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Autore: xBooBenny    22/10/2012    7 recensioni
« Non mi interessa più niente ormai. Avrò i soldi per quattro ragazzi. Ora l’unica cosa che voglio è ucciderti. »
« Accomodati pure allora.»
Noir.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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As The Color Of The Heart

Chapter 1

« Aaah, finalmente un po’ di pace! » disse Louis, entrando in una delle tante sale nel backstage dello stadio, seguito dagli altri quattro ragazzi della band. Avevano appena finito un concerto a Bristol, ed ora era giunto il momento di rilassarsi prima di ritornare a casa, a Londra, grazie a uno di quei tour-bus speciali che le star utilizzavano per muoversi da un luogo a un altro durante i loro tour. Il castano si stiracchiò e si gettò a capofitto su un divano mentre Zayn faceva una capatina al bagno e Niall si fiondava su un frigorifero. Liam fece passare Harry e poi chiuse la porta, prendendo il suo IPad e sedendosi in poltrona a gambe incrociate.
« Ragazzi, cosa volete? Una coca? Un gelato? Una torta? Biscotti? Qua c’è tutto! » urlò Niall, con ancora la testa nel frigo aperto.
« Acqua, solo acqua Niall! » disse Harry, mentre spostava le gambe di Louis dal divano per sedersi anche lui. Il più grande mugugnò qualcosa molto simile a un lamento soffocato, che non si capì perché aveva la testa affondata in un cuscino, ma lasciò che il riccio lo spostasse per accomodarsi affianco a lui.
« Hai a disposizione tutte queste cose e chiedi solo dell’acqua? Sei strano! » urlò ancora Niall, mentre cacciava un dolce dalla forma e dal colore improbabile.
« Certo, perché è normale fiondarsi su una torta, per lo più di aspetto discutibile, alle… »  guardò l’orologio al polso «… 23.38 di sera » fece Harry, alzando un sopracciglio. «Normalissimo. »
Niall gli fece una linguaccia e chiuse la porta del frigo con un calcio, per poi dirigersi raggiante a un tavolo li vicino.
« Hey, e l’acqua? » chiese il riccio.
« Prenditela da solo! » rise l’irlandese, dando un grosso morso a un’altrettanta grossa fetta di torta.
Harry prese un cuscino li vicino e glielo buttò addosso, ridendo, mentre cercava di alzarsi faticosamente dal divano, perché Louis aveva appoggiato le gambe che il riccio gli aveva precedentemente buttato per aria su di lui.
« Louis, spostati dai, ti prendo un po’ d’acqua. » disse Harry, cercando di alzare una gamba dell’amico.
« Non voglio l’acqua, voglio solo dormire! »  mugugnò Louis, per niente intenzionato ad alzare la testa dal cuscino del divano.
« Andiamo non fare il bambino, ho sete! » fece Harry leggermente arrabbiato, ma un’idea gli venne subito in mente. Ridendo, iniziò a fare il solletico al più grande che sobbalzò e rispose anche lui alle provocazioni iniziando a dargli pizzichi un po’ dappertutto, dando via a una lotta molto strana.
Niall prese a ridere nello stesso momento in cui Zayn uscì dal bagno, sbadigliando.
« Che cavolo avete da urlare? » fece il moro, andandosi a sedere sull’unica poltrona rimasta libera, non prima di aver scompigliato i capelli a un Liam talmente assorto da chissà quale tweet o notizia da non essersi reso conto di quello che stava succedendo. O forse, era talmente abituato a quelle situazioni che ormai non gli prestava tanta attenzione.
« Perché una buona volta non fate come Liam, vi azzeccate a un computer e vi state zitti e muti? » continuò il ragazzo. Harry e Louis si fermarono un momento e si guardarono.
« Naaah. » dissero all’unisono, scoppiando a ridere e riprendendo la lotta.
« Che parlo a fare con voi! » sbuffò divertito Zayn, mentre si lasciava andare sullo schienale.
« Ragazzi » li chiamò Liam, alzando lo sguardo dall’IPad « qualcuno sa a che ora partiamo? »
« Boh, io scapevo a messanotte mieno benti o qualgosa del scenere » disse Niall, con la bocca piena, sputacchiando un po’ di torta davanti a sé.
