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Autore: Christine_Heart    24/10/2012    4 recensioni
Mi tolgo i granelli di sabbia rimasti su i miei vestiti e mi avvicino a Shiki, che saltellando si era già posizionato con le spalle al sole.
Il suo peluche stretto in mano.
Mi sistemo al suo fianco.
Prendo una zampina del panda, per farsi che sia esattamente tra noi due.
Avvicino la mia testa alla sua.
Il sole e quel dipinto di colori, con il mormorio del mare alle nostre spalle.
Sorrido.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ying & Yang'
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Capitolo 1: Fra Paura, Dolore & Affetto.
 
Sono furioso.
Il mio neko, mi ha disubbidito, di nuovo.
Ma adesso mi sono stancato, stava diventando troppo disubbidiente, oggi mi avrebbe sentito.
Chiamo in fretta l'ascensore.
Attendo ma sembra essere occupata.
Sono troppo irritabile per aspettare, lascio perdere.
Mi avvio a passo svelto verso il portoncino delle scale.
Le salgo svelto, talmente svelto che mi sembrano due gradini.
Arrivo al mio pianerottolo, e mi avvicino alla porta di casa.
Prendo le chiavi e apro. Trovo casa mia vuota.
Ma so che il mio piccolo neko, non si era mosso di lì.
Entro in casa, lascio cadere le chiavi in un ciottolino, vicino l'ingresso e aspetto.
Faccio sbattere la porta, come per sottolineare il mio tono arrabbiato.
Il salotto davanti a me sembra vuoto, così come la cucina affianco.
La terrazza era ancora chiusa. Al piano di sopra, le tre camere, lo studio e il bagno.
Casa quest'era, e Shiki non poteva andare lontano.
Sul divano bianco non c'era ombra de passaggio del mio adorato neko.
Forse è rimasto su in camera a studiare come gli ho ordinato.
Ma non era da lui, non venirmi a salutare come fa sempre.
Poco importa ora, sono sempre arrabbiato con lui.
“Shiki, vieni subito fuori!” esclamo severo.
Non ottengo risposta né vola una mosca al piano di sopra.
La cosa non fa che irritarmi di più.
“Guarda che sei già in guai seri, signorino...non farmi arrabbiare ancora!” esclamo di nuovo.
Tanto lo so che mi sta ascoltando, nascosto chissà dove.
“Shiki vieni qui subito!” gli ordino ancora.
Ancora nulla.
“Guarda che conto fino a tre...e dopo ci saranno grossi guai per te,mio caro signorino!”
Nessuna risposta.
“Uno...”
Attendo un secondo, guardandomi intorno.
“Due...”
Aspetto ancora, adocchiando meglio ciò che mi circonda.
“Tr...”
“Master!”
Mi sento chiamare.
Alzo lo sguardo.
Shiki sta fermo sulle scale.
E’ sempre bello il mio Shiki.
Capelli corti e neri, orecchie sottili, morbide e scure, occhi intesi e verdi, nasino all’insù, pelle chiara, sorriso sempre dolce.
Ma quel giorno sa di averla combinata grossa.
La coda tra le gambe, stretta tra i jeans color sabbia, le orecchie basse, gli occhi chini, le mani strette sullo stomaco ad afferrare la felpa azzurra che indossa.
Sa di essere nei guai.
Sa che sono arrabbiato.
Incontro il suo sguardo.
Il mio è furioso, il suo rattristato.
Incrocio le braccia:
“Ebbene, hai nulla da spiegarmi!” dico senza scompormi.
Lo vedo deglutire.
E resisto all'istinto di correre ad abbracciarlo.
E difficile fare la persona severa, matura ed autoritaria, davanti ad un faccino, così tenero.
Shiki ci pensa un attimo.
Sembra sul punto di piangere.
Tira su col naso e scuote la testa.
Rimango di sasso.
“Mi sta mentendo di nuovo!” penso sconvolto.
“NO!” gli urlo contro.
“SHIKI!” lo riprendo.
Il mio neko, non reagisce, muove un po' la coda, e si asciuga le guance.
Sta piangendo?
“Tu devi spiegarmi che cosa ti sta succedendo, signorino!” dico avvicinandomi.
“Marini la scuola, salti le lezioni, prendi voti orrendi, litighi con i tuoi compagni...e cosa ancora peggiore non mi dici nulla, a me che sono il tuo tutore!” lo sgrido ancora.
Ho il computer fisso guasto, e Shiki questo lo sa, e il portatile non era connesso a internet, e la mattina sono a lavoro, quindi il telefono squilla a vuoto, e il mio cellulare ha il silenzioso durante le lezioni, quindi per sua fortuna, non sono mai venuto a conoscenza del suo modo di fare.
Fino ad oggi.
“Non mi hai detto della F che hai preso al compito di grammatica, o del richiamo scritto che ti ha segnato il coordinatore di classe!” continuo.
“Il consulente scolastico, è scoraggiato…mi ha detto di non riconoscerti più, non ti sei mai comportato così…gli hai risposto addirittura, in un modo poco cortese Shiki…cercava solo di aiutarti e tu l’hai ignorato!” continuo furente.
“Per le tue gravi insufficienze, sei stato assegnato a corsi da seguire al termine dell’orario scolastico, che tu non hai mai, e dico mai frequentato, per quale motivo?” .
Non ottengo risposta.
