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Autore: rossanasmith    16/05/2007    6 recensioni
Decismente, una vita troppo pacata non faceva per lei, aveva desiderato tante volte trascorrere una vita da donna normale, magari come quelle che il monaco puntualmente corteggiava; eppure, adesso che l'aveva ottenuta, sentiva di desiderare ancora di più, l'insoddisfazione agitava troppo spesso le sue notti insonni. Era questo quello che voleva? Ritornare alle guerre, rivedere gente morta, combattere per il gusto di farlo, avere qualcuno da vendicare? No, voleva di più. Voleva sentirsi felice.


Grazie mille a kaho_chan per i suoi preziosi consigli. Mi sei stata davvero d'aiuto, non sai quanto, Spero che così vada un po' meglio :-P !
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco la mia seconda  mini-fanfic su Inuyasha. Come al solito, i personaggi non appartengono alla sottoscritta ma alla mente e alla china di Takahashi-sensei. E finchè lei non si deciderà a concludere il manga, noi possiamo spaziare con la fantasia...

 

 

 

 

 

Essere libera. Rivoglio il passato.

 

 

 

 

 

 

 

Quel Marzo era davvero caldo.

 Nuvole di fiori  galleggiavano nell'aria, strappate agli alberi, turbinavano nel vento che iniziava a profumare di buono.

Al di là del bosco, oltre le montagne,  il villaggio riposava placido  sulla sponda del fiume, e i bambini si rincorrevano, piangevano.

La sterminatrice coglieva i fiori, giocava con la sua gattina,  si stendeva sull'erba, crogiolandosi nella sua freschezza; come una bambina, incurante di tutto, incurante del resto, recuperando gli anni della fanciullezza alla quale forse era stata strappata via troppo presto.

Lì accanto, il monaco libertino si godeva la scena; un piccolo sorriso rischiarava il suo volto, ancora più del sole cocente che vi batteva,  imperlandogli la fronte di piccole goccioline di sudore; ma lui non sembrava farci troppo caso, perchè era finalmente libero.

Libero di stare con la sua donna, libero di amarla , senza la  paura di renderla infelice con una progenie maledetta.

 

 

Sango, lei era la sua donna.

Sango, che ora pensosa si era distesa bocconi sul prato, dondolando le gambe.

 

 

Crescendo, negli anni della lotta contro Naraku, aveva sempre più abbandonato le fattezze di ragazzina per trasformarsi in una splendida donna.

Sango[1], il suo nome era proprio adatto a lei.

E il monaco, osservandola, capiva sempre di più qual era il proprio posto.

 

 

- Andiamo, Miroku. Voglio far visita alla tomba degli sterminatori.

 

Il monaco si alzò, spazzolando via dalla sua tonaca i resti d'erba.

Quella stessa erba che al vedersi ricopriva di vivacità e vita le colline terrose, ma gli occhi acuti di un più attento osservatore avrebbero visto che l'erba era già sfiorita,e presto tutto quel caldo l'avrebbe resa secca.

E' come quest'erba il tuo cuore, Sango?

 

- Cosa ne diresti di fermarci prima al villaggio? Potrei esorcizzare un palazzo infestato o, che so, fermarci alla locanda e bere qualcosa...

 

Forse Sango aveva capito quali fossero le reali intenzioni del monaco, e che cosa intendesse lui per "alla locanda" e"bere qualcosa".

Dopotutto, dopo queggli anni trascorsi al suo fianco, aveva imparato a intuire perfettamente il suo modo di ragionare.

Fu per questo che gli scoccò un'occhiata penetrante, ritrovando un po' della sua antica furia che prontamente si scatenava quando il monaco manifestava intenzioni perverse.

Intenzioni che, col passare del tempo, non ritornavano poi così tanto spesso.

 

- Va bene, Sango. Ai tuoi ordini.

 

Doveva esserne felice?

La sterminatrice osservava il suo compagno, notando quanto anche lui fosse cresciuto, e non per l'aspetto fisico soltanto; deducendolo forse dal fatto che ormai, quando cavalcavano Kirara insieme, come stavano facendo adesso, non coglieva più l'occasione per comportarsi da maniaco.

 Ma era male rimpiangerlo?

Ormai, erano entrambe cambiati dal tempo in cui combattevano al fianco del cucciolo di volpe, della sacerdotessa e del mezzodemone.

Erano tutti cambiati, il tempo aveva portato via la loro vecchia vita, e con essa, anche quella di Kohaku.

 

-Kohaku...

 

La sterminatrice si inginocchiò davanti alla tomba del fratellino; nonostante tutto, alla fine era riuscita ad accettare il triste fato del ragazzo; sapevano bene tutti  e due che alla fine la sfera avrebbe ancora mietuto molte vittime.

Era stata la sua amica sacerdotessa ad infonderle il coraggio per andare avanti, nonostante tutti cercassero di aiutarla nel migliore dei modi, forse l'unica persona su cui poteva sempre contare davvero, era la sacerdotessa.

Perchè lei le era sempre stata vicino, quando era gelosa del monaco, e quando non aveva più la forza per andare avanti.

E spesso, quando non bastavano le parole, la sacerdotessa era sempre stata lì, pronta a darle un abbraccio, a permetterle di posare la  propria testa nel suo grembo, riuscendo ad essere una madre per lei, quella madre che non ricordava nemmeno di aver mai avuto.

