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Autore: LaniePaciock    30/10/2012    11 recensioni
Missione sotto copertura per Castle, Esposito e Ryan. E una “piccola” vendetta per Beckett…
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Revenges'
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Lo so, dovrei continuare "How I met..." su Cast Castle e lo sto facendo, ma un paio di giorni fa mi è venuta in mente sta roba e presentandola a grandi linee alle mie consulenti personali mi è stato risposto: "Scrivi!" Indipercui se ora leggete questa pazziata è anche colpa loro! ù.ù
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“Spiegami ancora una volta perché sono qui.”
“Perché mamma ha detto che non puoi lasciare il tuo fratellino e il caro papà da soli in questo momento.”
“E quindi devo venire anche io per proteggervi d’accordo, ma… Perché sono qui? E soprattutto perché sono conciato così??” Ryan sospirò esasperato.
“Javi smettila di chiedermelo! Siamo in missione!” Esposito sbuffò.
“Quando Beckett ha parlato di missione sotto copertura pensavo una delle solite. Qui si sfiora il ridicolo!!” esclamò guardando con faccia schifata il suo abbigliamento. Rick ridacchiò. “Tu non fare tanto lo spiritoso, scrittore, che non sei di certo messo meglio di noi!” Castle si fece subito più serio, si diede un’occhiata ai suoi vestiti e sospirò rassegnato, alzando le spalle.
“Avanti ragazzi” esclamò Kate all’auricolare dei tre. “Prima entrate, prima uscite” dichiarò divertita.
“Beckett questa me la paghi” sibilò Esposito. La donna ridacchiò.
“Forza, muovetevi prima che il nostro possibile informatore tolga le tende” aggiunse. I tre si guardarono sconfortati. Avevano la faccia di chi sta per andare al patibolo. Invece avrebbero dovuto soltanto entrare in un pub. Peccato che fosse un pub per gay. Dovevano trovare un uomo, Jonas Fair, che frequentava il posto e convincerlo a farlo parlare riguardo un suo fornitore di droga senza farlo insospettire. Questo però voleva dire dover fingere di essere davvero dell’altra sponda. La cosa non andava particolarmente a genio ai tre.
Lanciarono un’occhiata sconsolati i loro abiti. Ryan aveva un paio di scarpe di coccodrillo a punta, jeans violacei stretti e camicia senza maniche a collo alto rosa e in parte sbottonata. Esposito indossava un paio di scarpe da ginnastica gialle, pantaloni leopardati e una maglietta senza maniche nera che aderiva perfettamente ai suoi addominali. Una catenina d’oro al collo e un finto orecchino completavano l’illusione. Castle portava un paio di scarpe bianche lucidissime, pantaloni a mezza gamba anch’essi bianca e camicia a maniche corte nera per metà senza bottoni. Il tutto completato da un sottile bracciale al polso. Tutti e tre poi erano dotati di un piccolo microfono nascosto e un auricolare in modo da poter comunicare con Beckett, rimasta fuori nel furgone a condurre l’operazione, e tra di loro in caso di divisione.
I tre presero un respiro profondo e si avviarono verso l’entrata de “Il cavallino rampante”. Dall’esterno sembrava un piccolo locale. Diversi uomini erano fuori a fumare. Quando passarono, un paio lanciarono ai tre degli sguardi decisamente troppo maliziosi e uno gli fischiò dietro. Affrettarono il passo ed entrarono. Appena si chiusero la porta alle spalle rimasero paralizzati. Altro che piccolo locale. Era decisamente più grande e affollato del previsto. Sulla destre c’era un lungo bancone per le bibite. Sulla sinistra invece tutta una zona piena di divanetti con tavolini già in parte occupati. Al centro si estendeva una pista da ballo lunga quasi quanto il locale. Le tre zone erano divise da due file di colonne colorate. In un angolo un DJ sparava musica a tutto volume. Aguzzando la vista notarono una porta in fondo alla sala con su scritto, in grandi lettere dorate, Private. Doveva portare agli spazi riservati. E se le loro informazioni erano giuste, Fair stava quasi sempre in quella zona.
Ryan deglutì, lo sguardo preoccupato rivolto al locale.
