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Autore: Jack Le Fleur    01/11/2012    1 recensioni
Raccolta sulle disavventure di un povero ragazzo normale in una famiglia di pazzi. Assolutamente senza pretese. Giusto per ridere un po'.
[Dal primo capitolo]
Testata. Testata. Testata. Controllo! Testata. Testata. Testata.
Aveva delle occhiaie da panda, lo sguardo vitreo e schizzato e decisamente non una bella cera. Sembrava più o meno uno zombie drogato.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“E’ tutta colpa tua! Sei un emerito coglione!” sussurrò Jack “Beh, scusami signor perché non prendiamo la scorciatoia che passa per il vicolo buio ed inquietante? Tanto cosa potrebbe accadere? Non ti hanno mi detto che porta una sfiga assurda dire queste cose? Ma la guardi la televisione, cazzo?” rispose a tono Ivan.
Si trovavano legati ad una sedia con delle corde lerce e maleodoranti da qualche parte in culo al gatto, più precisamente in un magazzino abbandonato che puzzava di pesce. Come se quello non fosse stato abbastanza, le sedie a cui erano legati, erano a loro volta legate insieme per lo schienale. Se ne deduce che i due fossero costretti a stare molto vicini, ma che fossero impossibilitati a farsi del male (tranne forse per le mani, legate dietro lo schienale).
“Tzk! Non sono certo io quello che la mafia russa vuole fare secco, mi spiego?” disse maligno il nostro britannico.
“Non sono certo io quello che tutti scambiano per la mia ragazza, mi spiego?” lo schernì l’altro.
“SILENZIO!”urlò uno dei rapitori “Stupidi ragazzini, se non chiudete la bocca vi taglio la lingua!”
“La lingua? N-No, la lingua mi serve!” disse Ivan in tono falsamente preoccupato guardando poi maliziosamente Jack.
“Non guardarmi in quel modo, pervertito!” disse Jack a mo’ di rimprovero.
“Come sai in che modo ti sto guardando? Non mi vedi!” gli rispose Ivan stranito.
“Ti conosco, brutto maiale!” affermò sicuro il nostro eroe.
Il brusco rumore della porta del magazzino che si apriva zittì tutti nella sala.
“E così, uno dei discendenti della nobile famiglia Romanov è un omosessuale. Ironica la vita, da?” disse la donna che era appena entrata nel magazzino “Adesso capisco perché non hai mai trovato… come si dice? Attraente? Sì, attraente la mia dolce bambina.”
“Dolce bambina? Quella è l’Anti-Cristo!” sussurrò Ivan.
“ZITTO!” urlò la donna tirandogli uno schiaffo “La mia bambina è dolcissima!” disse con una stranissima voce, sottile e leggermente offesa.
Jack ridacchiò per poi sussurrare “Ti sta bene”.
La donna si voltò verso di lui e, fissandolo male, tirò fuori un coltello da caccia “Hai detto qualcosa, ragazzina?” Jack rimase in silenzio per qualche attimo “Allora, uno: sono un uomo, se vuole può anche controllare. Due: lo schiaffo se lo meritava perché è stronzo. Tre: vaffanculo, tu e il coltellino da checca!”
