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Autore: ViolaNera    29/10/2012    2 recensioni
Due caldissime braccia rigide gli si stringono attorno al torace, chiudendolo in una morsa.
«Torna a letto.»
È un ordine espresso in tono così assonnato ed al limite del comprensibile che non può non guardare quelle mani appese al suo pigiama e sorridere.
[NorSu]
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Norvegia, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si sveglia nel cuore della notte con un senso di insoddisfazione non molto chiara.

Confuso dallo strano orario in cui è stato richiamato alla coscienza dalle esigenze del proprio corpo, si tira su e lancia un'occhiata alla forma del norvegese, profondamente addormentato accanto a lui.

Sorride appena allungando la mano per toccarlo, ma poi la ritrae, ripensandoci. Non vuole correre il rischio di svegliarlo, anche se è famoso per il sonno pesante e la quasi totale incapacità di tornare in fretta al mondo, il mattino, specialmente senza litri di caffè collocati in sequenza nella sua mano protesa alla cieca.

Indirizza il braccio più in basso per sistemargli la coperta sulle spalle e si decide con riluttanza ad interrompere quel contatto visivo fatto di sagome, perlopiù, sia per l'oscurità che per la sua mancanza di occhiali sopra il naso.

È stupido cercarlo anche al buio, ma è più forte di lui. Ha bisogno di sapere di averlo vicino, soprattutto quando si sveglia e deve ricordarsi di essere l'uomo più fortunato e felice del mondo.

Si dirige in cucina, camminando piano e cercando di non far scricchiolare le ossa delle gambe. Non crede che un rumore secco ed improvviso rischi di disturbare Lukas, ma non è mai troppo cauto quando si tratta di lui. Desidera proteggerlo da ogni minima cosa, come quando, sulla porta pronti per uscire, si trattiene ancora per avvolgerlo nella sciarpa coprendogli il naso.

Riceve sempre occhiate penetranti e al tempo stesso indulgenti, quando si comporta così, per cui è lecito dedurre che in fondo le sue attenzioni non gli dispiacciano.

Si ritrova di nuovo un piccolo sorriso stampato in faccia, ma scompare di botto quando è fermo come un baccalà imbalsamato davanti al frigorifero che emette un lieve ronzio nella cucina silenziosa. La luce al neon diventa lentamente più forte e lui apre l'anta, scrutando ogni ripiano e chiedendosi con la mente ancora un po' intorpidita che cosa debba fare, esattamente, lì.

Aveva sete o fame? E se aveva fame, di cosa? Perché si è svegliato?

Rimane alcuni secondi impassibile, poi mezzo minuto, poi i sessanta secondi compiono un ciclo completo e sente il petto rinfrescarsi attraverso il cotone della maglietta a mezze maniche.

Rabbrividisce e si avvicina con il busto, fissando trucemente un sandwich al tonno avvolto nella plastica trasparente. Lo stomaco sembra approvare, ma proprio mentre si infila ancora di più con la testa dentro al frigorifero, due caldissime braccia rigide gli si stringono attorno al torace, chiudendolo in una morsa.

«Torna a letto.»

È un ordine espresso in tono così assonnato ed al limite del comprensibile che non può non guardare quelle mani appese al suo pigiama e sorridere loro con tutta la sorpresa del momento.

Chiude lo sportello del frigo e cerca di voltarsi, ma le braccia lo trattengono.

«A letto», ribadisce perentorio il norvegese, premendo con la fronte al centro della sua schiena.

«Ti ho svegliato?», sussurra. Gli sfiora il dorso di una mano ed appoggia la tempia, a sua volta, contro l'anta bianca e fresca che ha appena richiuso. Lukas annuisce e lo tira un po' con le dita, cercando di scavarsi una tana con la testa.

«Ho cercato di fare piano. Scusa.»

Riesce a vincere la sua forza e a ruotare in quell'abbraccio improvviso, prende il suo volto tra le mani ed emette uno sbuffo divertito quando si ritrova davanti due occhi ostinatamente serrati.

«Il mio sonnambulo», osserva con voce profonda.

La bocca di Norvegia si piega all'ingiù, poi torna in una linea dritta e neutra. La pelle della fronte si increspa, segno di fastidio per la luce quasi violenta del neon che gli aggredisce le palpebre abbassate.

«Andiamo», sussurra Svezia vedendolo così e si china sfiorandogli il naso con le labbra.

«È colpa tua», biascica l'altro, buttando un po' indietro la testa ed aprendo improvvisamente gli occhi. Due iridi di un viola liquido attorno ad immense pupille dilatate lo intrappolano in un momento. «Se non sei nel letto mi sveglio.»