“Ragazzi, ho come l’impressione che dovremo farci tutto il pub” disse a voce alta per sovrastare la musica quasi assordante. Esposito e Castle si girarono a guardarlo sconcertati. Beckett scoppiò a ridere dall’auricolare. Il detective arrossì di colpo intuendo solo dopo il doppio senso nelle sue parole. “Che avete capito!!” urlò sconvolto. Poi, prima che detective e scrittore potessero dire nulla, Ryan passò davanti a loro e, ancora rosso in volto, senza degnarli di uno sguardo, borbottò “Andiamo.” I due, cercando di non scoppiargli a ridere in faccia, lo seguirono.
Passarono rasente al bancone bar cercando di farsi notare il meno possibile. Quando furono dall’altra parte  del locale tirarono un sospiro di sollievo. Quindi si infilarono dietro la porta che dava accesso alla zona riservata. Lì la musica arrivava attutita. Davanti a loro si estendeva un lungo corridoio che dava su almeno dieci diverse aperture semisferiche per ogni lato. In ognuna di esse c’era un divano rosa intorno a un tavolo tondo in legno. Tutte avevano all’entrata delle pesanti tende rosse per coprire gli eventuali clienti che ne avessero fatto richiesta. Gli spazi erano tutti vuoti tranne due, coperti dal tendaggio.
“Siamo nella zone riservata” comunicò Esposito a Beckett dal microfono. “Ci sono due tende chiuse. Forse il nostro uomo è in una di queste. Controlliamo.” I tre si avvicinarono silenziosamente allo spazio chiuso più vicino, il terzo sulla sinistra. Il tendaggio doveva coprire bene i suoni perché dall’interno non si sentiva provenire alcun rumore.
“Ok, nel caso ci sbagliassimo, noi siamo capitati qui per caso mentre voi due cercavate un luogo appartato” mormorò Rick. Gli altri due si voltarono a guardarlo con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo minaccioso.
“Perché noi due?” sussurrò in risposta Ryan.
“Lo so, io sono più affascinante” dichiarò a bassa voce lo scrittore annuendo. “Però sono anche più famoso. Se mi riconoscono la mia reputazione è finita.”
“E la nostra??” esclamò Esposito offeso.
“Ragazzi!” li riprese la detective dall’auricolare, cercando di rimanere seria. Il suo tono però era chiaramente divertito. “Farete dopo a gara per chi è più affascinante e bisognoso di reputazione. Ora vedete se il nostro Jonas Fair è lì oppure vi toccherà stare ben più del necessario nel locale…” A quelle parole i tre si guardarono orripilanti e ricominciarono a camminare silenziosamente verso la prima tenda rossa chiusa sul loro cammino.
Esposito, che era il più vicino, si mise di lato alla tenda e iniziò a scostarla piano per cercare di vedere qualcosa dell’interno attraverso un seppur minimo spiraglio. All’improvviso si bloccò e il secondo dopo richiuse deciso la fessura che si era creato.
“Il nostro uomo non è qui” disse con voce leggermente più acuta del solito e con la faccia di uno che sta per vomitare. “Non ho visto bene nell’intreccio di lingue, ma sono certo che il nostro uomo non ha né un neo sulla faccia, né una voglia sulla coscia…”
“Ok, passiamo all’altro allora” replicò a bassa voce Ryan. Poi aggrottò le sopracciglia e lo guardò perplesso. “Un momento, tu come hai fatto a sapere che…” La faccia di Esposito era inequivocabile su ciò che aveva visto al di là della tenda. E anche l’altro detective e lo scrittore finalmente lo capirono. Castle gli poggiò una mano sulla spalla per confortarlo.
“Togli quella mano” sibilò Javier. Rick la ritirò subito preoccupato. Si avvicinarono quindi all’altra tenda. Esposito fece cenno al suo partner di guardare. Lui era già rimasto abbastanza scioccato. Come il suo amico prima, anche Ryan si mise di lato alla tenda per guardare all’interno. Dopo qualche secondo richiuse lo spiraglio e scosse la testa.
“Ci sono quattro dentro che stanno giocando a strip poker” comunicò piano il detective, mentre si spostavano di nuovo verso l’inizio del corridoio. “Per fortuna era appena agli inizi” aggiunse con un brivido. “Comunque nessuno di loro è il nostro informatore.”
