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Autore: Phoebus    28/10/2012    1 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“…cosa???? Ma dici sul serio??? Il Comandante ti ha detto che ti aspetterà qui?? Stasera?? – ad Anna stava venendo un colpo per la notizia! – scusa ma non ci credo!”
 
“sì! Come devo dirtelo?! Ti ho raccontato per filo e per segno quello che mi ha detto! Giuro che le avrei sputato di nuovo in faccia! È un’arrogante senza pari!” – sembrava quasi smaniosa Lena, non riusciva a stare ferma.
 
“dai non badarci…avrà detto così per farti sentire la sua superiorità, come fa sempre! Ma sai cosa ti dico. Fregatene! Stasera stai proprio bene con questo vestito verde, sei bellissima Lena…e sicuramente non mancheranno gli apprezzamenti di questi baldi giovani! Quindi buttati nella mischia! E poi credo ci sarà anche Ferdinand, me l’aveva detto…”
 
“si ma con la fasciatura che ha non credo potrà ballare…poi deve tenere il braccio fermo, oltre che la mano…”
 
“ma non è detto che tu debba ballare solo con Ferdinand! Tutti questi ragazzi…hai voglia a balli!!”
 
 
 
La piazza era già gremita di compaesani, che già si divertivano a suon di flauti, liuti e rimbombi vari; un bel gruppo di ragazzi suonava più forte che poteva, sbattendo qualsiasi cosa! Ridendo incoscienti e guardando le fanciulle, che ballavano e cantavano senza sosta.
 
C’era allegria nell’aria, la si poteva respirare; la sera era ormai scesa da un bel pezzo e, anche se dicembre aveva portato il suo freddo, nessuno sarebbe rimasto a casa!
 
“forza ragazze! Vogliamo vedervi ballare!” – il capo dei suonatori invitò gagliardamente Lena ed Anna, che di risposta scoppiarono a ridere; si stava davvero bene.
 
Poi anche gli uomini entrarono nelle danze a suon di tarantella, formando le coppie che si alternavano a suon di musica; ogni ragazza ballava con ogni giovane, e non mancavano certo le trepidazioni o i pensieri maliziosi!
 
L’emozione di prendere le mani dell’altro, di sentirsi stringere, di poterlo guardare così da vicino…queste feste erano aspettate proprio con ansia!
 
Ballavano tutti, giovani e meno giovani; le signore trascinavano in pista i mariti reticenti, ma che facilmente si lasciavano convincere dal sorriso della propria moglie; vecchietti che accennavano piccoli passi; bambini che si prendevano per mano, volendo imitare i grandi.
 
 
 
 
 
“balliamo dai! Ci hanno chiamato!” – Anna prese la mano dell’amica.
 
“no…ora non mi va…vado a prendere qualcosa da mangiare e ti raggiungo…ma tu vai! – accennò un sorriso -…c’è anche Giacomo, vai! Io vengo tra poco…”
 
Anna si convinse e si avviò verso il gruppo al centro della piazza, tutta entusiasta di poter ballare con il suo innamorato.
 
“ma ti avviso Lè! Se non vieni, poi ti faccio prendere con la forza!”
 
“dai sbrigati pazza!” – e la salutò.
 
 
 
 
 
Risa, urli, canzoni, allegria. Quei momenti facevano sentire più felice il borgo, come se non ci fossero problemi oltre quelle mura. Come se tutto fosse lì.
 
 
 
 
 
La piazza dava proprio di fronte al palazzo signorile e, proprio in quel momento dal portone spalancato uscirono due figure, due ragazze che confabulavano tra loro, sotto so sguardo attento e vigile del Duca Erman, affacciato al balcone con la consorte, per tenere a bada la situazione.
 
Lui partecipava spesso a quei balli popolari, ma forse non ne capiva il senso e si limitava a sedere controllando la scena.
 
I suoi figli, invece, vi prendevano parte; ballavano anche. Certo, sempre con quell’aria altezzosa che li pervade, quel senso di superiorità, come lo definiva Anna.
 
 
 
Eppure quella sera ad Erman sembrò strano che sua figlia insistesse tanto per andarci…lei che era un tipo silenzioso, solitario, burbero per un nonnulla…
 
Si stava portando addirittura la sorella minore, Ester, perché diceva “anche lei ha diritto di divertirsi un po’”, ma questo naturalmente poco convinse il Duca suo padre.
 
 
 
“Ju ma…- la piccola ragazza era visibilmente spaesata alla vista di tutta quella gente che sembrava come pervasa da un entusiasmo tangibile che lei non capiva…abituata ai gran balli di corte formali e dosati -…ma cosa facciamo ora?” – e si teneva vicina, stretta alla sorella maggiore.
 
“niente. Vediamo, facciamo un giro…cosa vuoi fare?” – sembrava quasi affettuosa con quella sorella, quasi.
 
