Anime & Manga > H2
Segui la storia  |       
Autore: Pattychan    23/06/2004    0 recensioni
Introduzione rimossa perchè non presenta nessun riferimento alla trama della fanfiction.
Inserirne al più presto una valida.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAP.2

A poco a poco una tenue luce iniziò a farsi strada in mezzo a tutta quell’oscurità

“ Tra poco farà giorno” pensò tra sé Haruka.

Già, un altro giorno stava per cominciare, all’apparenza un’alba simile a tutte le precedenti che presto avrebbe rivestito di luce i tetti delle case e le cime degli alberi, dove piccoli uccellini sarebbero tornati a cantare svegliando la città ancora immersa in un profondo sonno.
A breve, i raggi del sole avrebbero bussato anche alla sua finestra, ma questa volta l’avrebbero trovata già in piedi, quella mattina i suoi sogni non sarebbero stati interrotti bruscamente dall’odiato suono della sveglia, perchè quella sera non aveva sognato, o per meglio dire, non aveva proprio dormito....ci aveva provato certo, infondo si dice essere il modo più semplice per sfuggire almeno per un pò dai propri problemi, una facile via di fuga, ma non ci era riuscita, non aveva potuto....troppi pensieri le vorticavano nella testa e un dolore che il sonno non avrebbe potuto mettere a tacere.
Lentamente il suo sguardo tornò a posarsi sul comodino, si avvicinò e prese tra le mani quella foto, ancora una volta quella foto.....non aveva fatto altro tutta la notte, ma non se ne era ancora stancata, perchè se da una parte i ricordi fanno male, dall’altra sono i soli che riescono a farti sorridere anche tra le lacrime e mai come in quel momento Haruka sentiva il bisogno di un istante di serenità.
Un’intera notte passata a ricordare, a riflettere, a chiedersi perchè, cercando di convincere se stessa che quanto era successo era reale, che per lei ora tutto era cambiato e a piangere.....nonostante si fosse imposta di non farlo, non era riuscita ad evitarlo, le lacrime scendevano senza che lei potesse controllarle; un pianto silenzioso, singhiozzi soffocati da un cuscino perchè il suo dolore non disturbasse nessuno....
Aveva conosciuto l’amore in tutte le sue forme, aveva vissuto di ogni sua sfumatura, da quando nasce fresco ed incerto a quando cresce, fino a trasformarsi in qualcosa di molto più grande e così forte da travolgerti.
Aveva pianto, riso, sofferto e goduto di quella felicità che solo l’amore può regalare, ma ora era arrivato per lei il momento di assaporarne l’aspetto più duro....per lei adesso c’era la delusione, la sofferenza, la rabbia e un vuoto che le divorava l’anima e che forse non avrebbe mai colmato. Questo la spaventava e contemporaneamente stupiva, era stata lei a decidere, una sua scelta e di nessun altro, aveva vagliato ogni conseguenza ed alternativa. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma mai si era effettivamente resa conto di quanto lo sarebbe stato, ma del resto era la cosa più giusta , non certo per lei ovvio, ma per lui sì...per Hiro voleva la felicità e ora lei aveva potuto dargliela, non nel modo in cui avrebbe desiderato, ma lo aveva fatto. Con l’indice seguì i contorni nitidi dei due visi ritratti, le sembrò ieri....il ricordo del loro primo appuntamento. In quello scatto Haruka sorrideva serena con il cuore pieno di speranza ed invece ora, a poco più di due anni di distanza, era lì, chiusa al buio della sua stanza, seduta ai piedi del letto...il viso stanco, i capelli spettinati, gli occhi rossi e gonfi....una notte passata in bianco, probabilmente la prima di tante

FLASH BACK

- E ora che ne sarà di noi?-
- Noi...saremo sempre amici...-

FINE FLASH BACK

Già, amici...così gli aveva detto, ma adesso si chiedeva se ne sarebbe stata davvero capace. Non ne era sicura, ma promise a se stessa di provarci perchè un’amicizia era tutto quello che le era rimasto....

Quando ebbe finito di fare colazione, il sole era già sorto da un pezzo. Guardò il grosso orologio accanto al frigorifero. Segnava le 8.20. Era molto tardi, tra meno di mezz’ora sarebbero iniziate le lezioni, ma non se ne preoccupò, sapeva che sua sorella non sarebbe andata a scuola quel giorno.
Salì al piano di sopra e si fermò davanti alla porta della ragazza, poi, non sentendo alcun rumore, entrò. La stanza era in penombra, sospesa in un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal ticchettio delle lancette della sveglia. Spostò lo sguardo alla sua sinistra e vide Haruka seduta per terra, la testa leggermente inclinata da una parte in modo da poggiare sul letto...stava dormendo.

“Finalmente” pensò

Cercando di essere il più silenzioso possibile, le si avvicinò, le tolse dalla mano destra una cornice di legno colorato e, facendo molta attenzione a non svegliarla, la prese in braccio e l’adagiò delicatamente sul letto. Le rimboccò le coperte premuroso e rimase qualche istante ad osservarla.
Dormiva tranquilla eppure aveva ancora le guance inumidite da due piccole lacrime, ma questo non lo sorprese affatto. La sera prima era rincasata tardi, aveva mangiato poco e niente e per tutto il tempo aveva avuto un’espressione assente. Poi si era chiusa in camera dicendo che doveva studiare, ma quando anche lui salì per andare a dormire, passando accanto alla sua stanza, l’aveva sentita piangere. Sicuramente lei stava cercando di non farsi sentire e questo spiegava perchè il rumore non fosse continuo e certe volte si facesse molto flebile.
Il ragazzo decise comunque di non intervenire e di lasciarla sfogare qualsiasi fosse la causa, ma per tutte la notte il pensiero di sua sorella non lo fece riposare granchè. Più volte infatti si svegliò per andare a controllare la situazione, ma fino all’alba la sentì singhiozzare, per questo ora nel vederla dormire si sentì sollevato.
Adesso però voleva sapere cosa le fosse capitato e con questo pensiero fece per uscire dalla stanza quando d’improvviso si ricordò di un particolare a cui prima non aveva dato importanza. Si accostò al comodino e prese in mano la cornice che stringeva poco fa sua sorella

- ....Adesso capisco...- sussurrò dopo averne guardato l’immagine contenuta

La rimise a posto e uscì.