«Grazie Niall, sei stato molto illuminante» disse Liam,  contrariato e divertito allo stesso tempo. « Qualcuno che parla la nostra lingua? »
« Traduco: ha detto che lui sapeva a mezzanotte meno venti o qualcosa del genere. » disse Zayn, appoggiando la testa su un bracciolo. 
« E ora è mezzanotte meno dieci. Che fine hanno fatto? » fece Harry, interrompendo la lotta con Louis per un attimo.
« Non saprei. Vado a chiedere. » disse Liam, posando l’IPad su un tavolino li vicino e alzandosi.
Mentre si avvicinava alla porta però qualcuno la spalancò. Un uomo alto, vestito in giacca e cravatta, gli spuntò davanti, sorridendo cordiale.
« Signori, volevo avvertirvi che il tour-bus è pronto. Se volete seguirmi. » fece l’uomo.
I ragazzi si scambiarono qualche occhiata – non l’avevano mai visto prima - ma poi si alzarono.
«Grazie mille. » disse Liam, uscendo dalla stanza, seguito dagli altri.
« Le nostre cose? » chiese Zayn, guardando per un attimo all’interno della stanza.
« Verranno raccolte ora, non preoccupatevi. » fece l’uomo, senza perdere il sorriso. Aveva una barba lunga e le labbra screpolate, ed evidenti occhiaie sotto gli occhi e rughe marcate, che gli attribuivano un aspetto rozzo e segnato. Tutto il viso però faceva a cazzotti con l’aspetto elegante e curato dei vestiti.
L’uomo li condusse all’uscita dello stadio attraverso dei corridoi bui e intricati. Passarono addirittura in un lungo condotto grigio bagnato ovunque, con le mura sporche e un odore mischiato tra sudore e spazzatura.
«  Ehm, ma noi non avevamo preso questa strada prima, non è vero? » chiese Niall, guardandosi attorno a avvicinandosi di più alla schiena di Zayn, che gli stava davanti.
« No, infatti. Mi scusi, perché stiamo prendendo un’altra strada? » chiese Louis, che era quello più vicino all’uomo in giacca e cravatta.
« Per la vostra sicurezza. Qui fuori ci sono decine di migliaia di ragazzine urlanti che sbarrano la strada, così abbiamo dovuto trovare in fretta un altro bus su cui caricarvi. Ecco perché abbiamo fatto un po’ tardi. » spiegò l’uomo, continuando a condurli per il condotto sporco.
« Ah, capito. »
Camminarono per altri 5 minuti buoni, fino a quando non sbucarono all’esterno dell’edificio in un grosso spazio desolato e poco illuminato. L’unica cosa presente era un piccolo tour-bus nero e qualche cespuglio sporco e incolto. Vicino il pullman c’era un uomo, anch’esso in giacca e cravatta, ma con un viso molto preoccupato e allarmato che si guardava in giro circospetto, tenendo una mano costantemente in una tasca dei pantaloni eleganti. Anche lui aveva grosse occhiaie che gli circondavano gli occhi dal colore chiaro, e una barba ispida di qualche giorno.
« Ecco il vostro bus. Vi consiglio di salire immediatamente, prima che le fan capiscano il nostro gioco. » disse l’uomo, mentre indicava con un braccio il piccolo mezzo.
« G-grazie. » fecero i ragazzi, un po’ intimoriti. Quella, per loro, era una situazione abbastanza nuova: certo, era già successo molte volte che le fan avessero bloccato le uscite, ma avevano sempre trovato la soluzione più adatta per andare via,  ma mai erano giunti a prendere scorciatoie e stradine puzzolenti per giungere in uno spiazzo isolato e prendere un bus improbabile per scappare.
« Ma dove sono tutti gli altri? » chiese Harry, mentre saliva sul bus.
« Oh, ci raggiungeranno presto. Prenderanno il bus che era destinato a voi. Li aspetteremo in un posto prestabilito. » spiegò l’uomo, continuando imperterrito a sorridere. Quel sorriso aveva davvero qualcosa di inquietante, e lo era anche il fatto che quell’uomo, da quando li aveva incontrati, non aveva smesso un secondo di sorridergli.
