Fanfic su artisti musicali > t.A.T.u.
Segui la storia  |       
Autore: Phoebus    02/11/2012    1 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il freddo più pungete era sceso a far compagnia alla povera gente del paese, ma erano felici quella sera, nulla poteva impedirlo. Felici, perché finalmente poterono festeggiare la loro vittoria, la loro libertà, la loro forza.
 
E così tutti insieme, uomini e donne, vecchi e bambini organizzarono un gran falò al centro della piazza centrale; arrostirono quanta più selvaggina avevano nelle dispense e fiumi di vino sgorgavano per essere versati nei bicchieri.
 
I feriti furono medicati e fasciati con cura, le donne finalmente potevano avere al loro fianco i mariti senza il timore di perderli.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Julia osservava tutto da lontano.
 
Era seduta per terra in un angolo distante dalla folla, sola; le spalle al muro, gli occhi fissi al focolare che lentamente si alzava e alla sorellina che ballava felice con due sue amichette. Era esausta, ma contenta di quello che aveva fatto; e poco importava se ora era sola, presto quella gente l’avrebbe apprezzata per ciò che realmente era ed aveva dimostrato di essere. Ne era convinta. Non poteva essere altrimenti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“pa…padroncina! Padroncina siete voi?” – una giovane donna intimorita si avvicinò con passo felpato alla mora, ma non si riconobbero subito perché Julia era in ombra e con i vestiti della battaglia; sulla casacca nera c’era ancora del sangue.
 
“Bernadette! - appena Julia riconobbe la sua ancella, balzò in piedi e le andò incontro sorridendo -…come stai? Che ci fai ancora qui?” – era convinta che anche quella brava ragazza fosse partita con la sua famiglia.
 
“non sapete come sono felice di vedervi sana e salva!” – l’umile serva, mossa dall’entusiasmo più puro, prese le mani di Julia baciandole per la contentezza di rivederla.
 
“anch’io sono felice Bernadette…pensavo fossi via andata con mia madre!”
 
“no, no padrona…vostra madre ha portato con sé solo Agata e Lucia, le sue dame di compagnia…noi altri siamo rimasti a palazzo e a dir la verità…temevamo di essere uccisi…” – la mora la rassicurò prendendole il viso tra le mani e guardandola con un sorriso sereno che forse Bernadette non aveva mai visto in lei.
 
“potete stare tranquilli e poi…siete liberi adesso…non dovrete più sottostare a nessuno, né tanto meno a me!” – le scappò da ridere.
 
“io non vi abbandonerò padroncina! Perché ora…vedo…vedo qualcosa di diverso in voi…e vi chiedo di poter restare al vostro seguito…anzi! – si distaccò, guardando Julia da capo a piedi -…credo proprio che avete bisogno di me! Vi serve un abito nuovo! Pulito…Si, si! Non siete molto presentabile così! Vado e torno! Non ci metterò molto!” – stava per allontanarsi.
 
“ma Bernadette non devo mica andare ad una festa!”
 
“ma non vedete che grande festa che c’è qui! Non potrebbe esserci serata più magnifica! E voi dovete esserne all’altezza!”
 
“si…ma non credo di partecipare… – era leggermente triste -…non so quanto sia gradita la mia presenza…”
 
“suvvia non dite stupidaggini! Aspettatemi qui e poi vedremo!” e corse altrove, verso il palazzo.
 
Rischiava molto quella giovane rientrando; il palazzo ducale era già stato preso dal popolo ed erano stati messi degli uomini che controllavano chi entrava e chi usciva, ma Bernadette riuscì a convincerli facilmente.
 
Julia restò a guardarla meravigliata mentre si allontanava.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Da un chiosco poco distante, due occhi innamorati guardavano il solitario Comandante…
 
Giacomo: “Lena! Ti sei forse incantata?” – si era accorto cosa, o meglio, chi guardasse l’amica.
 
Lena: “ehm no! Certo che no! Scusa devo tornare ad aiutare mia madre a cucinare di là…a dopo Già!” – voleva scappare.
 
Ma la voce dell’amico fu più veloce.
 
Giacomo: “se è il tuo cuore che te lo dice, va da lei…se è rimasta qui con noi, è anche per te…credimi…abbiamo combattuto insieme e io credo…credo non ci sia stato momento in cui Julia non sia stata in pena per te…lo dico davvero.”
 
Lena: “credi che potremo…potremo stare insieme? Credi che…la nostra gente l’accetterà? Io non voglio darle più problemi di quelli che ha già…” – era sincera e voleva solo il meglio per la ragazza che amava, anche se in silenzio.
 
Giacomo la accarezzò fraternamente una guancia e la rossa di convinse. Sarebbe andata da Julia e le avrebbe parlato con la voce del suo cuore. Di quello stesso cuore che all’impazzata chiamava il nome della mora e pulsava di più ogni volta che lo sentiva pronunciare…
 
 
 
 
 
 
 
Arrivarono anche Anna e gli altri; tutti erano pervasi da un’immensa gioia che si poteva sentire nell’aria.
 
