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Autore: Kiki87    24/10/2012    4 recensioni
Halloween Kurtbastian Week.
24 - Trick or Treat è il primo Halloween a New York per Kurt e Rachel che si lasciano prendere (fin troppo) dallo spirito della festa, ignari di imbattersi in Sebastian e in una maniera del tutto particolare.
25 - Nightmares: Un incubo ricorrente per Kurt: più il tempo passa e più il dolore sembra divenire acuto ma i due uomini più importanti della sua vita gli ricorderanno sempre che non sarà mai solo.
26 - Ghost Stories: La giornata per Sebastian inizia male, un funerale di un bisnonno di cui non gli è mai importato e che lo condurrà nel suo passato e in futuro con Kurt.
27 - Wizards And Witches - Chris Colfer ha difficoltà a trovare ispirazione per TLOS 2 quando si addormenta leggendo Harry Potter, ne esce una Kurtbastian in versione Hogwarts.
28 - Lycanthropy of any sort - Kurt riscuote molto successo nella sua fanfiction dedicata a Twilight ma Jacob non è il solo a dover accettare le sue "verità nascoste".
29 - Lost... so very lost - La fotografia di un viaggio a Parigi e una nuova consapevolezza nel guardare il presente.
30 - Crossover: Gossip Glee - Fatale incontro tra i Kurtbastian nell'Upper East Side.
Genere: Comico, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1 Trick Or Treat!

Kurtbastian Oktoberfest

Era una giornata di Agosto quando, per la prima volta, mi sono imbattuta in un post che annunciava le tracce della Kurtbastian Week dedicata ad Halloween. Debbo ammettere che l'idea di partecipare ad una Week era già tra le mie sinapsi e me l'ero proposta ma la prima occhiata ai temi non mi aveva subito illuminata non essendo particolarmente incline al genere fantasy o addirittura horror. Ciononostante, l'idea era sempre più seducente e non volevo attendere un'altra week per mettermi alla prova. Ne sono usciti sette racconti che vi proporrò di giorno in giorno, ad ognuno ho dedicato qualche ora della mia giornata costellata di impegni universitari e vicende familiari al limite del comico-grottesco.
Devo avvertirvi – in alcuni contesti più che in altri – che talvolta la trama differisce dagli eventi della 4° Stagione, sia perché alcune trame le ho pensate quest'estate sia perché è stata una scelta personale e/o dovuta al fatto siamo fermi al 4° episodio.
Ci tengo a ringraziare therentgirl che è stata la prima a conoscere e suggerirmi l'iniziativa di cimentarmi in questo progetto, spronandomi quasi quotidianamente ed assistendo a deliri di onnipotenza, fangirlamenti per questa o quell'idea – con spoiler talvolta crudeli aggiungerei – o lo stress quotidiano. Se lei è la mia Sebastian, un pensiero, lo devo anche alla mia Blaininuccia, Amanda, che ho tenuto all'oscuro fino all'ultimo momento: spero così di potermi far perdonare e sorprenderla perché se anche non mi sono imbarcata nel progetto che sta aspettando ansiosamente, spero le sia gradita anche perché particolarmente amante della ricorrenza di Halloween.
Ma che premessa chilometrica, meglio che lasci spazio ai Kurtbastian!
Buona lettura! :)
 
TRICK OR TREAT!
The way you haven't seen me yet.
 
