Duecentododicesima notte.

Kanda sedeva sul divano, lo sguardo rivolto ad Allen steso sul letto di fronte a lui.
I due erano soli dato che Johnny non era in camera.
Kanda sospirò e sorrise rassegnato.
Più ci pensava, meno riusciva a capacitarsene: quella mammoletta schifosa era l’unica cosa che gli fosse rimasta.
E lui si, beh, era tornato indietro per proteggerlo.
Aveva messo nuovamente piede in quel dannato Ordine, aveva volutamente accettato quella disgustosa Innocence, causa primaria di tutto il suo dolore, reinserendosi nei meccanismi di una guerra di cui non condivideva gli ideali, finendo per mettersi in viaggio in compagnia di un qualcuno che non conosceva.
Ed ora, come se non bastasse, era sul punto di diventare un Caduto per qualcuno che probabilmente non era più neanche sé stesso e non lo sarebbe mai stato nuovamente.
Ma andava bene così, e soprattutto, glielo doveva.
Mai si era sentito così in dovere nei confronti di qualcuno: quell'idiota aveva fatto così tanto per lui e per Alma.  
Mai avrebbe pensato che la sua presenza lo avrebbe aiutato fino a quel punto, dandogli la forza di affrontare i suoi fantasmi.
E dopo che era stato finalmente sciolto dai suoi obblighi e aveva dissipato le tenebre nel suo cuore perdendo qualcuno a cui aveva consacrato l’intera esistenza aveva provato in tutti i modi a vivere da persona libera, a non pensare a quello che stava succedendo, ma non poteva.
Il rimorso lo stava divorando e a quel punto aveva deciso: sarebbe tornato indietro e lo avrebbe salvato.
Fosse stata pure l’ultima azione della sua vita e, di questo passo, era una cosa del tutto probabile.
Ma non era un problema, in fondo voleva solo poter morire in pace, senza rimpianti.
Doveva solo riuscire  a ritardare la caduta quel tanto che bastava per salvare quel ragazzo a cui, suo malgrado, si era profondamente affezionato.
A questo punto, Kanda si alzò dal divano e si avvicinò lentamente al letto di Allen.
Aguzzò ulteriormente lo sguardo e scrutò il viso rilassato dell’altro: sembrava stesse beatamente schiacciando un pisolino!
Aveva una voglia tremenda di frantumargli la faccia a suon di pugni, il solo guardarlo lo faceva innervosire terribilmente.
Si sedette sul letto accanto a lui non distogliendo lo sguardo torvo dal suo obiettivo.
Quella stupida mammoletta! Come poteva farsi sopraffare così facilmente da un Noah!?
“Razza di idiota, vuoi veramente dargliela vinta!? Sei veramente solo uno stupido contenitore!? Fatti sconfiggere, e giuro che ti uccido!” prese a sbraitare furioso contro il viso addormentato dell’altro, che, per tutta risposta, non si mosse di una virgola.
Kanda ritornò quindi a sospirare e si calmò, ormai stanco.
Spostò la mano in uno scatto quasi volesse davvero mollargli un cazzotto, e invece la posò delicatamente sulla fronte per scostargli i capelli.
Poi, dopo averlo guardato un altro po’, si piegò su di lui e gli diede un bacio.
Delicato, quasi impercettibile.
Gli passò la stessa mano in mezzo ai capelli e strinse forte le ciocche fra le dita. 
Poi, allontanando le labbra, chiudendo gli occhi e tenendo la fronte appoggiata su quella dell'altro disse deciso:
“Combatti, Allen Walker”