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Autore: Nefelibata    23/10/2012    4 recensioni
'Se mi chiedessero quando mi sono accorto di amarti per la prima volta, probabilmente non saprei rispondere.'
Pairing: Larry
Conteggio parole: 3814
Note: One shot a quattro mani scritta in collaborazione con Cilyan
Avvertimenti: Tematiche delicate
Disclaimer: Con questo nostro scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro, non intendiamo dare rappresentazioni veritiere dei caratteri di queste persone, ne offenderli in alcun modo. Sfortunatamente nessuno dei personaggi ci appartiene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Love story

Louis: WithJustOneLook
Harry: Cilyan

We were both young when I first saw you.
[Love story - Taylor Swift]

Se mi chiedessero quando mi sono accorto di amarti per la prima volta, probabilmente non saprei rispondere.
Forse è stato quando ti ho visto per la prima volta, sul tuo balcone, dalla mia finestra.
Stavi leggendo un libro, con aria assorta, mentre mangiavi una mela.
Ricordo solo che mi è mancato il respiro.
Forse è stato quando di siamo conosciuti lì, sotto quel salice, tu che osservavi i rami e io che osservavo te, perdendomi in quei lineamenti, imprimendo ogni centimetro della tua pelle nella mente, per sognarti la notte.
Ricordo gli sguardi inquisitori dei miei genitori quando entravo in casa sorridendo.
Mi chiedevano dov'ero stato, “In giardino” rispondevo.
Avvenne quella sera, quando ci fu il nostro primo bacio, timido e impacciato, il primo sorriso che mi rivolsi.
Quando tornai a casa i miei erano cupi in volto, e senza girarci troppo intorno arrivarono alla domanda che volevano farmi da tutto il giorno.
Stai frequentando Harry, il figlio degli Styles?”
Ed ero ingenuo, Har, quando annuii con sguardo confuso.
Non avevo ancora capito che il mondo nel giro di un chilometro girasse attorno all'odio, attorno al rancore.
Incontravo tua madre spesso, quando passeggiando passava davanti a casa nostra, e potevo notare il suo sguardo divenire infuocato.
La salutavo sempre, educatamente come mi era stato insegnato, e mai mi ero curato del perché invece di rispondermi mi rivolgeva uno sguardo acido, riprendendo svelta a camminare.
Pensavo solo che sua madre non le avesse insegnato l'educazione.
Quando mi raccontarono la storia del litigio, di come i Tomlinson fossero in conflitto con gli Styles da sempre, quasi mi venne da ridere.
Mi sembrava assurdo che per colpa del mio trisnonno ci fosse tensione ancora dopo tutti quegli anni.
Fu quando mi proibirono di rivederti, che persi il sorriso e qualsiasi cosa ironica e comica ci trovassi nella situazione.
Ma io ero sempre stato “il ribelle”, e con una scusa tornavo sempre al salice, tutte le sere, solo per rivedere quel sorriso, solo per ripetere quel bacio che tanto mi era piaciuto.
Ci vollero sette sere prima che anche tu tornasti al salice, ma non mi curai nemmeno un attimo del perché avessi mancato tutti gli appuntamenti notturni precedenti, non mi curai di sentire una sola parola uscire da quella bocca.
Mi lanciai sulle tue labbra e ti amai per la prima volta, proprio lì sotto.
Eravamo ingenui, eravamo ragazzini, eravamo spensierati.
Ignorammo i nostri cognomi mentre facevamo l'amore.
Continuavano i divieti, continuavano le frecciatine tra le due famiglie, continuavano le minacce, e noi continuavamo ad amarci, la sera, al salice.
A volte penso che io e te siamo come Romeo e Giulietta, la voglia di fuggire, la paura di sbagliare.
Il desiderio di amare, la costrizione ad odiare.
Io sarei stato Giulietta, con più rabbia che paura nel sangue, e tu saresti stato Romeo, il Montecchi più bello, così insicuro e più fedele alle tue origini.
Ci dicono cosa dobbiamo fare, come dobbiamo vivere, non curandosi del fatto che ognuno deve vivere a modo suo, tenendo con se le cose belle che la vita gli offre e allontanando il male.
E tu, amore, sei la cosa più bella del mondo, perché non lo capiscono ?
Qualche volta, quando mi accorgo che di fianco a me ci sono solo le valigie pronte, sento un vuoto nel petto, proprio dove nascono le lacrime che a migliaia hanno bagnato questo foglio.