“Sei stato richiamato dal preside per ben due volte, Shiki!” lo riprendo ancora.
“Mi hanno chiamato sia i docenti sia il consulente per disperazione, non sapevano più che cosa fare con te…rischi di essere espulso!” lo sgrido di nuovo.
Shiki rimane ad ascoltare con il capo chino.
“ Credevano che ci fosse un grave problema in famiglia di cui non volevi parlare…ho dovuto mentire per te, gli ho detto che probabilmente eri solo stanco, non ho mai tirato fuori una scusa così stupida…non mi sono mai sentito così imbarazzato come oggi Shiki!” continuo a sgridarlo.
Non mi risponde.
Sospiro nervoso.
“Vieni qui Shiki!” lo riprendo.
Alza gli occhi su di me.
Sono così tristi e sconvolti.
“Master...” mi sussurra.
“Qui Shiki!” ripeto con rabbia.
Scende gli ultimi tre scalini, con il capo chino.
Rimane fermo davanti a me.
Non proferisce più parola.
“Non è da te questo comportamento Shiki, non mi aspettavo una cosa del genere, sono profondamente deluso!” continuo a dirgli.
“Chiedo scusa Master, mi dispiace...non lo farò più!” mi dice con tono amareggiato.
E io solito stupido, sono già pronto a perdonarlo.
“Fai bene a dispiacerti, perchè questa volta non te la faccio passare liscia!” gli dico.
Mi sento un terribile stronzo.
Sono stato così freddo e crudele.
“Non merita questo!” penso sconsolato.
“Ma non mi ha lasciato altra scelta.” penso dopo.
Non mi è mai piaciuto riprenderlo.
Ma so che questa volta devo andare oltre.
“La scuola mi ha garantito che per il momento che non prenderà provvedimenti, ma lo farò io adesso!” gli dico duro.
“Visto che mi hai mentito e che non sei stato leale con me...non mi lasci altra scelta!”
“Fila in camera mia e aspettami lì!”
Non aggiungo altro.
Mi allontano da lui, e mi dirigo verso la cucina.
“Master aspetta!” mi dice fermandomi il braccio.
I suoi begli occhi tremano spaventati.
Malgrado la cosa complicata, cerco di rimanere freddo, cerco di non far trasparire nessuna emozione sul mio volto.
Anche se dentro di me, sono tentato nell'accarezzargli la testa, baciargli la fronte e mandarlo di sopra, a finire i compiti. Morivo dalla voglia di consolarlo, dopo il brutto rimprovero, portagli una tazza di latte caldo, e aiutarlo a studiare.
Forse così si sarebbe sciolto e mi avrebbe confessato che cosa gli sta accadendo.
Ma devo fare la parte del tutore molto severo, per evitare che la cosa si potesse ripetere.
“Che cosa c'è?” gli chiedo distaccato.
“Vuoi punirmi?!” mi chiede scioccato.
“E quello che ti meriti!” rispondo senza enfasi.
“No, ti prego...farò il bravo...non lo farò più...non punitemi!” mi supplica, avvinghiandosi al mio braccio. Come un ossesso, struscia la testa contro il mio gomito, scuotendo il capo.
Non voleva davvero.
E neanche io volevo.
Ma...
“Shiki!” lo chiamo.
Alza gli occhi lucidi contro il mio volto freddo.
“Ti ho detto in camera mia...adesso!”
Sfilo il mio braccio dalla sua presa, e senza dire altro, mi allontano.
Ho il cuore a pezzi, mentre lo sento trattenere le lacrime.
 ____


Il thè che mi sono appena fatto, non mi aiuta a rilassarmi.
Salgo le scale, come un condannato alla forca.
Non voglio fargli male.
Ho appena finito di parlare con mio fratello maggiore.
Non è uno psicologo, però anche lui, è d’accordo con me.
Mi ha spiegato, che una volta finito con la punizione, avrei dovuto mandarlo da solo in camera sua, a riflettere sull'accaduto, e dopo che entrambe le parti si erano calmate, di farmi raccontare con tranquillità, quello che la scuola gli stava facendo passare.
“Ma non può raccontarmi cosa è successo subito, magari il rimprovero è bastato!” affermò speranzoso dall'altra parte della cellulare.
Ero nel dubbio e nel panico totale.
Non volevo farlo.
“ Ryan, siamo sinceri, non te l'ha detto fino a questo momento!”
“Ma ora io sono a conoscenza di tutto, forse questo gli basta Alex!”
“Mi dispiace fratellino, è una cosa che devi fare...”
“Ma Alex tutti possono sbagliare!”
Sto cercando di prolungare il tutto ed evitare la cosa.
Sto proteggendo quel piccolino in un modo pazzesco.
“Ryan...ti capisco, vuoi bene a quel piccoletto...ma suvvia...deve capire che ha sbagliato...”
“Sì, quello è vero...ma essere così severo...”
“Ryan...non devi per forza tenergli il broncio tutta la serata...”
“Sì...hai ragione...”
“Ryan, scusa scusa, perdonami...devo proprio andare...sono in ritardo...stammi bene fratellino, e se hai bisogno il mio numero lo conosci!”
“Ah...vai pure...non ti preoccupare...ciao Alex!”
“Ciao ciao fratellino!”
Sospiro.
Si, era una cosa che va fatta.
