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Autore: DK in a Madow    01/11/2012    2 recensioni
La pioggia, la notte e mille pensieri, quelli della mente di Roger e, si sa, non c'è nulla di semplice, nulla che non sia tormentato tra le pieghe della sua immaginazione.
Si dice, però, che la notte porti consiglio. Cosa porterà, invece, al nostro Roger?
Piccola OS scritta in un'ora. E' la prima volta che scrivo in questa sezione, quindi vi prego di essere clementi!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Roger Waters
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva leggera sulle finestre della stanza. Se avesse piovuto un po’ più forte, probabilmente quel motel da quattro soldi sarebbe caduto a pezzi.
Roger non riusciva a dormire, tanto per cambiare. La sua mente contorta non gli permetteva di dormire sonni tranquilli, troppo divertita dal ricostruire le stesse immagini ponendole nel proscenio di quel gran teatro che era la sua immaginazione.
Sempre le stesse scene. Un’ossessione.
La mano che riporta dietro le orecchie una ciocca di capelli, il labbro inferiore stritolato dagli incisivi, quegli occhi glaciali e felini ma, ne era certo, se avessero avuto vita propria, avrebbero incendiato il cuore di chiunque con un solo sguardo; e poi ancora i muscoli delle braccia e del petto che si contraevano sotto quella maglietta grigia, sottile come una seconda pelle, mentre la sua Fender vibrava decisa sotto i suoi tocchi.
Un po’ come succedeva a lui, in fondo.
Scosse la testa come a voler scacciare quel pensiero che fastidiosamente si insinuava tra le pieghe del suo cervello, come una dannata zanzara che viene a farti visita quando stai per prender sonno e invece ti tiene sveglio una notte intera, succhiandoti il sangue fino a quando non è sazia.
- Certo che, paragonare Dave a una zanzara. Devi essere proprio coglione! – disse Roger a se stesso, incrociando le braccia sul petto nudo e poggiando la testa alla testiera del letto.
Poi, d’improvviso, si sentì toccare il ventre. Un tocco caldo, gentile.
- Che c’è Rog, non riesci a dormire?
- Secondo te, Gilmour?
Dave sollevò il capo dal cuscino e si puntellò sui gomiti, gli occhi che brillavano alla penombra della stanza.
- A cosa stai pensando? – chiese, poggiando la testa  su una mano.
Roger non rispose, si limitò semplicemente a lanciare uno sguardo carico dei mille sentimenti che portava dentro come un peso: desiderio, fame, passione, rabbia e …
Roger sorrise a quella parola folle che non era nemmeno in grado di pensare e David lo ricambiò come uno specchio che dona, crudele e sincero, il riflesso a chi gli sta di fronte.
Leggero, Roger sfiorò con un dito le labbra piene di David che rimase immobile, paziente. Se c’era una cosa che sapeva fare Gilmour nella vita, oltre a suonare, era aspettare Roger. Sempre. Perché un giorno sarebbe crollato, proprio come il suo muro. Si sarebbe denudato delle mille maschere cariche d’indifferenza per mostrare a tutti chi era veramente. Sì, un giorno Roger Waters avrebbe ceduto, come ogni volta che si perdeva tra i sentieri che gli occhi di Dave gli aprivano.
Il bassista sospirò, fece scorrere una mano tra i lunghi capelli di Dave, biondi come il grano d’estate, e lo attirò a sé. Gilmour chiuse gli occhi, aspettando di sentire sulle guance il respiro pesante di Roger. E arrivò.
Waters poggiò le sue labbra su quelle del chitarrista, senza chiudere gli occhi, segno tangibile di quella maschera che non abbassava mai la guardia. Occhi affamati come il suo cuore, come due radar che seguivano ogni espressione del volto di Dave; la bocca socchiusa, le gote infuocate, la fronte aggrottata e le narici allargate, impegnate a catturare ogni stilla di odore della sua pelle, ogni filo d’aria pregna di quella passione tacita. D’improvviso, però, si allontanò. Roger non capì, David lo fissò.
- Prova a chiudere gli occhi, Rog!
Fece segno di no.
- Provaci! – lo supplicò David sussurrando, avvicinandosi al suo volto. Non mollava. Roger lo guardò come se gli stesse chiedendo uno sforzo sovraumano, ma obbedì. David sorrise trionfante, la mano di Roger ancora tra i suoi capelli che lo trascinavano contro le proprie labbra.
Lo baciò e Roger abbandonò la ragione lasciandosi trasportare dai sensi. Almeno per una volta.
Si staccarono, il fiato corto.
- Hai intenzione di dormire? – chiese Dave.
Roger alzò gli occhi al cielo e rise.
Intanto , fuori, la pioggia era la muta e grigia spettatrice di un sentimento troppo simile a lei e ai suoi colori. Fredda correva sull’asfalto, maschera per una notte di un sole che era alle porte dell’alba. Caldo, accogliente, ma nascosto.
Come due cuori clandestini rifugiati nella camera di un motel.










Note di una pazza demente:
Salve! Sì, è la prima volta che pubblico in questa sezione e ne sono più che felice.
Provengo da un fandom leggermente in decadenza, quello dei Green Day, ma era da un po' di tempo che volevo rendere omaggio alla mia passione per i Pink Floyd, nata recentemente, ma già molto forte!
Ehm, si, mi piace scrivere fiction slash, quindi chiedo perdono se qualcuno non apprezzerà questa storia. Nel caso contrario, grazie mille a chi ha apprezzato, a chi recensirà o a chi semplicemente leggerà fino alla fine questa storia.
   
 
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