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Autore: Hermes    31/10/2012    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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A step to the left.

I wanted to tell you my story
How my life seemed to change in a matter of days
The heavens break I am walking, no talking
How come change always seems to bring the rain
But through it all
I feel no pain
The Verve ~ Stormy Clouds

Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
Alla luce di come lo incontrai però tutte queste belle parole non significano nulla anche adesso che è passato più di un anno.
Sto per dare la laurea in biologia molecolare e mi sto specializzando in ingegneria genetica, lavorando come assistente presso un noto laboratorio di ricerca in Santa Monica, CA.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

Un anno circa prima…
Lunedì, seconda metà dell’anno universitario.
Ore tre del pomeriggio.
Fisica 2.
Aula 7.
Secondo piano, appena dopo le scale.
Non ci fossi mai entrata avrei fatto un affare con il destino.
I primi dieci minuti avevo ascoltato il docente con indifferenza.
A dire il vero era troppo giovane, sembrava solo un’assistente a conti fatti…
Spesi solamente un attimo a catalogare il suo aspetto fisico, niente di terribilmente interessante da lassù sembrava un topo albino con gli occhiali, e allora tirai fuori un blocco tracciando diagrammi ed espressioni, un esercizio di biochimica che avrei dovuto consegnare per il giorno dopo.
Tanto meglio portarsi avanti…
Ero di un umore nero a tinte viola scuro…sfido io dopo aver passato il Natale in città come una perfetta asociale a studiare ma non per mia scelta.
Un mese prima ero la ragazza di Will, un bel giovanottone tutto muscoli e con un discreto cervello ma mettiamo una doppia sottolineatura sull’imperfetto…ero.
Ci stavo bene assieme, aveva la cattiva abitudine di pavoneggiarsi con i suoi compagni della squadra di rugby del campus e di fare del weekend un party senza pausa dal venerdì pomeriggio al lunedì mattino compreso ma non era un cattivo ragazzo.
Avremmo dovuto passare le vacanze assieme ma Will mi aveva dato buca con la storia che doveva tornare ad Eureka dai suoi, era rimasto vago sul motivo e fra le righe mi aveva lasciato capire che era una riunione di famiglia allargata.
Quel fatto mi cadeva proprio a fagiolo…dovevo prepararmi per dare gli ultimi esami a Gennaio e di certo non sarei tornata a far visita a mia madre con duecento miglia e più di viaggio. Mi sarebbe piaciuto ma era fuori discussione, soprattutto con le frequenti tempeste di neve che imperversavano annualmente sulla Sierra Nevada.
Reno non era proprio la cittadina dietro l’angolo.
Quindi avevo fatto che studiare e portarmi in pari e mi ero ritrovata alla sera di Capodanno con niente di meglio da fare, trascinata dallo voglia di qualcosa di diverso che il solito film o dispensa del caso.
Sapevo che c’era una festa in corso in un locale poco al di là dei limiti del campus e mi ci avviai con alcuni altri occupanti del mio dormitorio.
Diciamo che fu una serata difficile da dimenticare…
Li colsi in flagrante, avvinghiati in un booth a farsi una tracheotomia l’uno con l’altra, cosa peraltro anche leggermente disgustosa lasciate che ve lo dica.
Ho dimenticato d’aggiungere che Will se la stava facendo con la mia compagna di stanza…
Mi reputo una persona pacifica ma presi la prima cosa che avevo sfiorato, un grosso recipiente pieno di punch, e gli lanciai il contenuto addosso senza tanti complimenti.
Dopo la doccia alcolica era stata questione di un attimo prenderli a sberle verbalmente; nell’ultimo mese iniziavo anche a provare pena per quella poveretta in fondo…sicuramente non sarebbe durata molto al fianco di Will ma ero ben lungi dall’avvertirla, mica ero santa alla porgi l’altra guancia!
Quindi avevo fatto armi e bagagli, chiedendo il trasferimento in un altro dormitorio e mi ero installata in una pessima scusa di condominio a tre piani di proprietà della San Francisco State University a quattro isolati dal quartiere universitario.
Ora occupavo un bilocale muffito e che mi dava la seria impressione di essere stato un magazzino liquori dal sentore di alcool che perpetrava dalle pareti, ci sarà stato un motivo per cui nessuno voleva installarvisi e ne ebbi prova quando vidi il bagno di due metri quadri, uno sgabuzzino in poche parole. Lo stato del mobilio poi era dubbio.
