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Autore: Ema_puffetta    24/10/2012    4 recensioni
Casey è una ragazza di 20 anni, lavoro in un bar insieme alla sua migliore amica Stefany. Lei è sola a lavorare nel bar e non ce la fa più così chiede a Stefany se assume qualcuno che può dargli una mano. Lei accetta la proposta, e assume un ragazzo di nome Eric. I due ragazzi iniziano a lavorare assieme. Eric è ossessionato da Casey e così gli renderà la vita un vero e proprio inverno.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Caesy si guardò allo specchio, facendo fatica a riconoscersi. I suoi occhi color verde smeraldo che di solito brillavano con la luce del sole, erano spenti. La carnagione bianca, faceva risaltare ancora di più le occhiaie grigie sotto gli occhi, sembrava come se avesse sfumato un ombretto. Erano settimane che dormiva poco quando niente, e la stanchezza adesso cominciava ad essere visibile. Girò la manopola del lavandino verso l’acqua fredda, e si gettò l’acqua in pieno volto. Aveva bisogno di riprendersi, non poteva andare a lavoro in quelle condizioni. Il gettò dell’acqua fresca sulla pelle, la fece sentire subito meglio. Si asciugò il volto con la sua solita asciugamano di microfibra, e si legò i capelli al volo.  Scese le scale di corsa, ormai era abituata, era sempre di corsa, e quelle scale le conosceva fin troppo bene. Andò in cucina, e prese sua tazza di caffè da termos che aveva preparato la sera prima. Non usciva mai senza aver prima bevuto il suo caffè. Le serviva caffeina per affrontare una nuova giornata di lavoro. L’orologio sulla parte della cucina, di fronte al tavolo, segnava le sette e mezza del mattino. Sul tavolo c’erano ancora i piatti della sera prima, non aveva avuto le forze di lavarli. Il piano cottura non era molto sporco, però c’erano delle macchie di olio che avevano catturato la sua attenzione. La cucina non era molto grande,  c’era un piccolo tavolo al centro della sala, con quattro sedie, alle spalle c’era il piano cottura con quattro fornelli di un grigio acceso, esattamente come il forno a colonna, e il frigorifero ampio con due sportelli. Per una persona sola andava più che bene. Finì di bere il suo caffè e uscì di casa con un passo svelto. Aveva un vecchio Maggiolone che li aveva lascato il nonno in eredità. A volte faceva dei capricci è vero, ma non l’ha mai lasciata a piedi. Era ora di cambiare macchina, ma non riusciva a separarsene, era un regalo di suo nonno, e lei ci era affezionata. Parcheggiò la macchina al suo solito posto.
 «Buongiorno Lexie, come stai?» Chiese alla sua migliore amica, mentre si diresse verso il bancone, per mettersi il suo grembiule bordeux, con la scritta del bar nera.
«Buongiorno cara, io sto devastata come sempre. Tu come stai?» Mi guarda di sfuggita, mentre continua a pulire il tavoli e le sedie. Per fortuna che c’è lei che mi da una mano, altrimenti davvero non saprei come fare.
 «Distrutta ma in piedi. L’unica cosa positiva è che oggi è Sabato e la settimana è quasi finita. A che ora abbiamo l’evento stasera?»
«Finalmente aggiungerei. Stasera iniziamo alle nove con l’evento, per il resto resta tutto uguale» rispose con un pizzico di stanchezza nella voce. E’ stata un settimana lunga e dura per entrambe.
«Buongiorno, posso avere un caffè e un donuts al cioccolato per favore?» Una voce famigliare le arrivò alle spalle,costringendola a girarsi.
«Buongiorno a lei, certo ve lo preparo subito, nel frattempo le prendo il donuts» sorride gentilmente, mentre le porge la ciambella. Era Valery, una cliente abituale. Prendeva sempre la stessa colazione da un paio di anni. Subito dopo di lei, erano iniziati a venire i clienti abituali e alcuni nuovi. Nel giro di mezz’ora il bar era già pieno.
«Non so come arriveremo a stasera di questo passo» disse Lexie mentre chiudeva la porta del bar per andare a fare una breve pausa pranzo.
« Non ne ho la più pallida idea, ma una cosa è certa, devi chiamare qualcuno almeno per questa sera. Sono da sola dietro il bancone, e per quanto io possa essere veloce, non ce a farò mai a servire tutti»
«Hai ragione, vedrò di chiamare qualcuno, anzi ora mando un messaggio ad Eric, un ragazzo che ha lavorato in un bar non molto lontano da qui» cercò il telefono nella borsa, all’apparenza piccola, ma nonostante questo dentro c’era davvero di tutto. Casey annuì con la testa, mentre diede un morso al panino che avevano preso alla tavola calda pochi isolati dopo del bar. Erano anni che andavano li durante la pausa pranzo. Il locale non era molto grande, c’erano sei tavoli soltanto, ma la musica era rilassante, il cibo buono, e le ragazze che lavoravano li erano gentili e premurose.
«Avevi ragione, questo panino è ottimo» le disse Lexie mentre guardava il panino appena ordinato.
 «Secondo te perché lo prendo da anni?» rispose con un pizzico di ironia nella voce. Adorava quando la sa migliore amica le dava ragione, non succedeva quasi mai,ma quando lo faceva era sempre una bella sensazione
«Per caso hai sentito Alex? Mi aveva detto che sarebbe tornato questi giorni ma poi non mi ha fatto sapere più nulla come il suo solito» Alex era il fratello di Lexie, nonché il suo migliore amico. Da un paio di anni si era trasferito a Boston per lavoro, e li mancava terribilmente. «Ne so quanto te a dire il vero. Lo sai com’è fatto Alex, se gli prendono i cinque minuti è capace che scende anche domani senza dire niente a nessuno.»