L’uomo con la faccia preoccupata non li aveva minimamente degnati di uno sguardo, ma si limitava a guardare male il collega. Quello gli fece un leggero segno con la testa, simile a un cenno di assenso, e l’uomo dagli occhi chiari sorrise mostrando i denti ingialliti - un sorriso molto perfido e così diverso da quello del collega, e andò via, prendendo il posto del conducente.
« Bene, questa è la zona comune e li ci sono i letti. Purtroppo è il massimo che abbiamo trovato. » disse l’uomo quando salirono tutti sul mezzo, indicando una minuscola saletta e dei minuscoli spazietti che dovevano essere le zone letto. I ragazzi si guardavano attorno, chi accigliandosi, chi pensieroso.
« Grazie, signor… ehm… »
« Chiamatemi Sam. »
« Oh, ok, grazie, ehm, Sam. » fece Liam, sorridendo.
« Si figuri. Vi lascio un po’ soli, ci fermeremo tra una mezz’oretta per aspettare gli altri. » detto questo, uscì velocemente.
« Bhé, come si dice, sono gli inconvenienti del mestiere! Rilassiamoci, che è meglio. » fece Louis, sistemando quello che sarebbe dovuto essere il suo letto.
« Uhm, sarà, ma c’è qualcosa che puzza qui. » disse Zayn, portandosi due dita sul mento e guardandosi attorno.
« Non sono stato io! » fece Niall, sedendosi su una poltrona dall’aria fatiscente e incrociando le braccia.
« Non dicevo quello, Niall. Qua c’è qualcosa che non va. » Il moro prese a camminare per la stanza. Harry era immobile, e lo guardava muoversi.
« Secondo me invece non c’è niente da preoccuparsi. Calmati Zay. » disse Louis, totalmente tranquillo, mentre si stendeva sullo pseudo-letto.
« Invece per me hai ragione. » disse Harry, ancora immobile.
« Andiamo ragazzi, è solo un bus “particolare”, non preoccupatevi. » fece Liam, sistemandosi anche lui su uno dei piccoli letti.
« Sarà, ma a me non convince. » disse Zayn, mentre anche lui prendeva posto su un letto.
Harry era ancora pensieroso e non osava muoversi.
« Hazza? » lo chiamò Louis, puntellandosi sui gomiti quel poco per vedere il riccio, che aveva uno sguardo vacuo. « Hazza, vieni qui. »
Harry alzò lo sguardo e si avvicinò cauto all’amico.
« Qual è il problema? » chiese gentilmente il più grande, mentre gli accarezzava un braccio, ancora steso sul letto.
« Ho la sensazione che qualcosa andrà storto. » disse Harry, triste, abbassando lo sguardo. Louis sorrise, comprensivo.
« Non preoccuparti, piccolo, andrà tutto bene. » disse Louis con tono rassicuratore, stringendogli la mano.      « Ti farei stendere vicino a me, ma mi sa che non c’entri. »
Harry rise, un po’ sollevato. « ‘Fa niente, prendo questo qui sotto. » disse, indicando un altro minuscolo letto sotto quello di Tommo. « Sembra comodo. » continuò, con una smorfia.
 
Mezz’ora dopo, i cinque ragazzi vennero svegliati da Sam, che accese tutte le luci e batteva forte le mani.
« Su, ragazzi, svegli, che siamo arrivati! » gridava.  Zayn e Louis si misero un cuscino sulla faccia, mentre Liam si alzava sobbalzando e sbattendo la testa contro la rete del letto sopra di lui, quello su cui continuava a dormire beato Niall. Anche Harry continuava a dormire, tenendo la bocca leggermente dischiusa.
« Cosa c’è da urlare Sam? » chiese Liam, massaggiandosi la fronte dolorante.