Ma è in casi come questi che volevo avere qualcun'altro che lo facesse al posto mio.
Sapevo che oggi sarebbe stata una giornata pessima.
Mi sono svegliato di pessimo umore, ho fatto tardi a lavoro e come se non bastasse mi sono fatto male al ginocchio, perchè cretino vado sempre di fretta, ed ecco i risultati.
E adesso cosa orrenda dovevo punire il mio dolce neko.
E non potevo tirarmi indietro.
Arrivo in corridoio.
Mi appoggio un attimo alla ringhiera in acciaio.
Manca così poco alla mia stanza.
Sospiro di nuovo.
Sento dentro di me che non ci sarei riuscito.
Sento lo stomaco stringersi per il nervoso.
Apro la stanza della mia camera.
Entro e non faccio in tempo a fare altro.
Solo perchè il mio adorabile Shiki, corre verso di me, e mi abbraccia forte la vita.
“Ti prego Master...non voglio essere punito...non lo faccio più...mi dispiace...”
Dio com'è difficile, fare la parte del severo.
Mi stavo sciogliendo, volevo solo abbracciarlo.
“... scusami...mi dispiace...perdonami...scusa...prometto che mi impegnerò di più, farò il bravo...te lo giuro farò il bravo...ma non voglio la tua punizione...per favore...”
Continua a chiedermi perdono il mio dolce piccolo, ma non potevo accettarlo, non subito almeno.
La sua voce ovattata, mi arriva alle orecchie chiara e forte, mi fa male al timpano, sentirlo disperarsi a quel modo.
Il suo bel faccino schiacciato contro la mia camicia.
Le sue manine strette alla mia schiena.
Lo sento tremare contro il mio petto.
Sì, Shiki, era un po' più basso di me, di un paio di centimetri, ed era il piccolo della casa, come lo chiamo io.
Ha solo 16 anni e io ne ho 32.
E non ho mai pensato di fare una cosa del genere.
Il mio piccolo Shiki, continua a chiedermi di lasciarlo andare in camera, promettendo che avrebbe recuperato tutto.
E' davvero un’impresa cercare di ignorarlo.
Rimango lì, fermo nel suo abbraccio, impassibile.
Distolgo lo sguardo.
Alzo una mano e...
...Un attimo.
E la lascio ricadere pesantemente sul sedere ancora protetto di Shiki.
Il mio piccolino, si avvinghia più forte al mio corpo.
Le sue unghie stritolano la mia camicia.
Lo sento tremare.
Il suo gemito di dolore, m’invade il cervello.
E questo era solo l'inizio.
Dovevo andare ben oltre.
Come faccio a fare una cosa del genere.
“Lasciami subito Shiki!” dico con tono severo.
Il mio piccolino scuote la testa contro il mio addome.
“Lasciami subito Shiki, o ti colpirò di nuovo!”
La sua testa e le sue orecchie base, si muove ancora in un sicuro no.
“SHIKI!!!” lo richiamo.
“LASCIAMI ANDARE SUBITO!!!”
“PER OGNI MINUTO CHE PERDO AGGIUNGO UNA SCULACCIATA AL TUO SEDERE, LASCIAMI ANDARE!”
Ecco mi sono fatto scappare la sua punizione.
Sì, l'avrei sculacciato, cosa che non ho mai fatto.
Sento le braccia del mio piccolo scivolare via da me.
Alza il capo.
I suoi occhi tremano sconvolti.
“Master...” mi mormora.
Il mio sguardo duro non ammette repliche.
Mi allontano da lui, e mi siedo sul mio letto.
“Ti ho detto che ti sei meritato la tua punizione, e non riuscirai a farmi cambiare idea!”
“Scusa...”
Non lo faccio finire.
“Per prima cosa, fammi vedere la nota del coordinatore, che non ho letto!”
“E' sul diario in camera mia” dice timido.
“Prendilo, che cosa aspetti!”
“Subito Master...”
Lo vedo uscire mogio mogio.
E pensare che tra pochi minuti, sarebbe uscito da quella stessa porta in lacrime.
Dio come mi faceva male il cuore.
Non sono mai stato bravo nelle parti severe.
Deglutisco nevoso, e agitato sospiro di nuovo.
Aspetto in silenzio il ritorno del mio piccolo neko, cercando di accettare l'idea che da lì a poco avrei dovuto...
Rientra, e con calma mi porge il diario alla pagina giusta.
Lo fulmino con lo sguardo.
Con autorità, inizio a leggere il messaggio.
Il coordinatore m’informava del brutto comportamento del mio piccolo, dicendomi che i suoi compiti non erano mai svolti, e che la sua maleducazione non aveva limiti.
E inoltre...
C'era un inoltre sospeso.
Perchè per quanto mi sforzassi di cercare il continuo di quelle parole sul diario non c'era.
“Dov'è l'altra pagina?” domando severo.
“Io...” inizia titubante Shiki, giocando con i due indici.
“Tu che cosa?”
“Io l'ho strappata”
“E dove l'hai messa?” gli domando già furioso.
“L'ho buttata via”
Rimango di stupito.
Dov'era finito il mio Shiki?
Per ogni brutto voto o nota che prendeva, non gli avevo mai detto nulla, gli dico sempre:
“Non importa...la prossima volta farai meglio!”
C'è un rapporto di pura fiducia tra noi due.