 
Non aveva mai realmente resistito al richiamo della festa di Halloween e alla logica che si celava dietro questo tipo di festeggiamenti: sembrava quasi che potessero autorizzare i partecipanti a poter richiudersi dietro una maschera. Non era soltanto ispirato dal suo gusto nel vestiario che spesso e volentieri, a giudicare da alcuni maglioni, qualche poncio o qualche bustino, sembrava essere piuttosto... eccentrico; ma era la serata adatta a lasciarsi andare e folleggiare tra bambini alla ricerca di dolciumi con cui mettere alla prova lo smalto dentale nonché ai festeggiamenti a tema con gli altri membri del Glee Club.
Ma era una realtà diversa quella che si stava presentando, quell'anno: New York dalla mentalità molto più spumeggiante di una piccola località anonima dell'Ohio, con le sue leggende metropolitane e il suo mito dell'essere la città che non dormiva mai, offriva fin troppe e suggestive aspettative per rifiutare il suo suadente invito.
Allorché era stato necessario riuscire a convincere Rachel ad uscire dal loro loft e, se anche dalla fine dell'estate, aveva già immaginato diverse maschere e costumi; era stata proprio la moretta a suggerire un abbigliamento coordinato che aveva posto come condizione basilare.
La sua prima reazione al suo entusiastico annuncio fu probabilmente lo shock e poi il terrore. Certo, non era un mistero che l'ambiziosa stella di Lima sognasse da sempre di ricalcare le orme di Barbra Straisand ma non si sarebbe immaginato che la sua fantasia sconfinasse persino nel travestirsi da Barbra.
E dal momento che, dai tempi del Glee Club (e da quando avevano smesso di guerreggiare per ogni assolo settimanale), lo definiva la sua Judy Garland, era sembrato quasi ovvio che dovessero vagare insieme per le strade colorate della città. Non che poi si sarebbero limitati alla dicitura così poco originale ed infantile del “Dolcetto o Scherzetto” ma – e aveva osservato con occhi sgranati quel luccichio folle nello sguardo di Rachel – avrebbero dovuto cantare qualche verso di “Get Happy/Happy Days Are Here Again”.
Non che Kurt avesse remore, nel giorno di Halloween nel quale tutto era concesso, ad indossare un vestito da donna e truccarsi (anzi, doveva riconoscere di essere molto più attraente di qualche compagna di corso di Rachel che la snobbavano quando, a loro volta, avrebbero avuto bisogno di un restauro d'emergenza) ma c'era voluta tutta la sua caparbietà e sicurezza contro la follia esageratamente fagocitata di Rachel per impedirle di cercare gli indirizzi di tutti gli insegnanti della Nyada, compreso quello della temutissima Cassie.
Se anche ella volesse rischiare – tanto per cambiare – di sabotarsi da sola la carriera e la formazione, lui di certo non avrebbe osato ulteriormente sfidare il fato, non quando si stava preparando nel tempo libero per tentare nuovamente le audizioni al semestre successivo.
Si era rimirato allo specchio con evidente soddisfazione dopo aver meglio acconciato la parrucca, considerando tra sé e sé che poteva vantare davvero un vitino di vespa che poche coetanee potevano sfoggiare. Senza contare che i lineamenti dolci che aveva in natura potevano giovare già a suo favore, dovendo soltanto correggerli con un filo di trucco.
Nessuna esagerazione, tuttavia, anche perché non poteva rischiare di presentarsi in ufficio senza aver dormito le ore necessarie al suo “sonno di bellezza” poiché avrebbe impiegato il doppio del tempo a struccarsi prima di applicare le creme da notte e, solo allora!  coricarsi.
E così, a braccetto, avevano trascorso una piacevolissima serata, bussando di porta in porta ed ottenendo non pochi sorrisi stupiti e divertiti, talvolta persino qualche standing ovation (che si trattasse soltanto di persone adulte, che Kurt immaginò fossero coetanee di Barbra - una delle quali l'aveva abbracciato con tanto vigore tra le lacrime al ricordo della cantante - era superfluo; la vera musica e il talento, dopotutto, non avevano età) fino a quando entrambi non avevano cominciato ad accusare la stanchezza, soprattutto a causa delle calzature seppur Kurt potesse compiacersi dell'avere più portamento dell'aspirante Barbra.
“Oh, soltanto un'altra casa, Judy” lo aveva supplicato Rachel, smuovendo il labbro inferiore in una sorta di broncio prima di trascinarlo letteralmente in una bella villetta con giardino.
Kurt aveva sospirato, prima di guardare l'orologio.
“Solo se mi cedi i tuoi turni per il bagno stasera e domattina” si era impuntato, le braccia incrociate al petto e le sopracciglia inarcate pur con le palpebre ritoccate con l'ombretto che rendevano quelle smorfie persino più divertenti.
“Oh, grazie, grazie!” aveva trillato Rachel stampandogli un sonoro bacio sulla guancia che lo aveva fatto sussultare.
“Non hai neppure un rossetto che non lascia segni!” aveva commentato stizzito, cercando rapidamente nella borsetta abbinata all'abito, le salviette inumidite.
“Ora mi uscirà anche il fondotinta” aveva sbottato, fissandola con evidente aria di rimprovero mentre la giovane, ancora ridente, si avvicinava rapidamente all'uscio.
“Sbrigati, Kurt, non possiamo deludere un'altra fan di Barbra”.
“E Judy” aveva fatto notare, affrettandosi, pur attento a camminare nuovamente con fare fluido e leggero, come si sarebbe convenuto ad una signorina, fino all'uscio dopo che la moretta ebbe già provveduto a suonare il campanello.
Vi era della musica proveniente dall'interno al che Rachel aveva trillato eccitata che sarebbero dovuti entrare ed esibirsi di fronte ad un vero pubblico: sia mai che andasse a dormire senza aver ricevuto una standing ovation da una folla incantata dai suoi gorgheggi. Suonò nuovamente il campanello e sentirono dei passi provenire dall'interno: si erano già stretti l'uno all'altra, pronti ad intonare qualche verso, le teste vicine e i sorrisi stampati sul volto.
Fino a quando la porta non si schiuse.
Fino a quando Sebastian Smythe non fissò dall'uno all'altro: le sopracciglia inarcate e gli occhi sgranati in un'espressione di autentica sorpresa.
E l'aria sembrò congelarsi per un lunghissimo istante.
 