Ma poi alzo lo sguardo verso la finestra, verso il sole che filtra il calore, e mi accorgo che tu sei il mio sole, il mio amore per te mi riscalda il cuore, mi fa sentire al mio posto, mi fa sentire vivo.
Il tuo pensiero mi culla, mi fa sentire in pace con il mondo, con me stesso.
Mi aggrappo solo a quello ormai, al mio amore, che è così forte da percorrere migliaia e migliaia di chilometri pur di raggiungerti e scaldare anche te.
E forse riuscirò a fare a meno delle tue labbra, forse riuscirò a non desiderare il tuo corpo, magari respirerò anche senza il tuo respiro lento accanto, ma ti prego, non innamorarti mai di qualcun'altro. Non smettere mai di donarmi tutto te stesso, il tuo cuore.
Non dimenticarti di me, perché è il tuo battito dedicato a me che mi tiene in vita, che mi permette di andare avanti, che mi da forza per non scappare portandoti con me.
Ricordo quando ti dissi “Facciamolo, Harry. Andiamocene via di qua, andiamocene insieme.”.
Te lo dissi quella sera,mentre eravamo seduti sul vecchio salice piangente, “il nostro rifugio” lo chiamavi.
Le nostre gambe penzolavano sfiorandosi come facevano le nostre braccia mentre avevi gli occhi socchiusi e la testa appoggiata sulla mia spalla.
La alzasti di scatto, quasi impaurito, spaventato.
Quasi arrabbiato.
Lou, sai che non posso farlo. I miei genitori..Loro hanno già sofferto troppo.”
E mi arrabbiai anch'io a quell'affermazione, eppure continuai ad accarezzarti una guancia.
Non facevo altro che chiedermi che famiglia fosse una famiglia che ti insegna ad odiare, invece che ad amare.
Ma perché per una cazzo di volta non pensi alla tua di felicità, Harry ?! Hai già sacrificato troppo per loro, non ti accettano, non mi accettano. Vorrei che tu fossi solo mio, vorrei che tu mi appartenessi e invece solo loro ad averti, solo loro che ti controllano.”
Tu non risposi, ma intrecciasti le tue dita con le mie, con silenziose parole di scusa, silenziose suppliche.
Pensaci Harry, io e te, soli con il nostro amore. Vivere la vita, viverla davvero, con tutte le nostre emozioni, senza più paura, senza più segreti. Io e te, nutrendoci solo di noi, del nostro sentimento. Ti porterei in capo al mondo pur di renderti felice, ti farei il solletico fino a quando non smetteresti di piangere. Ti canterei di tutto, inventando rime a caso, parlandoti di noi, per farti ridere. Ti sposerei davanti a dio, sotto un cielo colmo di stelle che non sarebbero mai belle quanto te e ti apparterrei, in tutti i sensi, sulla riva del mare. Avrò solo te e tu avrai solo me. Vivremo così, l'uno in funzione dell'altro, preoccupandoci l'uno solo della felicità dell'altro. Pensaci Harry. Anzi non pensarci, vieni via con me, dimmi di si e basta.”
E ci speravo davvero, avevo davvero sperato in un si ma tutto ciò che avevo ottenuto era stato solo un “Non sono pronto, Lou.” mormorato con voce roca.
E in fondo è sempre stato così, io quello impulsivo, tu quello razionale.
Io che pensavo solo a te, tu che ti preoccupavi della felicità della tua famiglia.
Io, con la mia pazzia, la mia sete di libertà, la mia voglia di fuggire da questo mondo in cui l'odio e l'amore finiscono per diventare una cosa sola e tu con le tue paure, le tue insicurezze, gli incubi che ti perseguitavano la notte, il tuo timore di deludere tutti che contrastava con l'infinito desiderio di avermi accanto.
E ci ho sperato tanto, ci ho sperato sempre.
Ho sempre sognato il momento in cui saresti venuto da me e, con ancora un pizzico di insicurezza nella voce ma il battito nel petto più forte, mi avresti sussurrato all'orecchio “Sono pronto, Lou. Voglio andare via, con te.”.
E invece, ogni volta, mi ritrovavo ad accarezzarti la guancia per cacciare via tutte quelle lacrime che puntualmente ti rigavano il viso, mentre anche il mio cuore piangeva a vederti soffrire, mentre tu ripetevi con voce tremante dai singhiozzi “Mi dispiace, Lou. Mi dispiace di non poterti rendere felice, mi dispiace di non darti ciò che meriti.”.
Non sapevi, Harry, che tu mi rendevi felice anche solo con un sorriso.
Non sapevi che mi riempivi il cuore di gioia solamente prendendomi per mano, non sapevi che ho sempre pensato di non meritare il tuo amore così puro e genuino.
Siamo andati avanti così, io che ti aspettavo al salice, tu che mi baciavi.