“Quindi ora che si fa?” domandò Castle.
“La risposta è semplice, ragazzi” sentirono dire Kate dall’auricolare. Dal tono era palese che stesse cercando di non scoppiare a ridere. “Mi spiace, ma dovrete controllare il locale.”
“Che cosa??” esclamarono i tre disperati, dimenticandosi di tenere bassa la voce. Sembrava però che quelle pesanti tende bastassero a coprire i rumori esterni. O forse semplicemente gli occupanti erano troppo… occupati.
“Oh, tranquilli!” replicò la detective con lo stesso tono di prima. “Sono sicura che tre aitanti uomini come voi non faranno fatica a farsi dire se qualcuno ha visto Jonas Fair aggirarsi nei paraggi stasera…”
“Beckett, si può sapere che ti abbiamo fatto di così male per sottoporci a tutto questo??” domandò sconfortato Castle.
“Come ti viene in mente che sia una vendetta personale?” replicò la donna con tono candido. Lo scrittore sospirò.
“Kate, andiamo, ti ho già detto che mi dispiace!” supplicò Rick. “Gli ho solo detto che l’altra notte abbiamo fatto quattro round, non che cosa abbiamo fatto!”
“Solo per questo siamo rimasti scandalizzati. Insomma, hai fermato la crescita ai tuoi figli, Castle!” commentò Ryan ridacchiando insieme a Esposito. Lo scrittore li guardò malissimo.
“Così impari a non tenere quella bocca chiusa sulle tue performance notturne, Ricky!” dichiarò Beckett con tono minaccioso.
“La colpa è di Castle! Quindi noi che c’entriamo?” si inserì Esposito con il tono più innocente che gli riuscì.
“Primo siete detective, quindi se dovete andare sotto copertura ci andate” affermò la detective. “Secondo, prendete questa missione come un ammonimento, così forse la smetterete di impicciarvi degli affari altrui! Perché non crediate che non sappia chi ha tirato fuori discorso e parole a Castle!” Lo scrittore fece la linguaccia ai due, che si guardarono colpevoli. “Ora rientrate nel locale e cercate Fair!” ordinò. I tre si lanciarono un’occhiata rassegnata. Quindi oltrepassarono la porta che divideva l’area tranquilla e riservata da quella affollata e rumorosa.
“Ok, direi che è il caso di dividersi” disse Ryan. “Io prendo i divanetti.”
“Io vado al bancone bar” continuò Castle.
“Io cerco nella pista” concluse Esposito con un sospiro. Rimasero ancora un momento fermi nelle loro posizioni prima di dividersi. Da come stavano vicini accanto alla porta sembravano tre pecorelle spaurite. Forse era il caso di muoversi. Alcuni clienti li stavano adocchiando con occhio famelico.
“Rivoglio i vestiti di Elvis” si lamentò Ryan.
“Non ci converrebbe” rispose subito Castle senza spostare gli occhi dalla sala. Entrambi i detective lo fissarono.
“E perché?” domandò il detective.
“Pantaloni attillati” replicò lo scrittore agitato. “Si vedrebbe troppo il pacco e non mi sembra il caso di dare ulteriori incoraggiamenti al momento…” aggiunse indicando con un cenno della testa un gruppo di uomini poco più in là di loro che non gli staccavano gli occhi di dosso. Ryan deglutì e un brivido passò lungo la schiena di Esposito. Si divisero.
Rick in un attimo vide sparire i due detective in mezzo alla folla. Prese un bel respiro e si avvicinò al piano bar. Cercò di prendere la cosa come una normale operazione sotto copertura. Solo che aveva bene in mente cosa era successo la sua ultima volta. E stavolta non era per niente sicuro di voler baciare uno dei suoi partner per salvarsi dall’essere scoperti.
Ordinò una birra e iniziò a muoversi cautamente lungo il bancone cercando Fair con gli occhi. Di tanto in tanto chiedeva a qualcuno con l’aria più tranquilla se conosceva o aveva visto il loro uomo. Nel frattempo sentiva gli aggiornamenti di Esposito e Ryan dalle altre parti della sala. Quest’ultimo aveva appena parlato con uno che gli aveva assicurato di aver viso Fair nel locale quella sera, anche se ora non sapeva dove fosse. Lo scrittore era quasi arrivato in fondo al bancone, quando un uomo piuttosto robusto e alto poco meno di lui gli si parò davanti.
