Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: njaalls    29/10/2012    24 recensioni
We could be starving, we could be homeless, we could be broke, as long as you love me.

“Tu non tocchi più mia figlia!” lo allontanò bruscamente e Conor fu obbligato a lasciare la sua ragazza. Barcollò, perché l’uomo era grande e grosso due volte lui, ma si rimise su due piedi. Poi un pugno gli arrivò sullo zigomo e cadde in ginocchio, dolorante.
“FERMO!” urlò Billie, con quanta più voce avesse. “SEI UN MOSTRO!” si precipitò verso Conor, con le lacrime agli occhi, per accertarsi che l’amore della sua vita stesse bene. Ma una mano la bloccò, mentre la madre faceva ragionare il padre, e quando si girò, cinque dita le bruciarono sul viso. Cos’era quel dolore? Ira, odio e tanto egoismo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Conor Maynard, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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As you love me we could be starving, we could be homeless, we could be broke
As long as you love me i'll be your platinum, i'll be your silver, i'll be your gold
As long as you love, love me, love me 

 

Billie rideva tra sé e sé, mentre osservava il suo ragazzo alla guida, l’era andata a prendere a scuola, facendole una grande sospesa. “Che hai avuto ad ultima ora?”
La bionda fece una smorfia e piegò la testa da un lato, arricciando le labbra. “Biologia”
Lui si voltò verso di lei e le fece un sorriso malizioso, Billie seppe, ovviamente, perché. Sospirò e ricordò a sé stessa che era pur sempre un maschio. “Possibile che voi non pensate altro?”
Lui tornò con gli occhi sulla strada, sorridente, e fece spallucce. “Andavo forte sulla riproduzione” rispose divertito.
“Dove mi porti di bello?” domandò allora Billie curiosa, per sviare il discorso. Quel ragazzo era pieno di sorprese e non si sarebbe stupita se le avesse risposto che la portava sulla luna.
Conor voltò la testa verso la bionda e abbozzò un sorriso per tranquillizzarla, sapendo che la risposta non le sarebbe piaciuta. “A casa tua”
Billie smise di ridere all’istante e lo guardò confuso, non poteva volerlo davvero. “Stai scherzando?!”
Lui scosse la testa e fece una risata nervosa, le prese una mano e intrecciò le loro dita, poi tornò a fissare la strada. “No, ormai credo che io debba farlo”
“Noi” precisò la ragazza, stringendo la presa. “Hai ragione, glielo dobbiamo dire” sprofondò con la testa contro i sedili di pelle e aspettò. Aspettò, che il nodo che aveva alla gola si sciogliesse, che il nervosismo si allentasse e che il viaggio terminasse. Arrivarono davanti casa di Billie e scesero dall’auto, lei lo prese per mano, pur sapendo che a quel ora suo padre non era in casa. Lui sospirò e attese che la sua ragazza facesse strada. Billie non perse tempo e si incamminò verso l’entrata, aprì il cancelletto di ferro battuto e percorse il viale. Conor si lasciò trasportare, in religioso silenzio, quando la bionda aprì la porta, il suo cuore batté come impazzito.
“Potrei sentirmi male” sentì sussurrare alla ragazza. Per tutta risposta, le strinse la mano e la convinse ad entrare. “Mamma, sono tornata” annunciò con voce strozzata.
“Tesoro, tutto bene?” la donna comparve sorridente all’ingresso, con un piatto e uno strofinaccio tra le mani, quando focalizzò la persona che era entrata con la figlia, smise di sorridere e il piatto le scivolò via. “Che ci fai qui?” domandò sconvolta. Conor divenne più serio di prima e mostrò le dita intrecciate dei ragazzi. La madre di Billie sospirò e abbozzò un sorriso. “L’ho sempre saputo, spero che voi ci riusciate”