Tu che iniziavi a piangere, io che ti cullavo tra le mie braccia delicatamente dicendo solo “Ti amo, Har.”.
Ammetto che rimasi sorpreso, l'altra sera, quando con le lacrime agli occhi, cercando di prendere tempo e con te che mi incitavi a parlare, te lo dissi.
Ti dissi che mio padre aveva scoperto che ci vedevamo ancora di nascosto, che avevamo litigato furiosamente, mentre cercavo di fargli capire inutilmente che la mia non era una cotta, una sbandata.
Cercavo di fargli capire che tu eri il mio destino.
Ti dissi che, mentre rosso di rabbia tirava fuori le cose dal mio armadio e le lanciava sul letto, disse solo un'unica, travolgente, decisiva, tagliente frase:
Fai le valigie, partiamo tra due giorni. Per sempre.”
Quel Per sempre che io avevo promesso a te, quel Per sempre che doveva essere solo per te, amore mio.
Mi ero aspettato un pianto disperato, un gesto furioso, ma mai quell'abbraccio.
Quell'abbraccio in cui fui tu, per la prima volta, a consolare me.
Volevi apparire calmo, forte, volevi sopravvivere per me mentre mi sussurravi “Andrà tutto bene, Lou. Ti amo” ma i tuoi occhi mai mi avrebbero ingannato e in quel momento ci leggevo rimorso, senso di colpa, anche sollievo, come se pensassi che andando via avrei amato qualcuno che mi meritava più di te.
Eri così ingenuo, amore, a non sapere che se mai i miei occhi si fossero innamorati di qualcun' altro, sarebbe stato solo perché in quel qualcun' altro ci avrei rivisto te, i tuoi occhi di prato, i tuoi ricci profumati, la tua bocca pesca.
Il mio Har.
Facemmo l'amore l'ultima volta, su quel letto di foglie, sotto quel salice, incuranti del mondo che continuava a girare.
Ci amammo lì, o meglio, qui, per l'ultima volta, mentre piangevamo tutte le nostre lacrime e pregavamo un dio in cui nemmeno credevamo.
Ci baciammo per ore, senza preoccuparci di respirare, alimentandoci con le labbra altrui.
E in entrambi regnava un solo, accecante pensiero:
Non assaporerò mai più queste labbra.
E al momento di andar via riuscii solo a baciarti ancora e ancora, e ogni volta che ti staccavi pensavo alla vita senza di te, e allora mi riattaccavo di nuovo a quelle labbra, mordendole, amandole, lasciandoti senza fiato.
E lo feci ancora, ti baciai finché mia madre non venne a portarmi via con la forza, rivolgendoti uno sguardo gelido.
Ti guardai negli occhi, imprimendoci dentro infinite promesse, infinite parole inutili, infiniti “Ti amo”.
Ci amammo ancora per un paio di secondi con lo sguardo, finché non dovetti voltarmi con già te che mi mancavi, già il tuo sapore svanito dalle mie labbra e già gli occhi che pizzicavano.
Ora sono qui che ti scrivo, alla tiepida luce della lampada da comodino, con un foglio di carta rimediato chissà dove nel cassetto e le lacrime che sfumano l'inchiostro.
Sono qui e riesco solo a pensare che non è giusto, che quest'assurda storia non ha senso, che in fondo nulla ha senso senza di te.
Non so dove andremo, mio padre non ha voluto rivelarmelo, sapeva che te l'avrei detto.
Riprendo a singhiozzare e stavolta non ho la tua voce dolce nelle orecchie, stavolta non ho il tuo naso che mi sfiora il collo, ho solo quattro mura intorno.
Quattro mura in cui mi sento prigioniero, prigioniero di un errore che non ho commesso io, prigioniero di una stupida discendenza che mi porterà via da te.
E posso solo prometterti, amore, che tornerò.
E non importa quante montagne dovrò scalare, non importa quanti mari dovrò attraversare, non importa quanti saranno gli ostacoli.
Tornerò da te, per amarti ancora, per possederti ancora.
Tornerò tra qualche anno, il mio pensiero correrà sempre a te.
Ci ritroveremo, Har. È destino, ricordi ?
Stavolta Shakespeare si è sbagliato, sai ? Stavolta non vinceranno loro, stavolta vinceremo noi.
Te lo giuro, amore.
Lascerò questa lettera nel nostro rifugio, sotto quel salice che è stato testimone dei nostri sentimenti.
Quando la leggerai sarò già partito, con ancora te dentro al cuore.
Non ti dimenticherò mai, Harry.
Ti amerò per sempre.
                                                                                                                                                                                           Louis


