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Autore: MadJackal    17/05/2007    4 recensioni
« Assassino! Assassino! »
La folla urla, assetata di sangue. I soldati qui intorno a me commentano sotto voce, la pioggia di uova e verdura marcia che si fa a tratti più insistente, più violenta. Sento il tepore del sole riscaldarmi, i raggi della luce di Aeon penetrarmi fin sotto la pelle. Attraversa persino il tessuto cerato del mantello sgualcito che mi hanno gettato addosso ed ordinato di indossare, prima di condurmi al patibolo dove eseguiranno la sentenza.
Genere: Triste, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ASSASSIN



« Assassino! Assassino! »
La folla urla, assetata di sangue.
I soldati qui intorno a me commentano sotto voce, la pioggia di uova e verdura marcia che si fa a tratti più insistente, più violenta.
Sento il tepore del sole riscaldarmi, i raggi della luce di Aeon penetrarmi fin sotto la pelle. Attraversa persino il tessuto cerato del mantello sgualcito che mi hanno gettato addosso ed ordinato di indossare, prima di condurmi al patibolo dove eseguiranno la sentenza.
Il carro dove io ed i miei quattro soldati di scorta avanziamo in mezzo alla folla di popolani che si è radunata intorno a noi è costretto a fermarsi più volte, il conducente che sbraita contro qualcuno che blocca il cammino, superano il cordone di guardie che tenta di tenere un varco aperto per noi.
Mi viene quasi da ridere, pensando che mi portano al patibolo difendendomi. Le stesse guardie che eseguiranno la mia sentenza mi proteggono dalla folla che vuole la sua giustizia. Ma non lo faccio.
Le mie labbra non si muovono, secche. E' da almeno dodici ore che non bevo.
La città è sempre la stessa, intorno a me: i muri di pietra delle cave di Arakan, le grandi torri delle famiglie nobili, le grandi strade ed i vicoli scuri dove si agitano falegnami e contadini venuti dalla campagna, fabbri e mercanti di stoffe, gente del popolo dalle vesti semplici e signori con le loro scorte. Le finestre sono tutte in vetro, le strade sono pulite giorno e notte da uomini pagati apposta per quello dall'impero, i templi degli dei si ergono magnifici lungo questa via, grandi nelle loro colonne e nei loro massicci muri. I bracieri esterni di ognuno di essi innalzano le fiamme verso il cielo, riscaldando i diseredati ed i poveri che riescono a guadagnarsi un posto vicino ad essi, per poi venire scacciati dalle guardie cittadine o da quelle, a volte più feroci, dei templi stessi.
Il mio sguardo scivola sulle mie mani, rovinate dal lavoro dei campi che ho svolto fin da quando ero in questo mondo da si e no 8 anni, ferite durante le torture che mi hanno inflitto dopo avermi catturato. Per la prima volta, osservo che ho davvero le dita lunghe, come mi hanno sempre detto i miei amici, i miei genitori. Dita lunghe e sottili, agili e veloci, la mia fortuna come ladro.
E come distruttore di vite altrui.


« Assassino! Assassino! » urla la folla, ancora, premendo su quella singola linea di corpi corazzati che li separa da me.
Guardo i quattro che mi circondano voltare il capo ora a destra ora a sinistra, evidentemente nervosi. Li sento sussurrare tra loro.
« Perchè non si muove, quel dannato conducente? Se riescono a superare il cordone ci faranno a pezzi! » sbotta uno.
« Sta zitto e tieni pronta la spada, ci è stato ordinato di tenere vivo questo assassino fino alla piazza del mercato, e così faremo! » replica un altro.
« Si, John, ma tu non hai una famiglia a cui badare » dice un altro ancora.
Sono tesi, impauriti. Se non ci fossero gli ordini a trattenerli, fuggirebbero.
La mia guancia destra brucia. Devo essermi tagliato mentre mi sbattevano sul carro, sollevandomi come un sacco di patate.
Il rumore della folla, l'ascoltare le loro imprecazioni e le loro parole mentre urlano tutti insieme, fa un effetto strano, destabilizzante. E' come il rombo di un'onda che cala su di te, impedendoti di sentire il tuo corpo, di ascoltarlo. Se mi rompessero un braccio, forse ora non lo sentirei. Le tempie pulsano, il sangue sembra scorrere più forte nelle vene.
Forse ho paura anche io, non solo questi quattro soldati arruolati da poco che mi circondano.
Forse ho freddo, nonostante il sole ed il mantello mi riscaldino.
Forse il mio corpo è devastato come non mai, pieno di lividi e tagli.
Ma l'adrenalina corre nel mio corpo, i muscoli tremano, e non mostro un singolo cenno di cedimento.
Rimango immobile, sul fondo del carro, seduto a gambe incrociate.
Lascio che nelle mie memorie scorrano selettivamente, una dopo l'altra, le immagini dei miei figli, della mia sposa, dei miei genitori.
Quelle dei miei fratelli, delle mie sorelle, dei miei compagni caduti per difendere il passo di Grendel.
Le feste per il raccolto, la gioia per il giorno della fine dell'inverno.
Poi c'è la guerra scatenata dai signori dei folli che mi circondano. La distruzione delle nostre foreste, i roghi.
I cadaveri.
E poi rimangono solo il sussurro di Nerea, la signora di morte, che mi prende al suo servizio e gli innumerevoli uomini uccisi dalle mie lame, che oggi faranno la loro ultima vittima.
Oh si... C'è davvero qualcuno che sa la verità, tra quelli intorno a me?
C'è davvero qualcuno che sa che non mi hanno catturato perchè loro lo volevano, ma perchè ero io a desiderarlo?
Perchè così potrò portare all'inferno con me l'uomo schifoso che ha reso schiave dei suoi piaceri le mie figlie e la mia compagna prima di ucciderle?
Perchè così potrò portare a termine il giuramento che ho fatto ai miei commilitoni a Grendel?
Perchè così potrò finalmente avere la mia vendetta?