Io non l'ho mai, e dico mai sgridato, solo per qualche piccola marachella, ma niente di più...e lui mi ha sempre detto tutto.
Che sta succedendo?
“L'hai buttata via?” lo rimprovero.
“Sì, Master...”
Chiudo il diario di scatto e lo tengo in mano.
“Ti punirò anche per questo non ti preoccupare!”
Sposto il diario sul comodino, accanto alla lampada.
Qualcosa di metallico, cade sul pavimento, producendo un leggero tintinnio.
Il volto si Shiki sbianca, mentre raccolgo l'oggettino da terra.
Abbassa il capo, cosciente del fatto, che adesso stava per eruttare un vulcano.
“E questo, che cos'è?”
“Un orecchino...” mi risponde subito.
“Sì Shiki, lo vedo anche da me che è un orecchino...l'hai comprato oggi?”
Cerco di tenere un tono pacato.
“Forse ha bisogno di un pretesto per andare bene a scuola.” penso.
“E si è fatto quel piccolo regalino.” continuo a riflettere positivo.
“Che male c'è.” considero ancora.
Non gli avrei detto niente.
Forse potevo tenerlo come garanzia per la sua buona condotta scolastica.
“Non proprio...” mi risponde timido.
A quell’affermazione capisco, che mi stava nascondendo qualcosa.
“Cosa vuoi dire con non proprio...”
Addio al tono pacato.
“Io...l'ho rubato”
Il suo volto s'infiamma per l'imbarazzo e la colpa.
Ho visto quelle guance rosse, così rosse, solo quando aveva avuto la febbre alta.
“Tu...” mi tremano le mani
“Tu...”
Non posso crederci.
“...L'HAI RUBATO!!!” lo sgrido.
Non mi aiuta, non mi sta rendendo le cose facili.
“Sì Master...ma non...”
“NON MI VENIRE A DIRE CHE NON LO FARAI PIU'...TU NON AVRESTI DOVUTO FARLO PER NIENTE,SHIKI!!!”
Addio pazienza, addio calma.
Cosa altro potevo fare.
Infondo potevo perdonargli le assenze, i voti, le menzogne…è cosa da “niente”…qualche schiaffo per fargli capire che ha sbagliato…ma insomma la cosa è perdonabile.
Ma qui si stava parlando di furto!
E in questo caso, non sono pronto a perdonarlo subito…purtroppo.
“La cosa non si doveva più ripetere.” penso severo.
“E poi hai il coraggio di venirmi a dire che non vuoi essere punito!” lo sgrido di nuovo.
Il mio neko china di più gli occhi.
L'ha combinata proprio grossa.
E non una...ne ha fatta una dietro l'altra.
Il suo volto adesso, non riesce più a cambiare colore. 
Rimane rosso e i suoi occhi si fanno lucidi.
“C'è altro che devo sapere?!” gli domando ormai fuori di me.
Scuote il capo convinto:
“No Master...”
“Sei sicuro? Che so hai svaligiato una banca, scippato una vecchietta, dato fuoco ad una casa...dimmi tu Shiki...perchè io non ti riconosco più!”
Tiene lo sguardo basso e non mi risponde.
“Shiki, si onesto con me...ti ho mai maltrattato o rimproverato per un brutto voto preso, per una E, per una F, per un richiamo...”
“Mai fatto Master...” mi risponde subito fissando i suoi occhi su i miei.
“E allora perchè ti comporti così...che ti succede?”
Non c'è risposta.
“Shiki...” lo chiamo cercando di sembrare calmo.
“Per favore dimmi che ti succede...sono preoccupato per te!” continuo.
“Non mi hai mai nascosto nulla, non ci sono mai stati segreti tra noi...perchè iniziare proprio adesso...ho fatto qualcosa di sbagliato?” domando serio.
Il mio piccolino scuote il capo.
“E' colpa mia se ti comporti così?” aggiungo.
Dice ancora di no, con più impeto di prima.
“E allora perchè fai tutto questo...a che cosa ti serve?”
Sospira rassegnato.
Non capisco.
La cosa non mi aiuta.
L'ho rimproverato, minacciato, e ho provato a parlarci.
Non ottengo nulla.
“Shiki vieni qui!” gli ordino.
Le sue mani si stringono più forte sulla felpa.
Non aveva smesso di tormentarla un attimo.
“Ti prego Master...”
“Shiki, ti ho detto qui...”
Fa ancora di no con la testa.
La cosa non fa che innervosirmi.
“Shiki ti consiglio di venire subito qui, perchè se mi alzo io sarà peggio per te!”
Non si muove.
“Shiki!”
Sto facendo davvero di tutto per farlo “collaborare” e ridurgli la “pena”.
Ma il mio piccolo m’ignora.
“Shiki!” lo richiamo.
Un ultimo no come risposta.
“E va bene, mi hai costretto tu !” gli dico al limite della pazienza.
Mi alzo e rapido l'afferro per un orecchio.
Quello stesso orecchio morbido, con cui ho giocato tante volte.
Shiki cerca invano di scacciare la mia mano.
Ma io non mi smuovo, la mia mano ha una presa ferrea sul suo povero orecchio.
“Mi fai male Master...per favore...”
“Sì, lo so che ti faccio male...ma io ti avevo avvisato mi sembra!” lo sgrido di nuovo.
Mi rimetto seduto, senza lasciarlo.