LECEO SENKAWA, classe 3° B

Alle 8.45, puntuale come ogni martedì, entrò nell’aula l’insegnate di inglese, una signora di mezza età, alta e magra, sempre molto elegante e posata nei modi. Come al solito iniziò a fare l’appello, ma dovette interrompersi ben presto

- Koga Haruka....non c’è Koga? – chiese alzando la testa dal registro e abbassando gli occhialini dalla forma squadrata sul punta del piccolo naso.

- No, professoressa, è assente oggi – rispose educato Noda

- Qualcuno per caso sa dirmi come mai? – continuò la donna

Nella classe si alzò un chiacchiericcio sommesso, poi tutti si voltarono a guardare Hiro, infondo chi meglio del suo ragazzo poteva sapere qualcosa. Lui si irrigidì, sudando freddo sotto lo sguardo curioso dei suoi compagni.

Temeva di conoscere esattamente il motivo della sua assenza, ma non poteva certo rivelarlo davanti a tutti, così cercando di sembrare il più naturale possibile, disse la prima cosa che gli venne in mente

- Non saprei....forse si è sentita poco bene, oppure più semplicemente non le è suonata la sveglia..-

Qualcuno ridacchiò, altri lo guardarono perplessi, poi la docente richiamò su di sé l’attenzione

- Direi che la seconda ipotesi sarebbe più credibile se stessimo parlando di lei Kunimi....comunque sia andiamo avanti. Aprite il libro a pag. 235....-

La lezione iniziò e Hiro non ne fu mai così contento.
Il resto della mattinata trascorse lento nella sua monotonia soprattutto per lui....si era estraniato da tutto, le voci degli insegnanti gli sembravano mormorii lontani, sentiva solo il rumore dei suoi pensieri ancora confusi. Il giorno prima, in quella stessa aula, leggeva fumetti mentre Haruka gli lanciava fogliettini di carta accartocciati con su scritto di stare attento altrimenti lei non gli avrebbe più passato i compiti e ora invece continuava a fissare il suo banco vuoto, consapevole che molto probabilmente non sarebbe più successo. Nel giro di una notte la sua vita era cambiata e ora non sapeva cosa fare, da una parte avrebbe voluto dire a tutti che ora, finalmente, stava con Hikari, ma dall’altra si sentiva un verme....era felice e se ne vergognava. Continuava a chiedersi cosa stesse facendo Koga in quel momento, forse stava ancora dormendo oppure... piangendo..... magari sarebbe venuta agli allenamenti e allora lui cosa avrebbe dovuto dire, come comportarsi....non era tagliato per questo genere di cose, avrebbe sicuramente combinato un pasticcio. Fino a qualche giorno prima, andava da lei quando aveva bisogno di un consiglio, non sapeva come ci riuscisse, ma Haruka lo tirava sempre fuori dai guai. Adesso invece, non poteva più, lei non era lì e quel posto vuoto era il chiaro monito del vuoto che anche lui aveva nel cuore. Nel rendersene conto per qualche istante si sentì terribilmente solo.
Fortunatamente riuscì ad eludere per tutta la giornata le domande di Noda e degli altri, ma il peggio doveva ancora venire....alle 15.10 il suono della campanella annunciò la fine delle lezioni, era arrivato il momento di andare agli allenamenti. Mentre si cambiava, Hiro si sentì pervadere da un grande nervosismo, era teso e non si spiegava perchè...chissà, forse dipendeva dal fatto che avrebbe potuto incontrare Haruka tra pochi minuti, anche se gli sembrava strano che dopo aver saltato le lezioni per evitarlo, si presentasse ora.....così un pensiero iniziò a farsi strada nella sua mente...possibile che tutta quell’agitazione fosse legata alla persona che avrebbe visto appena sceso al campo....infondo era l’unico che potesse sapere, se così fosse stato, cosa gli avrebbe detto...

- Ehi Hiro, che cos’hai?- gli chiese Noda distogliendolo da tutte quelle congetture – mi sembri nervoso-

- Lascialo perdere – si intromise Kine – si sentirà in colpa per non aver voluto fare nemmeno una telefonata alla povera Koga per sapere cosa avesse –

- Taci idiota!- sbottò lui gettandogli sulla faccia un asciugamano – sbrigatevi piuttosto, è già tardi! – e se ne andò lasciando tutti i suoi compagni sbigottiti per il suo comportamento

-..Ma...- commentò Noda – oggi è proprio strano...-

L’allenamento si aprì con i soliti 10 giri del campo di riscaldamento, poi Fujio chiamò tutta la squadra intorno a sé per dare le direttive del giorno, ma fu subito interrotto da Kine

- Scusi mister, come mai oggi sua sorella non è venuta?-

In realtà tutti i ragazzi avevano questa curiosità, tenevano molto ad Haruka, lei si prendeva cura di loro, la sua dolcezza e allegria non li lasciavano certo indifferenti, quindi ora si trovarono a fissare attenti, in attesa di una risposta, il loro allenatore

- Beh...- disse l’uomo spiazzato e visibilmente in imbarazzo – oggi ....non si sentiva molto bene... –

- Non avrà mica l’influenza? – chiese preoccupato Noda

Lui non rispose subito, diede prima una rapida occhiata in direzione di Hiro, solo dopo parlò

- Non vi preoccupate, non è niente di grave –

La notizia fu accolta da un sospiro di sollievo da parte di molti

- Dunque- continuò poi Fujio – visto che non c’è la vostra manager oggi saranno Kine e Yanagi ad occuparsi dei nuovi iscritti, tutti gli altri ai soliti esercizi, tranne Kunimi e Noda, voi prima di unirvi alla squadra proverete un pò di lanci –

- Bene!- fu la risposta corale

- Ah dimenticavo, Inoue e Sugiyama, voi vi occuperete delle attrezzature-

- D’accordo mister!-

- Forza al lavoro adesso!- li esortò l’uomo con un battito di mani

Il pomeriggio trascorse tranquillamente, ognuno si stava impegnando al massimo in vista delle qualificazioni per il Koshien.
Quando furono le 17.30 l’intera squadra si radunò nuovamente intorno alla panchina

- Bene, basta così per oggi- li congedò l’allenatore - ci vediamo domani –

I ragazzi salutarono e come dei fulmini si precipitarono alle docce

“ Chissà perchè sembrano sempre sul punto di scoppiare, poi però quando devono andare a casa ritrovano tutte le energie!” pensò sarcastico Fujio

Ma quel giorno non fu così per tutti, c’era ancora chi non aveva lasciato il campo

- Hai bisogno di qualcosa Kunimi?-

- Lei lo sa, vero?- gli domandò il ragazzo

- Non so di che parli – mentì lui

- La prego mister....ho visto che occhiata mi ha lanciato quando ha detto che sua sorella stava male...-