« Siamo arrivati. Ora scendiamo e andiamo a ripararci in un edificio qui fuori, dato che piove a dirotto e il bus non è molto sicuro. »  rispose Sam, aprendo una tendina e mostrando ai ragazzi l’esterno. Fuori era buio pesto, l’illuminazione era pari a zero e la pioggia non aiutava. Continuava a battere ferocemente contro le finestre e contro il soffitto del piccolo bus, provocando suoni sordi e netti. Un tuono fece vibrare i vetri, ed Harry si svegliò di soprassalto, sbarrando gli occhi.
« Qui ci sono degli ombrelli. Andiamo ragazzi, più presto fate, prima finirà questa storia. » disse serio Sam, per la prima volta senza sorriso. I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e subito si alzarono; la faccia seria di Sam era addirittura più inquietante del suo sorriso. Zayn andò a svegliare Niall di soppiatto, dato che il biondino ronfava ancora, mentre gli altri tre recuperavano dei cappotti. Alcuni minuti dopo, capitanati da Sam, uscirono dal bus e corsero velocemente verso l’entrata di un grosso edificio pericolante che si trovava in mezzo al nulla. Louis provò a guardarsi attorno, ma la pioggia gli copriva completamente la visuale, in più quella notte la nebbia era più opprimente del solito e il vento era talmente forte che li spingeva nella direzione opposta. Non si vedeva niente al di là del proprio naso.
Finalmente entrarono nell’edificio completamente buio, scrollandosi di dosso i cappotti fradici e gettando di lato gli ombrelli parzialmente piegati per il vento. Sam accese qualche interruttore e subito diverse luci si accesero, scoprendo una piccola stanza rettangolare che dava su un corridoio molto lungo.
« Seguitemi. » fece l’uomo, muovendosi in direzione del corridoio. Completamente ammutoliti, i cinque lo seguirono. Niall prese la mano di Liam e la strinse forte, mentre Harry prese il lembo della camicia di Louis.
« Questa situazione continua a non piacermi » sussurrò in modo impercettibile Zayn, guardandosi attorno.
Ancora una volta, Sam  li fece salire diverse scale e li condusse tramite lunghi corridoi e sale enormi, tutti rigorosamente sporchi e privi di arredamento. Sembrava essere un edificio abbandonato da molti anni, ma nessuno riusciva a capire il suo scopo originale. Le finestre delle sale non avevano vetri, così in qualsiasi luogo si spostassero faceva un freddo glaciale tanto da rabbrividire. La pioggia fuori continuava a battere contro le pareti e addirittura entrava dalle finestre, allagando alcune piccole sale. Harry deglutì – non gli erano mai piaciuti i temporali – e strinse ancora più forte il lembo ormai completamente sgualcito dell’amico.
« Entrate qui dentro, muovetevi. » disse Sam in tono sgarbato, aprendo una porta massiccia di ferro battuto e spingendoli dentro.
« Ma cosa… » tentò di dire Zayn, ma quello lo zittì.
« Muovete il culo ed entrate, e niente domande. » L’aria gentile e cordiale dell’uomo era completamente scomparsa. Spinse in malo modo all’interno Zayn che quasi cadde in avanti.
« Sei completamente impazzito Sam? Cosa sta succedendo? » chiese allarmato Louis. Sam sbatté la porta alle sue spalle, provocando un tonfo sordo che rimbombò per tutta la stanza e si girò a guardarli. Il sorriso era tornato, ma ora mostrava solo una gioia malvagia e assassina.
« Succede, caro ragazzo, che voi siete in trappola e siete completamente nelle mie mani. » fece l’uomo, sfregandosi le mani. Un tuono rimbombò all’esterno. La stanza in cui erano entrati era priva di finestre e buchi di qualsiasi genere, aveva solo qualche divano mezzo sfondato e, in un angolo, delle sedie blu tutte rovinate, prive di gambe, coperte parzialmente da un cumulo di vecchie e sporche coperte.
« C-cosa significa che s-siamo in t-trappola? » chiese intimorito Niall, iniziando a mangiucchiarsi le unghie della mano destra.
« Significa che vi ho rapiti e che nessuno sa dove siete. Siete completamente isolati dal mondo, biondino. » L’uomo scoppiò in una risata molto simile a un latrato, che fece rabbrividire i cinque.