“Quindi per te va bene?” chiese confusa la figlia, avanzando di qualche passo. La signora dai capelli biondi e dai tratti delicati, saltò i cocci che c’erano per terra e poggiò le mani sulle spalle dei ragazzi. “Ho avuto fiducia in te e in Conor, ero sicura che lui non sarebbe cambiato e così è stato, me ne da’ dimostrazione ora. Ma non dovete convincere me, dovete aspettare tuo padre” con una mossa agile intrappolò i giovani tra le sue braccia e li strinse. Quando li lasciò, tornò in cucina per prendere la scopa e riparare al danno fatto.
Billie portò Conor sul divano del salotto e lo obbligò a sedersi, mentre lui avrebbe preferito di gran lunga fare avanti e indietro, per smorzare la tensione.
“Così non mi aiuti” la rimproverò la ragazza, fermando le mani che si stava torturando. Si stese, con la testa sulle sue gambe, e si lasciò accarezzare. “Che facciamo nel caso in cui non accetti la cosa?”
Lo guardò dal basso verso l’alto e aspettò una risposta. Lui si limitò a chiudere gli occhi, prima di rispondere. “Scappiamo” per un momento Conor valutò davvero questa sua idea, ma poi scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere?” domandò Billie mettendosi a sedere, scocciata.
Lui la fissò serio e capì le intenzioni della sua ragazza. “Scordatelo, Billie. Stavo scherzando”
Lei si sporse dal divano, per controllare che la madre fosse occupata a fare altro, e poi parlò. “Conor, se dovesse dire no, io non potrei stare senza te” lo prese dalla felpa e gli diede uno scossone. Lui la baciò e poi buttò la testa all’indietro, sconsolatato.
“Anche io, ma.. non lo so, Billie” ammise in preda ad una crisi isterica. E se l’avessero fatto davvero? Lui un lavoro lo aveva e con quello che guadagnava non avrebbero avuto problemi. Ma suo padre? La sarebbe venuta a cercare e gliel’avrebbe portata via. C’aveva già provato. “Pensiamo positivo” disse alla fine. Lei tirò di naso e Conor la consolò, prima che scoppiasse a piangere. La strinse tra le sue braccia, muovendosi piano per non scomodarla.
“Io lo farei” sussurrò con un filo di voce la bionda. Alzò gli occhi e li piantò in quelli azzurri del ragazzo. “Verrei con te a Londra, se dovesse dirci no”
Lui le sorrise e le diede un bacio tra i capelli. “Speriamo non ce ne sia bisogno”
Ogni attimo che passava era uno strazio. L’orologio ticchettava, insistente, sul mobile del soggiorno e i ragazzi erano terrorizzati. Ogni tanto la madre di Billie faceva finita di dover passare di lì e li controllava, ma loro non si muovevano. Stretti l’uno tra le braccia dell’altro, non avevano intenzione di staccarsi.
Poi dei passi sul viale della casa si fecero più forti e i due si alzarono. Si scambiarono un bacio e pregarono che la fortuna forse dalla loro parte.
“Se non dovessimo riuscire-” Conor si bloccò incerto, prima di concludere la frase lasciata a metà, mentre una chiave si infilava nella serratura. “Ce ne andiamo a Londra”
Billie annuì, pur sapendo che sarebbe stato difficile dire addio ai propri genitori, e poi tentò di abbozzare un sorriso. La porta all’ingresso si aprì e una voce seria e autoritaria disse che era tornato a casa. Le dita di Conor si strinsero intorno a quelle della ragazza e cominciò a provare una certa paura. Un uomo alto e ben piazzato comparve davanti alla porta del soggiorno, non si accorse di loro, troppo occupato a baciare la moglie, ma quando i suoi occhi si fermarono sulla figlia, stretta al ragazzo che aveva espressamente detto di evitare, si sentì avvampare di rabbia.
