Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Lupus    18/05/2007    10 recensioni
La sua era una vita fatta solo ed esclusivamente di incognite senza risposta, di dubbi e di incertezze.
Non sapeva chi era, cosa fosse o cosa vivesse a fare in un mondo che non l’aveva mai accettata.
Priva di scopi e senza ambizioni, lei non e s i s t e v a.
Era come una favola che non verrà mai raccontata ai bambini, una favola vera che parla di una vita vera costruita su sofferenze vere.
Era una ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone.
Peccato sia morta.
L’ha uccisa la gente.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

AVVERTENZE: La Fiction che segue è una spin off del racconto di Caith Rikku la Dama nella Bara (clicca QUI per leggerlo). Non c’è necessariamente bisogno di aver letto ‘l’originale’ per essere compresa a pieno, in quanto si colloca prima, ma io vi consiglio di farlo ugualmente. Sia per avere una maggiore idea su quanto state per leggere, sia perché è un racconto che merita veramente molto.

Detto fatto vi saluto e vi auguro buona lettura.

Grazie.

Lupus

 

 

***

 

 

 

La gente ha paura di tutto ciò che non riesce a vedere.

Per questo le persone temono la morte, la sofferenza e i sogni.

 [d e b o l i  e  s u p e r f i c i a l i]

 

Il passato della Dama

[Spin off – La Dama nella bara di Caith Rikku.]

 

 

 

“Madre perché la gente è cattiva con me?”

“Non lo so.”

“Cosa ho fatto di male?

“Non lo so.”

“Mi osservano come se fossi diversa da loro. A volte mi fanno anche paura.”

“Non lo so.”

“Madre mi ascolta quando le parlo?”

“Non lo so. Ora và, però. Abbiamo già proferito abbastanza.”

 

 

 

La sua era una vita fatta solo ed esclusivamente di incognite senza risposta, di dubbi e di incertezze.

Non sapeva chi era, cosa fosse o cosa vivesse a fare in un mondo che non l’aveva mai accettata.

Priva di scopi e senza ambizioni, lei non e s i s t e v a.

Era come una favola che non verrà mai raccontata ai bambini, una favola vera che parla di una vita vera costruita su sofferenze vere.

Era in continua lotta con i ricordi di un passato che non aveva mai avuto, con le sofferenze amare di un presente che non faceva altro che soffocarla e con il pensiero di un futuro che per lei non ci sarebbe mai stato.

Viveva sola di soli sogni. E questo, però, le bastava.

 

 

Era una ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone.

Peccato sia morta.

L’ha uccisa la gente.

 

 

Si chiedeva ripetutamente cosa significasse veramente vivere, perché a lei questo non era stato concesso.

Veniva picchiata, maltrattata, insultata e calpestata solo perché era diversa. Non indossava jeans all’ultima moda, non seguiva le nuove tendenze musicali giovanili e non parlava mai, se non con se stessa.

A cosa serve vestirsi di ipocrisia solo per non sembrare quello che in realtà si è?

L’unica cosa che possedeva erano i sogni. E non chiedeva altro.

Viveva di speranze, di mere utopie in un mondo dove il male non esisteva e dove alla sofferenza non era permesso entrare.

 

 

Era una ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone.

Peccato sia morta.

L’ha uccisa la gente.

 

 

Lei, per gli esseri umani era o un fantasma o una fiera da circo.

C’erano quelli che le passavano sopra, ignorando completamente la sua esistenza e c’erano quelli che la guardavano attoniti, bisbigliando offese decisamente poco gentili, attribuendole colpe che non aveva mai avuto e giudicandola come se la conoscessero bene.

Odiava la gente perché non riusciva a capirla e, quindi, preferiva vivere sola in un mondo parallelo.

Sognare, infatti, era l’unica cosa che le desse la forza di continuare a sperare.