“Non… non è da… c-checca!” la rapitrice sembrava in difficoltà “Invece sì!” insisté Jack “Riesco a vedere i cuoricini rosa sul manico da qui. Che razza di mafioso utilizzerebbe un coltello con i cuoricini? Io mi vergognerei. Cos’è? Hello Kitty sta cercando di rapire Winnie the Pooh nel magico bosco delle fate canterine? Oh, andiamo!” disse esasperato il nostro amico delle creature del bosco “NON È VERO! Non ascoltarlo, Petunia! Sei un bellissimo coltello! Ti voglio bene, mia principessa!” finì la frase sussurrando. La donna se ne andò sbattendo la porta. I nostri eroi erano alquanto confusi: ma che cazzo stava succedendo? “Come merda hai fatto?” chiese Ivan “A fare che?” domandò Jack impassibile “A fare… quello!”  “Oh… Quello. Ci sono abituato” disse semplicemente “Abituato?” “Già. Non so se hai presente con chi vivo. Parlando di cose serie, chi era quella tipa?” “Zvetlana Kirilenko. È un alto membro della mafia russa.” “Kirilenko… mia zia ha un’amica che si chiama così” constatò Jack. Si guardò intorno: aveva sete e c’era un idiota che fissava la televisione come fosse stato un uomo nu- UNA DONNA nuda. “Hey, Gollum!” urlò a uno dei rapitori “Posso avere dell’acq-” “ZITTI!” urlò il mafioso “… ci sono i Puffi!” disse con la solita voce da idiota di cui parlo spesso. I nostri eroi ed il compare dell’uomo erano del tutto sconvolti. Ripresosi dallo shock, Jack pensò che forse non era stata una buona idea chiamarlo Gollum “Senti… Puffetta, mi serve dell’acqua!” L’uomo scattò al richiamo, prese un bicchiere e glielo porse “In quale modo poco ortodosso pensi che possa prendere in mano il bicchiere, Gargamella?!” gli urlò contro il nostro britannico facendo un cenno della testa ad indicare le mani legate “Io… io non sono Gargamella! Gargamella è cattivo!” urlò l’uomo per poi iniziare a piangere.
Jack lo fissò per qualche secondo senza sapere cosa fare. Ivan non osava pronunciarsi e il compare del Puffo pareva più sballato di una prostituta di colore dopo un mega trip di coca. Nella stanza era calato il silenzio, interrotto dalle battute dei puffi e da qualche intervento del mafioso drogato come ad esempio “Vedo i colori… Quanti colori… Che bello!”
Jack approfittò della situazione per fare a Ivan una domanda cruciale, una di quelle domande la cui risposta vale la pena di essere ascoltata “Ma come cazzo hanno fatto a catturarci questi deficienti?” Ivan sospirò rumorosamente “Beh, tu stavi messaggiando con… Dan e io… beh, io ti guardavo il culo.” Rispose schiettamente “Mi guardavi il culo? Peccato che non sei caduto in una fossa mentre eri distratto. Avrei riso fino all’anno prossimo e, chissà, magari ridendo mi sarei piegato ad un’angolazione piuttosto particolare.” “Mi stai chiedendo di buttarmi in un fosso per il tuo amore?” “Ti sto chiedendo di buttarti in un fosso per il mio bellissimo culo. Mi sembra fattibile, no?” “E poi me lo lascerai toccare?” disse come un bambino davanti ad un negozio di caramelle “No! Non si tocca la merce.” Il più grande sospirò, ma decise comunque di provare a metterlo in imbarazzo “Come mai così audace, coniglietto?” “Scherzi? Saranno 25 ore che non dormo! Potrei dirti cose al di fuori dell’umana comprensione!”  Andarono avanti con discorsi senza senso su sederi, animali e puffi zombie, quando un’inaspettata entrata in scena mise fine a tutto.
“Zia?” chiese Jack.
Jelena si voltò di scatto verso di lui, fissandolo, poi, sorpresa “Che ci fai tu qui?”.
Jack sospirò di sollievo: erano salvi! Sua zia li avrebbe portati via da lì e… un momento. Cosa ci faceva sua zia lì? L’espressione sollevata che gli si era appiccicata in faccia fu immediatamente sostituita da una perplessa e sospettosa “Come hai fatto a trovarci?” chiese. Sua zia lo fissò ancora per qualche attimo, poi si voltò verso i due presunti mafiosi e prese ad ignorare i due giovani legati in mezzo allo stanzone.