“Ehi, ciao bel fusto” disse quello con la voce più bassa e suadente che riuscì a ottenere sopra il rumore della musica. Rick deglutì e si sforzò di sorridere, ma gli uscì più una smorfia che un sorriso.
“Ehm… ciao” rispose cauto.
“Sei nuovo dell’ambiente, vero?” ridacchiò il tipo. L’uomo portava un completo jeans e maglietta attillati e neri. Castle annuì soltanto, nervoso. “Ti capisco, la prima volta non è mai facile. Ma se vuoi posso darti una mano…” aggiunse quello appoggiando una mano sulla parte di petto scoperto della sua camicia.
“Wow! Ehi! Piano!” esclamò subito Rick tirandosi indietro. Sentì a malapena Kate all’auricolare che gli chiedeva che stava succedendo e se stava bene. Il tipo però non demordeva. Si fece ancora avanti ridacchiando e appoggiò nuovamente la mano sul suo petto, come se avesse trovato lì fissa dimora. Rick indietreggiò di nuovo e stavolta si scontrò con la schiena contro una delle colonne del locale.
“Facciamo i difficili, eh?” esclamò ancora ridacchiando l’uomo.
“No, è che io, ecco…” Quello gli si fece ancora più vicino e gli soffiò appena sull’orecchio. Un brivido freddo gli passò lungo la schiena.
“Come sei caldo, mio bel fusto… E come batte veloce il tuo cuore…” sussurrò l’uomo con quello che voleva essere un tono malizioso.
“No, no, hai capito male, in realtà io stavo cercando una persona, un certo Jonas Fair, non lo conosci per caso, vero?” esclamò tutto d’un fiato cercando di attaccarsi il più possibile alla colonna per sfuggire alla presenza inquietante davanti a lui.
“Sì, lo conosco” mormorò ad un palmo dal suo naso. “Ma io sono cento volte meglio di lui…”
“Ah, ci credo!” replicò subito agitato Rick lanciando una risata stridula e stando al gioco, ma cercando al contempo di scansarsi. “Però devo parlargli assolutamente! Mi sai dire dove posso trovarlo?” Quello si allontanò appena e sbuffò.
“Sì” rispose scocciato. “Credo di averlo visto in uno dei primi divanetti dell’entrata, quello un po’ nascosto dietro il paravento.” Castle sentì Ryan all’auricolare dire “Vado”, prima di capire che tutti stavano ascoltando il suo dramma e nessuno sembrava intenzionato a intervenire. Begli amici. “Allora…” sussurrò poi l’uomo davanti a lui avvicinandosi di nuovo e quasi schiacciando il suo corpo contro quello dello scrittore. “Dove eravamo rimasti?” All’improvviso Rick sentì distintamente una delle mani del tipo che gli carezzavano il cavallo dei pantaloni. Si irrigidì all’improvviso. Con la coda dell’occhio vide Esposito che si avvicinava e ringraziò mentalmente il cielo.
“Oh, guarda devo proprio andare!” esclamò con voce molto più acuta del solito. Riuscì in qualche modo a districarsi da quella situazione imbarazzante e a staccarsi finalmente dal tipo che lo guardava scocciato e triste per l’interruzione. “C’è il mio… ehm… ragazzo ed è un tipo molto geloso e se mi vede con un altro rischio che mi impazzisce!” Quindi per continuare la farsa si girò verso il detective. “Esp… Javi, tesoro, dov’eri finito?” esclamò prendendolo per un braccio e portandolo in mezzo alla mischia di ballerini e raggiungendo l’altra parte della sala con i divanetti pur di lasciare quanto più spazio tra lui e il pervertito. Quando finalmente si sentì al sicuro lasciò la presa sul detective. “Uff… Grazie Espo!” sospirò sollevato. Quello gli si avvicinò di un passo.
“Chiamami di nuovo tesoro e giuro che ti sparo, Castle” sibilò con tono minaccioso. Rick deglutì e annuì. Solo in quel momento si accorse che Kate se la stava ridendo alla grande dall’auricolare.