Kurt sentì il cuore fermarsi nello scrutare quella fisionomia fin troppo nota: un fiotto di calore lo convinse del fatto che doveva essere arrossito furiosamente. Aveva scambiato uno sguardo di puro terrore con Rachel: la sola idea di ciò che Sebastian avrebbe detto, ritorcendogli contro quegli insulti di cui il più gettonato “faccia da checca” lo fece deglutire a fatica. Ma la prima a riprendersi fu Rachel e ancora una volta dovette darle atto della sua pronta reazione.
Più o meno.
Aveva letteralmente strillato ed era indietreggiata, stringendo così tanto il braccio di Kurt da fargli quasi bloccare la circolazione sanguigna mentre il ragazzo di fronte alla porta incrociava le braccia al petto, il viso inclinato di un lato e un sorrisetto saputo nell'osservarla.
“Rachel, anche per me è un vero piacere” aveva commentato allusivamente mentre ella sembrava perdere del tutto il proprio contegno: si era strappata letteralmente dal capo la parrucca e gliel'aveva lanciata addosso.
Il giovane fu abbastanza pronto di riflessi dall'evitarla ma inarcò le sopracciglia nell'osservare la parrucca ai suoi piedi.
“O forse no” concluse in tono pacato, appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta.
“Sebastian!” aveva strillato quella. “Che-diavolo-ci-fai-tu-qua?!” Aveva letteralmente scandito, le braccia incrociate al petto, fissandolo con sguardo ostile, le sopracciglia aggrottate mentre l'altro smuoveva le labbra in un vago sorriso.
“Ci vivo, forse?” di fronte al suo sguardo interdetto e shockato, sorrise ancora più divertito. “Si dà il caso che io mi sia iscritto alla Juilliard, Rachel”.
Una risata sarcastica era sgorgata dalle labbra di Rachel.
“E da quando permettono ai terroristi di frequentare l'università?” e Kurt stesso dovette trattenere uno sbuffo divertito: da quando Sebastian le aveva porto quel regalo di fidanzamento/ricatto, quando – e solo se costretta! - doveva parlare di lui, usava sempre quella definizione.
Ma per una volta tanto dovette ringraziare la sua indole schizofrenica: se soltanto fosse riuscito ad afferrare casualmente un paio di occhiali dalla borsetta avrebbe potuto ritenersi al sicuro.
Mantenne il profilo basso, studiando la struttura della casa ed osservando il giardino ben curato: evidentemente era ancora adito ai lussi con tutti i soldi di mamma e papà.
Era sorpreso tuttavia dalla scelta dell'Università, una delle più rinomate nell'ambito artistico: dunque era anche sua intenzione riuscire ad affermarsi nell'ambito musicale o, in generale, dello spettacolo.
“Così mi ferisci, Rachel” aveva replicato l'altro, il tono pacato ma grondante di sarcasmo. “... ma ammetto di aver pensato di darmi alla fotografia: siti web, fotomontaggi” aveva calcato dolcemente l'ultima parola, un sorrisetto beffardo e divertito nell'osservare il rossore sulle guance dell'altra.
Kurt mantenne lo sguardo ancora basso: poteva tergiversare fin quando Sebastian non lo avesse fissato apertamente in viso fino a riconoscerlo. Era sufficiente non parlare. E magari non respirare neppure, così che continuasse ad ignorarlo, cosa alla quale poi era più che avvezzo, se non per motivi sbeffeggiatori.
Sentì Rachel sbattere il piede a terra in un moto di stizza, stringendogli più forte il braccio, facendolo trasalire.
“Noi ce ne andiamo K-”
“Kate” aveva replicato lui, in preda al panico, imitando una risatina femminile, le guance ancora in fiamma ma fissandola ostentatamente negli occhi sperando che quella loro sinapsi da “Barbra & Judy” fosse sufficiente a farle comprendere il messaggio implicito.
“Cosa stai dic-” si illuminò, ridendo e facendolo voltare bruscamente, per poi rivolgere una smorfia a Sebastian.
“Andiamo, Kate” aveva pronunciato il suo nome con voce più alta di un'ottava. “Meglio non attardarci”
“Un momento” aveva scandito Sebastian nel momento in cui stavano per scendere dalle scale del portico e Kurt aveva sentito la schiena irrigidirsi come se il suo sguardo fosse in grado di farlo letteralmente accapponare per il terrore.
Se aveva avuto un'insperata fortuna con la quale il giovane non sembrava averlo riconosciuto, non avrebbe potuto sostenere quella commediola a lungo: sarebbe bastato lo scrutasse più attentamente in viso. Sempre che poi Sebastian si fosse mai preso la briga di rimirarlo per più di quindici secondi, quelli necessari a lanciargli un'occhiata canzonatoria e rivolgergli un insulto poco velato.
Con loro sommo terrore, lo sentirono scostarsi dalla soglia della porta per avvicinarsi, pochi passi ma che risuonarono come i tonfi sordi del loro cuore prima che si fermasse alle loro spalle. Se possibile, Kurt aveva la sensazione di poter effettivamente sentire il suo sguardo che ne scorreva la spina dorsale.
“Non avrai intenzione di andartene senza avermi presentato la tua amica?” seppur non lo avesse guardato, riusciva perfettamente ad immaginare – e ad una maniera fin troppo vivida ad essere onesti! - il sorriso che doveva avergli increspato le labbra in quel momento nonché il luccichio dello sguardo.