Avevo appena iniziato a frequentare i nuovi corsi e stavo iniziando a preparare la mia tesi, sperando solo di uscire il più in fretta possibile da quella fase della mia vita…
Così il destino mi aveva portata in quell’aula a sprecare due ore per tre giorni, moltiplicato per dodici settimane di fila…solo per riuscire a raggiungere i requisiti e fare domanda di stage in laboratorio, preparando la laurea.
La fisica in tutto e per tutto la capivo ma non mi piaceva.
Avevo già riempito due pagine di calcoli quando, completamente immersa nelle mie riflessioni un dito fece tap-tap sulla spalla sinistra.
M’irrigidii, peccato per me che non mi ero resa conto del silenzio regnante.
Distolta, incazzata e leggermente irritata alzai lo sguardo verso chi m’aveva disturbata preparandomi a stenderlo anche se sottovoce…e rimase con la bocca aperta per metà davanti all’assistente che - con un sorrisetto seccante – tendeva il palmo della mano aperto verso il blocco, senza una parola.
Ero in torto marcio ma questo non mi fermava dal bersagliarlo silenziosamente d’ingiurie, minacce ed insulti mentre l’uomo - che ad occhio e croce non aveva molti anni in più di me - scendeva la scaletta al rallentatore e tornava dietro la scrivania, posando con un tonfo il blocco a spirale in un angolo.
“Prima di interrompermi stavo rispondendo alla domanda di…? Come ti chiami?”
Perfetto…rompicoglioni ed affetto da Alzheimer…il quadro si fa sempre più roseo!
“Per rispondere alla tua domanda…tratteremo la fisica quantistica, dando uno sguardo anche alla meccanica. Vi consiglio di chiedere spiegazioni a fine lezione se avete dei dubbi…non mi piace essere disturbato mentre spiego.” e mi mandò un’occhiata ed il classico sorriso storto del rompiballe.
Fantastico…adesso m’aveva preso di punta! Ci mancava solo questa!
Mi ero persa la sua presentazione all’aula quindi non sapevo nemmeno quale fosse il suo nome ed allora m’ingegnai a cercargli un appellativo finché la lezione non si concluse. Mi accordai per Mister-Biondo-Marilyn-Zen, in un certo senso gli donava.
Per fortuna quella giornata di lezione finiva lì…sarei andata dritta in biblioteca, quattro piani più sotto, a concludere quel maledetto esercizio di biochimica e poi al diavolo l’università fino al giorno dopo!
Sempre sperando che Mister Zen avesse la bontà di ridarmi i fogli…eh!
Una capatina alla palestra del campus e poi a casa, se poteva considerarla tale...sempre meglio che viver sotto lo stesso tetto con la traditrice.
Sospirai – avevo atteso che il più della gente uscisse dall’aula – quindi raggiunsi la cattedra leggermente sopraelevata. Osservai per un momento chi, un paio d’ore prima, mi era sembrato un ‘topo’: quelle sembianze gliele conferiva solo l’abbigliamento blu scuro, per il resto non poteva essere che sui trenta al massimo.
Era molto pallido, dall’aspetto curioso.
Di statura doveva essere molto vicino a quella di Will, fra i sei piedi. Al contrario del mio ex aveva l’aria un po’ scavata di chi non fa un pasto come si deve da qualche tempo; pochi muscoli e tanta ossatura cosa che però non lo rendeva tarchiato.
I capelli di un biondo chiarissimo gli cadevano sulle spalle diritti, sottolineando i lineamenti del viso e gli occhi di un nero petrolio dietro un paio di occhiali a lenti rettangolari.
Quegli stessi occhi frugavano con metodo e concentrazione l’esercizio sul blocco come se riuscisse davvero a capirci qualcosa.
…provaci pure…
Teneva il quaderno in una mano con le gambe accavallate, l’altra mano sotto il mento in una posa elegante.
Dopo vari minuti borbottò un “Bel lavoro…” e lo restituì pensieroso con un cenno “Cerca di non fare altro nella mia aula d’ora in poi.”
Avevo appena aperto la porta antipanico quando aggiunse “Però avresti potuto derivarla almeno sei passaggi prima…”
Per quanto allettante non osai mandarlo a stendere ma dovetti ammettere che non era un cattivo consiglio, gli augurai un buon pomeriggio e mi chiusi la porta dietro le spalle. Andai subito in palestra a scaricare la tensione accumulata.
Quando, a sera, sedetti allo striminzito tavolino del cucinino, trangugiando take-away e tornai al lavoro quasi non mi strozzai…
Dopo le mie due pagine, ne stava una mezza con l’inizio e due passaggi dello stesso esercizio sotto il risultato e in un angolo, scritto piccolo e incastrato.
Grazie per il cruciverba…ma non era granché. Ed i tuoi diagrammi di sviluppo fanno anche un po’ pena.
Era ufficiale, mi aveva presa di mira ed iniziava a starmi un tantino sulle balle.

