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Autore: The_mad_poet    24/10/2012    0 recensioni
Mio papà è andato a vivere in Svizzera e non lo vedo mai. Mi ha regalato però un orso preso lì che ho chiamato Julien. Quando guardo lui vedo mio padre lontano...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Julien'
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Troppo tardi. Il meteo non pone dubbi. Temporali e vento impetuosi sono attesi domani nel Grindelwald. A partire dalle 14. Più o meno passata la Berglihütte. 3299 mt. Versante Sud dell’Eiger. Partiamo alle 7 da Alpiglen. Fianco Nord-Ovest. 1616 mt. Prima tappa all’Eiger Ostegghütte. 2317 mt. Otto è famoso per la sua Fleish Wildsuppe. Ma saranno solo le 8 e 15.
Approfitteremo degli squisiti Biskuitaepfel appena sfornati con una buona tazza di caffè fumante. Fuori ci saranno 8-9 gradi. 8 e 30, attacchiamo in costa verso la Mittellgihütte. 3355 mt. Tutta in pietra. Spettacolari vetrate aperte verso la vetta dell’Eiger. 3970 mt. Saranno le 11:30 ed uno  puntino ci sta. Ingrid è la maga dei fornelli. Tutto eolico e solare da queste parte. E siccome fuori c’è solo un grado ci vuole qualcosa di rovente per lo stomaco e le ossa. Ma oggi è sabato. E da  queste parti arriva il pesce. Con un giorno di ritardo. Blau Forellen, Forellen in Weisswein, Gebacken Forellen, Forellen a la Provencale... Diamine. Sembra di stare al lago di Caldaro. Ok. Kein problem. Wir bestellen... Fischkartoffeln mit Kentucky Salat. Una specialità. 12 e 30. Un’oretta per raggiungere la Berglihütte. Tiriamo dritto. Il cielo è un valzer di nuvole. Alcune soffici, cangianti. Le più grigie, solide come l’asfalto. Pesanti come taniche dell’Esercito. Piene d’acqua gelata. Passiamo il Monchjoch. 3529 mt. L’aguzza cima del Monch si materializza come proiettata sullo schermo poco prima buio di un cinema. Non abbiamo occhi grandi abbastanza. Lo spettacolo ci fa di pietra. Ed il tempo si ferma. Col cuore. Allora è il vento a pungere i polpacci per dirci che è tempo di andare. C’è ancora da salire un po’. Il Monchsjochhütte si trova a 3657 mt. Da li, se il cielo acconsente, si può volare con lo sguardo giù a Wengen e, un po’ più in là, rimbalzare su Interlaken per tuffarsi a destra nel Bienzensee e dall’altro lato nel lago di Thun. Che in stagione non è ghiacciato, nè levigato come le famose ceramiche. Saranno le 2 e 20. E forse ancora non grandina. Entriamo col fiato corto. Il sudore forma perle di vetro che restano incollate ai pori della pelle. Pelle che sembra plastica. Servono 2 ore e mezza per scendere all’Eigergletscher, quota 2320. È la stazione di mezzo della cremagliera che sale da Grindelwald, mt 1297, di traverso lungo la spietata North Face. Da qui il percorso è tutto in galleria, sino allo Stollen Eismeer, 3160 mt. Difficile dire se sia più entusiasmante il panorama da quassù, o più impressionante il lavoro che ha svolto l’uomo per arrivare, in treno, sino a qua. Mangiamo ancora. Un classico: Wiener Schnitzel mit rösti. La più buona cotoletta del mondo esplorato. Rudi e Lucia non si sono mai sposati. Si sono conosciuti quassù. In un giorno come questo. Nessuna aquila in volo. Solo vento e acqua dal cielo. Il rifugio era gestito da un mito: Arden Bergoff. Un russo, di origini ebree ma con passaporto inglese ed una passione viscerale per le pareti verticali. Aveva salito tutto. Ed ora di anni ne aveva 73. E quando erano entrati, nella sua casa, per caso, uno di seguito all’altra, li aveva presi sotto braccio e si era seduto a tavola con loro per sapere da dove arrivavano. Credeva fossero una coppia. Pressapoco sposati. Era il 19 marzo del 2005. Da allora Rudi e Lucia hanno camminato sempre insieme. Con gran gioia dello Schweizer Alpen Club. Ed oggi sono qui a dirci di fare in fretta. Giù la limonata dolce e sopra il caffè col cioccolato. Sono le 3 e sotto l’acqua fitta della perturbazione che sta spazzando la regione della Jungfrau ci lanciamo verso l’Observatorium Sphinxstollen, un monolita adagiato sul Jungfraujoch. 3454 mt. Sono quasi le 4 e si dovrebbe vedere la Signora puntando lo sguardo verso Est. Ma le nuvole ci sono intorno, dense come il formaggio. Quindi giù. Occorre attenzione e passo sicuro. La roccia bagnata è viscida e qualche ciuffo di verde non aiuta a far presa. Ma la testa c’è ed in un tempo apparentemente breve come il lampo che ha lasciato senza luce la Guggihütte, ci ritroviamo sotto il tetto di questo antico rifugio. Siamo assieme ad una pattuglia di altri temerari che, come noi, si accalca per asciugarsi davanti al camino. Mt 2791, ma ci fosse il sole si potrebbe dire di essere ad un Beach Bar dei Caraibi. Sono tutti nudi. Ma noi no. Entschuldigung... dov’è la toilette? Fuori. 200 m più in là... Ok. Kein problem. Via la giacca e la maglia. Giù i pantaloni. Scarponi infilati sui denti dei rastrelli alle pareti. Coi calzini ci fanno la zuppa. Ma abbiamo un cambio. Cose asciutte. Ed alle 17 ci sta anche una piccola tregua. Una breccia tra le nuvole. Il freddo è polare, ma non piove. Mentre riprendiamo il passo consumiamo la razione K conservata con cura sino ad ora nello zaino. Gallette, cioccolata e cordiale. Huston ci chiama. Roger to go. Ci si accende dentro il terzo stadio dell’Apollo. Quello col carburante ad isotopi pesanti. E cominciamo a correre verso la stazione del treno. Sono le 7 meno un quarto e siamo a Grindelwald. È sabato sera. Della tetra polvere prodotta nell’estate del 2006 dalla gigantesca frana staccatasi dalla parete nord dell’Eiger non c’è più traccia. Nel cupo imbrunire delle nuvole strappate dal vento baluginano i caldi vetri dell’Hotel Belvedere. Il ristorante è il miglior posto in cui mangiare nella regione e le camere, generose in legno e decoro liberty, sono tutte con  impareggiabile vista sull’Eiger. Direi che potremmo anche dormire qui, stanotte. C'’è un’ultima stanza libera. La migliore. Quella col balcone sull’asse della Nord. Poco male. Io e Julien ci divideremo il letto.
   
 
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