Sentì Rachel al suo fianco irrigidirsi e fu un momento infinitamente lungo quello in cui si osservarono sgomenti, prima che la brunetta si voltasse appena, la presa ancora salda sul braccio dell'amico.
“Se ci fosse qualcuno degno di essere present-” non aveva completato la risposta perché, un movimento fluido del braccio, il giovane aveva artigliato il polso di Kurt che, completamente inebetito dallo shock e dallo sgomento, si ritrovò avvinghiato nella sua stretta.
E' finita, si disse mentre – gli occhi sgranati e le labbra schiuse – si ritrovava faccia a faccia con Sebastian, abbastanza vicino da poter contare tutti i nei che gli punteggiavano la guancia, il luccichio fin troppo noto del suo sguardo mentre le sue labbra si modellavano in un sorriso.
Non sembrava un sorriso di scherno e neppure un sorriso sarcastico: un semplice sorriso. Perché poi ne stesse analizzando le sfumature psicologiche (in fondo era una semplice contrazione di muscoli facciali) era meglio non domandarselo, non quando l'esigenza principale era sopravvivergli.
Sentì la stretta sul polso venir meno mentre ne cingeva la mano, per portarsela lentamente alle labbra, con suo sommo orrore, in quello che somigliava spaventosamente ad un gesto galante.
Dovette ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non strappargli la propria mano dalla presa e magari rifilargli un pugno (non che fosse mai stato così impulsivo o tendenzialmente violento) dopo essersi tolto la parrucca e avergliela gettata addosso, premunendosi di colpirlo in faccia.
Ciò che, tuttavia, lo fece deglutire nervosamente (per fortuna indossava un foulard che celava il pomo d'Adamo e dovette ringraziare la sua mania per i dettagli) fu denotare quel silenzio nel quale Sebastian non aveva smesso di fissarlo negli occhi. Sembrava esservi un tacito confronto in quello scrutarsi, probabilmente attendendo che l'altro tradisse un cenno, un pensiero, una semplice parola.
Riusciva a sentire lo sguardo fremente di Rachel la quale scrutava dall'uno all'altro, neppure sapendo come e se fosse il caso di agire in qualunque maniera.
“Enchanté” aveva sussurrato Sebastian nella sua lingua madre e Kurt sentì fin troppo palese ed evidente quel brivido lungo la spina dorsale e il rossore che si diffuse su tutto il volto, maledicendo interiormente la sua predilezione per quella lingua.
Oh Dio, pensò terrorizzato, adesso si aspetta pure che gli risponda.
“Ti ricordo che sei gay” aveva berciato Rachel, premunendosi di mettersi nel mezzo e Kurt sospirò di sollievo al sentire la pressione della mano di Sebastian venir meno.
Se da un lato non poteva che ringraziare la presenza della ragazza, non poté che rimproverarsi per il modo in cui stava agendo così inibito e timoroso.
“Andiamo, Kate” gli aveva sibilato vicino al volto, il tono perentorio ma Kurt non fu mai così lieto di sentirsi letteralmente trascinare dalla sua natura più dispotica.
Tanto per mantenere la copertura intatta, agitò appena la mano verso Sebastian senza tuttavia guardarlo, squittendo una sorta di “arrivederci”, voltandosi e quasi inciampando sui tacchi.
Decisamente aveva perso la concentrazione nella sua parte se neanche più riusciva a muovere decentemente un passo: dov'era finito per portamento impeccabile? Doveva averglielo rubato Sebastian con quella sorta di gesto galante che avrebbe poi analizzato a mente più lucida. Ma, sicuramente, la cosa peggiore fu sentirsi cingere dalla presa più sicura del giovane: la pressione ferma delle sue braccia sulla vita sottile.
Kurt deglutì a fatica. Un gemito d'emozione era sgorgato dalle labbra, un calore che in vero non aveva più sentito dall'ultimo abbraccio con Blaine e che era divenuto soltanto un fuggevole ricordo cui aggrapparsi nelle notti insonni per il dolore e la nostalgia.
Volle nuovamente credere si trattasse della sorpresa e dello spiazzamento per una simile confidenza ma deglutì a fatica e, nel momento in cui Sebastian si chinò verso il suo orecchio e vi soffiò dentro, rimase completamente immobile.
Neppure percepì la stretta di Rachel o quel suo inveire contro Sebastian, soltanto il suo profumo avvolgerlo: stuzzicante ed inebriante così come quel soffio caldo del suo respiro o la voce che sussurrò suadente.
“Potrei volerlo dimenticare in questo momento”.
Lo sentì scostarsi e la pressione delle sue braccia venir meno ma Kurt non riuscì a ritrovare respiro se non quando lui e Rachel scesero i gradini del portico: sembrò una passeggiata infinita quella che li condusse nuovamente in strada e neppure quando sentì la porta della villa richiudersi alle spalle, riuscì a tornare alla realtà.
La voce di Rachel era solo un borbottio e sottofondo confuso allo scorrere dei propri pensieri ma persino quando fu immerso nel piacevole calore delle sue coperte, ripensò a quello sguardo durante il baciamano. Quel soffio della sua voce e quel profumo ad intossicargli i pensieri.
Un sospiro più forte, scosse il capo ed abbracciò il cuscino.
 