Ed era tra le braccia di Kagome che si sentiva finalmente una bambina, mostrando la debolezza che non mostrava mai durante i combattimenti, durante i tradimenti; tante volte le sarebbe piaciuto davvero essere una bambina.

Ma adesso che  la sua amica non era più con lei, chi le avrebbe dato tanto coraggio?

Kagome...

Fin da quando era nata, era stata addestrata per perseguire un unico obiettivo; del resto,non ricordava di aver avuto altri interessi al di fuori del suo compito.

Combatti, forza, proteggi i più deboli.

Ma lei sarebbe stata capace di proteggere se stessa dalla malinconia che le attanagliava l'animo?

 

 Nel pensarci, giocherellava incerta col nodo del suo kimono, non sapendo bene cosa fare.

 

E ancora, a volte, desiderava tornare indietro, ai  vecchi tempi dei combattimenti;indossare la divisa da sterminatrice, e roteare  l'Hiraikotsu, sentire l'aria vibrare intorno al viso, picchiare il monaco ogni tanto, divertirsi ai litigi di Inuyasha e Kagome, rimanere da sola accanto al fuoco, facendo la guardia...

Quante volte, la notte, si era sorpresa a sorridere di gioia?

Era ingiusto, questo, nei confronti di tanta gente che soffriva?

Semplice, rivoleva il suo passato indietro.

Decismente, una vita troppo pacata non faceva per lei, aveva desiderato tante volte trascorrere una vita da donna normale, magari come quelle che il monaco puntualmente corteggiava; eppure, adesso che l'aveva ottenuta, sentiva di desiderare ancora di più, l'insoddisfazione agitava troppo spesso le sue notti insonni.

Era questo quello che voleva? Ritornare alle guerre, rivedere gente morta, combattere per il gusto di farlo, avere qualcuno da vendicare?

No, voleva di più.

Voleva sentirsi  felice.

 

E fu per questo, che  si sfilò gli abiti, rivelando la  vecchia tenuta da sterminatrice, che portava sempre sotto il kimono.

Non aveva mai avuto davvero l'intenzione di toglierla.

S altò a cavalcioni di Kirara.

 

- Sango?Dove vai?!- chiese sorpeso il monaco.

- vado a cercare i nostri vecchi amici! vieni, maestro! -

 

Dopo tutti quegli anni, non aveva ancora perso la cara abitudine di chiamarlo " maestro".

Ma, Sango doveva capirlo, il passato era finito.

 

-Non verrò con te- le rispose- perchè non trovo che sia un'azione saggia. Quei tempi sono andati, Sango.-

 

Sango si incupì, fingendo di non ricordare che questo lo sapeva benissimo anche lei.

 

- Bene- replicò stizzita- saluterò i ragazzi da parte tua, monaco. Perchè loro mi vorranno.-

 

Miroku la guardò serio, sapendo in realtà che non sarebbe servito a niente.

 

- Sango, non vivere di illusioni. Loro sono cambiati, ed era inevitabile. Noi siamo cambiati. I nostri destini sono stati uniti dal caso, e il caso è un legame troppo labile per durare veramente a lungo. C'è stata anche amicizia, è vero, ma a questo mondo, nulla è eterno.

Cambiano gli interessi, cambiamo noi.-

 

Sango guardò il maestro incredula.

Come faceva quella persona, un tempo allegra e gioviale, ad essere diventata così cinica e priva di speranza?

 

- Tu menti. Loro mi vorranno, perchè siamo amici. E non importa quanto il tempo ci possa aver divisi, io farò in modo di riunirci tutti di nuovo, perchè loro mi amano davvero. E inizio a dubitare, a questo punto, che  anche per te sia ancora così-

 

 

 

Non l'avrebbe ascoltato, nemmeno questa volta. Come sempre,  del resto.

A volte si  considerava davvero troppo emotiva, per una donna era bene imparare a controllare le proprie reazioni.

Ma lei, Sango, era così per quello che era, e non sarebbe cambiata mai.

Aveva voglia di rivedere i suoi amici, che gli altri fossero pure in disaccordo.

Voleva vederli; sapeva benissimo che non si sarebbe potuta riprendere il proprio passato indietro, non era cieca; solo, voleva vederli, trascorrere ancora attimi con loro.

Quantunque avesse trovato diverse le persone care, comunque sarebbero andate le cose.

 Lei era Sango, e preferiva tenersi le sue illusioni.

 

E sparì all'orizzonte, contro  il sole che tramontava, diretta al pozzo.

 

Miroku sospirò, portando all'altezza del volto il palmo destro, fissandone il centro.

 

-Sango- sussurrò triste- capisco i tuoi desideri di rivivere avventure, del resto è stato difficile anche per me abituarmi a questa nuova vita. Ma devi capire, il tempo passato non può tornare indietro. E quando capirai, che anche nella vita di Inuyasha e Kagome non c'è più posto per noi, sarai tu che tornerai indietro da me, carica di rimpianti. Ma sarà solo allora, forse, che sarai maturata davvero, e il tuo cuore troverà il suo posto.-

 

 

[1]"Sango" significa sia"corallo" che"bellissima ragazza"

 

 

Grazie mille a kaho_chan per i suoi preziosi consigli. Mi sei stata davvero d'aiuto, non sai quanto, Spero che così vada un po' meglio :-P !

Spero che vi piaccia, almeno un po' . Recensite, indicandomi cosa ne pensate. A presto con il prossimo capitolo,

rossanasmith

 

 

 

 

 

 

  
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