Le sue lamentele, miste alle sue suppliche e hai suoi gemiti di dolore, mi confondono la testa.
Mi sto per sentire male.
Gli afferro un polso, e lesto me lo carico sulle ginocchia.
“No Master...per favore...chiedo scusa!” esclama Shiki tentando invano di divincolarsi, per scappare da quella posizione. 
“E facile dirmelo adesso....dovevi pensarci prima!” lo riprendo.
“Master...”
“Mi dispiace Shiki, ma questo non è il neko che ho cresciuto...sei stato cattivo...e te la sei cercata la mia punizione, non mi hai mai fatto arrabbiare così tanto signorino!” lo riprendo, tenendolo fermo sul mio grembo.
“Cattivo? Me lo sono lasciato sfuggire.” penso distrutto.
Lo stavo per fare.
Ho paura.
Una paura disumana.
Io non ho mai sculacciato nessuno, e il mio Shiki non è mai stato sculacciato.
Non l'ho mai picchiato, neanche quando era piccolo piccolo.
Sento le mani fredde.
Sono scosso da brividi.
Il ginocchio che ho sbattuto oggi, inizia a farmi un po' male.
Mi decido.
Prima avrei fatto, prima mi sarei dimenticato di questa brutta storia.
Afferro la vita di Shiki, con decisione, stringendolo ancora di più al mio corpo.
Mi sta guardando.
Leggo nei suoi occhi la stessa paura, che invade il mio cuore.
“Shiki guarda avanti, e alza la coda!” gli ordino.
“Sì Master...” mi risponde senza entusiasmo.
Mi ubbidisce subito.
Abbassa la testa, e tira su la coda.
“Tienila su Shiki, se l'abbassi o provi a proteggerti ti colpisco altre tre volte, mi hai capito?” chiedo quasi con poca cortesia.
Il mio piccolo neko annuisce.
Vedo con mio enorme dispiacere che afferra saldamente i lembi della coperta.
Nessuno dei due sapeva quanto male avrebbe portato la cosa, ma di certo potevamo immaginarla.
Gli tiro su i fianchi, e gli sbottono il pantalone.
“Master ti prego...nudo no...per favore...almeno...”
Stava per dire altro, ma se gliela lasciavo vinta, tutto il rimprovero e la punizione stessa, non sarebbe servita a niente.
“Fa silenzio Shiki!” lo rimprovero ancora.
“Non sei nella posizione per consigliarmi cosa devo e non devo fare!”
Oddio, sembrava meno sinistra nella mia testa.
Gli spingo giù la testa, tenendola ferma con una mano, mentre con l'altra gli tiro giù i pantaloni.
Aspetto un attimo.
Poi faccio scendere anche i boxer.
Ho visto tante volte il suo culetto, ma in quel caso, non mi sentivo a mio agio.
Sapevo che avrei dovuto colpirlo, e molto forte anche.
Il suo culetto è piccolo, tondo, soffice, morbido, chiaro come la pelle di un neonato.
Sospiro nervoso.
Gli abbasso gli indumenti fin giù le caviglie.
Poi calmo, con la mano destra gli imprigiono di nuovo la vita, obbligandolo ad abbassare i fianchi.
Non c'era altro da fare.
Il mio dolce neko, stringe con più forza le coperte.
L'attesa deve fare più male, della mia stessa mano.
Guardo fisso la sua coda, e il suo corpo teso, fermo ad aspettare.
La mia mano trema, per la paura.
Deglutisco e severo la lascio ricadere due volte, sul suo fondoschiena.
Shiki in tutta risposta, abbassa le orecchie, e si avvinghia di più alle coperte.
Serra gli occhi.
Non urla o si lamenta.
Non ancora almeno.
“Quante volte...”
Lo colpisco altre tre volte.
“...ti ho detto...che se...”
La mia mano cade di nuovo.
“...c'è un problema...”
Altri quattro colpi.
“...ne parli con me?” gli domando.
Altri due colpi.
“Quante volte Shiki?” gli chiedo severo.
La mia mano lo colpisce di nuovo, altre tre volte senza sosta.
Il mio piccolo neko, stressa le mie coperte.
Gli occhi chiusi, e la bocca serrata.
“Quante...”
Altri due colpi.
“...volte?” chiedo di nuovo.
Un altro colpo, un po' più forte.
“Tro-troppe vol-volte...Mastrer!” mi risponde con un soffio finale.
Iniziava a fargli male.
“E ancora...”
Altri tre colpi molto forti.
“...non hai capito?” gli domando ancora.
Gli impartisco atri tre colpi un po' più sotto da dove stava colpendo la mia mano, quasi vicino alle gambe.
“Mhm!!!” si lamenta il mio tesoro.
Prova a trattenerlo in gola, ma non ci riesce.
Doveva fare più male in quel punto.
“Chi-Chiedo scusa...Master...” mi risponde piano.
Inizia ad avere le lacrime agli angoli degli occhi.
La cosa mi fa un certo effetto.
Sì, mi fa effetto vedere, la sua pelle chiara, sfumarsi pian piano ad un rosa, fino ad un rosso un po' più vivo.
Lo colpisco ancora, due colpi vicino alla schiena.
“E ancora Shiki...”
Altri due colpi più forti.
“...ti ho mai insegnato a rubare?”
Altri tre colpi, e quasi gli sfioro le gambe.
