era un'altra.
“Cosa penso del fatto che tu provi qualcosa
per qualcuno vicino a noi...?” ripete, riflettendoci davvero
per la prima volta.
Non sapeva che lui potesse essere chiamato in
causa, non sapeva che avrebbe dovuto farsi un'opinione al riguardo,
gli sembra che tutto vada bene se è quello che lei
vuole.
“Suppongo mi stia bene qualsiasi cosa faccia stare
bene te, Sakura, non ci avevo mai pensato,” ammette.
Lei
sorride, piacevolmente colpita. Butterà giù Ino dal
quarto piano dell'ospedale e tutti quelli che le faranno venire dubbi
sulla sensibilità e l'amicizia del suo compagno di squadra.
Poi si morde nuovamente il labbro perché la fase peggiore non
è ancora iniziata.
“E che cosa pensi di
Kakashi?”
Nonostante l'abbia presa molto larga, Naruto si
strozza con la sua stessa saliva.
Sai
immerge quasi interamente la testa nell'acqua calda, lasciando fuori
giusto il naso, per respirare.
“Alle terme non si dovrebbe
immergere la testa,” brontola sua maestà, schifato, dal
suo privatissimo angolo.
Sai si tira a sedere, si volta verso un
ammasso di capelli biondi con un panno sugli occhi e ignora così
il genio, che gli regala la sua micidiale occhiataccia
indignata.
“Cosa voleva, Sakura?”
Naruto esce
dalla nebbia che il calore ha creato nel suo cervello e borbotta
qualcosa.
Sai si volta allora verso Sasuke.
“Cos'ha
detto?”
“Che devi farti i cazzi tuoi.”
“Sas'ke!”
salta su Naruto, facendo scivolare il panno nell'acqua.
Un momento
dopo si allontana da lì, con la mente, rimane pensieroso a
osservare il panno impregnarsi e poi sprofondare. Ha davvero paura
che Sakura un giorno faccia quella fine e che, troppo pesante, vada a
fondo.
“Sentite,” inizia, vago, “cosa pensate di
Kakashi?”
Sai sorride e Sasuke beve per sbaglio un po'
d'acqua termale e, anche se riesce a non farsela andare di traverso,
la guarda con odio per qualche secondo.
“Non ridere visto
che non sai di cosa sto parlando, Sai!” lo ammonisce, il
genin.
“Dici?”
Sasuke si massaggia una tempia,
tediato, e poco sorpreso che Sakura continui a girare intorno agli
sharingan.
“Kakashi è una brava persona,”
sputa, mal volentieri, per porre fine subito a quella tragedia che
sembra affliggere il tonto compagno di squadra.
“Grazie,
Sas'ke!” trilla Kakashi, alle loro spalle.
Sasuke ignora
stoicamente la risatina del capitano Coso, o come diavolo si chiama,
e poggia la testa sulla roccia dietro di sé, poi chiude gli
occhi, abbandonandosi al tepore.
I due jonin li raggiungono nella
pozza e si accomodano poco lontano.
“Di cosa parlavate?
oltre che di Kakashi, intendo,” celia Tenzo, che si accorge con
sottile orgoglio dell'occhio semi aperto del genio.
“Di
Sakura!” dice Sai.
Naruto perde l'equilibrio, grida parole
sconnesse, scivolando nella pozza, e quasi annega.
“Si può
sapere che cos'hai nella testa?” abbaia il jinchuuriki, tra un
colpo di tosse e l'altro.
“Suppongo ci sia materia grigia,”
pensa a voce alta, Sai, che non ha il libro della retorica a portata
di mano.
“Supponi male.”
Sasuke rimane con gli
occhi chiusi, appoggiato alla roccia, “Insomma, sensei, cosa
pensa di Sakura?”
“Sas'ke! Sei impazzito?”
Naruto
è terrorizzato all'idea che possa venire fuori tutto perché
ha il sospetto che questa sia una di quelle cose a cui le donne
tengono mortalmente e che potrebbe rovinare per sempre la sua
amicizia con la compagna. Trema dal nervoso, ed è
probabilmente anche molto poco minaccioso tutto bagnato, lì in
piedi, con i capelli biondi appiccicati sulla faccia e arruffati in
tutte le direzioni.
“Calmati, pulcino.” soffia Sasuke,
irritato da tutto quel baccano. “Prima che parlassimo di
Kakashi, ci hai chiesto cosa pensassimo di Sakura...” spiega,
facendo finta di ricordarglielo, “sono convinto che tu abbia
chiesto a Sakura cosa pensa di noi, anche se non so cosa ti passa per
quel cesto di vimini che hai al posto della testa.”
“Ah...
sì!” si tranquillizza, inutilmente, lui. “Allora,
Kakashi... Cosa pensi di Sakura?” chiede, sempre un filo
irrequieto.
Kakashi fa un gesto vago con la mano quando si accorge
che Tenzo lo fissa, inclina la testa all'indietro e chiude gli occhi,
imitando il genio.
“Te lo dirò quando mi farai sapere
di cosa avete parlato.”
Il Capitano ride, immergendosi in
acqua fino al collo, e Sai massaggia una spalla di Naruto, che
ciondola sulla sponda, sconsolato. Sasuke stira le labbra, in un vago
divertimento sadico.
Dunque. Questo è uno dei due capitoli di una long cort KakaSaku. La posto al posto (?) di “Though hell to reach heaven” che fa cagare chiodi e dopo tanto rimuginare è rimasta incompleta: mi son resa conto di non sapere da che parte prenderla e mi son rotta di perdere tempo a provarci. Non che questa sia la soluzione, ma almeno non fa così tanto pena, diciamo che si può leggere. Eh? In ogni caso, sapevatelo, sono negata per le KakaSaku! Leggerle lo so fare, però, casomai voleste scriverne, ecco.
I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.