« C-ci hai rapiti? » fece Liam, le mani che tremavano.
« Eh già, vi ho rapiti, e ora siete miei, miei! » scoppiò di nuovo a ridere Sam, una risata malvagia, intensa di rancore e perfidia. « Finalmente sarò ricco! Sapete quanti soldi riceverò dal riscatto? Dopotutto, nessuno vuole che ai piccoli One Direction succeda qualcosa, no? Ahahah! » Sam iniziò a camminare per la stanza, gesticolando, come se si fosse completamente dimenticato dei ragazzi davanti a lui. « Potrei chiedere milioni di sterline. Diventerò ricco, oh si che lo sarò. Vivrò in una bella casa, si, e avrò tutto quello che voglio. Nessuno ci troverà, no, questo posto è dimenticato da tutti, chi si ricorda del vecchio ospedale di Bristol, mai aperto? Nessuno lo conosce, no, nessuno… » Parlava tra sé e sé come un pazzo, gli occhi erano sbarrati e si muovevano veloci, saettando da un lato all’altro. I vestiti ormai eleganti era rovinati: la cravatta e la giacca non c’erano più, la camicia immacolata era ormai sporca in diversi punti e i pantaloni erano completamenti zuppi. All’improvviso si bloccò e li guardò.
« Resterete qui. E non provate a scappare, è tutto inutile. » Cacciò dalla tasca destra una pistola e la puntò contro il gruppo, che trattenne il respiro. Sam sghignazzò. « A presto, One Direction. » Puntò la pistola contro il soffitto e sparò un colpo, scoppiando a ridere e uscendo velocemente dalla stanza. Niall scoppiò a piangere.
« Siamo stati rapiti, non ci credo, ho paura, chi ci aiuterà? » urlava, inginocchiandosi e coprendosi il volto fra le mani. Liam lo raggiunse e gli cinse le spalle con un braccio, asciugandosi velocemente con la manica del maglione alcune lacrime che gli erano scappate, rigando il volto pallido e preoccupato . Zayn iniziò a prendere a pugni un cuscino sfondato di uno dei divani. « Vaffanculo! Cazzo, non è possibile! Lo sapevo, cazzo, lo sapevo che qualcosa non andava! Come abbiamo potuto essere così dannatamente stupidi da non arrivarci? » urlava furioso.
Harry era impietrito, aveva gli occhi sbarrati; sentiva solo diverse lacrime che gli bagnavano il volto mentre il labbro inferiore prese a tremargli. Louis, con gli occhi lucidi, cercava di calmare Zayn, inutilmente, perché quello continuava a sferrare pugni, alzando ogni volta un nuvolone di polvere. Sembrava tutto così surreale.
« Ragazzi, basta così! Dobbiamo trovare una soluzione! » urlò il maggiore, mettendosi fra il divano sfondato e Zayn per cercare di fermare quest’ultimo, ma tutto quello che ottenne fu un pugno dritto dritto nello stomaco. Represse un urlo di dolore e si piegò in avanti, lasciandosi andare sul divano.
« Louis! » urlò Liam, alzandosi e avvicinandosi all’amico sofferente. Zayn si era bloccato, la bocca spalancata dallo stupore. « Che cazzo hai fatto, idiota? Perché ti sei messo in mezzo?! » urlò,  stringendo i pugni.
« D-dovevi fermarti. T-ti stai f-facendo s-solo del m-male… » cercò di dire Louis. Anche Niall e Harry si avvicinarono di qualche passo agli altri tre.
« Perché, rimanere fermo a piangere sarebbe stato meglio per me? » chiese urlando il moro.
Louis abbassò lo sguardo, le braccia ancora attorno alla vita.
« B-basta litigare fra di noi, vi p-prego ragazzi… » disse debolmente Harry, sedendosi su un divano e coprendosi il volto con le mani.
« Ha ragione Harry. E’ meglio se ci c-calmiamo. » fece Liam, sospirando rumorosamente.
Zayn si zittì e si andò a sedere contro una parete, abbassando lo sguardo. Liam lo raggiunse, spingendo la testa del moro sulla sua spalla, e quello non fece resistenza, chiudendo gli occhi. Niall si andò a sedere vicino a Louis, che si era rannicchiato su stesso, nascondendo il viso tra le gambe.