Shiki non risponde subito, ma lo vedo intrecciare le gambe, per sopportare il dolore.
Stringe più forte la coperta.
Una lacrima gli sfiora il viso.
Doveva fare un grand male.
“No Master...” mi risponde tra i singhiozzi.
Altri due colpi al centro del suo sedere.
“Ti ho mai autorizzato a rubare?” gli chiedo tutto in un fiato.
Lo colpisco altre tre volte sempre al centro.
“No Master...” mi risponde a denti stretti.
Lo colpisco di nuovo, forse con troppa forza.
“Aahh!!! urla di dolore.
Ora il suo faccino si riga di due, forse più lacrime.
Stringe forte il labbro inferiore.
La testa china, le mani strette, le gambe immobili.
Il corpo tremante stretto al mio.
Lo sento singhiozzare.
Tira su col naso.
Lo colpisco altre due volte.
Il suo culetto inizia a bruciare.
E' rosso, terribilmente rosso.
Due gemiti a denti stretti.
“Potevi...”
Un altro colpo a mano aperta.
“...comprarlo, giusto?”
Altri due colpi, ben centrati.
Lo sento agitarsi.
Forse gli faceva molto male già da prima.
Singhiozza di nuovo.
Lo vedo che si asciuga gli occhi, ormai aperti, e arrossati per le troppe lacrime, che iniziano a scendere piano.
E io non posso farmi commuovere.
Anche se so che gli sto facendo male.
Non mi sto risparmiando per niente.
Ci vado giù pesante.
Mi faccio coraggio, e lo colpisco altre due volte, con forza.
Stringe, quasi strappa le coperte.
“Bas-basta...ti-ti prego...mi fa-mi fa male...” mi dice tra le lacrime.
“E' troppo presto, per chiedermi di fermarmi, signorino!” lo riprendo severo.
Lo afferro meglio, e lo colpisco altre tre volte.
Shiki urla per il dolore.
“Per-per favore...Bas-basta...mi-mi dispiace!”
Lo ignoro.
E tenendolo fermo, lo colpisco altre quattro volte, senza dargli respiro.
“Per favore!” mi supplica con tutta l'aria che ha nei polmoni.
Non mi fermo.
Il suo culetto e rosso, molto più rosso.
Gli impartisco altri tre colpi.
“Master...” mi chiama in lacrime.
Sì, inizia a piangere sul serio.
Non mi fermo ad ascoltarlo.
Lo immobilizzo meglio, prendendogli anche la coda, e la mia mano si avvicina alle gambe altre due volte, con troppa forza.
E Shiki, per il troppo dolore, cerca di liberarsi dalla mia presa, cerca inutilmente di evitare altri colpi al suo povero fondoschiena.
La cosa mi fa arrabbiare.
“Sta fermo Shiki, o utilizzerò anche il mestolo su di te!” lo minaccio.
Il mio neko, deglutisce.
Lascia tremare gli occhi, triste, mortificato, dolorante.
Altri tre lucciconi, gli accarezzano il volto.
Sospiro innervosito.
La mia mano ricade altre cinque volte.
E questa volta Shiki, ad ognuno si lasci scappare un leggero gemito.
Smetto di rimproverarlo.
Ormai sembra che la punizione basti, anche da sola.
Lo colpisco altre tre volte.
E il mio tesoro, serra con più forza gli occhi ad ogni colpo.
Non si muove più.
Rilassa solo il corpo, dopo ogni colpo.
Non lascia un attimo le coperte.
Non apre più gli occhi, solo per evitare il dolore.
Le gambe immobili e tese.
Il suo volto sempre solare e allegro, ora e sfigurato dal dolore, le lacrime, e dalle labbra base e ricurve. Quello che una volta poteva essere un sorriso, ora era solo un labbro fermo, tremulo alle volte, spento e vuoto.
Mi faceva male vederlo così.
Ma non ho ancora finito.
Lo colpisco altre quattro volte, senza dargli tregua.
Il mio Shiki non dice più niente.
Rimane immobile, con gli occhi chiusi,le lacrime che scendono giù e il culetto in fiamme.
Lo colpisco ancora, e ancora.
Per un po', un tempo che a me sembra un eternità, rimaniamo soli noi due.
Il suono sinistro della mia mano che cade senza pietà sul suo culetto, e i suoi gemiti sommessi.
Lo colpisco ancora.
Fin quando non lo sento singhiozzare di  nuovo, con più forza di prima.
Mi fermo.
“Può bastare!” penso.
Non so quanti colpi gli ho dato, 30 o 50, non so dirlo.
So solo che la mano, mi fa un grand male, e che il mio Shiki, è scosso dai singhiozzi e dal dolore.
Trema come una foglia.
Il suo culetto è veramente caldo, bollente, oserei dire.
Ed è rosso, troppo rosso.
Sono tentato, vorrei disperatamente accarezzare quella pelle marchiata.
Vorrei abbracciarlo forte, e dirgli che era tutto finito.
Ma dovevo fare la parte severa.
Niente coccole, niente carezze, niente abbracci, niente di niente.
“Alzati Shiki!” gli dico autoritario.
Il mio dolce neko, fa come ho detto.
Ci mette un pochino, infondo le gambe gli tremano.
Una volta in piedi si sistema davanti a me.
La felpa lunga, gli scende lungo i fianchi, coprendo il suo intimo.
