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Autore: watereyes    31/10/2012    8 recensioni
Amu Hinamori è una normale ragazza di quindici anni. La sua vita scorre tranquilla, come un paesino svizzero in quelle palle di vetro con la neve finta. Finchè, come un fulmine a ciel sereno, non arriva qualcuno a dare una scossa a quel paesino perfetto. Un nuovo, misterioso vicino di casa...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Our wishes are the same

È ufficiale. Sono la persona più felice del pianeta. Cosa posso volere di più? Non ditemi “Un Lucano!”, non me ne importa niente di quel liquore. C’è già Ikuto a mandarmi fuori di testa, grazie.

È perfetto, accidenti a lui! Sono proprio nei guai ora: se un giorno non mi amasse più, come farò? Io, povera sfigata, che ha avuto il colpo di fortuna più grande della storia! Non so nemmeno come possa essere successa a me una cosa simile! Prima di lui c’era stato solo un altro ragazzo, Kyota, e non era finita granchè bene. E poi, all’improvviso, PAF!! È spuntato Ikuto. Intrigante, misterioso, affascinante.. Come potevo non rimanerne coinvolta?

Il punto è che, ormai lo sento, ho raggiunto il punto di non ritorno. Non potrò mai lasciarlo, non ho mai provato niente di simile. È così grande questo sentimento che sono un po’ spaventata, non so come gestirlo.

E infatti, ieri sera, sono esplosa.

“Ti amo”.

Mi è partito così, naturale e pensato al tempo stesso.

Dio, la paura che ho avuto della sua reazione!

Non appena ho pronunciato quelle due paroline –sembra incredibile come cinque misere lettere racchiudano un significato tanto grande- è calato un silenzio assoluto, quasi assordante.

Spaventoso, a volte, il suono del silenzio.

Riuscivo a sentire lo scorrere del Tevere sotto di noi e la goccia di sudore che mi colava lungo la schiena, facendomi rabbrividire.

Ero certa di aver rovinato tutto ormai, di essere stata troppo precipitosa, quando Ikuto si riscosse dall’apatia in cui sembrava essere piombato e mi regalò il più bello dei sorrisi.

Lui, che sorrideva così di rado, aveva cacciato fuori il più bel sorriso di sempre e l’aveva destinato a me, solo a me.

Mi sentivo come Gollum del Signore degli Anelli, pensavo a quel sorriso come al mio ‘’Tesssoro’’. Mentre ancora mi beavo di quell’incanto, Ikuto mi si avvicinò e mi baciò. Non avevo mai ricevuto un bacio simile prima d’ora: era come se all’interno custodisse un messaggio segreto, uno scrigno che Ikuto mi stava donando e che racchiudeva tutti i suoi sentimenti. Non era un bacio di preludio a qualcos’altro, o dettato dalla passione o dal momento: era il mio primo bacio d’amore, e ne restai frastornata.

 

- Oggi è il nostro ultimo giorno – annuncia Ikuto a colazione.

- Cosa? Di già?

- Beh, non proprio, in realtà. Prendiamo l’aereo domani sera, quindi diciamo che è il penultimo – riflette, addentando pensieroso una brioche al cioccolato.

- Sai una cosa? – bofonchia.

- Cosa?

- L’unica pecca dell’Italia è che non hanno i taiaki al cioccolato! – si lamenta, gonfiando le guance come un bambino.

Scoppio a ridere, divertita e intenerita al tempo stesso:

- Rimedierai quando saremo a casa, dai.

- Ho sentito Utau e gli altri – prosegue Ikuto, bevendo un sorso di cappuccino – Mi hanno chiesto se stai facendo buon uso dei regali che ti hanno fatto.

Arrossisco di botto: parlavano della camicia da notte/babydoll, sicuro come l’oro! Cristo, che vecchi marpioni!

- Direi che ne stai facendo un ottimo uso, no? – sento la voce di Ikuto dire.

- Cosa? Mi sono persa qualche passaggio?!

- Come?? – esclamo, sbigottita.

- Dai, hai fatto almeno cinquecento foto! Non dirmi che non stai sfruttando il loro regalo!

Sbatto le palpebre, mi ero completamente scordata della macchina fotografica!

- Già, è vero! Possono ritenersi soddisfatti – balbetto, cercando di sembrare convincente – Che facciamo oggi?

