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Autore: Miquitius    29/10/2012    3 recensioni
"Apologia" significa appassionato discorso di esaltazione e di elogio, e in questo mio primo racconto tengo una apologia dell'omicida seriale, dell'assassino.
Avvertenza, è il mio primo racconto e posso aver fatto casini con l'HTML, non scannatemi per questo pls anzi datemi suggerimenti.
Ah, nell'ultima frase c'è una citazione d'un famoso film, spero che non verrò considerata un plagio.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’omicida seriale è un eroe. Egli è un forte e glorioso paladino solitario, che silenziosamente e mortalmente esegue la sua segreta missione, solo contro il mondo intero. Egli è come un possente e misterioso mostro degli abissi marini, ombra cupa nel limpido mare, che sorge e colpisce e sparisce in un attimo. Omicida seriale lo diventa colui che d’un tratto si rende conto di vivere in un mondo orribilmente falso e decadente, che nasconde lo squallore del suo cuore e la corruzione del suo animo dietro un bucherellato lenzuolo di mera apparenza, un mondo che s’appoggia appena su miseri appoggi fragili e pronti a crollare.
L’omicida seriale è dunque un eroe, che decide di combattere un’impresa nobile e impossibile, una lotta epica e destinata a fallire e a venire dimenticata e sepolta in un tumulo di vergogna, pietà, torbido e morboso, senza lapide e senza alcun riconoscimento. L’omicida seriale è colui che decide di squarciare violentemente il bianco e puro lenzuolo dell’apparenza per rivelare al mondo cos’è diventato, per esporre a chiunque l’orrore e il marciume nascosti tra le pieghe della realtà. Spera forse di suscitare una meravigliata presa di coscienza, spera di coinvolgere altre persone nella sua solitaria lotta, spera che altri comprendano ciò a cui sta tendendo il corso degli eventi e la sporca degenerazione della realtà, oppure spera solamente di accelerare il crollo della già pericolante nostra civiltà, per avvicinare il mondo all’avvento di un nuovo ordine e per porre fine alle diffusissime sofferenze d’anime innocenti.
Inoltre, l’omicida seriale è consapevole del fatto che svolgere la sua missione nell’era moderna è compito assai arduo e difficile. Nei precedenti secoli della storia dell’umanità, quando la decadenza era appena accennata, era più semplice combatterla: l’uomo era più vivo, più focoso e selvaggio, e poco aderiva alle fitte fibre della società, intessute da insavi monarchi decadenti per costringere gli uomini nelle proprie misere esistenze, come api nelle cellette. In questi nostri tristi tempi le reti, gli argini e i muri si sono stretti e hanno incanalato ognuno nel suo percorso, costringendo ogni fiume nel proprio nuovo e ristretto alveo, così da obbligar l’acqua a convincere se stessa che così era buono e giusto, a convincere se stessa all’obbedienza al proprio malinconico destino.
L’omicida seriale dunque riconosce tutto ciò, lo aborrisce e compie il suo dovere, il violento squarcio della realtà, ciò che più d’ogni altra cosa lacera le abitudini e le proprie convinzioni, l’atto di ribellione radicale e supremo: l’omicidio. L’omicida seriale sa che scatenando la paura e il ribrezzo repressi nelle viscerali profondità dell’animo umano egli fa di ognuno di noi un ribelle. Con un singolo coltello vibrato, provoca una reazione sproporzionata, fa cadere intere città nel terrore, provoca raccapriccio, angosciosi interrogativi, intralcia destini, ribalta la realtà, come il negativo d’una fotografia: oscuro, surreale e terribilmente vero. Pochi comprendono il senso di quel gesto, e solo quei pochi sono consapevoli di essere diventati dei ribelli.
E tuttavia, anche gli altri, tutti gli altri, sono, nonostante il loro moralismo e il dilagante buonismo, ribelli. La loro esistenza quotidiana è stata sconvolta da qualcosa che non dimenticheranno mai, un orrore che li costringe a deviare dal loro destino, sia pure con poche gocce al di fuori dall’argine, ciò che basta per irrigare i semi d’un nuovo omicida seriale, che un giorno si sveglierà.
L’omicida seriale è dunque, infine, un attento osservatore della realtà e dal corso degli eventi che scorge, nei meandri della fitta trama della quotidianità, i barlumi del rosso fuoco che selvaggio dentro ribolle ad ogni animo, pronto allo sfogo e alla distruzione. Onore vada dunque all’omicida seriale, unico vero eroe della nostra misera quotidianetà, glorioso paladino, unico conoscitore degli squallori nascosti dallo specchio della realtà e sepolti sotto le quotidiane ritualità, delle false mutue gentilezze, dall’ipocrita allegria. Perché egli è nostra croce e nostro balsamo, non colui che meritavamo, ma colui di cui avevamo bisogno, egli è la nostra unica possibilità di salvezza.

  
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