Il mio adorato neko, non smette di piangere.
Con le mani, dorso o palmo che sia, asciuga quei lacrimoni, che continuano a scendere.
Il suo petto è in fremito, per via dei troppi singhiozzi.
Le orecchie base, e la coda che massaggia la parte dolorante del suo corpo.
Dio come voglio consolarlo.
Mi alzo dal letto.
Devo distrarmi un paio di secondi.
Ma so che non avevo finito.
L'ho punito per il furto, per la pagina strappata, per il brutto comportamento e per la brutta condotta a scuola. Mancano ancora le bugie che mi ha detto e la sua disubbidienza.
E questo non poteva né doveva ripetersi in alcun modo.
Mi appoggio alla scrivania.
Ora come se non bastasse sto dando anche le spalle al mio neko in lacrime.
Alzo gli occhi sul legno.
Dio avevo ancora un sacco di lavoro da fare, e due relazioni da consegnare entro domani.
La mia mano sfiora qualcosa di liscio.
E' il mio righello.
E’ lungo 50 cm.
L'utilizzo come ferma fogli, quando la tastiera del mio computer non bastava.
Beh, come scrittore e professore di filosofia, la mia scrivania, e sempre invasa da fogli, compiti, appunti e ricerche, e siccome sono ordinato e dannatamente pignolo, ogni cosa ha il suo giusto spazio e posto, per non perdere nulla.
Il righello.
Deglutisco.
“Farà male, molto più male della mia mano?” penso nervoso.
 Lo prendo.
“Shiki!”
Il mio neko, tira di nuovo su col nasino.
“Stenditi sul letto.” gli ordino.
Mi avvicino.
Forse non nota lo strumento che ho in mano.
Ma io non riesco a non notare il suo volto sfigurato dal dolore che a stento nasconde quando si mette a sedere.
Si stende senza fare domande.
Lo spoglio dei suoi abiti inferiori.
“Solleva le gambe.” continuo.
Il mio cucciolo obbedisce.
Tiene le gambe su, e si aiuta con le mani.
Sospiro di nuovo.
Ora tutto il suo corpo era a portata della mia mano.
Il fondoschiena, il suo intimo e le gambe.
Mi avvicino a lui, inginocchiandomi accanto al suo corpo ancora scosso.
Piego solo il ginocchio destro sul letto, lasciando l'altro libero.
L'aiuto con le gambe.
Tra pochi minuti, non sarebbe riuscito a sostenerle.
Lo guardo negli occhi.
Sono terribilmente arrossati.
Piccolo gocce ancora scendono, altre si fermano agli angoli degli occhi.
Ecco un’altra lacrima scendere giù.
Si fa strada lungo la guancia, per arrivare fino al mento.
Il suo volto arrossato, così come le sue guance.
“Shiki, per avermi disubbidito e mentito, ti meriti altri 10 colpi, e questi dovrai contarli, se non lo fai, ricomincerò da capo!” gli dico duro.
Lui annuisce, anche se nei suoi occhi chiari, c'è paura.
“Va bene Master...” mi dice.
Si asciuga le ultime lacrime, anche se inutile.
“Sei pronto?” gli chiedo.
Almeno questo devo farlo.
Non posso iniziare a tradimento come prima.
Mi dice di sì.
I suoi occhi si rispecchiano nei miei fino all'ultimo secondo.
Alzo la mano, e il righello lo colpisce.
Un'orrenda linea rossa, si colora sulla pelle del mio piccolo.
Shiki d'istinto lascia andare le gambe.
Chiude con forza gli occhi.
Alza la testa dal letto.
Si morde il labbro inferiore, tanto da poterlo rompere.
Le mani si afferrano contro la felpa.
Aspetto.
Gli ho fatto male.
“Uno...” mi dice in un soffio leggero.
Aspetto ancora.
La mia mano si alza di nuovo.
Il secondo colpo non tarda ad arrivare.
E un’altra striscia rossa si dipinge accanto all'altra.
“Due...” pronuncia dopo un sospiro.
La mia mano cade di nuovo.
E' terribile alle mie orecchie il suono che quell'oggetto tanto utile, produce sulla pelle di Shiki.
“Tre...” dice subito.
Inarca la schiena, schiacciando la nuca sul letto.
Ed ecco che la prima lacrima gli macchia la guancia.
Scendo di nuovo. Sbaglio la dose della mia forza.
Lo lascio senza respiro.
“Qua-Quattro...” pronuncia.
Lo colpisco di nuovo.
Lo sento singhiozzare.
“Cinque...” dice tra le lacrime.
Subito si dipinge un'altra paurosa linea spessa.
“Se-i...Sei...”
Due lacrime scendono in silenzio.
Lo colpisco di nuovo.
Senza volerlo sbaglio, e il righello finisce sulle gambe.
Il mio neko inizia a piangere.
Quattro lucciconi gli scendono sul viso.
“S-Sette...”
Finalmente sento il numero.
La paura di ricominciare da capo, stava già mordendo il mio cuore.
La mia mano scende violenta.
E quello stupido attrezzo colpisce proprio la parte più sensibile del mio piccolo neko.
Proprio quel punto, che unisce gambe, sedere e intimo.
Dire che gli faccio male, è dire poco.
Quella zona era già arrossata e dolorante a causa delle prima punizione, e se prima faceva male, ora che cosa poteva fare, con uno strumento duro come quello.