“credo che andrò a mangiare qualcosa laggiù…guarda c’è un gruppo di signore che sta cucinando! Posso andarci Julia?” – il Comandante esaminò bene la situazione e alla fine decise di acconsentire il permesso alla sorella. Era protettiva nei confronti di quella bambina, da buona sorella maggiore; cercava di difenderla, forse era l’unico affetto che si permetteva.
 
“va bene, ma sta attenta. Hai solo 8 anni e non puoi startene tutta sola, tutta la sera. Io sono qui, se ti serve qualcosa o se hai bisogno di me.” – Ester tutta sorridente accennò un sì e corse verso quel chiosco.
 
 
 
C’erano anche altri bambini con cui subito iniziò a giocare e a parlare. Sembrava quasi felice con loro, senza riti o obblighi dell’alto rango. Era spensierata, come dovrebbe essere ogni ragazzina a quell’età.
 
Julia lo capiva; e, vedendo la sorellina felice, si sentì meglio anche lei.
 
Ma qualche commento negativo contro di lei, le fece tornare quell’espressione cinica che si dipingeva sul suo volto ogni giorno.
 
“ma quello non è il Comandante? Che sarà venuta a fare? Vuole ucciderci tutti?” – sentiva tutto lei, ma decise di imporsi autocontrollo, almeno quella sera. E così guardandosi intorno, come se cercasse qualcosa o qualcuno, osservava divertita gli improvvisati ballerini.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Poco più avanti, intorno al focolare all’aperto dove si stava cucinando, una folla di bambini attendeva impaziente la carne arrosta! Più affamati che mai!
 
Le signore a malapena riuscivano a contenerli e a saziarli tutti, ma quella sera la selvaggina non mancava.
 
Lena: “stasera avete un bel da fare qui! Volete che vi dia una mano?” – si rivolse alla signora che stava servendo quelle piccole pesti, vedendola indaffarata, come le sue colleghe del resto.
 
Signora: “oh Lena! – riconobbe la giovane -…non pensarci neppure! Vatti a divertire con gli altri! Qui ce la facciamo noi vecchiette! Altrimenti volete lasciarci a mani vuote?” – sorrise sincera.
 
Lena: “va bene grazie…-ricambiò il sorriso-…però non esitate se avete bisogno!” – e notò una bambina che la osservava in maniera assidua, continua.
 
La guardò e notò qualcosa di diverso ma di conosciuto in quel viso…le ricordava vagamente qualcuno, che però non sapeva chi, non le tornava in mente.
 
E poi quel vestitino turchese di lana pregiata…non poteva essere la figlia di un popolano, quel vestito avrebbe sfamato il borgo per una settimana intera.
 
Ma non ci badò poi molto e tornò con lo sguardo sulla piazza.
 
Finché non fu proprio quella bambina ad avvicinarsi…
 
 
 
“tu sei l’amica di Julia vero?” – Lena sbiancò in viso! Quel nome! Ecco a chi collegava quella bimba! Ma…che ne sapeva?
 
“ehm…no cioè…Julia? Io amica? Di Julia?! Co…Cosa intendi dire? – cercò di riprendersi da quello shock, che quel nome le provocava istintivamente-…ti sei forse persa? Vuoi che ti aiuti a ritrovare i tuoi genitori?” – non sapeva proprio che dire.
 
“i miei genitori sono lassù! –ed indicò il palazzo ducale, al che Lena comprese. O meglio, ci provò. -…allora… sei tu la sua amica?”
 
La bambina continuava a farle quella domanda, lei non sapeva che pesci pigliare! Tutto si immaginava che quella bambina le potesse dire tranne quello! Di punto in bianco poi!
 
 
 
“no, bambina…non conosco la tua amica Julia…”
 
“Julia non è mia amica, è mia sorella! E le voglio molto bene!” – ecco ora la rossa era proprio frastornata.
 
“ah! Tua sorella! Beh allora…immagino quanto bene puoi volerle…ma…perché mi chiedi se sono sua amica? Sai…-aveva iniziato a riprendersi -…non credo di essere molto simpatica a tua sorella…” – parlava sempre troppo, non si tratteneva.
 
“non è vero! Non le sei antipatica! Anzi io dico che ti vuole bene! Quando parla di te diventa tutta rossa! Questo vuol dire che ti vuole bene…e poi io ti ho riconosciuta subito, perché sei proprio come ti ha descritta lei nelle sue poesie! Non potevo sbagliarmi!” – l’ingenuità e la verità in persona i bambini.
 
 
 
Lena non capiva…forse non aveva inteso bene quello che aveva detto la bimba, sicuramente avrà capito male.
 
Stava incontrollabilmente iniziando a sentire un piccolo calore nel suo cuore, strano, nuovo.
 
Ci mancava solo il colpo di grazia.
 