*

 

Louis,
Louis, che nome melodioso.
Mi hanno detto che sei morto. Ma come posso io concepire anche solo di averti perso?
Come posso solo immaginare di non averti più accanto, di non poter sentire il calore che le tue mani, che il tuo corpo imprimeva nelle mie membra?
Louis, o Louis, se solo ti avessi ancora accanto , se solo potessi congiungere solo per un breve istante le nostre tiepide labbra, solo allora sarei soddisfatto.
Mi basterebbe anche solo uno sfioramento.
Ti ho aspettato per anni, sono cresciuto e andato avanti sotto questo albero , ogni singolo giorno, ogni piccolo mio momento libero, io ci sono sempre stato per te, Louis.
E adesso tu dove sei? Eh? Dov’è che sei? In cielo, chissà dove, o sotto terra, chi lo sa.
Non abbiamo mai creduto, è vero, ma adesso penso che non ti vorrei mai pensare in una squallida bara fredda, nera, buia e senza via di uscita.
Ragioniamo. Tu, Louis, mi ci vedresti mai sotto terra? Io no, sinceramente, piuttosto preferirei essere cremato, volare libero col fumo nel vento, per poterti raggiungere, toccarti anche solo con l’anima, ma no, non vederti laggiù , da solo.
Se io fossi con te, forse cambierebbe qualcosa. Mi basterebbe anche solo pensare a te qua sotto, sotto i miei piedi attorcigliati fra di loro, mentre scrivo, o meglio, mentre tento di buttare giù due righe che possano colmare il vuoto che mi hai lasciato dentro.
Non puoi essere morto, no, io non lo accetto. Non posso pensarti in quella cella umida, fuori dal sole.
Perché tu sei sole ed io non posso pensare di non averti accanto ad illuminarmi.
I tuoi abbracci erano come il nutrimento più genuino per me, i tuoi baci erano la mia ninfa vitale ed i tuoi occhi erano la più accecante delle luci.
Non so come poter vivere senza di te, Louis.
E’ frustrante, è maledettamente frustrante.
Mi tiro i ricci ogni sera , pensando a quando lo facevi tu, ma il mio tocco non è leggero come il tuo. Cade pesante e stritola e spacca ogni cosa.
E poi, poi piango, mi rigetto sul cuscino e lo prendo a pugni , lo prendo tra i denti e lo strappo, e lo mordo finché non mi sanguinano le gengive.
Solo allora la smetto, ma per pietà di te, Louis, di te che sei morto proprio a causa di un branco affamato di lupi che ti hanno azzannato, inseguito e lasciato sanguinante sul ciglio della strada di montagna nella quale ti eri rifugiato in ricerca di un po’ di quiete.
Sai a volte penso di voler essere io uno di quei lupi che ti è venuto addosso, così, almeno, ti avrei ucciso con le mie stesse zanne ed avrei potuto sentire , per un ultima volta, il sapore dolciastro della tua pelle.
Mmm … Louis, quanto era bello poter leccare ogni centimetro della tua pelle. Una volta, solo una volta, vorrei poterti assaporare, ma so che questo non mi sarà mai più possibile.
Maledetto colui che mi ha portato questa nefasta notizia, maledetto io che l’ho ascoltata e che sono crollato, in lacrime, davanti allo specchio che tu mi avevi regalato qualche giorno prima che ti portassero via da me.
Te lo ricordi? Dicevi che tu non ci saresti sempre stato a sistemarmi i ricci, sempre in disordine, per cui mi serviva qualcosa che mi avrebbe permesso di farlo da solo. Che cosa se non uno specchio ed un pettine? Oh che bel pettine.
E’ in legno e tu ci avevi fatto incidere le nostre iniziali, rammenti?
E’ l’unico ricordo che mi lascia ancorato a te e che ancora mi tiene in vita. Lo amavo. Già, l’ho amato finchè l’ho avuto.
Un giorno si è spezzato. Quell’azzurro , ormai opaco del legno si è spezzato, o meglio me lo hanno spezzato.
Sai Louis non volevano che avessi alcun tuo ricordo , non volevano che adesso che mi sto per sposare, si mi sto per sposare, ma non l’ho voluto io, mi distragga col tuo pensiero.