“O-Otto...”
E' in lacrime, vere lacrime.
Scendo di nuovo, colpendolo nello stesso punto di pochi attimi fa.
Mi sento in colpa.
Ho già sbagliato una volta, e ora mi ripetevo.
Il mio dolce neko, trattiene il fiato.
Vedo scendere una serie imprecisa di lacrime.
Per quanto ci prova a trattenere i singhiozzi, non ci riesce.
Secondi, e scoppia a piangere come un bambino, singhiozzando a più non posso.
“No...Nove...” mi dice piangendo.
Lo colpisco l'ultima volta.
L'ultima linea violenta si forma sul suo sedere.
“Di-Dieci...”mi sussurra tra il pianto.
Non lo sento.
Questo voleva dire...
La mia mano scende di nuovo, forte e rapida.
Un colpo proprio al centro del suo fondoschiena.
Subito dopo un'altro.
Lo colpisco, e prendo un po' tutto il suo corpo.
“Non ti ho sentito!” lo riprendo.
“Dieci...” mi urla contro.
Abbasso il righello.
Lo guardo fisso mentre piange disperato.
I suoi occhi sono fessure, inondate di lacrime.
Le guance più rosse che mai, e bagnate dalle troppe lacrime.
Il petto scosso e afferrato dalle sue mani tremanti.
Il suo fondoschiena, rosso, caldo e orribilmente marchiato dalla mia punizione.
Gli lascio andare le gambe.
E d'istinto il piccolo neko si rannicchia su se stesso, accarezzandosi, tra le lacrime la pelle dolorante.
“La tua lezione è finita Shiki!” gli dico.
Mi avvicino alla scrivania, con la scusa di mettere a posto il righello.
Sì, con la scusa.
Perchè adesso anch'io avevo gli occhi ludici.
Me li asciugo in fretta, senza farmi vedere.
Respiro più volte, per calmarmi.
Ritorno sul mio piccolo neko.
Che non si è mosso.
Continua a piangere disperato.
“Alzati!” gli dico.
Malgrado il corpo tremante il mio piccolo, si tira su.
Continua a cercare di calmare il dolore al suo povero culetto.
“Ora fila in camera tua e restaci fin quando non vengo a chiamarti!” gli ordino.
Non si muove, né alza lo sguardo su di me.
“Vai in camera tua e pensa per bene a quello che hai combinato!” gli ordino ancora.
“Master...” mi chiama tra i singhiozzi.
“ORA!!!” gli dico, indicandogli la via.
In fretta e furia prende i suoi abiti.
Senza guardarmi, corre via.
Le ultime lacrime segnano il suo viso, prima di sparire dalla mia vista.
Sento la porta delle sua camera sbattere.
Rimango a fissare per una serie imprecisa di secondi la porta aperta della mia stanza.
Non so bene cosa aspettavo.
Sta di fatto che avevo lo sguardo perso nel vuoto.
Fisso su quella ringhiera di acciaio che si estende giù fino alle scale.
Mi sento così vuoto.
Sconfortato mi lascio cadere sulla punta del letto.
D'istinto porto indietro le mani.
E bagnato.
Mi volto a guardare.
Erano le lacrime di Shiki.
Del mio dolce e tenero Shiki.
La mia vista si fa confusa.
Quelle stupide lacrime erano tornate.
Una delicata mi segna il viso.
L'asciugo in fretta con il dorso della mano.
Sospiro per calmare il nervoso che attanaglia il mio corpo.
Mi butto giù sul letto.
La mia testa sprofonda sulla coperta, che attimi fa stringeva Shiki.
Mi ritrovo a osservare il soffitto.
Sospiro di nuovo.
Ma il mio cuore non rallenta.
Il mio stomaco non si apre.
Il nervoso non diminuisce.
Mi sento male.
Di colpo mi tiro su dal letto.
E senza aspettare, corro in bagno.
 
 
Note dell’autrice:
Aspettate, aspettate…posso spiegarvi tutto.
Forza, mettere giù forconi e torce…ehi, anche tu laggiù infondo..spegni quel fuoco!
Questo è solo l’inizio…o_O
No, così si parte male…
Cioè volevo dire, questo è l’inizio, è vero, ma aspettate, non giudicate subito cattivo Ryan, si è comportato in quel modo per una ragione, ma se ne sta già pentendo…è un bravo ragazzo, non l’accusate subito…
Era arrabbiato, tradito, furioso…
Insomma voi, non avete mai fatto uno sbaglio di cui poi vi siete pentiti?
Ecco, Ryan ha commesso il primo con Shiki! ù-ù
Ma credetemi, Ryan, non è come sembra…rimangerete tutti i “brutti” pensieri su di lui, nel prossimo capitolo! ;)
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
Spiegazioni:
-Neko: Letteralmente gatto, ma in questo caso è un personaggio umanoide immaginario che possiede caratteristiche simili ad animali.
 -Shiki: In giapponese letteralmente significa “Quattro stagioni”, quindi questo nome è la rappresentazione delle quattro stagioni.
-Master: Il termine inglese vuol dire Maestro, ma Shiki, gli dona un significato un po’ più ampio, infatti per lui vuol dire: “Padrone, Maestro, Consigliere e Amico.”
 
Sì, Shiki sta nascondendo qualcosa, ma giustamente non ve lo dico adesso! :P

  
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