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Autore: BlueJayWay    01/11/2012    3 recensioni
“ 'La giornata non sarebbe potuta andare peggio' pensò subito aggrottando le sopracciglia"
Caroline, o meglio Carol, è una ragazza che si distingue sempre dal suo gruppo di amici, prima di tutto perché lei, non sopporta un determinato tipo di musica, e non si fa problemi a farlo capire a tutti. Ma proprio tutti...
Cosa riuscirà a farle cambiare parere? L'insistenza degli amici, che confidano in un suo mutamento? O qualcos'altro?
Altro piccolo esperimento ripreso dai miei archivi Word.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul McCartney , Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa FF l'avevo già postata (avevo postato un solo capitolo ad essere sincera) qualche mese fa qui su EFP, poi per vari motivi ho deciso di toglierla e ora la ripropongo completamente diversa e revisionata. Per chi l'avesse già letta tempo fa consiglio di rileggere anche questo primo capitolo, perché, in particolare verso la fine é completamente diverso. Diciamo che da una base che già avevo ho cambiato molte cose. Inutile che mi dilunghi come al mio solito :) Vi lascio alla lettura del capitolo e spero vi piaccia.
Bye!
B.J.W.





Quella mattina si svegliò di soprassalto. La testa le girava in maniera incredibile, la tenne con le mani per alcuni secondi, come per voler far passare il dolore, a qualcosa servì, perché dopo non molto si senti un po’ meglio.
Aprì gli occhi, la luce del sole che filtrava dalle fessure degli scuri era piuttosto debole, ma dopo alcuni secondi li richiuse e si girò nel letto affondando il viso nel cuscino.  Non aveva voglia di alzarsi, oltre la testa le dava noia pure lo stomaco, tutto da incolpare alla serata precedete, troppo cibo, troppo alcool, troppa musica mediocre e insopportabile.
Quella festa non era neppure stata nel suo stile, ma le amiche e gli amici avevano insisto molto sulla sua presenza. Quella loro mania di voler farle cambiare parere su determinati argomenti era un chiodo fisso, e lei non sempre riusciva a prendere la cosa con filosofia, tanto meno accettarla.
La sera prima però aveva deciso di sacrificarsi, perché si era trattato del compleanno del suo amico. Tuttavia, era ancora convinta, che la domenica fosse un giorno pessimo per festeggiare, visto che, quella mattina era lunedì e non poteva certo permettersi di poltrire sul letto, doveva andare al liceo. Lei, non era certo una di quelle persone che decidevano di saltare le lezioni.
Dopo alcuni minuti si fece forza e si mise seduta sul letto, in quel momento fu presa da un altro giramento di testa ed ebbe l’istinto di coricarsi nuovamente, ma rimase nella sua posizione.  Guardò l'orologio sul comodino, segnava, le sei e venti, tutto perfetto, aveva ancora molto tempo per prepararsi, l'autobus sarebbe arrivato alle sette e trenta, proprio sotto casa sua. Si alzò con molta calma, aprì il grande armadio che troneggiava nella stanza e ne analizzò il contenuto. Scelse qualcosa di comodo e sufficientemente elegante, poi andò in bagno, per sua fortuna era libero, Appoggiò i vestiti sulla lavatrice, entrò nella doccia e si godette un lungo bagno sotto il getto dell’acqua calda. Con altrettanta calma si vestì e si truccò con cura.
Nonostante lo stomaco in subbuglio si accorse di avere fame, e il tempo per la colazione c’era. Scese in soggiorno ed entrò in cucina, cominciando a pensare su cosa prepararsi da mangiare, si avviò verso il frigorifero, e si fermò davanti ad esso. Lo fissò ancora chiuso, per pochi secondi, e rimase immobilizzata. Tra i vari magneti e i veri post-it appiccicati sopra, ce n’era uno che si distingueva tra gli altri, e non tanto per il colore rosa sgargiante, ma per quello che c’era scritto sopra.
“LUNEDI 3 OTTOBRE: SCIOPERO AUTOBUS” la frase era scritta a caratteri cubitali ed era cerchiata di rosso. La prima cosa che le venne in mente fu il giornale sul quale aveva letto l’annuncio. Poi lanciò un grido di rabbia e disapprovazione.