“Tu!” ululò, indicandolo e facendo diversi passi avanti. Era rosso di rabbia e Billie ebbe paura, ma si parò davanti a Conor per bloccare il padre. “Avevo detto che non l’avresti più dovuto vedere!”
Conor dal suo canto, spostò la ragazza e fronteggiò l’uomo, prendendo una boccata di coraggio. “Signore, può starci a sentire, per favore? So che aveva vietato a me e sua figlia di vederci, ma noi non possiamo farlo”
“Quindi voi vi siete continuati a vedere?” il padre di Billie alzò notevolmente la voce e la madre tentò di calmarlo. Ma senza grandi risultati. Però chiuse gli occhi e prese un gran respiro, come per tranquillizzarsi. “Ti voglio fuori da casa mia, chiaro? Non voglio più che frequenti mia figlia. Non ho intenzione di ascoltare due stupidi ragazzini innamorati, tra un paio di settimane vi sarete scordati l’uno dell’altro. Lei non può stare con te, la porteresti a brutta strada con le tue feste da cantante, l’alcool e la droga”
“Sul serio, lei mi reputa un drogato?!” urlò Conor in risposta. “Io non lascio sua figlia” comunicò chiudendo i pugni.
“Oh, questa è bella” l’uomo fece una risata piena di ironia e sarcasmo, mentre Conor era infuriato. “Ragazzino, vattene, sennò sarò costretto a buttarti fuori con la forza”
Questa volta fu il biondo a ridere, divertito. Prese la mano di Billie, che le era rimasta vicina tutto il tempo, e la strinse. “Non me ne vado fino a quando lei non accetta che io e sua figlia stiamo insieme”
Non avesse mai detto quelle parole, che l’uomo lo prese e lo sbatté al muro, prendendolo dalla giacca di pelle.
“Tu non tocchi più mia figlia!” lo allontanò bruscamente e Conor fu obbligato a lasciare la sua ragazza. Barcollò, perché l’uomo era grande e grosso due volte lui, ma si rimise su due piedi. Poi un pugno gli arrivò sullo zigomo e cadde in ginocchio, dolorante.
“FERMO!” urlò Billie, con quanta più voce avesse. “SEI UN MOSTRO!” si precipitò verso Conor, con le lacrime agli occhi, per accertarsi che l’amore della sua vita stesse bene. Ma una mano la bloccò, mentre la madre faceva ragionare il padre, e quando si girò, cinque dita le bruciarono sul viso. Cos’era quel dolore? Ira, odio e tanto egoismo.
Conor si alzò e fece per difendere la sua ragazza, ma quella lo prese per mano e lo strascinò fuori.
“Tu! Ragazzina!” tuonò l’uomo seguendoli all’esterno. Le voci erano così alte, che i soliti vicini ficcanaso uscirono dalle loro case. “Torna subito dentro!”
“Oh, Billie” piagnucolò invece la madre in piena crisi isterica. Ma la ragazza non li ascoltò e corse verso l’auto di Conor. Poi però, questo la fermò, prima che salisse e lei si soffermò sul suo volto sfigurato. Gli accarezzò lo zigomo bordeaux e lui gemette per il dolore.
“Rimani qui” disse comunque. Lei fece no con la testa e lui la scosse dalla felpa blu della scuola. “Ora ci seguirebbe, facciamo finta che ti sto lasciando, ti vengo a prende io. Devi resistere” le avrebbe voluto dire che tutto sarebbe andato bene o le avrebbe voluto dare un bacio, ma la figura dell’uomo possente che li raggiungeva, lo fece destare dalle sue idee e salì in macchina. Un ultimo sguardo triste alla sua ragazza e poi partì. Billie cadde a terra, in ginocchio, priva di forze. Iniziò a piangere silenziosamente e solo quando il padre parlò, contento che se ne fosse andato, si alzò e lo guardò con odio.
“Sei un mostro!” urlò. Poi corse arrabbiata all’interno della casa e si chiuse in camera sua, girò la chiave e spostò la cassettiera davanti la porta.
Lì passò il girni più brutti di tutta la sua vita.