« Assassino! Assassino! »

La folla è traviata dalla ricchezza. Dalle strade pulite, dalle vesti belle, dalle case grandi. E' ingannata dalle promesse dell'imperatore, dalla sua parlantina sciolta. E' resa schiava dalle sue incitazioni a continuare una guerra che sta lentamente distruggendo la mia gente e la magia che usiamo, mentre le loro città crescono più belle e più ricche.
Le nostre terre diventano le loro, ed il loro impero ottiene in poco tempo quanto è nostro, quanto abbiamo guadagnato in generazioni e generazioni di duro lavoro. Mi mordo un labbro, quasi fino a farlo sanguinare. La rabbia rischia di vincermi, ma non posso permettermi errori.
Il piano va eseguito come l'ho pensato, o è destinato a fallire.
Nel tentare di mantenere il controllo, quasi non mi accorgo del carro che si ferma.
Il mio ultimo obiettivo è proprio davanti a me, sul patibolo. Sorride, a braccia conserte, circondato dalle sue guardie del corpo. E' grasso, pesante, il suo odore simile a quello di un maiale arriva perfino alle mie narici. Tenta di dimostrare la sua superiorità, ma fa solo la figura dello sbruffone mentre solleva il suo grande medaglione d'oro che mostra a tutti la notizia che è lui, il signore di questa città.
« Siamo arrivati in piazza. Alzati, stupido gatto! » ringhia una di quelle guardie, ma la tensione continua ad essere percepibile anche ora che fanno le sbruffone. Il loro sudore sa di paura, ne avverto l'odore.
E' tempo, Ath'Nor. Proteggimi. Guidami.
« Sono un Felar, umano » rispondo tranquillamente mentre mi alzo.
Fa per tirarmi un pugno in faccia che non arriva mai a destinazione.
Mi abbasso, il cappuccio che scivola via dalla testa, i miei capelli argentati liberi. Le orecchie appuntite e pelose che ho sulla testa ancora una volta toccate dal sussurro del vento. Lenti. Sono tutti troppo lenti.
Arrivo alla sua spada prima di lui, con un movimento fluido. Giro su me stesso, prima di sferrare con la lama un fendente diretto al suo collo.
E' la sua testa a staccarsi dal resto del corpo, non la mia. Il sangue che arriva sul mio viso e sui miei capelli contribuisce solamente a rendermi più terribile ai loro occhi, più monstruoso di quanto non sia già per quel che li riguarda: abominio, come chiamano me e la mia razza, metà gatti e metà umani. E pensare che furono loro, a crearci, nella loro idiozia e nella loro superbia, quando ancora erano gli Antichi.
Prima che gli altri tre sciocchi che erano con me sul carro oltre a quello che ho appena ucciso possano reagire cadono uno dopo l'altro, trafitti. E' di nuovo sangue, a fiumi. Come sempre.
Leggo lo stupore negli occhi della folla che si zittisce, quando con un salto aggraziato appoggio i piedi sulla predella del conducente, spingendolo in mezzo ai cavalli che guidano il carro. Come potevano immaginare, d'altra parte, che potessi liberarmi dai lacci di canapa che mi avevano messo ai polsi? Come potevano pensare che un abominio ne fosse capace, questi idioti?
E' nel silenzio che mi lancio verso il patibolo. E' nello stesso silenzio che le guardie del corpo del governatore si lanciano verso di me.
Una balestra lancia un dardo che si conficca a qualche centimetro dalla mia spalla sinistra.
La prima guardia del corpo che mi si avvicina viene travolta dal potere di Nerea, finendo schiantata contro il patibolo.
La seconda si distende in un affondo troppo lento, una mossa che gli costa il braccio, in uno scintillare di lama d'acciaio.
La terza arriva alzando la lama sopra la testa come per dividermi in due verticalmente, ma la mia silenziosa preghiera alla signora della Notte e della Morte ha già avuto il suo effetto: dal mio dito disteso, un raggio di luce che lo uccide all'istante.
Quando cade a terra il cordone di guardie si disfa. In un unico rombo che spezza il silenzio tutta la piazza, folle nella sua follia, corre verso di me.
Le madri travolgono i figli che cadono, i mariti le mogli che finiscono al suolo, le sorelle i fratelli schiacciati dai parenti.
Ma il governatore è solo, paralizzato dal suo stesso terrore.
E la lama che ho preso gentilmente in prestito penetra nella sua carne tagliandola come se fosse burro, come se fosse carne di porco. Mi fissa con occhi sgranati, mentre torreggio su di lui, mentre scivola verso il suo inferno.
Chiudo gli occhi, ora che ho fatto ciò che dovevo. E nel rivolgere il mio ringraziamento a Nerea, so che una spada ha attraversato da parte a parte il mio cuore, spezzandolo in due.

Note: 'ndeh, l'è finita anche questa. Si può considerare "compagna" della mia altra fanfic fantasy "In The Name Of The God", che in effetti è ambientata nello stesso mondo. E dal punto di vista di un Assassino in cerca di vendetta, non certo un Chierico guerriero che combatte per il suo popolo :D

  
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