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Autore: Sabu_chan    02/11/2012    0 recensioni
Rivisitazione dell'omonima fanfiction, pubblicata prima d'ora sul mio sito dedicato al paaring Lina x Naga.
Dopo numerose avventure giunge finalmente un po' di riposo. Ma non si può dormire sonni tranquilli quando ripensi agli eventi passati e ti accorgi che, sì, insomma, ti stai legando a qualcuno.
Fanfiction sul rapporto tra Lina e Naga, dal punto di vista di Lina.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Lina Inverse, Naga
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Se rileggo l'incipit di questa fanfiction, hostata sul sito “When an Unlimited Desire – A Lina & Naga Shrine”, mi sale un brivido freddo lungo la schiena. Avevo parlato della mia predisposizione allo scrivere storie a tematica omosessuale femminile dicendo di non essere sospetta. Mi chiedo ancora perchè.

Ma non è questo il punto.

Insomma, a sedici anni chiunque avrà scritto qualcosa di talmente sciocco e impetuoso da suonargli ancor più idiota molti anni dopo, no? E quel qualcosa poteva anche meritare un'attenzione più approfondita, proprio molti anni dopo.

Non ho rubato nessuna fanfiction. Questa è una mia creazione rivisitata, come detto sopra potete trovare la cosiddetta versione 1.0 nel mio stesso sito succitato.

Ho fatto una ricerca dettagliata di recente e mi sono accorta che sono molti i fans, nel mondo, della coppia Lina x Naga. Noi italiani siamo ancora restii o preferiamo crogiolarci con lo yaoi. Come dice Lina Inverse: “una ragazza deve pur sognare”.

Questo è quindi il mio sogno, e la mia ossessione.

Ripeto, è una rivisitazione e l'argomento trattato con questi due personaggi potrebbe farvi storcere il naso, ma siete sempre liberissimi di guardare altrove.

Detto ciò, vi ripresento su questi schermi la mia bambina ormai cresciuta.



But now you…2.0



Ci era abituata.

Era la solita noiosa routine.

Dopotutto non sarebbe cambiato molto tra restare o scappare.

Sapeva che prima o poi l'avrebbe catturata, e lì sarebbe riiniziato il suo personalissimo inferno.

Correvano entrambe a più non posso su quella spiaggia sconfinata dell'isola di Mipross, cercando l'una di scappare dall'altra e l'altra di acchiappare la prima. Ce l'avrebbe fatta? Ovviamente non ci credeva.

Lina Inverse continuò a galoppare sulle dune di sabbia, le gambe le stavano venendo meno, ma il solo sentire il suono della risata della sua compagna dietro le spalle le dava un motivo in più per stringere i denti e resistere.

<< Hai capito male, Lina, se credi di sfuggirmi! OHOHOHOHO!!!>>

<< Lasciami in pace, Naga!!>> le gridò la rossa inutilmente, tanto non l'avrebbe ascoltata. Era da quella maledettissima bidonata di sorgente della crescita che la stava seguendo senza lasciarle un solo attimo di scampo. Pretendeva di sapere cosa davvero era andata a fare in quel posto, ma Lina insisteva col dirle che non c'era niente di speciale lì, così la donna, non convinta, decise di tallonarla finchè non si fosse decisa di sputare la verità.

Ormai la ragazza era allo stremo delle forze, erano miglia e miglia che correva senza sosta e la sua decantata resistenza la stava tradendo. Lina si fermò, sentendo i polpacci doloranti, e si accasciò al suolo per riprendere tutto il fiato sprecato in quell'assurda corsa senza premi. Si rigirò sulla schiena e, vedendo la maga dai capelli corvini raggiungerla, desiderò fortemente alzarsi. Ma il tremolio nelle sue gambe si accentuò, dando l'impressione di dirle che rialzarsi non era una buona idea.

Vide l'altra avvicinarsi e subito cercò di forzare i suoi arti a riattivarsi, ma non ne vollero sapere.

E fu un attimo.

Aprì gli occhi, e si ritrovò a fissare direttamente le pupille di Naga. La donna, nell'ultimo tratto, era inciampata nei suoi stessi piedi, finendo addosso alla ragazza. Il suo seno decisamente sproporzionato premeva contro il petto di Lina, ma non era questo che più temeva. Il fatto che la maga del Serpente fosse penetrata così tanto nel suo spazio vitale turbava non poco la rossa.

Si trovavano sulla stessa linea oculare. La maga fissò la compagna negli occhi. L'arroganza e la superbia che la maga possedeva e che usava in ogni singolo momento, in quelle frazioni di secondo, era stranamente assenti. Si poteva proprio dire che non c'era alcun sentimento particolare nel suo sguardo.

Naga aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì ad articolare parole con dei suoni definiti. Entrambe arrossirono di tutto punto, Lina si sentiva perfino male nell'avere la compagna così vicina, anche se non era propriamente il concetto esatto.

La maga dai capelli corvini si alzò in piedi facendo leva sulle braccia, spolverandosi via dall'abito granelli di sabbia che si erano attaccati al mantello ed agli stivali. Si esibì in una delle sue più terribili risate, poi porse una mano alla ragazza per farla drizzare, cercando di volgere il suo sguardo altrove.