L’uomo notò il suo sguardo serio e intuendo il disagio in cui si trovava ad affrontare l’argomento,decise di essere sincero

- Diciamo che più che sapere, immagino....non ho parlato con lei, ma era evidente....ha pianto tutta la notte-

Hiro sentì le parole morirgli in gola, quanto aveva sentito era la conferma di quanto lui aveva voluto negare

- Ascolta – gli disse Fujio – non mi servono spiegazioni o giustificazioni, mi sembra di capire che non stiate più insieme, non so perchè e non lo voglio sapere, questa è una cosa che riguarda solo voi due...sono cose che capitano, non cambierà certo l’opinione che ho di te come giocatore...ti chiedo solo una cosa: quando sei qui lascia fuori dal campo la tua vita privata –

Il ragazzo continuava a stare in silenzio, amareggiato e anche un pò imbarazzato, il suo allenatore notò la cosa e decise di non prolungare oltre quel discorso difficile per entrambi

- Un’ultima cosa....per favore, cerca di non farla più piangere così, sono sicuro che non lo hai fatto di proposito, ti si legge in faccia che tu non stai meglio, ma devo chiedertelo, sono pur sempre suo fratello-

E se ne andò, forse non sentì neanche il “certo” che Hiro riuscì appena a sussurrare prima di raggiungere i suoi compagni negli spogliatoi.

Anche quella sera lui e Noda furono gli ultimi ad uscire da scuola

- Ehi, che ne dici di andare a trovare Haruka?-

- E’ meglio di no- rispose brusco Hiro

- E perchè mai? Sono sicuro che le farebbe molto piacere vederti- insistette ingenuamente Noda

- Ho detto di no, sei sordo per caso?!?!- sbottò secco l’altro

- Senti amico, se oggi hai la luna storta non prendertela con me, vorrà dire che ci andrò da solo!- sentenziò scocciato e offeso il ragazzo corpulento

Hiro lo afferrò per un braccio

- Ti prego...non andare...- questa volta il tono della sua voce era quasi supplichevole

Noda era confuso, non riusciva proprio a capirlo, perchè si opponeva in quel modo, che cosa gli era preso

- E va bene Hiro- gli disse infine – farò come vuoi, ma pretendo che tu mi dia una spiegazione esauriente-

Il ragazzo capì che era arrivato il momento di dire la verità, non poteva più tacere, poteva fingere e mentire con chiunque, ma non con il suo migliore amico e poi, infondo, la cosa non gli dispiaceva, sentiva il bisogno di aprirsi con qualcuno. Così si fece coraggio e gli raccontò tutto sulla sera precedente.
Lentamente le parole fluirono dalla sua bocca, senza incertezze o esitazioni. Mentre parlava, con la mente riviveva ogni singolo istante e le emozioni ad essi legate, non tralasciò alcun particolare. Il tono della sua voce lasciava trasparire il rammarico per quanto aveva fatto ad Haruka e la gioia per aver ritrovato Hikari. Noda lo fissava restando in silenzio, incredulo e al tempo stesso completamente assorbito da quanto stava ascoltando; era successo quanto più temeva. Già una volta, molto tempo prima, ne aveva parlato con Hiro. Lui sapeva bene cosa lo legasse alla loro amica d’infanzia e aveva paura che questo prima o poi avrebbe fatto soffrire Haruka, poi però le cose erano cambiate, aveva creduto che ogni cosa si fosse risolta e dimenticata, invece adesso tutto stava andando nel verso sbagliato.
Forse qualche anno prima sarebbe stato al settimo cielo per lui e Hikari, ma ora la situazione era diversa...c’era il loro amico Hideo, sicuramente stava soffrendo molto, ferito proprio da loro due....e poi Koga...quella cara ragazza che subito lo aveva saputo conquistare con il suo sorriso gentile e la sua tenerezza, con il tempo le si era molto affezionato.
.....Hiro e Haruka..... tutta la scuola li dipingeva come la coppia perfetta e lui non faceva eccezione, loro due erano come un punto di riferimento che ora aveva perso.
Adesso era chiaro il motivo della sua assenza quel giorno e perchè Hiro fosse così scontroso...non avrebbe saputo dire cosa stesse provando in quel momento, ma di sicuro non era arrabbiato con lui, come poteva?..... in quel momento era solo dispiaciuto per i suoi amici, perchè sapeva bene che per nessuno di loro sarebbe stato facile, soprattutto per chi era rimasto solo.
Terminato il racconto, tra i due scese un lungo silenzio. Hiro aveva i nervi a fior di pelle, come un condannato che aspetta la sua pena, era in attesa della predica o di un rimprovero da parte dell’amico che era certo non avrebbe tardato, ma non accadde; Noda disse solo poche parole

- Capisco.....beh...non so proprio cosa dire....-

- Ma come, tutto qui?!- chiese l’altro sorpreso – non mi dici che sono un idiota?! Ho tradito la fiducia di uno dei miei più cari amici e ferito una persona fantastica come Koga e tu non hai nulla da dire?!- sbottò

- Mi spiace, ma non mi sento di giudicare nessuno....avete preso le vostre decisioni, mi auguro solo che d’ora in poi siate più sinceri e smettiate di farvi del male....ora scusami, vorrei stare un pò da solo....ci vediamo domani...- concluse poi allontanandosi a testa china.

Hiro guardò l’ampia schiena del suo compagno di squadra farsi sempre più piccola, gli diede l’impressione di un gigante stanco. La sua reazione lo aveva lasciato a bocca aperta, non era da Noda non dire la sua in certe situazioni, ma forse questa volta il colpo era stato troppo duro anche per lui...era amico di tutti e quattro e ora probabilmente si sentiva diviso e combattuto.....temeva di aver deluso anche lui

- Accidenti! Era meglio se me ne fossi stato a letto oggi!- esclamò dando un calcio ben assestato ad un bidone lì accanto. Poi buttandosi la cartella sulle spalle tornò a casa.

