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Autore: VidelB    17/05/2007    12 recensioni
La storia è incentrata sulla sera precedente al torneo di Cell (o Cell Game per intenderci). In casa Son in apparenza è tutto tranquillo, soprattutto Goku non sembra preoccuparsi affatto per lo scontro imminente... Mi rendo conto che il tema che ho scelto di approfondire è già stato ripreso in altre fanfictions, ma questo momento dell'anime mi ha colpita in particolar modo. Non potevo non dare la mia versione dei fatti!
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Gohan, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sera di primavera: una brezza tiepida filtrava tra i vetri socchiusi di una piccola abitazione illuminata. In casa Son si era appena finito di cenare.

A degli estranei sarebbe parso un giorno come un altro, ma non era così: la mattina seguente avrebbe avuto inizio il torneo indetto da Cell.

La famiglia era occupata nelle solite faccende: Goku parlava con Gohan mentre Chichi stava sciacquando le ultime stoviglie. Quest’ultima non aveva rivolto affatto la parola al marito nelle ultime ore, se non per urlargli contro quando lui, bevendo, aveva mandato in frantumi il bicchiere. Si trattava dell’ultimo di una lunga serie di disastri susseguitisi quella settimana. La donna credeva di averne compreso l’origine: non era tranquillo come voleva far credere, perciò non era capace di controllarsi. Per loro figlio era comprensibile, ma per lui no: era stato sempre capace di trattenere la sua forza, nonostante i continui allenamenti. In passato, altrimenti, come avrebbe potuto mangiare senza rompere il tavolo, darle una pacca sulla spalla senza farla volare in avanti o aprire la porta evitando di scardinarla? Non era possibile che di punto in bianco non ci riuscisse più, doveva esserci un motivo valido; che fosse a causa di quella strana trasformazione, stentava a crederlo. Da una parte avrebbe desiderato parlargli per capire e incoraggiarlo, ma non poteva: l’indomani Goku sarebbe andato al torneo e portandosi dietro loro figlio per giunta, con la chiara intenzione di farlo combattere. Non riusciva assolutamente ad accettarlo e, quindi, nemmeno ad affrontare il discorso a quattr’occhi con l’interessato.

A giudicare dalle risate allegre che giungevano da dietro le sue spalle, era lei la più angosciata. Dopotutto il sayan che era il marito non avrebbe fatto ciò che preferiva su ogni cosa andando a combattere? Lo avrebbe dovuto aspettare fiduciosa e basta. Facile a dirsi, immaginava già le sue parole. Stai calma, non c’è nulla di cui preoccuparsi, andrà tutto bene.

Chichi abbassò la testa in un sospiro, distolse lo sguardo dal lavello e sbirciò l’uomo seduto a tavola. Era tutta la sera che faceva il pagliaccio, pensò stizzita… e si rese improvvisamente conto di quanto fosse palese quella messa in scena. Perché si era sentita tanto bene nell’ultima settimana? Goku aveva fatto in modo che lo fosse, nonostante i piccoli disastri: era stato sempre accondiscendente, l’aveva portata in macchina fino al lago dove usavano mangiare quando Gohan era molto piccolo, si era complimentato più del solito per il cibo e le aveva addirittura dato ragione sull’educazione di loro figlio! Era piacevolmente meravigliata, felice, e glielo aveva confessato Sei il marito migliore del mondo Goku! aveva detto quel pomeriggio senza pensarci troppo, ricevendo in cambio un’espressione imbarazzata.

Che stupida.

C’era una spiegazione molto semplice a quel cambiamento improvviso: lui voleva distrarla dal pensiero del torneo.

La donna si asciugò le mani col grembiule, prima di sfilarlo e guardare intensamente le due persone più importanti della sua vita: Goku continuava a ridere, mentre Gohan sembrava distratto; chissà quanti pensieri gli affollavano la testa in quel momento.

Chichi si avvicinò, posando una mano sulla testa del ragazzino; lui volse incuriosito gli occhi nella sua direzione finendo per incontrare un paio di iridi nere, severe ma eccessivamente lucide:

- Cos’hai mamma?- domandò preoccupato, mentre il sayan ammutoliva.

- Dovresti andare a dormire fra un po’.- rispose lei, ignorando volutamente il vero senso della domanda e passandogli le dita fra le ciocche ribelli… seppur di colore diverso erano comunque impossibili da pettinare- Così sarai riposato per… quello che devi fare.- aggiunse con voce tremante, quindi si girò. Aveva paura di aver detto troppo.

- Non devi preoccuparti, papà è sicuro che andrà bene.- replicò il ragazzino, comprendendo al volo - Giusto?- fece rivolto all’altro genitore.