Lina lo capiva, la situazione l'aveva messa a disagio ma la donna non poteva permettersi di mostrare quel particolare sentimento. Fece finta di nulla e accettò ben volentieri l'aiuto della compagna.

Il viaggio di ritorno fu più veloce del previsto, non ci misero nemmeno una notte per tornare. Lina aveva prenotato a bordo della nave una camera per entrambe, la solita stanza nella stiva ricoperta di paglia e fieno senza nemmeno la comodità di un letto e il calore di una coperta. Una bella sfortuna considerando la stanchezza che pervadeva entrambe dopo non solo l'inganno delle sorgenti, ma anche una lotta contro un demone ostico come Joylock.

Lina attese.

Naga non tornò quella notte.

Il giorno dopo la nave attraccò al porto del continente principale da cui si erano allontanate. La ragazza decise di consumare la colazione a bordo, visto era compresa nel prezzo del biglietto MAI pagato, per loro fortuna, e attese a tavola l'arrivo della sua compagna.

Spazientita, Lina si precipitò fuori dalla cabina, dirigendosi all'esterno della nave, e trovò Naga appoggiata al bordo della prua a guardare l'orizzonte. La maga la stette a fissare, indecisa sul da farsi, poi le si avvicinò.

<< Naga, che ci fai qui?>> chiese piuttosto irritata nel constatare che la compagna era ancora presente sulla nave, ma probabilmente aveva preferito la compagnia di qualche bottiglia di brandy.

La donna, con le guance arrossate dall'alcol, fu come scossa da un brivido freddo, poi si volse verso la ragazza che le stava davanti con le mani ai fianchi.

<< Ah, sei tu.>> le disse in risposta, strascicando quelle poche parole, poi abbassò lo sguardo e le sue guance si arrossarono anche di più.

La maga dai capelli infuocati piegò la testa verso il suo viso, solo per constatare che gli occhi di Naga la stavano evitando in ogni modo possibile. Si chiese se il suo comportamento fosse legato all'acre odore di vino che emanava, al fatto che fosse in qualche modo offesa per non aver avuto informazioni riguardo la fonte della crescita, oppure a ciò che era accaduto il giorno prima. Scartò l'ultima opzione, considerandolo un episodio di poco valore.

<< Bè, qualsiasi siano le tue intenzioni, dobbiamo sloggiare. La nave ripartirà tra cinque minuti.>>

Ciò servì a scuotere la donna, presa tutt'un tratto dal pensiero di dover portar via il suo bagaglio. Ma Lina la fermò appena tentò di avviarsi alla stiva, dondolandole davanti agli occhi la sua borsa. << Ho pensato di prendertela io, visto che dovevamo sgomberare la camera appena possibile.>> le disse. Ma il gesto probabilmente non piacque alla donna, che strappò di mano la sacca a Lina. Resasi solo al momento conto del suo brusco movimento, la guardò a bocca aperta senza proferire parola alcuna, assumendo uno sguardo quasi dispiaciuto e per nulla tipico del suo carattere.

<< Ti ringrazio. - disse pacatamente, ritrovando però il suo solito contegno - Ora dove andiamo? >>

*******************************

<< Prossima destinazione: una bella locanda dove rinfocillarci! Ah, non vedo l'ora di farmi una bella mangiata!>>

<< Pensi solo al cibo, stermina locande che non sei altro. >> commentò sarcasticamente Naga, notando il desiderio famelico della compagna alla disperata ricerca di un ristorante o anche solo di una bancarella purché decente che cucinasse al volo un bello spezzatino.

<< Naga, dimmi solo una cosa: hai idea di che ore sono?>> le chiese la rossa, inarcando un sopracciglio.

<< E' quasi mezzogiorno e non è una novità se a quest'ora le taverne sono al completo, quindi rilassati.>> rispose la maga dai capelli neri, sollevando il dito indice per aria come per ammonire il comportamento della giovane compagna.

<< Già, ma non senti anche tu una certa orchestrina, una banda musicale?>>

Naga piegò il capo da un lato, non riusciva a capire dove volesse arrivare la ragazza. Provò ad aguzzare l'udito ma non sentì niente di anomalo nell'aria o che suonasse come una festa con musica.

<< Scema che non sei altro! Il MIO stomaco!>> precisò Lina, indicandole il punto in cui poteva udire un concerto di qualità in pieno svolgimento. La ragazza si massaggiò il ventre, sospirando. << Ho fameeeeee…>>

<< Guarda quella locanda, non mi sembra poi così piena, proviamo?>> la donna indicò un locale a qualche metro da loro dalle porte aperte al pubblico.

<< Ma io mi chiedo… come si faccia a proferire domande cretine come queste? CERTO che ci proviamo! E in caso non ci fossero posti… vedrò di crearli a modo mio. >>

Le due ragazze si avviarono dunque alla locanda, pregustando un ottimo pranzo a base di delizie locali da mettere sotto i denti. Ma si sa, le migliori abbuffate sono sempre interrotte da qualcosa, in questo caso il classico litigio tra le due per il solito pezzo di carne che l'una voleva assolutamente rubare all'altra.