Il giorno dopo Hiro non trovò Noda ad aspettarlo davanti al cancello della scuola come al solito, ma la cosa non lo stupì, sebbene un pò ci avesse sperato.
Arrivato in classe lo trovò seduto a leggere un giornale sportivo, lo salutò e prese posto accanto a lui. Il ragazzo da parte sua contraccambiò con un semplice cenno della testa senza distogliere lo sguardo dall’articolo che parlava del loro prossimo avversario. Solo quando entrò l’insegnante di matematica gli si accostò per dire qualcosa

- Anche oggi non è venuta- gli bisbigliò indicando il banco vuoto due file avanti a loro

Ma Hiro non ebbe bisogno di guardare, se ne era già accorto, fu la prima cosa di cui si era accertato entrando in aula; sospirò profondamente e aprì il quaderno, prendere appunti lo avrebbe distratto e forse i suoi voti ne avrebbero tratto giovamento.
Haruka non si presentò a scuola nemmeno i giorni seguenti, tuttavia nessuno si faceva più domande sulla sua assenza dal momento che tutti la sapevano a letto con un brutto raffreddore. Hiro però non si sentiva meglio per questo, iniziava a preoccuparsi, aveva provato a chiedere qualcosa a suo fratello, ma non ottenne alcuna risposta. Ne parlò anche con Hikari e lei aveva cercato di tranquillizzarlo dicendogli che era normale, le serviva solo un pò di tempo, ma, sebbene le avesse fatto credere il contrario, non gli fu di molto aiuto; il senso di colpa era ancora troppo forte.
Una cosa positiva però c’era, almeno Noda sembrava essere tornato quello di sempre, le cose tra di loro andavano decisamente meglio, bastava che evitassero di toccare l’argomento che per l’amico sembrava essere un vero tabù.
La sera della vigilia delle prime eliminatorie, l’allenamento durò più del solito. Provarono diversi schemi e Fujio illustrò loro i punti di forza e di debolezza della squadra che avrebbero dovuto affrontare l’indomani.

- Questo è quanto, tutto chiaro? – domandò

Tutti annuirono, poi Shima chiese la parola

- Mi scusi mister, Haruka verrà...sì, insomma sarà in panchina, giusto? –

- Certo!- rispose Kine – non mancherebbe per niente al mondo, è la nostra manager è suo dovere esserci-

- Mi spiace – intervenne l’allenatore - non credo che ci sarà...ecco, lei non si sente ancora molto bene...-

- Cosa?! – fu la risposta dei ragazzi

- Avanti, non fate così – disse Noda - lo sapete, è da diversi giorni che sta male, se non ci fosse un motivo più che valido, non ci lascerebbe. Sono sicuro che le dispiaccia molto non poter venire e le nostre lamentele non le sarebbero di alcun aiuto, anzi! Cerchiamo invece di giocare al meglio, se vinceremo non la faremo sentire in colpa –

Il suo discorso ebbe il potere di caricare l’intera squadra, cancellando l’espressione delusa che si era appena dipinta sui loro volti

- Noda ha ragione...domani vinceremo per la nostra manager. Tutti d’accordo?- li incitò Yanagi

Ci fu un fragoroso sì corale, dopo tutti lasciarono il campo per andare a cambiarsi.
Fujio passando accanto all’imponente ricevitore gli diede una leggera pacca sulla spalla, probabilmente fu un modo per ringraziarlo di averlo tolto dall’impiccio.

- Complimenti amico, bel discorso – gli disse poi Hiro mentre rindossava la divisa scolastica

- Per questa volta è andata così....ma prima o poi si saprà tutto...- commentò l’altro chiudendo il borsone

- ....Sì....lo so....- concluse il ragazzo sommessamente.

Il giorno seguente Hiro arrivò allo stadio accompagnato da Hikari

- Mi raccomando, devi dare il massimo – gli disse

- Tranquilla, sarà un giochetto –

- Spavaldo come al solito – lo ammonì lei

- Impertinente- replicò offeso lui – ora va donna di poca fede e stai a vedere che splendide giocate saprà fare l’asso del Senkawa!-

La ragazza sorrise divertita, poi gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia

- A dopo fuori classe –

Imbarazzato come mai, Hiro non disse nulla, limitandosi a farle un cenno con la testa; nonostante ora stessero insieme, certi gesti lo coglievano ancora decisamente impreparato.
Mentre si dirigeva all’interno dell’edificio per raggiungere il resto della squadra, si sentì pervadere da una grande adrenalina, si sentiva carico, era sicuro di avere la vittoria già in tasca! E poi quel giorno a vederlo c’era Hikari, la sua ragazza.....non poteva perdere!

Lentamente lo stadio iniziò a riempirsi, quello era il secondo sabato di Ottobre ed era la prima giornata delle qualificazioni per il Koshien. Si apriva infatti il Torneo d’Autunno e le prime squadre ad affrontarsi sarebbero state proprio il Senkawa e l’Eikyo.
L’aria era fredda, ma non c’era molto vento, inoltre quel pomeriggio il cielo era terso e la luce del sole regalava un’ottima visibilità

- Le condizioni ideali- commentò Fujio con i ragazzi radunati a bordo campo.

Alle 14.30 precise la partita ebbe inizio.
Come dai pronostici, il Senkawa conduceva l’incontro. Tutta la squadra stava giocando in maniera ineccepibile, Kunimi era riuscito perfino a realizzare un no-hit-no-run nella seconda parte del quarto inning e Otake aveva battuto un fuoricampo. Ora, nella prima parte del nono inning, l’Eikyo era sotto di 3 punti con ben 10 battitori eliminati ed era proprio il loro turno di battuta.
Hiro, incitato dalla folla, salì sul monte di lancio, si accomodò il cappello come suo solito, diede una rapida occhiata in direzione degli esterni ed infine scambiò uno sguardo di intesa con Noda. Era pronto, stava per caricare il tiro quando con un rapido movimento degli occhi guardò verso la panchina; fu veloce, quasi impercettibile. Poi lanciò, portando a segno uno strike.
Non fu però un caso isolato, più volte durante la partita aveva rivolto sguardi fugaci in quella direzione. Era un movimento quasi meccanico, lo faceva spesso durante le partite, solo che questa volta nessuno ricambiava quel gesto, perchè quel giorno lei non era lì, i suoi occhi intensi e pieni di fiducia non erano lì a sostenerlo. Eppure, per quanto potesse sembrare assurdo, ne avvertiva la presenza, sentiva lo sguardo di Haruka puntato su di sé, in ogni lancio, in ogni azione era come se lei fosse lì, seduta accanto al fratello, stringendo tra le mani la sua cartellina per l’agitazione; per questo non riusciva a smettere di fissare quel posto vuoto.
Il resto della partita si svolse senza troppi colpi di scena, il Liceo Senkawa mantenne senza difficoltà il vantaggio e Hiro concesse agli avversari anche due valide.
Al termine dell’incontro la vittoria del liceo privato a discapito dell’Eikyo, fu accolta dal calore della tifoseria entusiasta per la splendida partita condotta dalla loro squadra. I ragazzi festeggiarono facendo il giro del campo, Hiro riuscì subito ad individuare e incrociare lo sguardo di Hikari, che felice partecipava ai festeggiamenti accanto ai genitori del ragazzo.
Poi avvertì nuovamente quella sensazione

“ No” pensò “ non può essere solo la mia immaginazione ...”