- A dire il vero, non lo so.. pensavo potessimo lasciare la giornata libera, prenderla come viene, senza programmi. C’è qualcosa che vorresti vedere particolarmente?

Sorrido, mi piace quest’idea del Carpe Diem.

Sì, Roma mi ha proprio latinizzata, pure Orazio mi metto a citare.

- So che cadrò nel banale, ma.. è da un sacco che non vedo il mare!

Ikuto sorride:

- Andiamo.

 

Un’ora e due autobus dopo siamo arrivati.

Il mare è davanti a noi, il suo respiro calmo è tranquillizzante come quello di un genitore; le creste delle onde brillano di riflessi dorati talmente intensi da farci socchiudere gli occhi.

Con gli occhi, raggiungo quella sottile linea fra cielo e mare, l’orizzonte. Fin da piccola mi ha sempre affascinata: immaginavo sempre di raggiungerlo, fino a trovarmi di fronte ad un secondo orizzonte, poi un terzo, un quarto e così via. Mi sono sempre chiesta quanti orizzonti avrei incontrato prima di raggiungere la mia meta.

Chissà perché poi le persone fanno simili riflessioni solo quando si trovano davanti qualcosa di grande, molto più grande di loro, come il mare o l’amore. Che sia la grandezza a suscitare certi pensieri?

Sono ancora assorta nei miei pensieri, quando sento il terreno mancarmi da sotto i piedi. Ikuto mi ha afferrato dalle ginocchia e si dirige deciso verso l’acqua.

L’epilogo mi sembra scontato.

- No no no!!! Ikuto, dai ti prego! – lo supplico.

Lui ride:

- Ti ho chiamato quattro volte, non mi rispondevi. Devi essere punita.

- Maschilista! Ikuto Tsukiyomi, mettimi giù immediatamente!! – strillo, scalciando.

Lui sogghigna:

- Eccoti accontentata.

SPLASH.

Riemergo, completamente bagnata.

- TSUKIYOMI!!

Nonostante sia fradicia, mi sento bruciare. Gliela farò pagare.

Comincio ad inseguirlo a perdifiato, ma non riesco a raggiungerlo.

Sospiro.

Mi toccherà sedurlo, a quanto pare.

- Ikuto… - lo chiamo, mordendomi leggermente il labbro e facendogli cenno con il dito di raggiungermi.

Lui mi si avvicina, mettendomi le mani sui fianchi.

Gli allaccio le braccia intorno al collo, sorridendogli, mentre lui avvicina il mio viso al suo. Faccio sfiorare le nostre labbra, prima di spingerlo all’indietro, verso la parte più alta del livello del mare.

Colgo la sua aria stupita, mentre precipita in acqua e riemerge sputacchiando, sembrando comunque bellissimo.

Gli sorrido innocente:

- Com’è l’acqua?

Ikuto mi guarda sorridente:

- Sei tremenda! – esclama, prima di afferrarmi per un polpaccio e farmi cadere in un turbinio di spruzzi addosso a lui.

- Allora? Com’è l’acqua? – mi domanda, ironico.

Sorrido, stampandogli un lungo bacio sulle labbra.

- Salata – rispondo, leccandomi le labbra, maliziosa e divertita al tempo stesso.

Ikuto mi guarda stupito e io tra me e me sorrido compiaciuta, conscia di averlo sorpreso di nuovo.

 

La giornata vola, e in men che non si dica è già arrivata la sera, l’ultima che passerò in Italia.

Sospiro, guardandomi allo specchio: sono vestita con semplicità, indosso degli shorts di jeans chiari e una camicetta bianca senza maniche. Ai piedi ho le mie fedelissime All Star rosse mentre sul viso ho applicato solo un velo di fard che dona un tocco di colore alle mie guance e il mascara che infoltisce le mie ciglia.

Spruzzo una nuvola di profumo in aria e mi ci tuffo sotto, come ad una cascata.

Sorrido alla mia immagine riflessa, divisa fra la felicità di essere lì e la malinconia dell’imminente ritorno a casa.

- Dai Amu, non fare così! – esclamo, in una specie di trainingautogeno.

Rispondo a un sms di Utau, controllo di aver preso tutto ed esco, accompagnando laporta perché non sbatta.