<< Ladra che non sei altro, Naga!>>

<< Chi prima arriva meglio alloggia, cara Terrore dei Banditi!>>

Nel bel mezzo della discussione, come ormai tutti sanno, Lina non poteva fare a meno di far partire qualche incantesimo del tutto casuale. Ma per un dannatissima volta non era Naga la fonte dell'ira della rossa, bensì un ladruncolo sventurato che cercò inutilmente di rubar la borsa alla maga, ignorando chi si stava ritrovando a borseggiare, e come se non bastasse ciò causò l'inevitabile distruzione dell'intero ostello.

Quando il polverone causato dal crollo della struttura cessò, la ragazza pestò con forza le macerie sotto i suoi piedi, pensando di non lasciar scampo al malvivente, che invece se l'era svignata in men che non si dica, stranamente illeso dalla piccola magia lanciata per "distrazione" dalla maga.

<< Vandala che non sei altro, guarda che hai combinato!>> l'ammonì Naga, scostandosi dalla testa lo stivale di Lina, che era del tutto convinta di pestare il corpo esanime di quel dannato borseggiatore.

<< Ops! Scusa Naga, non eri AFFATTO tu il mio bersaglio, scusaaaaa….>> disse portandosi una mano dietro il capo, sorridendo il più ampiamente possibile e sperando di convincere la compagna della sua totale innocenza.

<< Pensi che ti creda? Allora significa che d'ora in poi mi pagherai tutti i pranzi per ripagarmi dell'affronto!>> quelle parole furono accompagnate dalla sua mano, che indicava l'altra ad accusarla del tuo crimine.

<< Ma se non paghi già mai la tua parte! E poi… uh?>> l'attenzione della maga fu improvvisamente catturata da una ragazza che le veniva incontro. La donna, dai corti capelli corti con riflessi turchesi, si reggeva a stento appoggiata al bastone marcio che le faceva da sostegno.

<< Ma guarda Lina, un'altra innocente vittima del tuo assurdo temperamento.>> puntualizzò la maga dai capelli corvini, incrociando le braccia al petto e annuendo sicura della sua affermazione.

<< Taaaaaciiiiii….. e-ehm! Scusa, è stato solo un piccolissimo incidente, non te la sarai presa, vero?>> chiese la ragazza alla nuova arrivata, facendo finta che non fosse successo nulla di discutibile riguardo quella locanda. Ma la ragazza non fece in tempo a replicare che non era stata la maga a ridurla in quel modo e le cadde tra le braccia.

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Stavano combattendo.

Anche quella era diventata una routine quotidiana.

Il loro poteva suonare come un vizio o perfino un diletto, tanti erano gli scontri che disseminavano le loro avventure.

Ma in quel momento aveva ben altro a cui pensare.

Galf stava per invocare il Meteo Fall, un incantesimo segretissimo che solo alcuni tra i più grandi maghi dell'Associazione Magica erano a conoscenza.

Nessuno sapeva in cosa consistesse, ma era sicuramente un pericolo per il mondo intero se ne era stato proibito l'utilizzo.

E loro DOVEVANO fermarlo.

Naga se la cavava bene con la magia, quindi era avvantaggiata contro i demoni che si era ritrovata a combattere. Salina era piuttosto abile ad adoperare la spada, dunque nemmeno lei si trovava in grande difficoltà contro i suoi aggressori.

Ma Lina non se la cavava affatto bene.

Il braccio destro di Galf era uno spadaccino abilissimo e sapeva metterla con le spalle al muro con pochi colpi. La ragazza riuscì a sfoderare il suo pugnale decorato, ma il nemico non le lasciava nemmeno tempo di parare i colpi inferti, figurarsi provare un attacco magico.

In un attimo di distrazione, l'uomo picchiò l'avambraccio di Lina con l'elsa della sua spada. Il colpo percorse tutto l'arto fino alla mano della ragazza, facendole perdere la presa del pugnale.

Lina cadde a terra, ormai senza più difese.

<< Lina! >> mormorò a se stessa Naga, che fino a quel momento era rimasta in disparte ma aveva potuto osservare tutta la scena.

Senza pensarci un attimo, istintivamente prese la prima cosa che le stava vicina, in questo caso il signor Becker, e lo lanciò a mò di proiettile umano contro l'uomo che stava per colpire la ragazza.

Lina aprì gli occhi quando non sentì più la presenza del nemico e si accorse solo allora che quest'ultimo stava rantolando ormai lontano da lei. Si alzò, si spolverò il mantello pieno di polvere e si volse verso la donna . L'aveva salvata.

Le sorrise.

<< Grazie, Naga.>>

*******************************

<< Vorrei dedicare un golem a te, Lina, perché ti ritengo una modella fantastica. Mio figlio pensa solo alle maggiorate, mentre invece penso tu sia perfetta per la mia prossima creazione. Ti prego, accetta.>>

Galia insistette più volte, mentre la ragazza pensava sul da farsi. L'idea non le dispiaceva affatto, avrebbe potuto rivendere l'opera d'arte a un prezzo molto alto, inoltre per una volta sarebbe stata lei la protagonista delle attenzioni altrui e non sempre quell'esagitata di Naga.