Rosmunda, si chiama Rosmunda la prediletta. Non so nemmeno che razza di nome possa essere Rosmunda, ma glielo hanno dato, poverina.
L’ho conosciuta, sai? E’ una ragazza per bene, a modo e aggraziata, ma vuota.
Non è colpa sua, ma nessuno l’ha aiutata a riempirsi nell’anima e , se non avessi incontrato te, ne sono sicuro, anche io sarei stato vuoto come lei se non avessi avuto te.
Sei tu che mi hai insegnato ad amare e a vivere.
Senza di te, senza l’incontro tra noi due, non ci sarebbe stato nulla in me, nulla di costruito per lo meno.
Sai Louis, ho pensato tante volte a quello che mi dicevi ogni volta che ci incontravamo qui.
Me lo hai scritto anche nella tua ultima lettera, d’altronde.
Ma nemmeno quella mi rimane più. L’hanno bruciata, sai? Ma io la sapevo già tutta a memoria e l’ho scritta e riscritta e riscritta.
Nessuno la toglierà mai dalla mia mente. E’ un ricordo indelebile che neanche il migliore dei laser potrebbe eliminare, sai?
Ma la tua scrittura è svanita, svanita come lo è la tua immagine, prima sempre nitida nella mia testa, con il tempo sbiadita come le impronte sulla sabbia.
Prima o poi, si sa, anche i ricordi svaniscono; e allora scrivo,scrivo di tutte le nostre notti, scrivo di come mi toccavi, di come mi baciavi, di come mi mordevi come solo tu sai fare.
E di come mi amavi. Perché tu mi amavi, amavi me e nessun altro.
Mi hai chiesto di non innamorarmi di nessuno ed io l’ho fatto. Per me ci sei stato sempre e solo tu, ma mi cedono le gambe al sol pensiero che i tuoi occhi azzurri siano l’unica figura ancora impressa di te nella mia mente.
Per il resto ho solo le foto, quelle piccole foto ricomparse tra le pagine del mio diario segreto, quello che ho cominciato a scrivere da quando sei partito per riempire almeno in parte il vuoto che la tua assenza mi ha lasciato dentro.
Ma sai, le parole, le pagine, il lerciume dei miei pensieri non possono far altro che ampliare ancor di più quello che mi punge nello stomaco e che spinge per uscire ed essere buttato fuori.
E spesso è uscito fuori.
Ho buttato via anche l’anima ,nei giardini, appena ne avevo l’occasione e nel bagno di casa mia.
Per molto tempo ho smesso anche di mangiare sai? Ma adesso sono pronto, sono pronto per volare con te.
Ecco, ancora una lacrima, ancora una lametta d’oro che mi taglia la pelle, facendomi urlare in silenzio, un dolce silenzio in cui cerco da tempo la tua voce, invano.
Forse eravamo piccoli, troppo piccoli prima per essere amati o solo per ascoltarci, ma ora che ho capito come fare, ora che ho compreso come ascoltarti e sentire la tua voce, tu non ci sei più.
Quel “resta con me”, o quell’altro “parti con me, solo io e te”, sono sfumati via, tra le ombre degli alberi, o solo di questo grande e vecchio albero, mentre io allungo l’orecchio, nella vana speranza che il tuo suono , almeno possa tornare da me, non tu, ma almeno il tuo suono.
Ma l’albero al quale sono seduto, l’albero da migliaia di anni, ne sa molto più di noi, Louis e questo tu lo sai, vero?
Ma non ci ha insegnato nulla in tutto questo tempo che siamo stati lontani? Neanche lui abbiamo ascoltato, evidentemente.
Lo chiamavamo il nostro albero, eppure non ci siamo mai soffermati ad udire i suoni che ci regalava il fruscio delle foglie su di esso.
Siamo stati egoisti, egoisti Louis.
Non siamo stati capaci di amare qualcun altro oltre a noi stessi, eppure lui ci ha perdonato e mi ha tenuto tre le sue possenti braccia quando tu non c’eri.
E’ stato bellissimo accoccolarmi ogni sera su di esso ed addormentarmi mirando il mio pensiero a te, ogni sera, ma ora che di lui è rimasto solo uno spoglio tronco invernale, in letargo come te, mi sento vuoto anch’io come Rosmunda.