Scendo le scale, fermandomi di tanto in tanto ad osservare le fotografie appese lunghe le pareti.

Ikuto è già nell’atrio che mi aspetta, bello come un dio. Alla vista di lui in pantaloncini bianchi sdruciti e camicia di jeans il mio cuore ha un piccolo sobbalzo e comincia a battere più velocemente.

- Ciao – mi saluta sorridendo.

- Ciao – rispondo io, emozionata come se fosse la prima volta che abbiamo un appuntamento.

- Vogliamo andare, signorina? – mi chiede Ikuto, porgendomi il braccio con aria galantemente divertita.

- Ma certo, messere! – rido, stando al gioco e appoggiandomi a lui.

Usciamo nella chiara e animata serata romana. Respiro a fondo, lasciandomi invadere dalla miriade di profumi e odori che ci circondano: sole, asfalto, gas, caffè sono solo alcuni di quelli che mi circondano.

- Cosa ti è piaciuto di più finora? –mi chiede Ikuto.

Siamo seduti a un tavolo appartato, in una deliziosa tavernetta che abbiamo scovato sulla riva del Tevere.

- Mmm.. Non lo so, è troppo difficile! – esclamo, prendendo un boccone di tiramisù e battendomi ritmicamente il cucchiaino sui denti, pensierosa – A te? – chiedo, per curiosità e ispirazione.

Ikuto sorride e appoggia i gomiti sul tavolo, sporgendosi verso di me.

- A me è piaciuto quando ti sei svegliata, la prima mattina in cui siamo arrivati, e non mi hai creduto quando ti ho detto che eravamo a Roma, e ti sei rimessa a dormire.

Mi copro la faccia con il tovagliolo, rossa i vergogna, ma Ikuto prosegue imperterrito:

- Mi è piaciuto quando siamo entrati a San Pietro e non sei riuscita a parlare di fronte alla sua magnificenza; è la prima volta che ti ho vista senza parole ed è stupido, ma sono quasi infastidito che un ammasso di pietre ci sia riuscito e io no – prosegue con un sorrisetto – Mi è piaciuto quando abbiamo ballato nel salone e quando siamo usciti in terrazza, mi è piaciuto perfino lo schiaffo che mi hai dato! Okay, forse quello no, ma mi piace il fatto che da te non so mai cosa aspettarmi, in qualunque momento. Mi piace il modo in cui cerchi di farti capire e cerchi di capire, pur non conoscendo una sola parola italiana che non sia “pizza”, mi è piaciuto quando hai fermato quella coppia di anziani ancora innamorati dicendogli che eri felice per loro e che speravi anche tu di poter arrivare alla loro età con qualcuno al tuo fianco. Mi piace la tua espressione mentre dormi e quando storci il naso perché qualcosa ti infastidisce, mi piace il fatto che prende la vita come un’avventura e che cerchi di sfruttare al meglio ogni momento della tua giornata. Mi piace il modo in cui arrossisci quando mi guardo o quando ti correggi quando io fingo di non aver sentito una delle tue gaffe. Mi piace la gelosia che non riesci a frenare ogni volta che qualche ragazza flirta con me, come la cameriera i stasera, perché mi dimostra che tu ci tieni a me. Mi piaci quando ti arrabbi e gonfi le guance, cercando di sembrare offesa quando invece sei tenera; mi piace andare a dormire quando tu sei l’ultima persona con cui ho parlato e mi piace svegliarmi con il tuo sorriso come buongiorno, mi piace essere immerso nel tuo profumo, prigioniero dei tuoi occhi, del tuo viso, delle tue labbra.. Tutto questo per dirti che sono innamorato di te, come non lo sono mai stato.

Ikuto si ritira indietro e mi guarda, in attesa, un sorriso a increspargli le labbra.

Io sono in silenzio, sconvolta. Esalo lentamente il respiro che avevo trattenuto fino a quel momento e lo guardo, gli occhi pieni di lacrime, profondamente commossa e totalmente innamorata.

Lo guardo negli occhi, comunicando attraverso essi tutta la gioia e l’amore del momento. Poi dico:

- Non stavamo parlando di quello che ti è piaciuto di Roma?

Ikuto scoppia a ridere.

 

Lasciamo il ristorante verso le dieci e mezza.