La donna la fissò torva. Anche lei desiderava un golem a sua immagine creato dal migliore scultore sul campo in quel mestiere, ma sembrava che Galia non fosse per nulla interessato a lei, anzi, che la bistrattasse completamente.

E ciò le dava giusto leggermente fastidio.

<< Ma padre! Tu non capisci! Ormai sei vecchio, non sai apprezzare quest'altra modella che ha, invece, già un corpo scultoreo! Perché mi critichi continuamente?>> gli gridò il figlio Hiryu, convintissimo che sarebbe stato meglio usare la maga dai capelli corvini come modello.

<< Sei solo un ragazzino, Hiryu! Per me puoi anche andartene con QUELLA, tanto io ho già trovato la fonte d'ispirazione da cui trarre la mia prossima opera! Non sei degno di essere mio figlio.>> in tutto questo, ovviamente, Lina era più che onorata di rientrare nelle mire di un uomo dal buon gusto.

<< La pensi davvero così? Allora me ne vado!>> ed il ragazzo prese la porta e scappò correndo fuori dall'abitazione paterna. Naga lo seguì, curiosa di sapere dove si sarebbe diretto, guidata anche dall'idea di rivaleggiare contro quell'altro scultore dalle pessime scelte estetiche, o almeno così la pensava.

Lina osservò la compagna andarsene dietro il figlio di Galia, così decise di rincorrere i due per capire cosa stesse tramando la maga del Serpente. Era diventata sera e, brancolando per le strade oscure e nebbiose, si ritrovò tutt'un tratto in un vicolo e non vide più nulla se non a pochi metri di distanza davanti a lei. Però poteva sentire indistintamente le voci dei due fuggiaschi.

<< Naga, ti prego, sii la mia modella! Ti farò un golem adatto alla tua bellezza.>>

<< Uhm… non sarebbe male. Ma non sono disposta a posare gratuitamente.>>

<< COME SE LA COSA NON FOSSE NORMALE!!>>

L'ultima frase fece sussultare entrambi. Apparteneva a una certa maga dal seno poco florido, che si avvicinò nell'oscurità provando un enorme dissenso per la soluzione del ragazzo. Avanzò a grandi passi verso di loro, pestando pesantemente il terreno. Quando fu abbastanza vicina da farsi udire anche alle talvolta sorde orecchie della donna, iniziò a parlare.

<< Sentimi bene tu. Non mi sembra il caso di chiedere una cosa simile a Naga, che non è DEL TUTTO CRETINA da farsi coinvolgere tra le vostre faccende familiari! Quindi, cara, se adesso andassimo…>>

<< Aspetta Naga! Oltre al golem, ti offrirò duecento monete d'oro!>> la pregò il ragazzo, cercando di convincerla andando a toccare un tasto molto delicato.

In risposta, la donna fece comparire tra le sue mani una sfera di luce che non prometteva niente di buono, rivolgendola contro l'uomo. Sorrise. << E tu credi… che io posi… per una somma così irrisoria??>>

Detto questo la maga lanciò il suo incantesimo… contro di Lina, che finì sbalzata a gambe all'aria a diversi metri di distanza.

Il ragazzo spalancò gli occhi prima di rendersi conto che la donna aveva davvero fatto ciò che aveva visto e non era una semplice illusione. Aveva realmente rivolto un incantesimo di attacco contro la sua stessa compagna.

<< Ohohohoh! Non vedevo l'ora di togliermela dai piedi, a quella piccola guastafeste piatta come una tav…>> << CHI SAREBBE PIATTA COME IL COFANO DI UNA CARROZZA????>>

Ormai la ragazza conosceva a memoria le battute della donna, proseguendo al suo posto la frase a modo suo, stesso concetto con un incipit diverso. Si avvicinò nuovamente ai due conciata piuttosto male, ma comunque ancora in piedi. Squadrò torva la maga dai capelli corvini, con fare minaccioso.

La donna fece un gesto allusivo al giovane, facendogli capire che l'avrebbe raggiunto di lì a poco. Il ragazzo comprese e lasciò il campo, dirigendosi altrove.

Le due maghe si fissarono negli occhi, prima di richiamare l'energia per i loro incantesimi preferiti. Nel farlo, iniziarono a prendere le distanze senza mai smettere di lanciarsi sguardi minacciosi.

Non erano costrette a combattersi né tanto meno a rivaleggiare facendo uso della magia. Non era la loro classica lotta, la solita azzuffata che di tanto in tanto toccava loro inscenare per delle sciocchezze ma che in fondo gli piaceva risolvere a quel modo.

Non stavano sorridendo.

Naga scagliò una Freeze Arrow, Lina una Flare Arrow. Il primo incantesimo sfiorò di striscio la ragazza, mentre il secondo era quasi andato a segno.

Erano del tutto decise a sconfiggersi a vicenda, che fosse definitivamente o meno.