Nonostante tutto, però, non si lamentava mai e forse anche per questo le persone la consideravano strana. Soffriva, ma non lo dava a vedere perché nessuno l’avrebbe capita e sarebbe stata disprezzata ancora più di quanto già non fosse.

Preferiva, tra tutte le cose, sedersi e sognare la famiglia che non aveva avuto e gli amici che aveva sempre desiderato.

Cercava solo un po’ di quell’affetto che nessuno le aveva mai donato.

Viveva, tramite la fantasia, un’utopica vita che le era sempre mancata, compensando, così, almeno in parte, il dolore che provava da quando riapriva gli occhi a quando li richiudeva. E questo le bastava.

 

 

Era una ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone.

Peccato sia morta.

L’ha uccisa la gente.

 

 

Quando, però, le fu anche tolto il diritto di sognare, non trovò più ragioni per continuare ad esistere.

Quel giorno, per la prima volta in tutta la sua vita, pianse.

Non aveva alcuna importanza cosa la gente pensasse di lei, oramai. Aveva smesso di vivere quando suo padre l’aveva costretta a non sognare.

E sui morti le persone non si sprecano a parlare, tanto sono morti. Che importanza avrebbe?

Perché nessuno è mai riuscito a capire che tutto quello che cercava era un semplice sorriso?

Voleva solo che qualcuno le volesse bene, le regalasse un po’ di affetto. Chiedeva, forse, molto?

Purtroppo, lei era nata sbagliata in un mondo di giusti.

E che cos’è oggi la giustizia, se non l’ipocrisia di una legge venduta per un favore?

Viveva sola di soli sogni. E questo, però, le bastava. Ma una volta toltole anche il diritto di continuare ad esistere nel suo mondo, decise di morire.

 

 

Era una ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone.

Peccato sia morta.

L’ha uccisa la gente.

 

 

Prese un bara vuota, la portò al cimitero e, dopo averla sistemata in una buca che lei stessa aveva scavato, vi si mise dentro e incrociò le mani poggiandole al petto.

Era un ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone. Non aveva nome, non aveva età e non aveva consistenza. [semplicemente, non e s i s t e v a.]

Era una  dama che non aveva mai vissuto e mai lo avrebbe fatto.

Il mondo non era riuscito ad accettarla, ma a lei non importava.

Infatti, aveva continuato a vivere nella sua fantasia fino a quando non le fu tolto anche il lusso di sognare. Allora, morì sola in un mondo che di sogni non ne aveva più.

E se mai qualcuno, passando di lì, le avrebbe chiesto cosa l'avesse uccisa, lei avrebbe semplicemente risposto: 'La gente.'

 

 

 Era una ragazza scarna, ma bella. Consumata dall’indifferenza delle persone.

Peccato sia morta.

L’ha uccisa la gente.

 

 

 

***

 

Dedicato a tutti quei bambini che conoscono troppo presto la crudele realtà della vita odierna.

Lasciate che i vostri figli vivano in pace i loro sogni infantili.

Non svegliateli, non è ancora arrivato il momento.

 

 

 

 

A/N

 

Spin Off che non ha pretese dedicata alla stessa autrice del racconto da cui è stata tratta: Caith Rikku perché con la sua fiction “La dama nella Bara” mi ha lasciato veramente qualcosa dentro che non si cancellerà facilmente.

Qualora non l’aveste fatto, invito nuovamente voi tutti a leggere la sua storia al seguente link. Perché per quello che mi riguarda merita davvero molto.

Caith Rikku – La Dama nella bara.

 

Si ringrazia, in anticipo, vari ed eventuali lettori e/o recensori.

Infine, vorrei dare un bacio enorme anche alla mia carissima beta-reader (nonché la stessa autrice della storia da cui è stata tratta la mia shot) che ha dovuto sopportare i miei capricci e le mie lamentele per tutto il tempo. Grazie, veramente. *-*

Saluti.

Lupus

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Lupus