Roma adesso è illuminata da luci artificiali e la vita notturna prende vita.

Ikuto ed io camminiamo, mano nella mano, e spesso ci scambiamo lunghi baci, incuranti delle persone intorno a noi.

Ho bisogno di sentirlo vicino a me, di percepire la sua vicinanza in ogni momento.

Passiamo davanti a una fontana che mi rievoca subito alla mente l’immagini di una famosa pellicola di Fellini.

Corro verso la fontana e mi volto verso Ikuto, immobile a qualche metro di distanza, sconcertato dalla mia improvvisa fuga.

- Ikuto! Come here! – grido, imitando Sylvia, la protagonista del film.

Ikuto sorride e scuote la testa, raggiungendomi e stampandomi un veloce bacio sulle labbra.

- Vuoi che ci buttiamo nella fontana? – mi chiede divertito.

- Preferirei evitare di essere arrestata – rido, a poca distanza dal suo viso.

- Vorrà dire che ci accontenteremo di esprimere un desiderio.

Ikuto mi porge una moneta. La prendo e gli sorrido, mettendomi di spalle alla fontana di fianco a lui.

Il resto del mondo sembra essere scomparso, o il tempo deve essersi fermato per regalarci un istante più lungo degli altri, altrimenti non sentirei ogni cosa come se fosse cento volte più amplificata, il respiro di Ikuto accanto a me, una mano stretta nella sua e una a tenere la moneta.

- Al tre, sei pronta? Uno, due, tre!

Lanciamo le monetine nella fontana alle nostre spalle e nel farlo chiudo gli occhi e desidero intensamente di avere Ikuto al mio fianco per sempre, innamorati come lo siamo ora.

Riapro gli occhi e vedi quelli ametista di Ikuto fissarmi:

- Che desiderio hai espresso? – mi chiede, curioso.

- Se te lo dico, allora non si realizza più!

Ikuto sorride, avvicinandosi a me e rendendo nulla la distanza fra i nostri corpi.

Il mio respiro accelera, diventa affannoso, così come i battiti del mio cuore.

- Non so che cosa tu abbia desiderato.. – mi sussurra all’orecchio, e ogni parola è chiara e risuona nella mia mente come se me l’avesse detta in un luogo solitario e silenzioso - ..ma sono sicuro che per me è lo stesso.

 

THE END

 

Non ci credo, è finita. Scommetto che molte di voi avranno pensato che avrei lasciato questa storia incompiuta. Il punto è che non riuscivo a scriverla, non sapevo come staccarmi da essa. È la prima storia che scrivo e che porto a termine, e mi sono affezionata ai personaggi che vestono solo l’aspetto di quelli del manga, perché i caratteri sono completamente diversi.

Vorrei ringraziarvi tutte, una per una giuro, passare a casa di ognuna di voi e abbracciarla stretta per aver recensito o letto anche solo un capitolo di questa storia.

Davvero, grazie, non immaginavo un sostegno del genere, è incredibile.

Grazie per i 33 preferiti, le 7 ricordate e i 38 seguiti, so che per molte autrici questi numeri sono bazzecole me per me sono enormi, sono tutte persone che hanno trovato che qualcosa di buona poteva esserci nella mia storia.

Grazie anche a quelle che leggono silenziosamente –siete tantissime, un numero vertiginoso!!-, a quelle che hanno aperto il primo capitolo e hanno pensato “Cos’è sta merda” per poi chiudere subito e grazie invecea quelle a cui al contrario è piaciuta così tanto da consigliarla alle amiche, non sapete quanto mi renda felice e orgogliosa.

Vorrei dirvi tantissime cose, talmente tante che non credo finirò mai e so che molte di voi avranno già smesso di leggere.

Grazie ad EFP che mi ha permesso di conoscere persone meravigliose e storie fantastiche e a Erika, che ha creato questa meraviglia.

Davvero, grazie a tutti di cuore.

Spero di rivedervi presto :)

Un bacio

watereyes

P.S. DATO CHE ALCUNE ME L'HANNO CHIESTO (DANDOMI UN GRANDE PIACERE), VI FAREBBE PIACERE SE LA STORIA AVESSE UN SEGUITO? :) POTRESTE FARMELO SAPERE, PER FAVORE?
   
 
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