~
Con suo sommo sollievo, la disavventura della serata prima non aveva inficiato sui suoi sogni e tanto meno sul suo risposo: aveva vincolato Rachel al segreto e si era alzato con la stessa determinazione e concentrazione che precedeva una nuova giornata di lavoro. Si era svegliato di buon mattino, aveva provveduto alla sua abitudinaria pulizia del viso dopo la colazione e stava ancora riordinando il suo kit di cancelleria da riporre nella valigetta del lavoro.
“Ho trovato questa qui fuori” annunciò Rachel, le sopracciglia inarcate nel porgergli una busta gialla e rettangolare con sopra scritto il nome del giovane. Un fiocco azzurro e arricciato a mo' di decorazione mentre Kurt, le sopracciglia inarcate, la prendeva tra le mani. Lacerò l'involucro e si avvide della presenza di una fotografia: lui e Rachel fissarono l'immagine per un lungo istante prima che, un gemito strozzato, la lasciasse cadere.
Un fotomontaggio: era il volto sorridente di Judy Garland ma era il viso di Kurt quello sovrapposto al corpo della donna.
Non ci fu bisogno pronunciassero il nome: in vero sembrava essere un'ulteriore minaccia.
“Sa dove abitiamo!” aveva strillato Rachel. “te l'ho detto! Fa parte di una cellula terroristica e adesso dobbiamo cambiare quartiere, anzi dobbiamo cambiare città e forse persino pianeta! E tutto perché tu...” il resto delle sue parole non era stato percepito dal giovane che aveva voltato la fotografia fino a scorgere la calligrafia di Sebastian.
 