Rimasero in silenzio per minuti interminabili, ogni tanto rotto da qualche singhiozzo di uno dei ragazzi. La pioggia continuava imperterrita a cadere, il freddo continuava a farsi sentire e l’ennesimo tuono spezzò il silenzio. Louis alzò la testa di scatto, guardandosi attorno. Niall, accanto a lui, si era disteso e si  stringeva le braccia al petto, il volto completamente inondato dalle lacrime. Zayn aveva ancora la testa sulla spalla di Liam, che piangeva silenziosamente, mentre con un braccio si sfregava una gamba e con l’altro stringeva Zayn a sé. Anche Harry era rannicchiato su stesso su un altro divano e tremava visibilmente, sia per il freddo che per la paura. Allora Louis si alzò, facendo una smorfia di dolore – stupido Zayn – si avvicinò al mucchio di coperte sporche che si trovavano sopra le sedie rotte e le prese tutte. Ne portò una grande a Zayn e Liam, che lo ringraziò silenziosamente e se la buttò addosso, coprendo anche il moro, ancora con gli occhi chiusi. Poi ne mise una addosso all’irlandese e l’ultima rimasta la portò ad Harry.
« Hey Hazza, prendi questa, così starai meglio. » sussurrò il ragazzo al più piccolo, che alzò un po’ la testa.
« G-grazie. » disse debolmente Harry, facendosi coprire dal maggiore. « E tu? »
« Non preoccuparti per me, sei tu quello che sta tremando. »  fece Louis, cercando di coprire al meglio il riccio.
« Ma hai le mani congelate. »
« Non fa niente, mani fredde, cuore caldo. » Abbozzò un  sorrisino mentre copriva una spalla al più piccolo.
Harry si accigliò.
« Vieni qui sotto con me. » disse, la voce ferma.
« No Harry, non fa nient… »
«  Ho detto, vieni qui sotto con me. Non voglio sentire scuse. » Harry lo trafisse con i suoi occhi verde smeraldo che non permettevano repliche. Louis sbuffò leggermente, sorridendo.
« Agli ordini, signor Styles. » disse, mentre Harry si scrollava di dosso parte della coperta. Il castano si infilò sotto di essa e strinse forte a sé Harry, coprendo poi entrambi con la vecchia coperta. Harry lo abbracciò forte, affondando il viso nel petto del maggiore.
« Grazie, Boo Bear. » sussurrò, prima di chiudere gli occhi.






ANGOLO DELL'AUTRICE
Heey, mondo di EFP!  La vostra Benny è tornata alla carica con una nuova storia, moooolto diversa da quelle che scrivo normalmente. (NOOOOOOOOOOO nd tutti. Zitti éwé nd me)
Ehm dicevo, e' una Larry principalmente, ma è una storia un po’ forte, diciamo che appartiene al genere “Noir”. Inoltre, c’è un accenno Larry verso la fine, ma sarà più evidente solo più avanti :3

L’idea mi è venuta una notte; non riuscivo a dormire e la storia mi è venuta così, di colpo.
Inizialmente, come è mio solito, avevo pensato di fare una one shot molto lunga, ma alla fine è uscita davvero troppo lunga, e ho dovuto dividerla in tre capitoli. E questo qui è il primo!
Vediamo delle scene divertenti tra i nostri ragazzi, e poi successivamente iniziano i guai: vengono rapiti.
 
In tutta la storia, e quindi anche nei prossimi capitoli, ho provato a descrivere al meglio alcune scene, sforzandomi di essere meno leggera possibile, ma sinceramente non so se ci sono riuscita, dato che è la prima volta che scrivo una FF di questo genere >.<
Piccola cosa, il raiting arancione inizierà dal secondo capitolo!
 
Detto questo, spero vi piaccia, e attenderò le vostre recensioni; se ne riceverò abbastanza, significa che vi piace, e quindi posterò l’altro capitolo! :3
 
Un saluto a tutti,

Benny <3











  
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