Provarono ad usare altri incantesimi, ma per quanto provassero Lina era sicuramente superiore a Naga, e questo lo sapeva anche lei. Per quanto si mettesse d'impegno, sarebbe sempre risultata più debole della ragazza, per un motivo o per l'altro.

Un altro solo incantesimo.

Un altro solo colpo.

La partita si sarebbe chiusa con la vittoria di una sola delle due, una sola vincitrice, e questo non faceva altro che aumentare la loro sete combattiva.

Fu solo l'intervento delle persone che abitavano le case loro attorno al loro terreno di combattimento che fece smettere le due maghe, che le intimarono con tutti i mezzi di cessare l'inutile trambusto, e quindi fecero perdere a entrambe la voglia di combattere.

Entrambe presero strade diverse, al ritorno.

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Eravamo di nuovo senza meta. Avevamo un infinito numero di luoghi da visitare, c'era solo l'imbarazzo della scelta. Non che l'indecisione fosse un problema per noi, ma dopo le ultime scorribande avevamo bisogno di decidere per bene dove dirigerci. Non concludendo molto sulla nostra prossima meta, decidemmo di lasciar perdere per quella serata e trovarci una stanza per la notte.

<< E' fuori discussione! - sbraitai, sbattendo le mani sul bancone – Dopo giorni e giorni passati all'addiaccio e a sopportare questa sottospecie di donna, non avete due stanze separate?!>>

<< Abbiamo ancora un paio di stanze doppie, se vi aggrada. Potreste prenderle per entrambe, ma se così fosse non vi sarà fatto alcuno sconto. >> sogghignò il proprietario dell'albergo, rivolgendo uno sguardo malizioso alla mia compagna di viaggio. Il mio unico desiderio era dormire beata e priva della presenza di Naga, che si rivelava piuttosto fastidiosa ogni volta che mi ritrovavo al suo fianco, russante e sbracciante nel sonno.

<< Dai un'occhiata al tuo borsello prima di prendere una decisione.>> mi consigliò proprio lei. Tastai il portafoglio nella tasca dei pantaloni e, effettivamente, non era così pieno come speravo. Forse avevo esagerato con le portate per la cena e i miei risparmi si erano dimezzati come se nulla fosse. Forse.

Accettammo l'offerta della camera doppia e ci avviammo al piano superiore, entrando nella camera designata.

Cliché. Dovevo pur aver imparato qualcosa dal passato, ovvero mai condividere la camera con chicchessia o sarebbero spuntate sicuramente delle grane.

Ora l'unica mia preoccupazione era cercare di trovare una strategia adatta per far dormire la maga dai capelli corvini sul pavimento. Pensai che forse, se mi fossi finta malata, la mia compagna mi avrebbe compatita e avrebbe ceduto all'idea di privarmi delle calde coperte. Ma avevo adottato questo stratagemma già una volta, con scarsi risultati.

Mentre elaboravo una qualche idea malefica su come sbarazzarmi del problema, la donna prese la parola. << Stai tu.>> mi disse inaspettatamente Naga, indicandomi il letto. << Non ho voglia di dormire.>>

<< Naga, è da un paio di giorni che stai sveglia tutta la notte a fare chissà che, però se proprio devo... >> assunsi lo sguardo più mansueto di questo mondo, pur ammettendo che mi spiaceva guadagnarmi così facilmente il materasso dopo le notti insonni della mia compagna, e soprattutto non senza aver prima duellato o scommesso qualcosa.

<< Stai tranquilla. Tanto non riuscirei a prendere sonno e comunque, anche mi venisse, il letto è doppio, non ricordi?>>

<< CHEEEEE?!>> gridai, ricordando improvvisamente che la stanza era effettivamente per due persone, così abituata com'ero a una intima singola o a una sistemazione spartana in mezzo alla natura. No, no e ancora no, il mio meritatissimo riposo sarebbe stato davvero un inferno... e io stessa avevo accettato quella situazione pochi minuti prima!

Cliché. Chi ha scritto il mio destino voleva disseminarlo di meravigliosi cliché.

Senza aggiungere una sola parola m'infilai sotto le coperte e mi voltai verso il muro, pronta a trascorrere la notte in assoluto riposo nonostante tutto.

Avevo assolutamente intenzione di addormentarmi il prima possibile, o prima ancora che Naga iniziasse a fare strani discorsi sconnessi su quanto fossi schizzinosa, anzi, prima che si aggregasse al mio giaciglio. Tutto ciò di cui avevo bisogno era quiete e non irritazione.

Quiete, già, senza alcuna preoccupazione derivante da un'assurda presenza dagli abiti discinti e dalla risata pronta.

Proprio in tal proposito, mi ritrovai a pensare.

Lentamente, silenziosamente, mi rigirai nelle coperte in direzione della donna, che stava seduta al tavolo della stanza. Aveva spento il lume ad olio posto su una parete della stanza e in quel momento solo la luce della luna illuminava la camera, inondando con i suoi raggi anche il suo volto.

La stetti segretamente ad osservare.

