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Autore: cyrusfiancee    22/10/2012    18 recensioni
'Ti donerò la vita dovesse essere necessario' Meredith baciò la mano di Justin.
'Non te lo permetto' ormai le lacrime sfuggivano dagli occhi del ragazzo.
'Era una promessa; Ti proteggerò per sempre' e così Meredith entrò in sala operatoria, lasciando in quel freddo edificio da solo il suo unico vero amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                Prologo




'22 Settembre 2012.
Collegio St. Martin.

Caro Diario,
Non so perché, non so cosa, in verità non so niente.
Diciotto anni, questa è la mia età.
Meredith questo è il mio nome.
Numero 13 ho tatuato sulla mia pelle.
Avevo un anno, quando quell'uomo mi venne a prelevare da casa dei miei genitori, non ricordo niente di loro, non ricordo i loro nomi, i loro volti, ma ricordo il loro pianto.
Dicono che sono nata per uno scopo ben preciso, dicono che devo aiutare il prossimo, ma nessuno ha mai aiutato me a capire.
Qual è il mio scopo?
Dicono che non posso saperlo fino al giorno stabilito.
In qualunque caso, io, non voglio adempiere a qualcosa che non so, voglio cambiare le carte, voglio decidere da sola ciò che voglio essere.
Stasera scappo.
Abbandono queste mura, e vado via.
Vado a scoprire chi sono.
So le nozioni, ho passato la vita a studiare.
Dicono che sia importante, che servirà a capire la mia vita, ma la mia vita la voglio capire da me, non mi serve un libro di antropologia, mi serve una camminata e una chiacchierata con un amico, ma cosa sono gli amici?
Per questo scappo.
Per scoprirlo.
Voglio distendermi su un prato verde a guardar le stelle, come in quel film che da bambini ci fece vedere Miss Daisy.
La mandarono via Miss Daisy, lei voleva liberarci, ma noi siamo prigionieri.
Ed io scappo, mi ribello.'


Meredith chiuse le pagine del diario malconcio che l'accompagnava da quando ne aveva memoria, infilò anch'esso nella piccola borsa, legò in una coda i lunghi capelli lisci, e pronta alla fuga lasciò furtivamente la camera che sin dall'età di un anno l'aveva sempre ospitata.
Percorse il lungo corridoio cercando anche solo di non respirare, arrivò alle scale ed iniziò la discesa.
Ventisei piani da percorrere e avrebbe raggiunto la libertà.
Venticinque, e avrebbe visto la luce della luna fuori da un edificio per la prima volta.
Ventiquattro, e avrebbe sentito i gufi.
Ventitré, e avrebbe toccato l'erba umida.
Ventidue, e avrebbe corso per la strada.
Dieci, e avrebbe respirato aria limpida.
Nove, e avrebbe amato.
Otto, e avrebbe giocato.
Sette, e avrebbe scoperto chi era.
Sei, e si sarebbe affacciata alla vita.
Al quinto piano prese dalla borsa la carne, che aveva con fatica raccolto, rinunciando al suo pasto quotidiano, per sfamare i mastini posti di guardia nel cortile.
Uno, e la paura le mangiava le budella.
Ormai era davanti alla libertà.
Aprì la porta, e quando i cani le andarono in contro, tirò loro la carne e li vide allontanarsi in un attimo.
Corse gli ultimi metri che la separavano dalla libertà trattenendo il respiro, trattenendo le paure, nascondendo i timori che le attanagliavano la testa.
Saltò il cancello e senza mai smettere di correre si inoltrò per il bosco.



'22 Settembre 2012.
Casa Palminton.

Caro Diario,
Sono stanco.
La mia vita continua a girare attorno a ciò che sono e attorno a ciò che vorrei essere, e finalmente ho preso una decisione.
Sarò chi voglio.
Vado via.
Lascio casa Palminton, e ritorno ad essere chi sono, ritorno Justin Bieber.
Diciotto anni.
Adottato.
Orfano.
Dei miei genitori ricordo i loro ultimi sospiri, e poi le luci di un'ambulanza, che portava loro lontani.
Lascio questa casa per cercare di rincorrere i miei sogni.
Sogno di cantare davanti milioni di persone.
Sogno di cambiare la scena musicale.
Mi vedo con una chitarra ed un microfono.
Mi vedo lontano.
Scappo, per sempre.'


Justin nascose il diario sotto il letto, prese il giubbotto di pelle nero dentro l'armadio, la sacca contenente le poche cose sufficienti alla sopravvivenza, e mise la chitarra classica sulle spalle.
Aprì la finestra della piccola camera, saltò ed atterrò sul morbido prato.
Salì sulla sua Cadillac, regalatagli per il diciottesimo compleanno dai suoi genitori adottivi per colmare il vuoto di quell'affetto mai donato, mise in moto la macchina ed iniziò a sfrecciare per le vie della buia cittadina del Montana.












 

Spazio Autrice;

weilàààà gente, eccomi già tornata!
Proprio oggi ho chiuso una porta e adesso si apre un portone. 
Amatemi.

Non so cosa dirvi di questa storia, voglio che sia una sorpresa perché credetemi sarà piena di sorprese, ah ecco; preparate i fazzolettini.

ciaaauz,

sbii

  
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