Era chiusa in quella stanza da un tempo, che a lei pareva illimitato. La valigia pronta sul letto, la schiena dolorante perché era stata sempre rannicchiata in un angolo, senza muoversi, e la pancia che brontolava, poiché aveva mangiato solo delle barrette di cioccolato che aveva trovato nello zaino di scuola. Ed erano passati tre giorni. Senza andare al liceo,senza vedere i suoi, senza nutrirsi e, cosa più terribile, senza Conor. Era sparito, né un messaggio, né un segnale, niente. Ma Billie sapeva che c’era un motivo per quel suo silenzio e che di lì a poco sarebbe venuto a prenderla, l’avrebbe portata a Londra, via da Brighton. Almeno sperava in tutto questo, nel frattempo attendeva.
“Buonanotte, Billie” sussurrò sua madre dall’altro lato della porta. Lei la sentì, ma non rispose.
La porta di fronte alla sua si chiuse e la ragazza tirò un sospiro di sollievo, accovacciandosi meglio contro il muro per passare un’altra notte insonne ad attenderlo. Se fosse arrivato, l’avrebbe dovuto sentire. Passavano i secondi e i minuti, poi anche le ore trascorsero. Era l’una di notte e il silenzio regnava, come giusto che fosse, poco dopo iniziò a piovere. Grandi goccioloni scendevano giù dal cielo e Billie li guardava dalla porta-finestra, infrangersi sull’asfalto. Mentre era intenta a fare tutto questo, qualcosa alla fine della strada, catturò la sua attenzione. Due fari accesi avanzavano verso la sua casa, non aspettò nemmeno che si fermasse, che lei scattò in piedi come una molla, anche contro la volontà delle sue ossa. Nel riconoscere la macchina, il suo cuore cominciò a battere impazzito. Aprì la finestra e si affacciò sul suo balcone, fregandosene dell’acqua incessante, che cadeva dalle tegole. Si sporse in avanti e una figura, alta ed esile, scese dall’auto, dirigendosi quatto verso la sua posizione.
“Billie?” sussurrò, alzando la testa verso di lei. Il suo cuore ebbe un sussulto, mentre lui si arrampicava per raggiungerla.
“Conor” sussurrò la ragazza, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo, una volta che la ebbe raggiunta. Lui le mise una mano sulla schiena e la attirò a sé, a Billie non importò che fosse zuppo e che la stesse bagnando. Ora, erano di nuovo insieme.
“Mi dispiace per non essere venuto prima, mia madre mi ha impedito di farlo, quando mi hai visto tornare a casa in quel modo. Mi letteralmente chiuso dentro” si scusò premendo le loro fronti una contro l’altra. “Lui non ti ha fatto niente, vero? Sennò giuro che-“
“No. Sono chiusa qui da giorni” ammise la bionda, abbassando lo sguardo. Lui senza pensarci l’abbracciò.
“Sei sicura di volerlo fare?” domandò serio, stringendola ancora di più. E se fosse stata l’ultima volta? Non avrebbe potuto più vivere. Billie per lui era fondamentale e non avrebbe mai permesso, che le si facesse del male. Era la cosa più preziosa che aveva da quando si erano conosciuti a scuola, solo che allora non l’avevano capito.
“Certo” rispose, scostandosi e abbozzando un sorriso molto tirato. Ma Conor non si aspettava che sorridere smagliante. Stava abbandonando pur sempre la sua famiglia. La bionda entrò in camera e lui la seguì silenzioso, si sedette sul materasso e la guardò. Billie prese da un cassetto vuoto un biglietto non molto grande, sul quale c’erano scritte poche parole per i genitori, e lo lasciò sulla scrivania, poi infilò una foto sua e di sua madre nella valigia e lasciò quella con suo padre. Tutto quello era causa dell’uomo, se lui forse stato più comprensivo e meno testardo, lei e Conor non avrebbero deciso di andare via insieme, nella sua casa di Londra. Trattenne le lacrime e afferrò la valigia, ma il ragazzo l’aiuto e lo fece al posto suo. Si poggiò alla sua spalla, mentre guardava la sua camera per l’ultima volta, lì aveva passato la sua infanzia e lì lei e Conor avevano fatto l’amore per la prima volta. Sorrise, a quei tempi il biondo non era un cantante sulla strada della fama e suo padre lo aveva accettato, ma Billie non disse mai niente della nottata di piacere che avevano avuto, mentre loro erano in viaggio per Bruxelles.
Scosse la testa e si asciugò una lacrima che era caduta sulla guancia, allora incitò il biondo ad andare. “Forza, abbiamo un’ora di strada da fare”
Lui annuì e scese per primo, Billie gli passò la valigia e poi toccò a lei. Erano forse due metri di altezza, ma la ragazza soffriva di vertigini e, mentre scendeva, la testa le girava.
“Su, sei quasi arrivata” Conor le poggiò una mano sul sedere e lei lo guardò storto, nonostante la situazione abbastanza drammatica. “Oh, smettila di fissarmi così. Ti ho toccata ovunque-“
“Okay, ora non entriamo nei particolari” suggerì lei, piantando i piedi sull’erba. Tremando, si presero per mano e raggiunsero l’auto. Non ci volle molto e Conor posò la valigia nel bagagliaio, così si sedette dal lato guidatore. Billie salutò casa sua un’ultima volta e poi chiuse gli occhi, mentre la macchina si metteva in moto.
“Se ti va, puoi dormire” propose il biondo rigido con le mani sul volante. Guardava la strada dritta davanti a loro, mentre una macchina li sorpassava.
“No” rispose, legando i capelli in una coda e fissando il buio che li circondava. “Preferisco farti compagnia”
Lui annuì e tamburellò con le dita sul volante. Passarono i minuti, luoghi e difficili minuti, e Billie si sentiva in colpa. Ma per chi? Per suo padre non di certo, forse per sua madre. Sì, era sicuramente per lei. Ma non poteva accettare la situazione che si era creata, lei amava Conor con tutta se stessa.
Una mano si poggiò sulla sua coscia e la fece saltare in aria.
“Scusa, non volevo spaventarti” le disse, scostando le un ciuffo ribelle dalla fronte. Lei abbozzò un sorriso e lo tranquillizzò. “Billie” continuò, tornando a fissare l’asfalto bagnato. “Io non ci sto niente a tornare indietro. Se tu vuoi, ti riaccompagno a casa”
Billie rise e gli accarezzò una guancia. “Siamo in autostrada, viaggiamo ormai da tre quarti d’ora e tu vuoi tornare indietro? Scordatelo”
Lui si morse il labbro e la guardò, divorandosela con gli occhi. “Ti amo, lo sai?”
“Mh, forse” rispose ironica, ignorando la sue labbra che reclamavano un bacio. Rise di gusto e lo accontentò, poco dopo. Si fissarono negli occhi bui, perché notte fonda. Ma quanto? Qualche secondo? Forse.
Poi un clacson suonò e si girarno di scatto, due luci li accecarono e poi un botto. Un ultimo respiro.