- Sì, certo tesoro. Stai tranquilla.- annuì energicamente quest’ultimo. Lei non lo degnò di un’occhiata. Preferì scrutare il pavimento e poi chinarsi per baciare il figlio confuso sulla fronte e abbracciarlo forte.

- Torna da me.- lo supplicò. Gohan la strinse in silenzio per alcuni istanti, con affetto, pensando a quanta fragilità nascondesse la sua mamma con quel modo di fare a volte brusco.

- Ora vado. Sai, ti voglio tanto bene.- sussurrò allontanandosi, imbarazzato delle proprie parole, ma lanciandole un ultimo sorriso prima di salire le scale.

La donna intenerita contraccambiò ma, appena si ritrovò sola col marito, un velo di tristezza le incupì il volto. Non le importava quello che egli avrebbe potuto pensare vedendola così. Era stufa, sfinita, provata dalle emozioni negative con cui aveva iniziato a convivere da quando Goku aveva scoperto le sue vere origini. L’indomani sarebbe successo qualcosa di brutto, lo sentiva.

Il sayan, turbato dal profondo silenzio, si costrinse a parlare:

- Prometto che tornerà.

Chichi lo squadrò finalmente, incredula.

- Non mi dare false speranze, è peggio te lo assicuro.- replicò a bassa voce.

- Che sarà mai, ti preoccupi sempre troppo!- esclamò l’altro sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. Di solito in questo modo riusciva a tranquillizzarla, ma stavolta non funzionò. Anzi, la donna lo fulminò:

- Dacci un taglio.

Goku rimase spiazzato e prese a sfregarsi la nuca, indeciso:

- Cioè?

- Sai che non c’è niente di sicuro, non sei rilassato davvero, smettila di fingere insomma!!!- urlò lei in un crescendo di rabbia, drizzandosi di scatto a fissarlo nelle iridi verde acqua, a pugni stretti. Il marito rimase sconvolto a bocca aperta… pensò di sfuggita che, se avesse potuto, in quel momento si sarebbe trasformata in supersayan anche lei! Buttata via quell’idea fuori luogo, si ritrovò a fissare il muro.

- Non voglio che tu abbia paura.- mormorò, stanco ormai anche lui di recitare.

- Impossibile. Come non potrei? Capisco meglio di chiunque altro quando stai mentendo, non prendermi in giro!- replicò afferrandolo minacciosa per la canottiera- Se solo…- continuò titubante- … potessimo avere una vita “normale”… ma sei un sayan, a te piace rischiare appena si presenta occasione e non posso farci niente.

La schiena di Goku fu attraversata da un brivido e ribatté impulsivamente, offeso, come non aveva mai osato prima:

- Sono così, amo combattere, è vero. Mi dispiace per il dolore che devi provare a causa mia.- la fissò dritta negli occhi- Mi dispiace di essere un alieno, di non lavorare, di rovinarti la vita. Hai sbagliato a sposarmi; perché l’hai fatto se sono così inutile? Perché hai voluto un figlio da me, per capriccio?- si bloccò dopo l’ultima parola, accorgendosi in ritardo di come il controllo della situazione gli fosse presto sfuggito. Non avrebbe mai detto certe cose normalmente, che gli era preso? Si morse la lingua pentito e distolse lo sguardo. Forse era semplicemente nervoso...

Nel frattempo nell’udire quella risposta la ragazza era impallidita, tanto che alla fine le guance avevano perso ogni traccia di colore. Mentre le ultime parole risuonavano nelle orecchie, avvertì le lacrime colmare gli occhi e iniziare a scivolare giù incontrollabili. Chichi ritrasse le mani prima strette intorno al tessuto come se quest’ultimo all’improvviso bruciasse, si drizzò bene in piedi e assestò un ceffone al marito con tutte le sue forze. Non aspettò una reazione, ma presa dal panico scappò subito via per le scale, rifugiandosi quindi in camera; girò la chiave nella serratura e si buttò sul letto singhiozzante. Perché le aveva detto cose tanto cattive, aveva frainteso completamente, sapeva benissimo quanto lo amasse nonostante i difetti. Quella serenità e quella spensieratezza che l’avevano colpita fin da bambina in certi casi si erano rivelate irritanti, vero, ma questo non significava che... non riuscì a completare il pensiero, sopraffatta da un turbine di emozioni contrastanti.

Goku nel frattempo era rimasto immobile, seduto; non aveva ancora mosso la testa dopo la schiaffo, quando udì dei singhiozzi disperati provenire dal piano superiore. Si maledì per aver mischiato i suoi veri pensieri con la rabbia. Il bruciore sulla guancia non accennava a diminuire e il giovane, ormai deciso, si posò due dita sulla fronte.


  
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