“Vedo che avete fatto buona caccia… anche troppo. Comunque dobbiamo festeggiare! Ho portato dei biscotti e per Vladimir” indicò Puffetta, per intenderci “c’è anche un bel bicchiere di latte!” concluse con un sorriso e la voce stupida che si usa con i bambini. Puffet… Vladimir  prese a saltellare felice mentre la sigla finale del programma invadeva le orecchie dei nostri eroi, felice che gli avessero portato, e non mi prendo la responsabilità di smentire, ‘Il suo alcolico preferito!’. Zvetlana fece la sua comparsa poco dopo, attirata dal profumo dei biscotti del Dolce Pasticcio. Non so se avete presente quando nei cartoni animati c’è l’animale scemo che vola seguendo l’odore del cibo. Bene, se sapete di cosa sto parlando, immaginate una scena simile che ha come protagonista una cinquantenne evidentemente disturbata e dei biscotti con gocce di cioccolato. Vi sembrerà ridicolo, no? Aggiungete come sottofondo la sigla dei Puffi, un tizio che dice di vedere i colori e un pupazzo formato gigante di unicorno con uno sguardo ambiguo poggiato in un angolo. Come ci fosse arrivato, nessuno lo sa. Jack fissava la zia con gli occhi sgranati. Non poteva essere d’accordo con quei disadattati mentali! L’unica cosa positiva era che prendere lui era stato un errore. Magari l’avrebbero liberato e sarebbe tornato a casa.
“E dopo faremo fuori il ragazzo!” esclamò felice Jelena “E i maledetti avranno un erede in meno!” Non credo si possa riprodurre il suono agghiacciante della risata in cui si esibì dopo. Sarebbe impossibile. Ivan chiuse gli occhi in un’espressione rassegnata. Che morte ridicola: ucciso da due svitate, un  tipo che ‘vedeva i colori’, un tipo fissato con i Puffi e un unicorno gigante con lo sguardo da maniaco sessuale.
Jack non pensava che avrebbe mai potuto essere preoccupato per Ivan e invece lo era. E anche parecchio. “Cosa ne facciamo dell’altro?” le chiese l’amica. “Mio nipote?” sospirò “Mi dispiace, ma ha visto troppo. Potrebbe sparire e diventare lo schiavo di mia figlia Natalia!” Jack deglutì rumorosamente “Oppure potrei farlo fuori e buttare il suo cadavere in mare.” Il trucco parve scrostarsi quando la sua faccia assunse un’espressione estasiata “Potrei impagliarlo e tenerlo come mobile da soggiorno! Non sarebbe fantastico?!” Jack la fissò sconvolto: insomma, aveva sempre pensato che fosse stronza, ma non fino al punto di voler impagliare suo nipote! La Kirilenko cominciò a battere le mani, completamente d’accordo con l’amica, mentre i compari non facevano niente di effettivamente produttivo.
Quando tutto sembrava perduto e le due donne cominciavano ad affilare le armi, non si sa il come ed il perché, qualcuno di ormai ben noto si lanciò sul nostro britannico rischiando di ucciderlo prematuramente nell’impatto, quasi come se un asteroide si fosse schiantato, in modo decisamente poco grazioso, sulla Luna. “Amorino!!! Sei qui! Mi sei mancato tantissimo! Hihihihi! Il mio Amux!” urlò Natalia stritolandolo. Jack non sapeva se era peggio l’essere uccisi ed impagliati o avere spalmata addosso una bestia del genere. Probabilmente la seconda. Quando sei morto almeno… beh si, sei morto. Quella invece lo stava spupazzando come fosse stato un maledetto Teddy Bear! “Cosa ci fai tutto legato?! Oh, il mio Amux sta male messo così!” continuò a strillare dispiaciuta “Anche se è molto sexy” aggiunse a voce bassa. Jack era terrorizzato in modo quasi osceno da quella ragazzina. La bionda prese a slacciare le corde e a Jack parve quasi che ci fosse un coro di angeli che cantavano, illuminati dalla