D’istinto si voltò verso gli spalti alla sua destra, diede una rapida occhiata tra il pubblico e si fermò quando arrivò all’imboccatura delle scale d’uscita

-...Haruka...- sussurrò

Allora era vero, non si era sbagliato, lei era veramente lì, li aveva osservati tutto il tempo....la loro manager non li aveva lasciati soli.
La fissava senza riuscire a dire nulla, lei ricambiò lo sguardo, poi gli sorrise facendogli con la mano il segno della vittoria. Hiro si sentì stringere il petto, in mezzo a tutta quella confusione e frastuono, lei appariva quasi eterea, la sua espressione così serena gli trasmise tanta tranquillità.
Ma furono solo pochi attimi, il contatto visivo tra i due fu rotto dai compagni di squadra del ragazzo, che gli si pararono davanti coprendogli la visuale. Quando riuscì a rialzare lo sguardo, Haruka non c’era più, era sparita così velocemente che si chiese perfino se l’avesse vista sul serio o fosse stata solo frutto della sua fantasia.

- Hiro!- lo chiamò Noda – che stai facendo lì impalato?-

- L’hai vista anche tu?- domandò lui senza distogliere lo sguardo dagli spalti

- Vista chi? Guarda che Hikari è seduta dall’altra parte- gli fece notare perplesso l’altro

Solo allora Hiro guardò l’amico

- C’era Haruka.....l’ho vista...-

- Cosa?- esclamò incredulo il suo ricevitore – ma è impossibile, è a casa....e poi, che senso avrebbe avuto venire e non stare in panchina con noi?-

- Per colpa mia, è ovvio –

- Mi sembra comunque molto strano.....forse ti sei confuso, avrai solo visto qualcuno che le assomiglia-

- .....Forse......- asserì Hiro poco convinto

- Ma certo, è sicuramente così, non sarebbe da lei venire e poi andarsene senza neanche salutarci....forza, ora andiamo a cambiarci....non vedo l’ora di tornare a casa, ho una fame!- disse Noda mentre si dirigevano negli spogliatoi

- Sei il solito, pensi solo a mangiare nonostante tu sia già un grassone!- commentò stizzito l’altro

- Mi spiace per te – fece il ragazzo tranquillo – oggi abbiamo vinto, sono di buon umore, nulla di quello che dici mi tocca...scivola – disse poi sottolineando il concetto con un eloquente gesto della mano

- Tsk!- fu la risposta di Hiro

Dopo essersi lavati e rivestiti, si fermarono qualche minuto con l’allenatore per commentare e discutere della partita. Poi ognuno di loro se ne andò dandosi appuntamento al lunedì successivo, contenti di avere davanti un intero giorno di riposo.

Noda camminava tranquillo verso casa, fischiettando un motivetto allegro, molto soddisfatto per l’esito della partita e la sua prestazione. D’un tratto scorse in lontananza una persona che veniva verso di lui, non riuscì subito a distinguerla bene a causa della luce del sole contro, ma poi avvicinandosi, riconobbe chiaramente la figura di una ragazza. Indossava un paio di jeans, scarpe da tennis bianche e un cappottino color cammello sul quale spiccava una graziosa sciarpa rosa

- Ciao Noda- lo salutò quando furono uno di fronte all’altra

-..Ha-Haruka...- balbettò lui - ciao...che ci fai qui?...credevo fossi a casa...-

- Ti stavo aspettando....ti va di fare due passi? –

- Oh...certo – rispose il ragazzo non sapendo se essere più sorpreso o contento

- Complimenti – esclamò lei dopo un pò che passeggiavano – avete giocato una splendida partita! Se continueremo così la qualificazione al Koshien è assicurata!-

Noda si fermò di colpo rivolgendole un sguardo carico di stupore, come poteva saperlo, lei non era andata allo stadio o forse.....

- Allora è vero, tu sei venuta a vederci giocare? –

- Non potevo mancare....pensavo tu lo sapessi..-

Il ragazzo capì immediatamente a cosa si stesse riferendo

- Beh, in effetti Hiro mi ha detto di averti intravista tra il pubblico, ma non gli ho creduto, pensavo si fosse sbagliato...non capivo perchè in quel caso non fossi scesa in campo con noi...-

Haruka riprese a camminare e lui la seguì

- Perdonami, ma non me la sentivo..- rispose poi

Noda si sentì un perfetto idiota, come gli era venuto in mente di farle una domanda del genere, era chiaro il perchè, erano passati solo pochi giorni da quando si era lasciata con Hiro, stava ancora troppo male per affrontarlo. Avevano parlato di un sacco di banalità, quando probabilmente lei voleva solo sfogarsi un pò ed invece lui non le aveva chiesto nemmeno come stesse

- Scusa- le disse mortificato – sono un insensibile, io..-

- Non importa – lo interruppe Haruka notando l’imbarazzo dell’amico -davvero, va bene così-

- Invece no!...i-io so di te e Hiro...sì, cioè, so di voi...-

- Lo immaginavo……ero certa che te ne avesse parlato e poi tu sei molto amico anche di Amamya, dovevi saperlo....sai, è per questo che sono qui, vorrei chiederti una cosa...-

- Certo, dimmi –

- Come sta Hiro?....Lui...è felice?...- domandò con un filo di voce

Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore a quelle parole, tutto si sarebbe aspettato tranne una richiesta simile. Nonostante quello che stava passando, Haruka continuava a preoccuparsi per lui, come ci riusciva? Gli aveva spezzato il cuore eppure era ancora la sua prima preoccupazione....

- Allora?..- incalzò lei un pò tesa

- Sì...Hiro sta bene..- rispose infine Noda, meravigliato del sorriso sincero che si dipinse sul volto della ragazza alla sua risposta; non riusciva a spiegarsi come ,ma lei sembrava davvero contenta per Hiro, la sua espressione sollevata ne era la prova...

