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Autore: liena    23/10/2012    3 recensioni
Era una notte come tante alla Wammy’s House. Eppure qualcosa quella notte sarebbe cambiata. Mello era arrivato da poco all’istituto, e non si era fatto molti amici: solo lui aveva attirato l’attenzione del biondo, l’unico ad essere di un livello pari al suo. [...]
Dopo appena un anno passato in quel freddo orfanotrofio –perché quella era la realtà per lui, altro che istituto per ragazzi speciali– Mello non riusciva a stare lontano da Near. Nonostante i litigi che nascevano quasi giornalmente a causa della collisione dei loro caratteri così contrastanti, sapeva che non poteva farne a meno.
[Partecipante al Contest "Season of Love & Pain" indetto da faBry94 sul forum di EFP]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: liena
Titolo della storia: Le due facce della Medaglia
Rating: Verde
Genere: Romantico
Pairing: Mello/Near
Avvertimenti: Shonen-ai
Stagione + parole scelteEstate: stella; cuscino. 
Note dell'autore: Allora… cosa posso dire? Sicuramente il risultato non è quello che avevo pensato all’inizio. Volevo far passare a Near le pene dell’inferno, Angst allo stato puro (perché amo il genere), ma quello che è uscito è… Amore. Almeno, per quello che vedo io LOL
Spero che il risultato sia abbastanza soddisfacente! Non scrivo in questo fandom da parecchio tempo, colpa di Aquarion che mi ha letteralmente rapita XD


 
 
 
 




Le due facce della Medaglia

 
 
 
 


Near

 

Era una notte come tante alla Wammy’s House. Eppure qualcosa quella notte sarebbe cambiata. Mello era arrivato da poco all’istituto, e non si era fatto molti amici: solo lui aveva attirato l’attenzione del biondo, l’unico ad essere di un livello pari al suo. Non era insolito vederli insieme nelle stanze dell’istituto, studiandosi in rigoroso silenzio, ognuno intento con le proprie attività.
Quello era l’unico rapporto di cui entrambi avevano bisogno. Non chiedevano altro.
“Da quanto tempo sei qui?” domandò una sera Mello. Sapeva solo che l’altro si trovava già in quell’istituto quando era arrivato ormai la settimana prima.
“Da un po’” sentenziò solo questo, con il suo solito tono apatico.
Il biondo lo guardò attentamente, prima di sospirare. Aveva imparato a conoscerlo in quei giorni: raramente rispondeva con chiarezza a quello che gli domandava; anzi, raramente rispondeva. Prese una barretta di cioccolata che aveva rubato all’ora di cena dalla dispensa, la scartò e la morsicò mentre piano avanzava verso di lui.
“Cosa ne pensi del condizionamento operante di Skinner*?” aveva chiesto una volta raggiunto l’albino, chinandosi alla sua altezza.
“Che motiva gli individui a non sbagliare” rispose con noncuranza il ragazzo, senza mai distogliere lo sguardo dal puzzle bianco che aveva sul pavimento davanti a sé, in parte concluso.
“Grazie, questo lo sapevo anche io” bofonchiò Mello, certo che quell’ennesimo discorso era ormai giunto al termine come tutti gli altri.
Capitava che, qualche volta, i due si ritrovavano in camera a parlare di una o quell’altra materia, scambiandosi pareri –all’incirca, dato che Near non si lasciava sfuggire nemmeno il più piccolo parere, si limitava solo ad  ascoltare degli sproloqui da parte di Mello– fino a notte fonda. Ed era proprio in uno di quei  momenti che qualcosa nel cuore di quel ragazzo albino cambiò.
Aveva appena riaperto gli occhi, dopo un’ora di sonno, quando si guardò attorno e se ne accorse. Si accorse di quanta luce emettesse Mello, con il volto illuminato dai raggi della luna che entravano  dalla piccola finestra. Di quanto lui splendesse.
Mihael Keehl, come un angelo disceso dal Paradiso, emetteva luce propria. Come una stella, uno di quei corpi celesti che si illuminano al buio, che guidano le persone.
Ecco cos’era Mello per lui, era la sua guida, la persona che sarebbe stata sempre presente nella sua vita, anche se non aveva il carattere per ammetterlo.


 
 
 
 
 

Mello

 

Dopo appena un anno passato in quel freddo orfanotrofio –perché quella era la realtà per lui, altro che istituto per ragazzi speciali– Mello non riusciva a stare lontano da Near. Nonostante i litigi che nascevano quasi giornalmente a causa della collisione dei loro caratteri così contrastanti, sapeva che non poteva farne a meno.
“Quando fai così non ti sopporto, Near” sbottò copiosamente una sera, quando il ragazzo continuava a non rispondere alle domande del biondo, sapendo di irritarlo.
Quella era una sua piccola vendetta, così gli piaceva chiamarla. E Mello non lo tollerava. Entrambi, però, si divertivano a modo loro: l’albino a ignorarlo, riuscendo perfino a sorridere quando l’altro andava su tutte le furie, e il biondo a rispondergli a tono, ogni volta riusciva ad inventarsi qualcosa di diverso perché, dopo essere stato chiamato “poco originale” quando aveva sbattuto la porta della camera rinunciando al combattimento, non sarebbe più battuto in ritirata ma avrebbe risposto con il fuoco.
Prese uno dei peluche bianchi che Near che aveva lasciato sul proprio letto e glielo lanciò contro, centrandolo in pieno viso. Questo tossicchiò lievemente, sospirò, prese il coniglietto caduto al suolo e si diresse verso il letto. Mello si era accomodato come fosse suo, anche se ormai lo era davvero.
Dopo un paio d’ore il biondo, svegliandosi, schiuse gli occhi, si stiracchiò per sistemarsi meglio sul letto e scostò una ciocca bionda che gli solleticava il viso. Sorrise istintivamente nel sonno, abbracciando un qualcosa di soffice che aveva sotto la testa.
Sentendo un mugolio aprì meglio gli occhi, accorgendosi di Near.
“Che c’è, Mel?” domandò con la voce impastata dal sonno, sentendo l’altro irrigidirsi alle sue parole.
Lo guardò incredulo, sentendo la sua voce emotiva come mai prima di allora. Sorrise, alzandosi un poco e allentando la presa.
“Sei davvero comodo, Near. Come un cuscino” finì abbassando il tono della voce mentre si avvicinava al suo viso, colto da un impulso improvviso.
L’altro lo guardò indeciso, senza capire dove volesse andare a parare. Sbarrò gli occhi quando il biondo congiunse le labbra con le sue, senza timore né incertezza, sfiorandole con una delicatezza impensabile. Si baciarono per la prima volta.
Ed entrambi sapevano che quello era solo l’inizio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*= Il setting di ricerca entro cui Skinner ha sviluppato questa teoria, prende il nome da questo ricercatore, la Skinner Box. Nel suo interno c'è un topo che necessita di premere un tasto o spingere una leva per aprire una dispensa di cibo. L'animale affamato, in condizione di alta attivazione motivazionale viene spinto alla ricerca del cibo. Per prove ed errori inavvertitamente il topo premerà il giusto meccanismo per arrivare al cibo, che funge da rinforzo positivo. Questo comportamento, rinforzato, tende ad essere sempre più frequente, fino a quando l'animale arriva a premere direttamente la leva giusta. A questo punto l'animale ha appreso, anche senza comprenderla, un'operazione (interazione volontaria complessa) condizionata dal rinforzo positivo del cibo. È possibile inserire in questo tipo di sperimentazioni anche un rinforzo negativo, come per esempio la scossa elettrica associata a un'altra leva. (preso da Wikipedia)
  
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