“Ragazzi dove eravate finiti?” domandò Ryan apparendo in quell’istante pochi passi più in là di loro. Non li lasciò parlare e continuò. “Ho visto Fair. Come aveva ragione il tuo ragazzo, Castle. Il nostro uomo è dietro il paravento accanto all’entrata che ci sta provando con uno.” Rick fece una smorfia e un brivido gli passò lungo la schiena alle parole ‘tuo ragazzo’.
“Kate!” sibilò al microfono. “Finiscila!” La donna sembrava non voler accennare a smettere di ridere. Dopo qualche secondo finalmente sembrò calmarsi.
“Scu…scusa Rick” riuscì a dire, mentre cercava di trattenersi. Lo scrittore sospirò pesantemente.
“Questa me la paghi stanotte, oh se me la paghi…” mormorò Castle, senza farsi sentire dagli altri tre. “Muoviamoci!” disse quindi a voce più alta ormai rassegnato. “Prima parliamo con Fair e prima c’è ne andiamo.” Ryan li condusse poco lontano dal divanetto in cui stava il loro possibile informatore e tutti e tre si fermarono a osservarlo e a decidere sul da farsi. Fair ci stava provando spudoratamente con l’uomo seduto accanto a lui. Gli sussurrava parole all’orecchio e gli accarezzava la gamba, spingendosi lentamente più in alto sulla coscia.
“Ok, chi va a irretirlo e a farsi dire da chi ha avuto la droga?” disse a quel punto Kevin.
“Non guardate me!” esclamò subito Rick incrociando le braccia al petto. “Direi che per stasera ho già dato!” Altra risata di Beckett all’auricolare. Fair e il tipo intanto avevano iniziato a baciarsi.
“Ma come?” replicò Javier fintamente meravigliato. “Il tuo proverbiale fascino ci sarebbe sicuramente d’aiuto! Noi non siamo mica affascinanti come te…” Lo scrittore lo fulminò con lo sguardo.
In quel momento l’uomo a cui Fair stava cercando di succhiare via la faccia si alzò di scatto e se ne andò con aria offesa per un qualche motivo che non avevano colto, impegnati dalla discussione.
“Andate insieme” gli ordinò Beckett.
“COSA??” esclamarono i tre all’unisono.
“Andate insieme!” ripeté la donna. “Distraetelo e fatelo parlare!” Si guardarono schifati. Quindi con un sospiro si diressero verso Fair che stava buttando giù con rabbia una bottiglia di birra.
“Oh, finalmente quel belloccio se ne è andato” dichiarò Esposito con voce appena più alta del solito sedendosi accanto all’uomo. Quello si girò a guardarlo sorpreso, gli occhi leggermente vacui. Non doveva essere la prima bottiglia che beveva quella sera. Tanto meglio.
“Già!” gli fece eco Ryan sedendosi dalla parte opposta di Fair. “Era una vita che aspettavamo se ne andasse. Iniziavamo a perdere le speranze…” aggiunse iniziando ad accarezzargli lentamente la testa e reprimendo insieme un moto di disgusto. Non riusciva neanche a immaginare che ci fosse Jenny al posto di quel tipo.
Fair si girò a guardare anche l’altro detective a bocca aperta. Castle arrivò in quel momento e si sedette sorridente di fronte a Fair sul tavolino davanti al divano. Se possibile l’espressione dell’uomo divenne ancora più sconcertata di prima. Di certo non si aspettava uno scambio uno a tre quando aveva lasciato andare il tipo di poco prima. Ma dal sorriso ebete che fece, la cosa doveva andargli piuttosto a genio. Per fortuna dei tre, Fair non ebbe neppure un briciolo di sospetto. Evidentemente era anche uno che aveva una considerazione abbastanza elevata di sé, nonostante la fronte alta e stempiata e gli abiti malmessi. Oltre che per il puzzo di sigaretta.
“Allora, bel fusto” cominciò Rick riprendendo le parole che il pervertito di prima aveva usato con lui e adoperandole a suo favore. Gli passò una mano sul ginocchio. “Mi sa che il tipo non sa cosa si perde a lasciare uno come te. Scommetto che in quanto a divertimenti non sei male…” continuò lanciandogli uno sguardo che voleva essere furbo, ma che risultò più schifato. Fair però non parve accorgersi della differenza. Sembrò anzi eccitarsi.