In quel periodo non sapevo cos’altro mi avrebbe portato la vita.
Invero ero arrivata al punto che non vedevo più in là del sabato, quando ricevevo il mio stipendio da cameriera.
Avevo quasi ventiquattro anni e tanta voglia di scappare via.
Avevo smesso di sognare.
Solo allora le nostre strade si incrociarono.

These streets, these times
They tie me down, I'm through with you
(Through it all)
But I feel no pain
Stormy clouds over new horizons
Come and get it, if you want
The Verve ~ Stormy Clouds

~~~

Buondì a tutti!
Non sono proprio nuova di questa sezione, diciamo che ho fatto la desaparecida...
Questa storia è rimasta nel dimenticatoio per anni, l'ho ripresa in mano alcune settimane fa e ho deciso di postarla come esercizio distensivo.
Il rating, gli avvertimenti e le note potrebbero subire cambiamenti repentini già dal prossimo capitolo e tenete in conto che non aggiornerò regolarmente.
Ho alcuni capitoli abbozzati ma devo riscriverli completamente per renderli leggibili per il fatto che io sola conosco i personaggi e voi poveri lettori no...devo risolvere questa cosa, credo...xD

Comunque vi do alcune dritte:
- La storia si svolge a San Francisco e la San Francisco State University si classifica fra le prime cinque Università pubbliche americane per gli studi di medicina, ricerca e scienza biomedica;
- La protagonista di questa storia è originaria di Reno, la seconda città più popolosa del Nevada, dopo Las Vegas. Questa città è molto vicina al confine con la California;
- Un biologo molecolare studia le molecole organiche complesse presenti nella cellula, in particolare DNA, RNA e proteine e il loro modo di relazionarsi strutturalmente con la stessa cellula; questo tipo di biologia usa molte tecniche derivanti da altre discipline quali biochimica, fisica e genetica;
- L'ingegneria genetica è l'insieme delle procedure utilizzate per alterare il DNA di un organismo, modificandone i caratteri ereditari;
- Le citazioni ai The Verve saranno un po' il filo conduttore di tutta la trama, quindi ecco a voi un link per ascoltare la canzone di questo capitolo: The Verve ~ Stormy Clouds.

Spero che questo primo capitolo incuriosisca e che non sia un intero fiasco ^^"
Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate o correggere i miei errori, io sono qui!
Spero di non farvi aspettare troppo per il prossimo capitolo...intanto grazie per essere passati!
Hermes

  
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