Il cuore dello svedese perde qualche colpo, a quella dolce dichiarazione brontolata. Cerca di farsi venire in mente qualcosa da ribattere, qualcosa che non lo faccia irritare e non lo faccia svegliare più di quanto non sia (lo è davvero? Sembra sul serio un sonnambulo), ma gli occhi di Lukas si serrano nuovamente e subito gli sigilla le labbra con un bacio che lo preme contro il frigorifero. Si ritrova le sue mani addosso e in un momento non ha più i pantaloni sui fianchi.

Resta bloccato così, chiedendosi come faccia ad essere tanto forte e deciso, in quello stato, come faccia a spogliarlo con tutta quella sicurezza, nel cuore della notte e sotto quella luce spietata. Si sente andare immediatamente a fuoco, pensandoci, e vorrebbe allungare una mano per spegnere tutto, ma la passione brucia più veloce dell'imbarazzo. Ricambia il bacio di Lukas, cercando di stringerlo e trovandosi con le sue mani sui polsi, per poi impegnarle a sfilargli anche la parte superiore del pigiama.

Norvegia interrompe il loro contatto di labbra il tempo necessario a fargliela passare sopra la testa, prima di tornare ad aggredirlo senza una parola. Scende a mordergli il collo, sensuale, possessivo come sempre e dannatamente presente con ogni centimetro del corpo. Lo svedese non può fare altro che lasciarsi bloccare ancora ed emettere un sospiro profondo, aprendo gli occhi ed osservando i bei capelli biondi un po' in disordine.

Le sue mani improvvisamente sono ovunque, ad accarezzarlo, a risvegliarlo dove è bastato un niente per essere pronto per lui, sempre e soltanto per lui e per l'amore che prova da secoli, immutato in fondo al cuore, nonostante fatti che li hanno anche portati a scontrarsi.

«Più forte», biascica, sollevando il mento e premendo la nuca contro lo sportello del frigorifero.

L'amore che prova è più forte, ma detto così sembra...

Una nuova vampata lo avvolge, partendo dal collo ed arrivandogli alle orecchie, mentre la bocca del suo amato Lukas continua a scendere e le mani accompagnano i movimenti, sfregandolo lungo l'erezione e strappandogli mugolii poco controllati.

Sente alcune dita scivolare dietro ed apre le gambe, agevolandolo per quanto possibile, china la testa sul petto e lo fissa con occhi persi, che diventano pieni di trasporto quando incontrano finalmente, di nuovo, quelli viola.

Lo guarda e non smette più di farlo, reagendo ai suoi gesti col respiro accelerato e cercando di imprimersi ogni dettaglio della sua bellezza, mentre lascia che lo ami come nessun altro al mondo ha il permesso di fare.

È suo, eternamente suo, ed è reciproco.



Accoccolati sul letto, passa le dita tra i suoi capelli, lisci come un lenzuolo di seta. Ha il respiro calmo, adesso, ma è indolenzito e cerca di non muovere troppo le gambe per non ricevere scosse al bacino. Non era ancora stato preso in quel modo, nel bel mezzo della scomoda cucina, ma il suo uomo è imprevedibile e lo ama anche per questo.

«Perché ti eri alzato», mormora il norvegese, allungandosi e risalendo con la guancia fino a posarla sopra la sua spalla.

La sua pelle è molto più calda di quella dello svedese, ma questo rischia di raggiungerlo con la temperatura non appena avverte il velocissimo battito del cuore dell'altro che gli preme contro le costole. Non smette mai di meravigliarsi delle reazioni che scatena in Lukas con la sua semplice vicinanza.

Ferma la mano tra i suoi capelli, aggrottando le sopracciglia e pensando alla domanda. Se n'era completamente scordato...

Non che sia una sorpresa, dopo quello che gli ha fatto.

«Credevo di avere un po' fame, ma ora sto bene.»

Scivola automaticamente con la mano sopra lo stomaco, arriva al lenzuolo lanciato sulle gambe e lo solleva un poco per coprire le ossa del bacino. L'altra mano riprende il lavoro coccoloso, arrotolando sull'indice le sue ciocche e liberandole in continuazione.

«Mh.» Sfrega la guancia su di lui e posa le labbra contro il lobo dell'orecchio, sospirando con un soffio di aria calda. «Anche io.»

Svezia rabbrividisce e subito dopo si scioglie in un sorriso, protetto dalla ritrovata oscurità. Aspetta che Norvegia termini di posare la scia di baci lungo l'osso della mandibola e si ritrovi nuovamente a portata di labbra, per premergli il palmo contro la nuca e tirarlo a sé.

   
 
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