< Non è possibile! > esclamò < Dove ho la testa? Eppure era da giorni che lo sapevo > si rimproverò, aprendo il frigo con rabbia < Tutta colpa di quella stupidissima festa! Lo so bene! Cose che fanno diventare matti! Se non fosse stato per Dan, col cavolo che ci andavo! E adesso cosa caspita faccio?!> richiuse il frigorifero con un colpo secco, con tanta forza che all’interno si sentirono traballare alcune bottiglie di vetro.
Guardò l'orologio appeso alla parete, segnava le 7.20. Se non ci fosse stato lo sciopero, non ci sarebbe stato nessun problema, ma così l'unico mezzo che aveva  a disposizione per andare a lezione era una bici, e le probabilità di arrivare in tempo erano molto scarse. Qualunque altra persona, avrebbe sicuramente optato per un ritorno nel comodo giaciglio, ma lei no. Doveva andare.
Uscì di casa puntando gli occhi al cielo, il debole sole di qualche ora prima era scomparso, solo tante nuvole e tanto grigio.
< Ma sì, una pioggia mattutina non ce la toglie nessuno, ed é giusto quello che mancava > si lamentò la ragazza e si precipitò in garage per prendere la bicicletta, per fortuna le ruote non avevano bisogno di essere gonfiate.
Uscì in strada e imboccò la pista ciclabile, come aveva predetto, con grande intuito, qualche minuto prima, cominciò a piovigginare.
< Mai più una festa di quel genere la domenica. Dovrò andare a lamentarmi con Dan dopo! Oh mi sentirà! > la ragazza pedalava con grande foga, la rabbia le dava probabilmente la carica, fissava la ruota anteriore come per supplicarla di andare più velocemente. Se quel mezzo avesse avuto le ali, probabilmente sarebbe decollato, ma non vi fu alcun tipo di decollo, al contrario dopo poco vi fu uno schianto. La sua bici supersonica ne investì un'altra che procedeva in senso contrario, verso di lei.
Fu un attimo, la ragazza perse completamente il comando del manubrio, e la sua brusca frenata servì solo a rendere più spettacolare il suo breve volo, che si concluse con un atterraggio altrettanto spiacevole. In pochi secondi, si ritrovò distesa sull'asfalto bagnato, i capelli completamente addosso e la pioggia che continuava a battere insistente su di lei. Rimase immobile, il suo unico pensiero fu “Che vergognosa figura ”.
Anche l’altro passeggero si ritrovò steso per terra, ma si rialzò immediatamente. Il suo atterraggio era stato sicuramente meno spettacolare del volo della ragazza, che giaceva per terra senza accennare a muoversi.
< Hei ragazzina, ma non riesci a stare più attenta? Dico io, guardare la strada? O perlomeno mantenere un limite di velocità? >
La mora non rispose, non emise parola, si limitò ad alzare lo sguardo fin dove poteva.
Vide due gambe avvicinarsi verso di lei.
< Tutto bene?> continuò con tono un po’ preoccupato, la voce maschile.
Le gambe si avvicinarono ancora di più, e arrivate a pochi metri dal viso della ragazza, si piegarono verso il basso come per accovacciarsi.
< Tutto bene?> tornò a ripetere il ragazzo, che in quel momento temette di aver ucciso quella fanciulla. Fece penzolare la testa davanti agli occhi della ragazza.
Lei in tutta risposta s’immobilizzò completamente, gli occhi fissi sul viso del ragazzo che si trovava davanti. “La giornata non sarebbe potuta andare peggio” pensò subito aggrottando le sopracciglia.
Davanti a lei stava quel faccino da falso bonaccione di Paul McCartney. Lei non poteva sopportarlo, non poteva sopportare lui né tantomeno la sua banda di amici strimpellatori. Nonostante questo notò nel volto del ragazzo un velo di sincera preoccupazione, ma la cosa non la intenerì per nulla.
< Tutto, perfetto, grazie! > rispose alla fine con tono seccato.
Paul la guardò un po’ incredulo, non era stato lui ad investirla in fondo, come si permetteva di rispondergli in quella maniera.
< Vuoi che ti aiuti? > chiese poi quasi dubbioso della domanda.
< NO, grazie! Ce la faccio benissimo da sola! > continuò la ragazza rimanendo come un salame in mezzo alla pista ciclabile.
Al ragazzo scappò una risata < Molto bene allora > disse rialzandosi < Fai pure con comodo, io mi godrò la scena > detto questo si appoggiò al muretto che delimitava la pista ciclabile e si mise ad osservare la ragazza, con le braccia conserte e un’espressione divertita in volto.
  
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