“Sono in paradiso” lo sentirono mormorare mentre continuava a passare lo sguardo da uno all’altro dei suoi seduttori, come se temesse di vederli svanire all’improvviso. E sinceramente era quello che i tre si stavano augurando. Fair si raddrizzò appena e tirò fuori la sua migliore aria da pavone. “Certo che so come farvi divertire, ragazzi!” esclamò passando un’occhiata famelica sul corpo di Esposito, che tentava in tutti i modi di mantenere un’espressione neutrale. Accennò addirittura ad un sorriso tirato. All’improvviso Fair prese una mano di Ryan e la infilò nella sua tasca dei pantaloni. La mano del detective entrò fino al polso, facendolo sussultare. Evidentemente aveva trovato altro di inaspettato alla fine della tasca. “Qui c’è quello che ci occorre…” gli sussurrò l’uomo malizioso all’orecchio. Appena quello voltò lo sguardo, il detective divenne verdognolo. Sembrava stesse per vomitare da un momento all’altro. Lentamente tirò fuori la mano dalla tasca di Fair e con essa uscì anche un sacchetto di plastica trasparente. Al suo interno c’erano diversi grammi di polverina bianca. Senza farsi vedere, Ryan infilò un dito dentro e assaggiò un pizzico di contenuto.
“Cocaina” sussurrò in modo che solo gli altri due e Beckett potessero sentirlo attraverso gli auricolari. Rick annuì e tornò a prestare attenzione a Fair che al momento stava accarezzando i pettorali di Esposito. Il detective si stava spostando lentamente sul divano. Ancora un poco e sarebbe caduto giù.
“Ehi, bello” richiamò l’attenzione di Fair Castle. Cercò di usare il tono più sensuale che riuscì a ottenere. “Senti, ma dove hai preso questa roba che sembra così buona?” domandò indicando il sacchetto con un cenno della testa. L’uomo gli prese la mano, ancora appoggiata sul ginocchio, e gliela spostò più su sulla gamba. Rick si trattenne a stento dallo scappare via urlando. Fair si alzò appena e gli fece cenno di avvicinarsi, come se dovesse confidargli un segreto.
“Mio caro, non posso mica rivelartelo così. Fidati però che è di un mio amico” rispose quello con aria da cospiratore. Con la coda dell’occhio, Castle vide Esposito e Ryan discutere silenziosamente dietro le spalle dell’uomo. Recepì da Javier qualcosa del tipo ‘Cazzo la sua mano è sul mio pacco!! Trova un modo per farlo togliere oppure prima gli trancio la mano e poi gli sparo!!
“Ehm… ma come?” si intromise a voce alta Kevin rivolto a Fair, cercando di tenere sotto controllo Esposito con lo sguardo. “Guarda che se non ti fidi di noi, noi come facciamo a fidarci di te?” gli chiese facendosi forza e prendendogli il mento fra le dita per girarlo verso di lui. Vide un accenno di indecisione nei suoi occhi vacui, mischiato a paura per una possibile notte che rischiava di andare in fumo.
“Ok…” sussurrò alla fine ad un palmo dalle labbra del detective. Ryan si impose di non muoversi e gli altri due fecero altrettanto. “Tanto che ne sapete voi di lui” continuò borbottando appena. “Si chiama Herny Sterik. È lui che mi procura la roba e vi assicuro che è davvero buon…” Non fece in tempo a finire che i tre si alzarono contemporaneamente.
“Bene, grazie Fair! Addio!” esclamò Castle sollevato e passandosi con forza le mani sulla camicia per pulirsele. Finalmente avevano il nome dello spacciatore che poteva aver ucciso una ragazza di 23 anni a causa di un taglio sbagliato della droga. A quel punto lo scrittore e i due detective si dileguarono il più velocemente possibile fuori dal locale.
Quando videro il furgone scuro in cui era nascosta Beckett, ad un centinaio di metri dal locale, finalmente sentirono di aver raggiunto la distanza minima di sicurezza.
“Mi serve una doccia… e una donna! Ora! Subito!” mormorò scandalizzato Esposito, mentre si toglieva l’auricolare.