“Salve” un poliziotto dalla faccia seria si presentò alla porta. “Siete i signori Price?”
La donna all’ingresso sbarrò gli occhi preoccupata, mentre l’uomo al suo fianco tentava di mantenere la calma, nonostante fosse difficile. L’aria era gelida, e forse non era solo il clima delle sei del mattino a renderla tale.
“Sì, siamo noi, vuole entrare?” chiese educatamente l’ultimo, facendosi da parte per farlo passare.
Il poliziotto sospirò e acconsentì. “Credo sia meglio” così la porta si chiuse con un colpo secco.




“Buongiorno” un altro poliziotto aveva bussato, questa volta la casa era un'altra. “Siete i signori Maynard?”
“Sì, siamo noi” rispose la donna dai capelli scuri, già affannata. Notò con il marito che l’aria era gelida, quindi offrì ospitalità all’uomo che si era presentato a casa loro.
“Vuole qualcosa? Un tè e dei biscotti” il poliziotto scosse la testa, per rifiutare. “No, grazie vi devo parlare”
"Ci dica" lo incitarono preoccupati.




Poi quattro persone, in due case differenti, salirono in fretta le scale e spalancarono le porte.
Paura, rabbia, tormento e preoccupazione li assalirono, prima di squarciare il silenzio con delle urla disperate.




















 

 

TU! Fermo!
Se sei arrivato a leggere questo, significa che hai letto tutta la mia storia.
Quindi, perchè non lasci una recensione?
Non è un consiglio, è un obbligo.


Ma ve ne rendete conto, forse Conor andrà ad x Factor, perchè su teamworld dicono che chi non potrà essere a Milano, lo vedrà in TV! Yupphhhy!
Anche se mi toccherebbe aspettare la replica su Cielo perchè non ho Sky.


Ma comunque, penso si capisca cosa succeda, no?
Spero davvero di trovare tante belle recensioni, vi amo.

Georgiaabbastanzadepressaperchènonpotravedereilconcertodeisuoiidoli.

PS. Facccio banner per storie, se vi servono, contattatemi.


  
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