I suoi occhi parevano stanchi e allo stesso tempo molto più vivi di quanto avessi mai notato finora. Fissava il vuoto davanti a sé, appoggiata con una mano sotto il mento, a suo modo pensierosa. Avrei voluto parlarle ma sapevo che ciò l'avrebbe portata a iniziare un discorso lagnoso o a provare fastidio per l'interruzione dei suoi pensieri, così restai rintanata silente nelle lenzuola.

Sentivo la stanchezza calare lentamente sulle mie palpebre, ma mi scossi appena sentì il sonno volermi crollare addosso. Per scacciare dalla mente il pensiero dei miei occhi che si chiudevano (anche se farmi una bella dormita era la mia più viva intenzione), cercai di distrarmi in un modo o nell'altro, continuando ad osservare Naga.

Da quanto tempo la conoscevo?

Non lo ricordavo con esattezza. Negli ultimi giorni avevo ripensato a tutti i viaggi che avevamo fatto assieme, a tutte le belle e brutte parole che ci eravamo dette, ai fatti che ci avevano legate, ai litigi e alle piacevoli situazioni in cui ci eravamo ritrovate. Forse erano passati pochi anni ma sembravano molti di più, tante erano le avventure in cui eravamo rimaste coinvolte volenti o nolenti, un susseguirsi senza sosta di adrenalina e ricchi bottini. Una collezione di ricordi.

Dove stavamo andando?

Non ce ne importava molto, dopotutto. Avremmo alloggiato dove capitava, mangiato ciò che capitava, combattuto chi capitava, vissuto alla giornata insomma. Cosa fare l'indomani non era una preoccupazione così gravosa, seguire un percorso stabilito non era nel nostro stile e male ci riusciva, quando tentavamo di stabilire delle mete. Andava bene così, ovunque e comunque.

Allora cosa mi preoccupava?

Non lo capivo. Dovevo ammettere che stavo bene con lei, mi sentivo davvero me stessa. Da quando mi ero allontanata da Zephiria, ero solo una mocciosa a quei tempi e non sapevo niente del mondo, forse per questo mia sorella mi aveva incoraggiata a scoprirlo. Poi incontrai lei. O meglio, lei incontrò me, presentandosi teatralmente dando fuoco alla locanda dove alloggiavo e seguendomi come un'ombra senza un vero motivo.

La prima impressione che mi fece?

Una donna poco seria. Il suo vestito succinto, che ricopriva giusto appena le sue parti necessarie, dava la sensazione che si trattasse di una che cercava un altro genere di avventura. I suoi modi oltraggiosi, spudorati e altezzosi mi diedero sui nervi da subito, dalla sua prima occhiata, dalla sua prima risata, dal suo primo chiamarmi per nome come se fossi una preda da cacciare. Eppure stetti ad osservarla, come se si trattasse di una visione effimera o la manifestazione di qualche demone maggiore.

Cosa fece?

Bè… mi seguì. Prima di tutto mi rivolse un sorriso beffardo che, secondo me, non prometteva nulla di buono. Poi mi tallonò fino alla città successiva con la scusa della “sedicente e temibile rivale”. Una volta le parlai della mia fuga da Zephilia e la prima idea che balenò nel suo cervello fu di riportarmi a casa per incassare una bella sommetta dai miei genitori. Quando la feci saltare in aria ci ripensò due e più volte prima di provare una cosa simile.

Passarono diversi anni, imparammo a conoscerci meglio e quindi ad andare a nostro modo "d'accordo". L'armonia che accompagnava i nostri viaggi sembrava potesse essere duratura quando non dovevamo dividere la tavola o il bottino o quando combattevamo per la stessa causa. Pareva anche dovesse durare solo un attimo ed essere spezzata irreversibilmente dai nostri caratteracci. Ma poi tornava la serenità e facevamo finta che nulla fosse accaduto.

In quei momenti iniziavo a sentirmi davvero male.

Perché?

Non ero nemmeno un'adolescente quando decisi di uscire dalle mura della mia città natale. Ora lo sono, ma non conosco ancora per certo tutti i pericoli di questa vita. A quei tempi molte cose del mondo mi erano oscure. Naga me le insegnò. Anche lei erano molto giovane all'epoca e pareva inconsapevole delle tante sfide che ci avrebbero attese, eppure sembrava sapere cosa significassero la sofferenza, la solitudine ed il dolore. Li conosceva bene, e me li insegnò.

Avevamo passato assieme momenti decisamente migliori che non rispecchiassero questi sentimenti, mentre invece ce n'erano altri che ce li riportavano a mente ogni singolo secondo. Ma eravamo sempre unite, e questo costituiva la nostra più grande potenza. Si può affermare che lei abbia seguito il percorso della mia crescita in questo mondo al di fuori delle protettiva pareti casalinghe.

Allora, perché mi sentivo così male?

Continuai a pensare ad una possibile risposta, rigirandomi verso la parete e sperando di mettere a tacere quei pensieri così profondi e noiosi. Nemmeno mi accorsi che qualcosa si era avvicinato di soppiatto e che ora si stava distendendo al mio fianco. Mi voltai lentamente, per vedere accanto a me un corpo familiare.