-Però si preoccupa per te – aggiunse poi – e anch’io-

- Davvero?...Beh, non dovrei dirlo, ma un pò mi fa piacere, significa che ogni tanto mi pensa...-

-Non scherzare- la rimproverò Noda – sto parlando seriamente....come stai? E’ da molti giorni che non ti fai vedere!-

- Hai ragione, scusa - ammise lei – il fatto è che dopo quel pomeriggio ero a terra, non avevo la forza per vederlo, poi mio fratello mi ha detto di avermi data per malata, così ho deciso di approfittarne e prendermi qualche giorno per rimettere insieme i pezzi....capisci, avevo bisogno di un pò di tempo...-

Noda annuì dispiaciuto...

- E adesso come va?- le chiese dolcemente

- Meglio credo- rispose stringendosi nel cappotto - oggi, dopo tanto, l’ho rivisto e quando i nostri sguardi si sono incrociati, ho capito di essere pronta per tornare a scuola...-

- Ne sono felice –

- Già...anch’io...-

Per qualche minuto rimasero in silenzio, Noda spesso la guardava furtivamente, nonostante quanto si erano appena detti, sentiva che c’era qualcosa di strano in lei, era certo che avesse altro di cui parlare, ma qualcosa la stava frenando, così decise di andarle incontro..

- Che cosa hai Haruka? – le domandò – se hai bisogno di aprirti, puoi farlo con me...noi siamo amici –

Le sue parole la stupirono, evidentemente la conosceva meglio di quanto pensasse, questo la riempì di gioia e la convinse a lasciarsi andare...

- Un giorno come tanti…- iniziò –mentre corri preoccupata per essere in ritardo, succede qualcosa di inaspettato….un incontro….poche parole mentre gli sguardi si intrecciano per qualche istante, un sorriso imbarazzato e poi via per la propria strada. Potrebbe sembrare una cosa di poca importanza, infondo quante volte capita, però questa volta è diverso, perché il ricordo di questa persona non ti abbandona, non ne conosci il nome, eppure già ti sembra di conoscerlo….inizia sempre così, per caso, non sei mai tu a volerlo, succede e basta…-

Haruka parlava come se stesse rincorrendo vecchi ricordi, forse un po’ troppo lontani, ma sicuramente piacevoli perché aveva il volto sereno e occhi sognanti

- E mentre ti chiedi se lo rivedrai- continuò poi – ecco che lui riappare, basta poco e ci si ritrova a ridere e scherzare…è la nascita di una nuova e splendida amicizia…-

- E’ vero – la interruppe Noda – tu e Hiro avete avuto da subito un’intesa particolare e confesso che la cosa mi aveva meravigliato, non era da lui legare così con una ragazza che non fosse Hika..- ma si fermò subito quando si rese conto di quanto stava dicendo

- Non trattarmi come una bambina – lo rimproverò sorridente lei – hai ragione, tra di loro c’è qualcosa di veramente unico….-

- Lo stesso vale per te – si affrettò ad aggiungere lui – credimi, io conosco Hiro da quando eravamo piccoli, anche il rapporto che c’era tra di voi era speciale a mio parere, molto diverso dal loro-

- Già – commentò mestamente la ragazza – diverso, è questo il punto….non avrebbe mai potuto essere come il loro…..sapevo fin dall’inizio come stavano le cose e che non avrei mai dovuto interessarmi a lui in quel senso, avevo capito quali fossero i suoi sentimenti, ma come ti ho detto, certe cose non si possono controllare. Così, quando mi sono resa conto di quanto fosse assurdo pensare a noi due insieme, era troppo tardi…ero già innamorata di lui, non so come o quando, ma era successo….il nostro rapporto è sempre stato altalenante: un giorno sei in alto e senti che tutto sta andando nel verso giusto, ma quello dopo sei a terra…sono i giorni in cui la realtà viene a bussare con prepotenza alla tua porta, proprio quando meno te lo aspetti…..magari in un caldo giorno di Agosto, mentre di primo mattino passeggi in bicicletta accanto al fiume (*), o quando per strada ti capita di guardare attraverso la vetrina di un bar (**), oppure un sera, mentre vai da lui perché come una stupida credi che abbia bisogno di te (***), o ancora quando lui ti fa aspettare ore e ore sotto la pioggia perché per stare con lei si è dimenticato di avere un impegno con te (****)….e fa male, tanto male…è come svegliarsi da un bel sogno, vedi le cose con molta più chiarezza e lucidità. Hiro ha sempre messo a tacere quello che provava per lei, ma io non ci riuscivo più…-

- Ma lui aveva scelto te!- esclamò Noda

-Scelto?- chiese lei – Hikari stava con Tachibana e lui non conosceva i suoi veri sentimenti. Come avrebbe potuto scegliere? Non ne ha avuto la possibilità…-

- Non dire così…lui ti vuole bene..- cercò di confortarla l’amico

- Lo so, ha sempre agito in buona fede, non ha nessuna colpa, non provo alcun rancore verso di lui, ma rimane il fatto che ama lei, non me e non c’è più niente che io possa fare per cambiare le cose….-

- E’ questo che ti tormenta Haruka?- chiese il ragazzo dopo qualche attimo di silenzio – forse hai ragione tu, forse le cose stanno proprio così, il tuo ragionamento fila alla perfezione, ma c’è ancora qualcosa che non quadra…parli di Hiro, di Hikari, di cosa è giusto e sbagliato, ma tu cosa senti? Ti sei accorta che non mi hai ancora detto come stai? Non puoi tenerti tutto dentro, se non con me, fallo con qualcun altro, ma lasciati andare alle emozioni…questa non sei tu..-

Nonostante la sua espressione gentile, le parole di Noda risuonarono dure e senza mezzi termini, era andato dritto al punto, centrando in pieno il problema; il suo sguardo era penetrante e Haruka si sentì completamente spiazzata. Aveva ragione, evitava di parlare di sé, di come effettivamente stesse vivendo quel momento, lo teneva per sé soltanto e lo lasciava uscire solo la notte quando nessuno la poteva sentire, con la sciocca convinzione che così non avrebbe disturbato nessuno con la sua sofferenza e Hiro non avrebbe avuto inutili sensi di colpa. Facendosi vedere forte e risoluta non si sarebbe sentita oggetto di pietà e magari il dolore sarebbe andato via più in fretta….che ingenua, in questo modo peggiorava solo le cose e Noda questo l’aveva capito

- E’ vero..- ammise mentre gli occhi iniziavano a farsi sempre più lucidi e rossi – è solo che io…io non so neanche da dove cominciare…-

- Dì solo quello che senti – la incoraggiò premuroso il ragazzo

- Io…io vorrei che non fosse vero, che fosse solo un brutto sogno, ma non è così…Hiro non è più con me, ora c’è Hikari al mio posto e quello che mi ferisce di più è che forse è stata soltanto una mia illusione…. forse sono stata io a prendere il suo posto per un breve periodo, lei si è solo ripresa quello che era suo…che era mio….-