“Rivoglio Jenny…” ammise invece con gli occhi sbarrati Ryan. Beckett scese in quel momento dal mezzo. Castle, incurante dei due detective, si fiondò letteralmente sulla donna. La prese per la vita e iniziò a baciarla con passione, senza curarsi del fatto che erano appena andati a cozzare con forza contro il furgone. Si staccarono diversi secondi dopo. Kate guardò il suo scrittore sorpresa e vagamente malferma sulle gambe.
“Ti prometto che non dirò più niente a quei due, neppure se la sera ci laviamo i denti prima di andare a dormire!” mormorò Rick alla sua musa soffiandole il suo respiro caldo sull’orecchio e stringendola a sé. “Ma ti prego… basta missioni sotto copertura in cui non ci sei tu!” La donna ridacchiò appena alle sue parole.
“Direi che la lezione è stata sufficiente” replicò Kate passandogli una mano sul petto.
“Torniamo a casa??” domandò speranzoso lo scrittore. Beckett scosse la testa.
“Tu torni a casa tua. Io a casa mia” dichiarò divertita. L’espressione dello scrittore capitolò da speranzosa a cucciolo bastonato.
“Non credi di avermi punito abbastanza?” chiese sconsolato. Poi gli venne un’idea. La attirò a sé con forza come aveva fatto negli Hamptons e, come aveva previsto, un gemito le scappò dalle labbra. Sorrise internamente soddisfatto. “E se ti dicessi che ho bisogno di te?” chiese con un mezzo sorriso furbo ad un soffio dalle sua labbra. Kate rimase senza parole per un momento. Quindi si morse il labbro inferiore, evidentemente tentata, ma poi scosse la testa.
“Mi spiace Castle, ma stasera sono impegnata” rispose. C’era una nota di scuse nel tono.
“Cosa?? E che c’è di più importante del tuo fantastico, affascinante e bisognoso di coccole scrittore??” domandò incredulo.
“Intanto dobbiamo andare a prelevare Herny Sterik…” gli ricordò slacciando la presa dello scrittore dalla sua vita e cercando con gli occhi Esposito e Ryan. I due erano andati nel retro del furgone a cambiarsi d’abito, non sopportando ulteriormente quei vestiti. Scesero giusto in quel momento. Beckett chiese loro di cercare l’indirizzo di Sterik così da poterlo andare a prendere. Quindi si girò di nuovo verso Castle. L’uomo stava per parlare, ma lei anticipò la sua domanda. “E dopo averlo portato in centrale, ho tutta l’intenzione di passare una serata di chiacchiere con Lanie e Jenny che avevo programmato. Ho certe registrazione che credo si divertiranno a sentire…” aggiunse lanciando un’occhiata al furgone. Rick capì con un secondo di ritardo che la sua musa aveva seriamente intenzione di far ascoltare la serata appena trascorsa alle altre due donne.
“Oh, andiamo, Kate non vorrai mica… davvero…!? Kate!!” cercò di richiamarla, ma la donna era già rientrata nel furgone ridacchiando. Fece un sospiro e si tolse l’auricolare mentre faceva il giro del mezzo.
“Vedrai se non mi vendico la prima notte che saremo insieme, oh, vedrai…” borbottò lo scrittore appena un attimo prima di salire sul furgone. 

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Xiao!! :D
Allora che dite? Lo ammetto dopo tutta sta tristezza e la tensione per quello che succederà nella puntata di stasera ( *___* ) di Castle mi serviva qualcosa di allegro (o comico-demenziale, fate voi)! X)
Come al soltio grazie alle mie consulenti Sofy (interista) e Katy(draghetta) per la pazienza, il supporto e le correzioni! ;D Vi lovvo!!!!!! <3<3<3
Ora DOMANDONA!! PLEASE READ IT: sempre le mie sclerat...*cough* consulenti mi hanno mezzo intimato di scrivere un seguito, comprendente diciamo la serata tra ragazze e, beh, la vendetta di Rick... Perciò ora chiedo a voi: vorreste che facessi anche la continuazione?
Ditemi che ne pensate!! (al soltio qualsiasi tipo di commento è ben accetto, positivo o negativo) :):)
A presto!! ;)
Lanie
  
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