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Autore: Dearly Beloved    02/11/2012    7 recensioni
Svegliarsi per ricominciare ad aspettare non ha senso.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aeris Gainsborough
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core
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Superando il limite.




Questa sera Aerith Gainsborough non ha fame. Si è chiusa in camera e si è raggomitolata nelle coperte. Ha serrato gli occhi, cercando di coprirsi il più possibile, avvolgendosi in un modo assurdo, così che persino respirare d'un tratto è diventato difficile.
Ha forti fitte al cuore, e tanto freddo.
Trema, e quando se ne rende conto, Aerith esplode.
Finalmente.
Il suo pianto liberatorio, ultima valvola di sfogo di sentimenti covati troppo a lungo, e che adesso emergono tutti insieme, brutalmente, senza preavviso.
La fioraia era diventata quasi una bomba ad orologeria, lo sapeva, sapeva di avere un limite, e che esso era stato abbondantemente superato, da molto tempo.
Ha sciolto i capelli (la treccia improvvisamente cominciava a darle
così tanto fastidio), alcuni le sono rimasti attaccati alle guance bagnate e appiccicose, mentre il poco trucco si è rovinato tutto. Aerith piange lacrime nere, che scendono all'altezza della bocca, fondendosi al lucidalabbra rosa, lavando via anche quello, trasformando il viso bellissimo di una ninfa nello specchio dell'anima di una donna distrutta. La faccia contorta in una smorfia di dolore, le mani che la coprono, la pelle a chiazze, la folta chioma scompigliata, i singhiozzi striduli. Una maschera dai lineamenti nuovi, indefiniti, confusi, duri.
È così profondamente diversa dal solito.
Aerith, con il cuore a pezzi, non si sa come, resta ugualmente una delle cose più belle che madre natura abbia mai creato.
Stringe in mano un nastro rosa. Giusto all'altezza del cuore. La causa del suo pianto.
Non ha neanche lo spazio per respirare, ma pensa sia meglio così.
Soli, in mezzo ad uno spazio grande e vuoto, ci si sente schiacciati, oppressi dalla solitudine stessa, che sembra ancora più grande.
Lei vuole unicamente non sentirsi più sola, e per questo si è confinata in uno spazio così piccolo da non darle neppure la possibilità di muoversi.
Adesso, teoricamente, si dovrebbe sentire protetta e al sicuro. Adesso, teoricamente, quella... quella
cosa dovrebbe poter rimpiazzare il calore umano.
Come no.

Certo che il cuore le fa male, perché ad ogni battito è come se glielo trafiggessero.
E se non riesce a respirare, la colpa è tutta di quell'opprimente senso di abbandono, non delle coperte. Forse, è l'aria che da un momento all'altro è venuta a mancare.
Forse, è anche quella cosa che la mattina le dà l'energia di alzarsi dal letto e mettersi al lavoro -
così al suo ritorno Zack vedrà che non se n'è stata tutto il tempo con le mani in mano, che il negozio va a gonfie vele, e forse questo lo rederà fiero di lei.
È qualcosa la cui assenza pesa, e lei aveva pregato tanto affinché lui, che evidentemente si era perso, ritrovasse la strada per tornare a casa.
Da lei.
Ma lui non torna.
Dunque,
le è negata l'unica cosa di cui ha realmente bisogno.
In fin dei conti, Zack, per quello che ne può sapere lei, potrebbe già essere sulla strada per Midgar e dopo, quando arriverà, loro finalmente potranno...
Ma sì, chi le dice che magari non possa trattarsi che di poche ore? Magari è già dietro la porta della chiesa, e la sta aspettando impaziente ed emozionato -
ma lei, in fondo, sa già che se anche si precipitasse lì, adesso, non ci sarebbe nessuno ad aspettarla- o magari adesso sarebbe entrato nella stanza sfondando la porta, e l'avrebbe abbracciata davvero, e le avrebbe asciugato le lacrime, e le avrebbe dato un bacio per ogni istante che avevano trascorso lontani l'uno dall'altra, e le avrebbe detto che l'amava tanto, e che non era mai stata sola perché lui non aveva mai, mai, mai smesso di pensarle neanche per un secondo, e...
Ma lui non torna.
Aspettare ancora le sembra così inutile.
Aerith non vuole più stare lì ad illudersi di potersi gettare, un giorno (
un giorno che non esiste), di nuovo tra le sue braccia.
Magari l'amore l'ha semplicemente resa pazza. O magari lo era da prima, e Zack Fair non era mai realmente esistito. Magari era tutta una sua fantasia, le traveggole di una persona
troppo sola.
-


L'ottantanovesima lettera. L'ultima.

Aerith decide di lasciarsi andare, addormentarsi, allontanare tutto, per qualche ora.
Avrebbe riposato, e dopo il cuore avrebbe ripreso a battere come sempre, il respiro si sarebbe regolarizzato e lei sarebbe stata meglio. Un po'.

...se solo non fosse stato per quel nastro rosa, stretto intorno alla gola.
Lo stesso nastro che, la prima volta, le aveva mozzato il fiato dallo stupore, dalla felicità, che le aveva fatto battere il cuore
così forte.

-
Non è buffo che ora, alla fine di tutto, abbia provocato l'esatto opposto di quella prima volta?-

...
Svegliarsi per ricominciare ad aspettare non ha senso.


Aerith Gainsborough, il viso pallido, le mani fredde, lo sguardo vacuo, si addormenta senza la preoccupazione di come sarà squallido svegliarsi l'indomani.





 





Allegria portami via.
Mi dispiace tanto, non volevo, lo giuro ç_ç
Ho appena ucciso (?) il personaggio più adorabilmente/insopportabilmente puccio/inutile di FF VII.
Oh, non ce l'ho con lei, figuratevi. È a seconda dei momenti.
Ad esempio, adesso l'ho usata tipo sacco da boxe, povera *sadism sadism*
Non credo che questa Aerith sia IC, ma questa
cosa -strana, strana- l'ho scritta in modalità “pilota automatico”, senza neanche rendermi realmente conto di quello che stavo dicendo.
È stato bello sfogarsi strangolando Aerith.
Quindi... no, niente. Le note dell'autore sono spazio sprecato, in mano ad una come me.

(PS: sono nuova -lavata con perlana- della sezione, se poteste lasciarmi cortesemente qualche cortese insulto mi fareste felice- Okay, sono una frana. Avete capito quello che voglio dire, no? ^^'' Vi ringrazio tutti in anticipo♥)

(e ssssì, le critiche non le prendo male, quindi potete sentirvi liberissimi di farmene quante volete. Ora, non che io voglia spronarvi a criticare (? lol) ma sono qui per migliorarmi. Se avete qualcosa da dirmi fatelo senza “temere di urtarmi”)

Che Jenova sia con voi,
Andate in pace,


Dearly.

   
 
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