Noda fu assalito da un forte senso di sconforto adesso che l’amica gli aveva aperto il cuore, ora che la vedeva così triste, mentre una piccola lacrima le bagnava il bel volto

- Haruka…- fu l’unica cosa che riuscì a dire, mente lei continuava a dare libero sfogo ai suoi pensieri

- Vorrei poter tornare indietro- disse –ritornare ai tempi in cui non lo conoscevo, a quando il suo viso era uno tra i tanti….tornare a quei giorni in cui il suo ricordo non faceva stare così male…-

- Non dici sul serio – intervenne l’altro – in te c’è tanta amarezza ora, lo capisco, ma sono certo che non parli sul serio quando dici che sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto-

- Forse no, ma adesso, dopo essergli stata accanto per tutto questo tempo, dovrò farne a meno…come posso riuscirci…..Noda – sussurrò poi a denti stretti – dimmi cosa…cos’ha Amamiya più di me? Che cosa di così speciale che a me manca…cosa? –

- Niente!- sbottò il ragazzo sentendosi stringere il cuore come mai in vita sua – niente, niente più di te…Haruka tu sei una persona fantastica, ci sono un sacco di ragazzi che farebbero carte false per stare con te….non devi sentirti inferiore a nessuno, mai!-

- E allora perché non mi ha voluta, perché ha preferito lei….. – domandò la ragazza mentre le lacrime si facevano sempre più numerose – io volevo solo che mi amasse un po’, avere un posto nel suo cuore, ma lì non c’è spazio per me, non c’è mai stato perché era tutto per Hikari…mi ero solo illusa, sono stata una stupida…-

- ……….-

-….Posso piangere un po’?….-

Il ragazzo si sentì disarmato davanti a quegli occhi feriti e in cerca di conforto. Allargò le braccia e con un’infinita dolcezza, di cui neanche lui si sapeva capace, le disse

- Certo…piangi quanto vuoi, io resto qui con te…-

Haruka, commossa per la gentilezza e la comprensione dell’amico, gli sorrise, poi si rifugiò tra le sue braccia e pianse senza trattenersi, senza più un cuscino per non farsi sentire.
Lui la strinse lievemente a sé, rimanendo in silenzio, perché ogni parola gli sembrava inutile e fuori luogo. Avrebbe voluto aiutarla, ma niente avrebbe alleviato la sua sofferenza, aveva solo bisogno di lasciar sfogare quello che aveva tenuto dentro, ma non fu facile. I suoi singhiozzi erano così tristi e disperati che Noda si sentì morire dal dispiacere.
Chiuse gli occhi e l’abbracciò più saldamente come a volerle trasmettere tutto il suo affetto, mentre all’orizzonte, la luce rossa del tramonto tracciava lunghe le loro ombre su quella strada solitaria.

Ore 19.30 casa Kunimi

- Hiro! Hiroo! Scendi presto!-

- Ho sentito- sbuffò lui scendendo le scale – che c’è mamma, è già pronta la cena?-

- No- rispose la donna – c’è il tuo amico-

Il ragazzo andò nell’ingresso e trovò Noda fermo sulla porta

- Ciao! - lo salutò un po’ stupito – che ci fai qui? –

- Io…-

- Ah! Ho capito- lo interruppe subito- sei venuto a scroccare la cena! Sei davvero incredibile, ma a casa tua non mangi abbastanza?-

- Stupido! – disse l’altro – non sono venuto per questo….non questa volta….devo parlarti…-

Hiro notò che l’amico era stranamente molto serio, così non aggiunse altro e mugugnando qualcosa lo seguì in cortile

- Sai, avevi ragione- disse d’un tratto Noda

- Ovvio- rispose lui -….ma su che cosa?-

- Haruka…..è venuta alla partita oggi…-

Le parole del ragazzo ebbero il potere di attirare su di sé tutta l’attenzione dell’amico

- Come fai a dirlo?- gli domandò, mentre strani pensieri iniziavano a frullargli nella testa notando solo in quel momento che il compagno di squadra aveva ancora con sé il borsone con la divisa

- L’ho incontrata mentre rincasavo-

- Ora capisco –

- Avrei dovuto darti ascolto, infondo sei sempre stato un fulmine a scovare Hikari tra il pubblico e Haruka non poteva fare eccezione, vero?-

- …Ho solo buona vista e intuito….- rispose l’altro

- Solo questo?- chiese Noda accarezzando Panchi

Hiro non disse nulla limitandosi ad alzare le spalle

- Ho parlato con lei – continuò poi Noda

- Coma sta? –

- Che strano- commentò l’altro – sai,Haruka mia ha chiesto la stessa cosa di te –

- Cosa?-

- Sembri stupito, non dovresti, la conosci…si preoccupa sempre per tutti…-

- ………. –

- Voleva sapere se ora eri felice….non sapevo che risponderle…-

- Perché mi stai raccontando queste cose?- gli domandò gelido Hiro – sbaglio o hai sempre voluto evitare l’argomento?-

- Lo so, ma ora è diverso – rispose Noda notando che l’amico si era fatto scuro in volto

- Perché? –

- Perché l’ho vista piangere- asserì l’altro – ma non fraintendermi, non sono qui per farti sentire in colpa-

- Ah no? Beh, anche se non era tua intenzione, mi sembra sia proprio quello che stai facendo-

- Credimi, non volevo- disse sinceramente dispiaciuto il ragazzo – pensavo fossi preoccupato per lei, così sono venuto a dirti che sta meglio…lunedì tornerà a scuola…-

A quella notizia la bocca di Hiro si increspò in qualcosa di simile ad un sorriso, che non sfuggì al compagno di squadra

- A quanto pare avevo ragione a preoccuparmi- disse dopo un po’ Noda con aria assente

- Di cha parli?-

- Un anno fa, la partita contro il Sosei (*****) – spiegò il ragazzo corpulento – Haruka si era dimenticata il tuo omamori e tu per non farla sentire in colpa in caso di una nostra sconfitta, hai giocato come non mai…ricordi cosa ti dissi alla fine dell’incontro?-

FLASH BACK

- Però è una brava ragazza –

- Non ne combina una giusta –

- Mi sono preoccupato per nulla –

- Di cosa? –

- Pensavo che per quanto Koga ti volesse bene, a te importasse solo di Hikari. Mi sarebbe dispiaciuto se avessi fatto piangere una così brava ragazza! –