luce della Divina Sapienza, quando le sentì allentarsi. Dio, era un sollievo! Ovviamente, appena libero tentò una blanda fuga, troncata sul nascere da un placcaggio rude di Natalia. Il risultato era che, invece di essere seduto sulla sedia di legno, era sdraiato per terra con quell’animale sopra che lo stringeva come un pupazzo. Ivan era ancora ‘comodamente’ seduto sulla sedia, mentre tutti i mafiosi fissavano i due ragazzi per terra. Il moro approfittò di quell’occasione per alzarsi e nascondersi dietro il pony maniaco. Ma non era un unicorno? Starete pensando. Sì, ma dopotutto gli unicorni sono cavalli cornuti e quello era basso e incazzato. Un pony, insomma. Abituatisi alla scena, l’attenzione di tutti si spostò sulla sedia lasciata vuota dal russo. Cominciarono a volare urla, imprecazioni, minacce, biscotti e ‘polverina magica’ tanto che, in poco più di un minuto, nessuno capiva nemmeno più dov’era. Ivan si tuffò nella massa di persone che, soprattutto in quel momento, non godevano di piene facoltà mentali e recuperò il suo coniglietto. Uscì velocemente dal magazzino e fermò un taxi. Era un posto sperduto, isolato e non girava anima morta (non giravano i morti, pensate i vivi) e lui, non si sa in quale arcano e astruso modo era riuscito a trovare subito e sottolineo subito un taxi disposto a riportarli a casa con i pochi soldi che avevano. Dalle mie parti usiamo chiamare questa cosa ‘Botta di culo sfacciata’. Jack, che più che drogato pareva ubriaco, blaterava strane teorie su alieni rosa e conigli con sette occhi. “Coniglietto… come stai?” chiese l’altro titubante. L’inglese si voltò verso di lui con sguardo un po’ assente “Dove sono i conigli? Anche io voglio vedere i conigli!” prese a strillare dimenandosi nell’abitacolo. Il conducente li guardò male dallo specchietto retrovisore (soprattutto Ivan in effetti, probabilmente credendo che l’avesse ridotto lui così) e Ivan tentò di calmare l’altro con scarsi successi.  Dopo un po’ smise da sé. Con ogni probabilità si era dimenticato il perché stava strillando come un matto e si era stancato di farlo. Dopo un po’, preso dalla noia, decise di rompere il silenzio “Ivan?” disse con voce strascicata “Si?” rispose l’altro “Cos’è un Amux?” chiese imitando il modo in cui l’aveva detto la cugina. Ivan lo guardò “Come fai a non sapere cos’è?” e rise con una certa nota di nervosismo. Jack lo stava ancora fissando “Non lo sai, vero?” “No.” “Bene.” Di nuovo cadde il silenzio, intervallato qua e là da un’esclamazione meravigliata di Jack che ancora non aveva i neuroni a posto. Erano in viaggio da un’oretta quando Jack espose la sua brillante teoria. “Secondo me… un Amux è una creatura che ha qualche abilità o qualità spiccata. Io, per esempio, sono bello, avvenente, intelligente e un sacco di altre belle cose. Per questo sono un Amux!” era normale che sembrasse davvero così ubriaco? “Tu, invece,” continuò “sei un Amux diverso da me. Lo sei anche tu, però sei un Amux brutto! La tua abilità è fare il maniaco. Non tutti ci riescono, sai?” Credo che sappiate tutti com’è la faccia di un ubriaco che parla e discute di presunte teorie scientifiche. Jack aveva esattamente quella faccia. “Quindi anche io sarei un Amux?” chiese curioso e divertito l’altro “Sì. Però non bello quanto me. Sei un Amux specializzato nel rompere i coglioni.” Tornarono a casa così, con Jack che straparlava sugli Amux, Ivan che lo ascoltava come fosse stato il Papa in persona a parlare e il conducente del taxi che, del tutto basito, li fissava dallo specchietto retrovisore.