Ed infatti arrivò subito dopo!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Julia: “Ester! Si può sapere che stai facendo??” – il Comandante, appena vide che sua sorella stava parlando con Lena, si fiondò da lei senza pensarci due volte, dando spallate e gomitate a chiunque trovasse sul cammino; era un misto tra rabbia e paura.
 
Ester: “niente Ju…stavo solo parlando con la tua amica…” – andò incontro alla sorella.
 
Julia: “non è una mia amica! E tu non devi parlare con gente che non conosci! Ora torna a palazzo e di corsa.”
 
Irremovibile come sempre; Lena assisteva alla scena, contenta di poter rivedere ancora quella giovane mora, così strana ed ambigua, ma desolata per la piccolina.
 
Ester: “no vorrei restare…mi stavo divertendo tanto con gli altri bambini…”
 
Julia: “ti ho dato un ordine!” – e avrebbe continuato se qualcuno non si fosse intromesso…
 
 
 
Lena: “non ha fatto nulla di male, lasciatela rimanere…”
 
 
 
 
 
 
 
La mora si voltò lentamente all’altra…gli occhi marcati in un espressione severa ed austera…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Julia: “questa scena l’ho già vista…” – ora si guardavano negli occhi.
 
Lena: “si, credo di averla vista anch’io…ma stavolta vorrei finisse bene e non con feriti o cose simili! – abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere il peso di quello dell’altra-…vostra sorella non mi ha importunata e si stava comportando bene, non merita di essere punita…”
 
Il Comandante delle guardie la guardò fissa, stava pensando qualcosa.
 
 
 
Ester: “allora…posso andare a giocare con gli altri Ju?”
 
Julia: “va bene, vai.” – tutta soddisfatta la piccola corse via verso gli altri.
 
 
 
La discussione era finita, sembrava si fossero placate le acque e ogni cosa poteva tornare al proprio posto; Lena si stava dirigendo verso la piazza: aveva promesso ad Anna che avrebbe ballato, e voleva mantenere la promessa.
 
E così si incamminò…
 
 
 
 
 
 
 
“dove andate?” – la voce della mora la braccò.
 
“non vedo cosa ve ne importi…e comunque vado a ballare con i miei amici, se è consentito!” – rispose senza voltarsi e sarcastica.
 
“se volete Lena io…-si fermò un attimo, per poi riprendere fiato-…io vorrei invitarvi a ballare…”
 
“con voi non ci ballerei neanche se mi costringessero, Comandante! Con permesso…” – e lasciò la mora così, sola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si diede uno schiaffo da sola!
 
“accidenti…ma cosa mi è saltato in mente?!?! Julia ma sei impazzita????” – pensava ad alta voce.
 
Non sapeva nemmeno lei cosa l’avesse spinta ad invitarla a ballare, era come un’energia nascosta, una forza nuova…
 
Ma come si chiamasse non lo sapeva, non lo immaginava…
 
Pedinò segretamente la rossa, seguendola in ogni piccolo spostamento, finché
 
 non la vide scontrarsi con un ragazzo, che non conosceva.
 
 
 
 
 
 
 
Le poggiava le mani addosso, circondandole i fianchi.
 
Ragazzo: “allora Lena? Dai balliamo! Prometto che mantengo le mani, su!” – cercava di abbracciarla in tutti i modi.
 
Lena: “ti ho detto che non mi va…non sono dell’umore…”
 
Ragazzo: “dai forza…ti faccio divertire un po’…” – i suoi propositi non erano molto onesti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Julia: “mi dispiace deluderti, ma la ragazza è impegnata…” –intervenne per aiutare la rossa.
 
Lena si voltò a lei…a quella dolce persecuzione dell’anima…eppure non capiva. Cos’era quel volo che sentiva quando la vedeva? Cos’era…
 
 
 
Il giovane vedendo il Comandante in persona si tirò indietro senza batter ciglio! Con un semplice inchino. E così rimasero loro due…ancora…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lena: “non aspettate che vi ringrazi, non avevo bisogno di voi!” – si avvicinò minacciosa.
 
Julia: “non me lo aspetto infatti…-e così dicendo pose una mano sulla parte bassa della schiena della rossa e la strinse a sé…guidandola nella mischia della piazza-…”
 
 
 
Lena non ebbe il coraggio di opporsi…non ne ebbe la voglia…le piaceva quel contatto, per quanto pericolosa potesse essere quella ragazza che aveva di fronte e che la stringeva così.
 
 
 
 
 
Si sentiva il cuore battere, pulsare, inondare di emozione…fremere contro quella camicia bianca del Comandante, di cui adesso poteva scorgerne il profumo…
 
 
 
Giravano a ritmo di musica, saltando, ballando, ridendo…erano scoppiate a ridere entrambe per la velocità e la situazione…
 
Sembravano due ragazzine, due pazze!
 
 
 
Due che, soltanto allora, stavano scoprendo il gusto inebriante della vita…
  
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