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Autore: Koori_chan    26/10/2012    0 recensioni
Parigi è una città strana, un luogo dove l'antico si mescola con il moderno, dove luce e buio si fondono in un unico respiro.
Parigi è una città misteriosa, pronta a svelare i suoi segreti a chi avrà il coraggio di fermarsi e ascoltare.
Parigi è un rifugio, un miraggio, una certezza.
Parigi si è presa il mio cuore, e queste poche righe non sono che la superficie dell'oceano che vi si agita alla vista della Ville Lumière.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Souvenirs











Non vi è al mondo, a parte la mia città, luogo che io ami più di Parigi.
Le sue strade, le sue luci, i passi sull’asfalto bagnato e i flutti torbidi della Senna.
Mi basta chiudere gli occhi e lasciarmi avvolgere da queste sensazioni, come briciole di coscienza, per sentirmi in pace.
Parigi è bella.
Parigi è moderna.
Parigi è antica.
Parigi è la città per le persone come me, che hanno visto così tante stagioni da non riuscire più ad enumerarle, e che sanno tuttavia di essere destinate a vederne ancora molte.
Qui ci si può permettere di essere malinconici, gli stessi alberi curvi e stanchi lungo i Boulevards suggeriscono ricordi passati, come una fotografia lasciata a scolorire nel caffè. Le foglie che cadono lente, adagiandosi sul tappeto dai toni caldi e avvolgenti che ricopre le strade. Sembra uno di quei film vecchi, dal gusto un po’ retrò, dalla pellicola appena raschiata dall’usura del tempo.
L’odore caldo di crêpes al tramonto, i turisti che corrono verso il metrò, parigini vecchi e stanchi lungo le rive della Senna, con i loro libri, le loro stampe antiche e gli oggettini d’antiquariato. Dall’altro lato della strada giovani Marocchini, Senegalesi,  Algerini, le facce scure come la notte a sorridere ai passanti, le mani grandi e svelte a offrire loro bandierine di plastica o portachiavi a forma di Tour Eiffel.
E’ sempre curioso notare come gli uomini d’oggi siano più bendisposti a spendere il loro denaro per cinquanta grammi di metallo piuttosto che investirlo nell’acquisto di qualche pagina di cultura.
Allora pesanti e freddi lucchetti chiudono le cassette verdi incrostate di ruggine, come le umili valve del mollusco preservano la perla da avide mani.
Cala il sole e i libri trattengono il fiato per tutta la notte finchè, alle prime luci del giorno seguente, potranno nuovamente respirare in libertà.
Ma il momento in cui Parigi è più bella è la notte, appena dopo un acquazzone.
Le strade lucide di pioggia riflettono le luci tremolanti della città in un tripudio di colori: il nero del cielo e degli angoli d’ombra li fa risaltare ancor più che di giorno.
Dopo la pioggia, a Parigi, sembra che ogni cosa rinasca, prenda nuova forma a partire da dove era stata interrotta.
I rumori diventano ovattati, spariscono, si vanno a nascondere nelle pozzanghere, fra le stecche degli ombrelli, sotto alle verande dei locali, di fronte alle insegne dei cinema.
Si sente solo il ticchettio delle gocce che, ultime esploratrici della notte, cadono a terra e si ricongiungono alla vita.
Parigi, di notte, è come una madre.
Ti abbraccia con i suoi profumi, con le sue musiche, ti tiene stretto e ti sussurra vecchie canzoni all’orecchio.
Non importa chi tu sia, da dove tu venga e cosa tu stia cercando nella Ville Lumière.
Lei saprà sempre cullarti, proteggerti, farti sentire a casa.
Tornare a Parigi, per me, è come tornare bambina. Accantonare la paura, i pensieri e la stanchezza, poter guardare alla vita come a qualcosa di nuovo, di bello, di inaspettato.
Perché Parigi è così. Un vortice di eventi, di voci, di novità, un continuo cambiamento che però, di notte, si congela.
Si torna al passato, agli inverni freddi del ‘500, agli autunni piovosi dell ‘800, e le foglie scivolose fra scarpe e pavé diventano la cornice di questo quadro, delirio malinconico di un Impressionista sconosciuto, dimenticato in chissà quale soffitta in una giornata di Maggio.
La pioggia fine resta intrappolata fra i capelli, arrendendosi presto alla sua nuova dimora, una sottile bruma si alza da terra, andando a confondere i contorni delle figure.
Uno stivale finisce in una pozzanghera, schizzando nel ricordo di giochi infantili.
Una strana euforia punzecchia le narici, solletica le punte delle dita e impone sul volto un sorriso bizzaro, il sorriso di chi sa di essere infine giunto a destinazione.
Finalmente poter tornare a casa e capire, dalla luce attraverso le finestre, che stavolta c’è davvero qualcuno ad aspettarti, al di là della porta.
Rumori ovattati, colori vibranti.
Memorie di voci in pozzanghere di luce, gomitoli d’ombra acquattati nel buio.
Parigi, di notte, dopo un acquazzone.












Note


Dedicato a tutte le persone che amano questa città.
Non rende nemmeno un po' tutto l'affetto che provo per Parigi, ma ho fatto del mio meglio.
Spero che questa shot sia stata di vostro gradimento!
Kisses,
Koori-chan


  
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