Oh, Louis, non so come farò a resistere senza di te, senza il tuo calore, senza il tuo corpo dentro di me.
Tu almeno mi rendevi vivo. Sia nel dolore, sia nella felicità.
Ed era bellissimo quando ti spingevi nel mio corpo, lentamente, e poi subito veloce, come le montagne russe, ed io mi limitavo ad ansimare forte, perché mi lasciavi completamente senza fiato. Non avevo nemmeno la forza per respirare o gridare. Nemmeno i miei orgasmi erano rumorosi con te, perché il nostro amore era tutto un segreto. Tu eri il mio ed io ero il tuo.
Nessuno poteva avere la chiave dei nostri cuori tranne il nostro albero, ma noi non lo abbiamo mai considerato, minimamente.
Per noi era solo un oggetto, eppure ho sempre pensato che avesse qualcosa di speciale e solo ora me ne accorgo. Ma forse è troppo tardi anche per stare con lui, sai Louis.
Io partirò , partirò come facesti tu, ma non avrò più nessuno all’infuori del tuo ricordo.
Lacrime, ancora lacrime su lacrime. Le trattengo a stento, Louis, ma non c’è più la tua mano ad asciugarle, non ci sono più i tuoi occhi a riempirmi, semplicemente non ci sei più tu.
Ti hanno sventrato , lacerato e fatto a pezzetti, anche il cuore . Non esiste più nulla di te se non quella misera bara.
Ma mi chiedo , se tu potessi amarmi ancora una volta, mi piacerebbe tanto possederti.
E mi sembra sentirti , finalmente, mi sembra di percepire il tuo si, mentre ti spogli e , seducente come non mai, mi fai gli occhi da cerbiatto e con fare sensuale, mi conduci li, dove tu mi vuoi e poi, finalmente, di nuovo insieme, io e te, Harry e Louis e nessun altro. Louis ed Harry.
No, non Louis ed Harry o Harry e Louis, semplicemente Lou ed Har, Har e Lou. O almeno così usavi chiamarmi e così mi hai chiamato nella lettera, vero?
Ricordi? Io la conosco a memoria e come tale, lascerò volare questa lettera, spezzettata in tantissimi filamenti , perché rimarrà per sempre nel mio cuore.
Osserverò volare i tuoi ricordi e con essi la mia anima che, forse, non ci sarà più un domani, o un oggi, chi lo sa.
Magari svanirò assieme a questo albero , proprio stasera, perché sai, lo sradicheranno, proprio oggi. Hanno deciso così perché vogliono costruire anche qui, quegli ignobili. Ho provato mille volte ad oppormi, ma una misera formica come me , cose può contro il formichiere?
Nulla, troppo grosso.
Per cui, resterò inerme a farmi mangiare perché sono troppo debole anche solo per pensare di oppormi.
Mi lascerò spezzare e sminuzzare e , finalmente, volerò nel vento e ti raggiungerò dovunque tu sia.
Tuo
                                                                                                                                                      Harry


*

Allora, non so cosa dire ? 
Finalmente io e quella meraviglia di Cilyan abbiamo scritto questa benedetta os che avevamo in mente da un po'!
L'idea della lettera è stata sua, mi ha lasciato campo libero, e come sempre ho lasciato vagare la mia fantastia, aiutandomi con le canzoni.
Se dovessi nominare tutte le canzoni che mi hanno ispirata non finirei più, ovviamente la principale è stata "Love story" di Taylor Swift.
Speriamo di aver fatto emozionare qualcuno (A me è successo) e siccome non so più cosa dire vi lascio con le pubblicità:

Cilyan:
-  “When I see your face there’s not a thing that I would change” (Lirry fantastica)
- Spleen (Larry stramegafantamitica)

WithJustOneLook:
Twitter
- The only exception (It's Larry bitches)

Se ci lasciate una minuscola recensione, anche due o tre parole, ve ne siamo immensamente grate.
Grazie della lettura!
Nicole



 

  
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