Chérie Mademoiselle Hummel,
temo che la foga del nostro incontro, abbia fatto dimenticare la domanda di rito ma ho provveduto io allo scherzetto. Ragione per cui, mi aspetta un bel dolcetto.
La caffetteria di fronte a Central Park, alle 3 di questo pomeriggio. Se non ti presenterai, sappi che sospetto che Isabelle Wright e Vogue.com potrebbero essere non poco interessati a questo look retrò.
A più tardi, dunque.
SM
 
PS: spero si sia notato che il fiocco voleva essere intonato al colore dei tuoi occhi.
 
“Stai ascoltando una sola parola di quello che ti ho detto?!” aveva commentato Rachel esasperata, le mani appoggiate ai fianchi e l'espressione intestardita e perentoria mentre Kurt scuoteva il capo.
“Che cosa c'è?” aveva domandato, le sopracciglia aggrottate ma Kurt si era affrettato a riprendere la fotografia e la busta, chiudendola di nuovo e giocherellando distrattamente con il fiocchetto azzurro.
“Niente, ma... ci vediamo stasera: dopo pranzo sono impegnato” aveva risposto prima di chinarsi a baciarle la guancia per augurarle buona giornata ed uscire dal loft, un vago sorriso gli curvava le labbra prima di chiudersi la porta alle spalle.
Schiuse nuovamente la busta per leggere le parole iscritte prima di sollevare il cellulare e scorrere la rubrica con le guance arrossate. Non lo aveva mai confessato a nessuno ma, ai primi tempi in cui aveva conosciuto Sebastian, aveva sottratto il suo numero di cellulare da quello di Blaine, così da averlo sempre a disposizione in caso di necessità (magari farlo seguire con un GPS dalla polizia per dirla in termini più Berryani). Scosse il capo ma aprì la cartella dei messaggi dopo aver inserito il giusto destinatario.
 
[To Sebastian 8.57 AM]
Sono i tuoi modi contorti, scommetto, il focus del tuo presunto fascino. Fingerò che l'invito sia stato stretto in termini meno perentori e più simili ad un gentile invito.
KH
PS: l'azzurro è il mio colore preferito e le tue capacità di fare fotomontaggi sono lievemente migliorate.
 
[From Sebastian 9.30 AM]
Fingerò che tu non stia disperando e contando i minuti al nostro rendez-vous.
PS: non solo nel fotomontaggio sono in continuo miglioramento, Miss Hummel.
 
[To Sebastian 9.32 AM]
Un rendez-vous implicherebbe una certa galanteria.
Nessun PS questa volta.
 
[From Sebastian: 2.40 PM]
Soltanto se continuerai ad arrossire per me.
 
Affrettò il passo nel risalire le scale della metropolitana, consultando per un solo istante la cartina prima di accelerare il passo.
 
[To Sebastian: 2.45 PM]
Megalomane.
 
Osservò l'insegna della caffetteria e strinse maggiormente la tracolla della borsa, mentre deglutiva a fatica. Socchiuse gli occhi e prese un bel respiro ma si riscosse alla vibrazione del cellulare.
 
[From Sebastian 2.58 PM]
Affascinante megalomane. E ora smettila di sorridere come un idiota.
 
[To Sebastian 2.59 PM]
Non sto sorridendo. 
 
[From Sebastian 3.00 PM]
Ti vedo.
 
Trasalì quando, l'attimo dopo, si sentì cingere nuovamente il polso e si ritrovò pressato nella morsa suadente e sicura delle sue braccia.
Un sorriso e Sebastian si chinò al suo orecchio, soffiandoci dentro.
“Stai sorridendo”

 

Eccoci qua. Ho deciso per un inizio molto semplice e leggero ma premetto che – soprattutto domani e dopodomani – la lettura diverrà più impegnativa. Ad ogni modo, spero che questo piccolo raccontino sia stato di vostro gradimento e magari vi indurrà a continuare a seguire questa settimana. Un ringraziamento a tutti coloro che leggeranno e sarò più che disponibile (anzi, vi spero vivamente!) ai vostri commenti. Non mi resta che augurarvi una buona Halloween Kurtbastian Week e darvi appuntamento a domani, il tema trattato sarà “NIGHTMARES”.
Baci a tutti,
 
Kiki87

 

 

 

   
 
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