- .Già…-

FINE FLASH BACK

- Sì..- rispose Hiro quasi in un sussurro

- E’ per questo che non voglio incolparti di nulla – spiegò l’altro – Haruka mi ha detto che i sentimenti non si possono controllare, non ci si può imporre di amare o non amare una persona, succede e basta…..quindi se non lo fa lei, non vedo perché dovrei farlo io…-

- Ha detto questo?..-

-Certo, ma non è facile da accettare per lei, sta soffrendo molto –

- Cosa posso fare per aiutarla? Lei ha sempre fatto tanto per me, io invece…-

Tra i due calò il silenzio, non c’era una risposta a quella domanda, lo sapevano, ma sembrava non avessero il coraggio di ammetterlo.
Probabilmente, vista la situazione, un adulto avrebbe detto di non farne un dramma e che il vero problema era solo che si trovavano in quell’età in cui tutto appare troppo gravoso e difficile, in cui si fanno di piccole cose, problemi insormontabili. Non c’era nulla di cui preoccuparsi così tanto, era soltanto una delusione d’amore, è capitato a tutti. Avrebbero aggiunto anche, che i giovani confondono molto spesso una semplice infatuazione per l’amore della loro vita e quando questo finisce, perdono lo scopo della loro esistenza e sembra che il mondo gli crolli addosso, ma basta poco e tutto è già dimenticato.Gli adulti di frequente tendono a minimizzare quel sentimento che i ragazzi chiamano amore, ma sbagliano….sbagliano di grosso…forse perché hanno dimenticato il suo sapore. Da giovani si vive veramente l’amore, ci si da completamente, si ama con tutti se stessi senza preoccuparsi di niente….quando si cresce, tutto cambia, perché le delusioni e le lacrime passate induriscono il cuore, allora ci si chiude, si diventa più egoisti e meno liberi…non c’è differenza tra un amore di 18 anni e uno di 40, entrambi sono veri e intensi, solo che nel primo non c’è razionalità, ma trasporto, incoscienza e quella limpidezza che solo chi non ha ancora cicatrici può avere….. il dolore di Haruka era reale e profondo e loro ne erano fin troppo consapevoli

- Non lo so..- disse all’improvviso Noda – forse niente..-

- Eh?..-

- Quando ho saputo di voi, ero certo che appena l’avrei rivista avrei trovato le parole giuste da dire, il modo più efficace per aiutarla, ma non è stato così…prima era lì, davanti a me e mentre parlava potevo leggere chiaramente tutta la sua sofferenza nei suoi occhi e io…io sarei solo voluto scappare via da quella tristezza che mi aveva assalito. Niente di quello che avrei potuto fare o dire sarebbe servito, mi sono sentito inutile…… se chiudo gli occhi mi sembra di sentirla ancora, così fragile e disperata, sembrava fosse arrivata al limite. Se avessi potuto mi sarei tappato le orecchie per non sentirla. Non voglio mai più sentire qualcuno piangere in quel modo, mai più….-

Hiro era come paralizzato, non aveva la forza di reagire….guardava Noda chiedendosi se fosse stato veramente così terribile per lui? Potè leggere la risposta sul volto dell’amico segnato da una piccola scia luminosa e si sentì morire pensando ad Haruka…… consapevolezza, senso di colpa, rabbia, tristezza…voglia di andarla a cercare….un vortice di emozioni così forti da fargli girare la testa.
Poco dopo vide Noda salutarlo e allontanarsi

- Posso dirti una cosa?- gli chiese il ragazzo senza voltarsi

- ……… -

- Tu e Hikari siete miei amici, vi auguro di essere felici…..ma non credo che lei ti potrà mai amare come la nostra manager…-

Poi si chiuse il cancello alle spalle e se ne andò.
Hiro non disse niente, aspettò di vederlo scomparire nell’oscurità della strada e poi tornò in casa.

Quella notte, il numero uno del Senkawa, si rigirò per ore nel letto senza riuscire a prendere sonno, chissà, forse l’insonnia era il suo castigo… dopo giorni solo quella sera si era reso conto di come stavano le cose, aveva voluto credere che dal momento che era stata Koga a decidere, in quel modo soffrisse meno, le parole di Noda risuonavano pungenti nella sua mente. La sua felicità ora sembrava quasi sparire….ricordò quel pomeriggio in riva al fiume…il sorriso amaro di Haruka, i suoi occhi pieni di tristezza……. “ va da lei” così gli aveva detto addio

“ Qualsiasi cosa ci sia stata tra di noi, è finita..- pensò – mi hai lasciato soffrendo più di me, è crudele ma è così…tra di noi, sei tu quella che sta peggio e la colpa è solo mia e della mia indecisione….quando ti ho baciato ero sicuro di quello che volevo, perché con te ero felice, ma poi lei è tornata….mi sentivo un traditore, i miei sentimenti erano tornati ad essere confusi, forse più di prima …ero tornato a sentirmi in imbarazzo se Hikari ci vedeva insieme, cercavo una giustificazione che lei non chiedeva e poi mi sentivo in colpa nei tuoi confronti, eri tu la mia ragazza eppure…. Ora so che te n’eri accorta, ma non mi hai mai detto nulla, ti ferivo ma tacevi la tua umiliazione e sorridevi…sorridevi e mi prendevi per mano….adesso ho capito cosa voleva significare quel tuo gesto: una timida, ma accorata richiesta di restare con te…..in silenzio mi abbracciavi e mi avvolgevi con tutta la tua dolcezza mentre io ti davo solo dolore. Così preso da me stesso, non vedevo la ferita che ti infliggevo e che ogni giorno si ingrandiva sempre più. Che stupido, come ho potuto farti questo, perché a te? A te che sempre mi ascoltavi e sostenevi… a te che hai reso possibili i miei sogni…vorrei aiutarti, vorrei stringerti tra le braccia e asciugare le tue lacrime, ma non posso, Noda ha ragione, ormai posso soltanto osservare come uno spettatore lontano…..mi sembra talmente assurdo, eppure è così, perdonami, ma non sono io la persona in grado di consolarti …non più…”

Lentamente le palpebre gli si fecero via via più pesanti

- Haruka…scusami…- sussurrò prima di lasciarsi cadere in un sonno profondo.

Fine secondo capitolo!

Note

* Rif. Volume 22 pag 98
** Rif. Volume 19 pag. 96 e volume 26 pag. 103
*** Rif. Volume 28 pag. 162-163
**** Mia invenzione ^_^
*****Rif. Volume 12 pag.166

-
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > H2 / Vai alla pagina dell'autore: Pattychan