 
 
Qualche giorno dopo
Casa di Jelena, ore 11.37
La donna era seduta sulla poltrona del salotto e fissava male la combriccola di persone che si trovava davanti: Natalia, la Kirilenko e i due compari. “Non so chi di voi sia più idiota!” Natalia la fissò con le lacrime agli occhi “Bambina mia! Non parlavo di te! Va a giocare” disse con voce dolce. La ragazzina scappò dal soggiorno alla velocità della luce. Non in senso letterale, insomma sarebbe impossibile e… Non divaghiamo! La donna ricominciò a fissare i tre rimasti con astio. Di colpo si voltò verso uno di loro e gli puntò l’indice accusatore dritto in fronte “Tu! Come hai potuto pensare di drogarti in servizio?!” gli urlò contro. L’uomo si nascose in un angolino, strusciando il ditino per terra a formare cerchi concentrici. Poi passò al compare, ormai denominato definitivamente Puffetta “Tu non vedrai i Puffi per una settimana!” Vladimir scoppiò a piangere “No! I Puffi no!” e scappò via. Infine, ultima ma non ultima, passò alla sua amica Zvetlana “Mi fidavo di te!” disse con rabbia “Ti perdonerò, per questa volta. Che non succeda più. A proposito, mi hanno detto che volevi che il ragazzo stesse con tua figlia. È vero?” “Si.” Rispose l’amica sicura “E volevi ucciderlo perché…?” le chiese di continuare con un gesto della mano “Non ha accettato!” Jelena la fissò e capì che quel povero disgraziato non aveva affatto torto. “Zvet…” iniziò “Io… ti voglio bene, però… tua figlia è un obrobrio! È brutta come la fame! Io… non voglio offenderti, ma è così. Per non parlare di quanto sia insopportabile, con quella vocetta nasale! Con quelle sopracciglia degne dell’uomo di Neanderthal, i denti storti e gialli, gli occhi strabici! E i baffi! E la barba! E vogliamo davvero ignorare quell’enorme verruca sul naso?” concluse con uno sguardo significativo alla madre della suddetta “La mia bambina è bellissima!” urlò quella prima di andarsene. Jelena si accasciò sulla poltrona e si massaggiò le tempie sospirando. Non poteva stare tranquilla un attimo! Uno dei mafiosi, quello intento a disegnare cerchi per terra, si voltò verso di lei dicendo “È sbagliato provare attrazione per un cane?” con tono innocente. Lo cacciò e si avviò verso la propria camera da letto con un brutto presentimento. Si sentivano abbai e sospiri provenire dalla camera. “Maledizione.” Sussurrò chiudendo gli occhi. Aprì la porta e staccò il cane dalle grinfie di suo marito.
 
Lo stesso giorno
Casa di Jack
Il nostro britannico si era ormai ripreso e fissava sconvolto i risultati della sua ricerca.
Amux: parola utilizzata generalmente da una certa classe sociale, definita nel gergo popolare ‘Bimbiminkia’, che prende il significato di amore riferito ad un oggetto o ad una persona”. Porca vacca, aveva chiamato Amux anche Ivan!
Quello che non sapeva era che Ivan aveva fatto la stessa identica ricerca e che in quel momento lo stava spiando, seduto comodamente sul ramo della quercia, mentre sorseggiava un succo di frutta alla pera.
 
 
 
 


Sentite, sono qualcosa come secoli (?) che non mi faccio viva e vi chiedo umilmente perdono *si inginocchia a terra*. Devo chiedere scusa anche perché il capitolo è corto (come al solito) e perché pur essendo l’ultimo (si si, lo so, siete dispiaciuti, ma prima o poi doveva succedere) non sono riuscita a fare gran che. Passando alle cose serie, spero che almeno a voi sia piaciuto. Mi ci sono voluti anni per trovare un briciolo di ispirazione ed è venuta fuori questa… cosa. Non mi sento affatto positiva in questo momento xD Fatemi sapere cosa ne pensate, popolazione. Insomma, qualcuno dovrà pur dirmi se faccio schifo e devo andare a pulire i bagni al McDonald o se posso permettermi di dire di saper scrivere qualcosa di quanto meno leggibile ogni tanto.
Quindi, anche se mi dà un tremendo senso di nostalgia, dichiaro questa serie di raccolte finita~ *si sentono i fuochi d’artificio* *piange* Vi ringrazio per questo premio! Non me l’aspettavo! *ha in mano una statuetta a caso* Ok, me ne vado.
Alla prossima, se mai ci sarà~
M.J.V.
  
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