Naga.

La donna si volse verso di me, cercando di non urtarmi. Piegò le braccia sui lati per non toccarmi, girandosi completamente con l'intero corpo. Il mio volto era mezzo nascosto dalle lenzuola, quindi non vide i miei occhi a fissarla nel buio della stanza. Ma io potevo vedere i suoi, ed il sorriso che affiorò sulle sue labbra.

Si abbassò al mio livello, cosicché non potei più vedere lo scintillio delle sue pupille. Si avvicinò ulteriormente a me, lo capii perché percepivo il suo respiro sui capelli. Niente di sconcertante in fondo, finché mi baciò gentilmente sulla fronte.

Ringraziai le lenzuola ed il buio che mi nascondevano, perché arrossii violentemente. Se mai avesse appoggiato le mani sulle mie guance le avrebbe sentite più infuocate dei mie stessi capelli.

Le sue mani si mossero, sì, ma per circondarmi in un tenero e caloroso abbraccio.

Dannazione! Non aveva ordinato alcun alcolico a cena né se ne era portati in camera. Quella situazione non poteva essere dettata dalla sua mancanza di sobrietà. Dannazione! Dannazione!

Sussultai leggermente, e credo l'avesse percepito anche lei, dato che allentò la presa attorno alle mie spalle. Ma non si mosse da quella posizione. Coccolò invece i fili infuocati del mio capo tra le sue dita, spazzolandoli dolcemente.

Dovevo fare un'ammissione piuttosto imbarazzante. Tutti i suoi movimenti, tutte le sue attenzioni, tutto ciò che in quel momento mi stava facendo mi rendevano stranamente... felice, sì, leggera.

<< Lo so che sei sveglia. >> sussurrò al mio orecchio sinistro, sfiorandolo con le labbra. Rabbrividii, ma respingerla quando non stava facendo nulla di male sarebbe stato insensato e pessimo. Sorrisi da sotto le coperte, indecisa su come comportarmi. Perchè no? Potevo ricambiare quel suo gesto affettuoso, e ripeto molto imbarazzante, quindi la imitai timidamente.

<< Non addolcirti troppo o perderai la tua ormai famosissima fama di maga crudele e senza sentimenti. >> mormorò con una nota sarcastica, ridacchiando sommessamente ma senza perdere la presa.

<< Oh, non devi preoccuparti di questo, è la stanchezza. Domani tornerò nella mia solita forma.>> la confortai a modo mio. Appoggiai la mia guancia in fiamme al suo petto, essendo ormai priva di un cuscino su cui riposare a causa del suo braccio che aveva posto sotto il mio collo. Una posizione piuttosto scomoda, ma potevo sopportare di dover usare quelle masse di carne sferica come appoggio.

Naga sorrise. Appoggiò il suo mento alla mia testa, continuando ad accarezzarmi la chioma rossa. Stava sospirando?

<< Naga, non stai bene? Ti stai già comportando in modo anomalo, ora ti metti pure a sospirare.>> le chiesi sottovoce, ascoltando il suo respiro. Poteva essere solo una mia impressione ma suonava come tormentata da qualcosa che solo lei sapeva.

Attese un momento prima di fare o dire qualsiasi cosa. Poco dopo decise di muoversi e, con mia grande sorpresa, prese il mio viso tra le sue mani con gentilezza, abbassando la testa in modo che fossimo allo stesso livello visivo.

Attimi di puro terrore, lo ammetto. Con Naga non si è mai al sicuro, qualsiasi cosa le passi per la testa è un totale mistero o un grandioso disastro. Volevo evitare pensieri simili vista l'atmosfera pseudo sentimentale che si era andata creando, ma l'istinto insisteva su quanto fosse instabile e insondabile quella donna.

Un brivido mi percorse la schiena e portò il mio intero corpo a tremare. Il suo sguardo era ghiaccio davanti alle mie iridi di fuoco. Le coperte ci facevano ancora il piacere di trattenere quello scambio di occhiate in completa privacy, grazie all'ombra che creavano. Anche le mie guance gli erano molto, moltissimo grate.

Sospirò socchiudendo gli occhi, infine mi rivolse un sorriso dalle tonalità tristi.

<< Tu per me sei la cosa più importante, non dimenticarlo.>>

Non riuscii a cattura appieno il significato di quelle parole.

Non riuscivo a spiegarmi come riuscivo a comprenderle così bene.

Lo so, sentimenti contrastanti, incoerenza e blabla. Sembrava che quell'affermazione facesse parte del suo mondo contorto di vedere il mondo, e in quel mondo aveva compreso anche me. Sentivo di condividere con lei le stesse sensazioni, le stesse emozioni, gli stessi pensieri. E non solo.

Percepivo qualcosa di più in quel breve momento di silenzio che ci avvolgeva.

C'era un suono, un battito, che rimbombava contro di me.

In quell'istante mi accorsi di averlo già sentito altrove.

Quando Naga mi cadde addosso mentre ero distesa sulla sabbia, premendo il suo petto contro il mio.