«Ah questo lo so, è solo che vorrei..» Caesy venne interrotta dal suono della notifica del cellulare di Lexie.
«Mi ha risposta Eric tra dieci minuti è al bar, fortunatamente ha accettato la mia proposta» Sorride mentre si alza dal tavolo dirigendosi verso la cassa.
« Menomale altrimenti non ne sarei uscita viva stasera. Tu e le tue brillanti idee di fare gli eventi di Sabato sera, vuoi capire ch non ho più l’età?»
«Venti sette anni e non hai più l’età, e ora che arrivi a trenta che fai?» rise di gusto, le piaceva prenderla in giro ogni tanto.
 «Chi ti ha detto che ci arrivo ai trenta?» Rispose con un certo sarcasmo nella voce. Non era mai stata una ragazza che amava le feste o le serate, ha sempre preferito i pub alle discoteche, e delle serate passate a casa con amici, invece di andare in giro a fare serate. Non era proprio il lavoro che avrebbe voluto fare, ma il bar era dei suoi migliori amici e di certo non si sarebbe tirata indietro. Erano anni che ormai lavorava li, e iniziava a piacergli nonostante tutto. La sua attenzione venne catturata dal ragazzo davanti la porta del bar.
“Dovrà essere sicuramente Eric. La mia salvezza di questa sera” pensò. «E’ da molto che aspetti? Scusa il ritardo, eravamo andate a fare la pausa pranzo» disse gentilmente Lexie mentre apri la porta del bar.
«Non ti preoccupare, sono arrivato qualche minuto fa. Lei deve essere la tua dipendente vero? Piacere mi chiamo Eric» La guardò con i suoi occhi color nocciola mentre mi allungava la mano. «Io sono Caesy il piacere è tutto mio» gli strinse la mano e notò che aveva una stretta di mano molto potente. Restarono così per qualche secondo, prima che Caesey ritirasse la mano. Si misero subito a lavoro. In tutti questi anni aveva sempre lavorato da sola, quindi adesso doveva abituarsi ad avere qualcuno dietro al bancone.
 “Devo dire che si muove in maniera molto naturale, si vede che ha esperienza nel settore” pensò, mentre lo osservò preparare gli aperitivi e le bottiglie per la serata. Tra una preparazione e l’altra, il tempo volò e i primi clienti erano già entrati.
«Ciao Caesy buonasera, gentilmente puoi farmi il solito cocktail? Ho visto che stasera c’è l’evento e di certo non potevo perdermi l’occasione di venirmi a fare serata» il ragazzo le sorrise gentilmente. Almeno qualcuno ancora aveva un briciolo di educazione. Era raro trovare persone gentili e cortesi, di solito vanno tutti quanti di fretta, e il buongiorno o il buonasera lo lasciano a casa la maggior parte delle volte.
 «Certo John te lo preparo subito. Si Lexie ha deciso di mettere al 50% tutti i cocktail stasera, e sarei stata sicura che non avresti perso l’occasione» ridacchiò leggermente, e si voltò per preparare la consumazione richiesta.
«Chi è quel tipo?» Chiese Eric, mentre si avvicinava a Caesey.
«Si chiama John, viene sempre qui il sabato sera, è un cliente abituale, un bravo ragazzo, e soprattutto molto simpatico»
«Vedo che avete fatto amicizia dato che ti chiama anche per nome» il suo sguardo era diventato freddo e il suo tono di voce era improvvisamente diventato serio.
«Si è creato un bel rapporto tutto qui. Torno a ripetertelo di nuovo è un tipo apposto» gli rispose mentre gli passò davanti per andare dall’altra parte del ancone a prendere delle ordinazioni. Con la coda dell’occhio vide lo sguardo severo e freddo che Eric aveva lanciato al cliente, come se gli avesse fatto un torto. Quello sguardo era davvero inquietante, e non riusciva a capire il motivo di quel comportamento. La lancetta dell’orologio segnò mezzanotte in punto. Per fortuna anche quella serata era giunta al termine.
«Finisco di pulire il bancone e poi torno a casa sono sfinita» guardò l’amica con un’aria davvero stanca, sembra che aveva appena finito di correre la maratona di New York.
 «Penso che andremo a casa tutti quanti, sono distrutta anche io. Per fortuna che è venuto Eric a darci una mano»
«Per me è stato un piacere, mi sono trovato bene qui. Ci vediamo domani sera» rispose mentre usciva dal bar con un sorriso al quanto soddisfatto.
«Lo hai chiamato anche per domani?» Chiese Caesey all’amica alzano un sopraciglio in segno di stupore.
 «No, pensavo che lo avevi chiamato tu a dire il vero»
«Assolutamente no, io non gli ho detto proprio nulla» rispose Casey con un filo di tremore nella voce. Si era automaticamente offerto per lavorare anche domani senza che nessuno gli avesse chiesto niente. Ripensò alla conversazione che aveva avuto con Eric riguardo a John, e solo ora a mente lucida si era resa conto che non gli aveva tolto gli occhi di dosso per tutta la serata. Un brivido le percorse lungo la schiena, quel ragazzo non le piaceva affatto.      
  
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