Quando Naga mi salvò da morte certa, nell'affanno di sapere la mia vita in pericolo.

Quando Naga combattè infuriata contro di me, desiderosa di dimostrarmi quanto valesse.

A dire la verità, in quegli istanti era il mio cuore a pulsare così insistentemente, ma in quel momento sembrava che le nostre essenze fossero in qualche modo connesse.

Se avevo ancora dei dubbi, ora la comprendevo appieno, pur facendomi sopraffare dall'orgoglio.

Non doveva, non lo avrebbe saputo.

Lina Inverse è il terrore di ogni creatura vivente, nemmeno un drago oserebbe calpestarla. Il suo potere è tanto grande da poter spazzare via un'intera montagna e mettere in fuga il più ardito dei criminali. La gente la teme per l'aura di pericolo che la circonda, oltre che per la sua magnificenza e indubbiamente affabile estetica.

Lina Inverse è questo, ma è anche quest'altro. Una ragazza incline ad ascoltare più l'orgoglio che confessare qualcosa di così semplice e piacevole.

Mi rendo conto di aver spesso dato il consiglio contrario, nella mia vita e ad i miei amici più cari.

Ad Amelia quando mi aveva rivelato il suo amore per Zelgadiss, solo che non riusciva a trovare l'occasione di riferirglielo. E poi accadde.

A Sylpheel quando mi aveva confessato quanto le piacesse Gourry ma che non trovava il coraggio di dirglielo apertamente. E anche se non accadde, lo avrebbe desiderato.

A Philia, infatuata di Xelloss, nonostante lo ritenesse spazzatura. Che accadde o meno, non lo so e non voglio saperlo. Dopotutto sono i loro… segreti.

Ed io?

Tutte belle chiacchere e buoni consigli, ma per me stessa nulla di fatto.

Naga, dicevi che ero la cosa più importante?

Ne eri proprio sicura? Qualsiasi cosa sia accaduto in quell'episodio, ancora oggi non riesco a trovarci un senso. Forse è lampante e continuo, nonostante siano passati molti anni e tu sia lontana da me, a negarlo con tutta me stessa. Probabilmente ero in debito verso di te, per avermi fatto da guida verso la realtà del mondo esteriore, sì, doveva essere proprio così. Non c'era altra spiegazione. Sì.

Perché allora, quando l'indomani sono partita verso una nuova meta, tu non mi hai seguita e sei invece sparita improvvisamente, lasciandomi piombare in una profonda solitudine? Ti stavi prendendo gioco di me? Cosa volevi ottenere di non già ottenuto con una frase ad effetto e affetto fisico? Ammetto di non voler dare una spiegazione al mio stesso comportamento, ma il tuo è tutt'oggi un mistero.

Non ti ho cancellata dalla mia memoria. Anzi. A distanza di sette anni ricordo quei momenti più vividamente rispetto all'attimo stesso in cui sono accaduti. Se fossi qua mi diresti che sono paranoica e che sono ancora una bambina capricciosa. Lo sono.

Oggi ti ho scorta per caso tra la folla del paese che stavo attraversando con i miei nuovi compagni di viaggio, ma mi sono trattenuta dal salutarti. Lo so. Dopo tanto tempo ti ho rivista per strada, in una città come tante, in un luogo come tanti ma non ho avuto il coraggio di incontrarti ancora una volta. Anzi. Il coraggio non c'entrava nulla. Era gelosia.

Eri assieme ad un uomo dai corti capelli biondi. Non so e ripeto che non voglio sapere se era un tuo conoscente, un tuo parente, oppure un altro ruolo ancora. Non ne voglio sapere, grazie. Eri felice mentre parlavi con lui. Eri felice quando ti ha passata un braccio attorno al collo e avete riso assieme.

La Naga che ho conosciuto io non era quella che ho visto oggi.

Non quella Naga con cui avevo condiviso momenti di tensione, non quella Naga che mi aveva calorosamente abbracciata sconvolgendomi le interiora, non quella Naga che aveva confessato di ritenermi “la cosa più importante”.

Ed ora mi chiedo cosa sia questa stretta al cuore. Quel qualcosa che fa male, imprigionando pensieri e parole. Non si chiama orgoglio, questa è l'unica cosa che posso assicurarti. Passerà. Sono sicura che passerà. E' solo un dolore passeggero che in pochi secondi, però, si fa sentire impetuosamente e dilaniante.

La persona per te più importante ti ha osservata andare e, ancora una volta, gliene hai strappato via un pezzo.

Che ne sai tu dell'amore, Naga?

A parte il fatto che brucia.








Precisazioni:

  • nessuno sa cosa sia accaduto dopo la fine del film Slayers Perfect (Le Terme di Mipross)

  • alcuni dialoghi delle scene prese da Slayers Return e Great sono state estrapolate e/o modificate dal doppiaggio italiano

  • il ragazzo dai capelli corti e biondi di cui si fa menzione, che accompagna Naga nell'ultima parte della fanfiction, esiste veramente ed è il compagno di viaggio di Naga e Copy Lina nel videogioco Slayers Royal 2




   
 
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