Lena si stava già incamminando verso Julia, ma casualmente intravide Ferdinand che era poco distante e così, per chiarire finalmente le cose, decise di andare da lui.
 
Voleva dirgli la verità, una volta per tutte, anche se gli avrebbe fatto male, ma almeno sarebbe stata sincera e lui avrebbe potuto dimenticarla e tornare a vederla solo come amica, un’ottima amica, ma niente di più.
 
“chi sono? – era arrivata alle spalle del ragazzo e, chiudendogli gli occhi con le sue mani, ora lo teneva in balia della sua voce! Lui inizialmente non rispondeva -…ah mio caro! Pensavo mi riconoscessi subito! Ci stai mettendo un po’ troppo tempo!”
 
“sei una pazza! Ecco chi sei Lè!” – fece un po’ di forza e si voltò a lei, per poi abbracciarla forte. Era felice di quella sorpresa che lei aveva voluto fargli e soprattutto era contento di rivederla sana e salva.
 
“come stai?...sono stata impegnata prima di là e non sono potuta venire a salutarti come meriti…sei stato coraggioso…davvero…meriti un bacio!” – e lo baciò rumorosamente sulla guancia; si guardavano negli occhi, con complicità.
 
 
 
A Julia non sfuggì.
 
Era distante, ma li teneva d’occhio e una forte gelosia stava germogliando in lei, senza che potesse estirparla.
 
 
 
“sto bene, mi sono ferito ad un braccio, un piccolo taglio…ma avrei fatto di tutto per questa gente…e poi…-sorrise-… se questo è servito per farti venire a me, ben venga! Ricordi cosa…cosa ti ho detto oggi prima di lasciarti?”
 
Certo che se lo ricordava Lena, ma non era quello il motivo per cui era andata da lui. O almeno, non era come voleva Ferdinand.
 
“sì…e vedi io…è di questo che volevo parlarti…” – era imbarazzata, sapeva che stava per distruggergli un sogno.
 
“allora hai deciso che mi sposerai… - pendeva dalle labbra della rossa -…io ti renderò felice…lo giuro!”
 
“no, Ferdinand…non posso sposarti…e ti prego di…di capirmi… - gli prese le mani-… sai, mi sarebbe piaciuto innamorarmi di te…tu sei perfetto e io questo lo so…”
 
“ma?” – aveva già capito che c’era un ma.
 
“ma non è te che amo…e per quanto io possa impegnarmi a liberare il mio cuore, lui…lui è già stato assalito e conquistato…da quel giorno che mi hai trovata nel bosco con Julia…” – Ferdinand sgranò gli occhi, non ci credeva.
 
 
 
Non poteva essere. La sua Lena non poteva essersi innamorata di una donna. E soprattutto non di quella donna.
 
Nella sua mente si affollarono tutte le parole di rabbia e di delusione che avrebbe voluto dire, ma tacque. Le inghiottì prima ancora di buttarle fuori.
 
Si limitò a sorridere all’amica, anche se scoraggiato e profondamente ferito, e lasciò che quella fosse l’ultima carezza che lei gli avrebbe rivolto, perché poi, subito dopo, se ne andò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ora poteva andare davvero da chi le indicava il cuore, e così fece. Si incamminò da Julia, ma si fermò un attimo divertita a guardare la scena che le si presentava davanti.
 
 
 
Bernadette: “forza padroncina! Ecco, così! Ora sì che siete decorosa! Avevo ragione a dire che il blu vi donasse e poi questa camicia vi sta a pennello!” – la faccia di Julia non sembrava molto convinta.
 
Julia: “eh va bene Bernadette! Visto che è l’unica che hai trovato! Ma la prossima volta vedi di prendere quelle nere o bianche, sai che non amo i colori. Mi sento ridicola!” – non si accorsero minimamente dell’osservatrice che avevano alle spalle, e che se la rideva di gusto.
 
 
 
 
 
Lena: “io invece trovo che Bernadette abbia ragione…- Julia si voltò si soprassalto, temendo fosse chissà chi-…il blu ti sta d’incanto…si abbina con i tuoi occhi fatati…” – poi i loro sguardi si incontrarono di nuovo e il mondo scomparve, come ogni volta.
 
Bernadette: “ehm…- capì di essere di troppo e così tossì per attirare, almeno un secondo, l’attenzione della sua padrona, che sembrava si fosse persa in un mondo lontano anni luce -…ecco volevo…volevo darvi anche questo Duchessa! – le porse un piccolo quaderno, sgualcito e senza particolari che Julia però afferrò subito! -…pensavo vi avrebbe fatto piacere…”
 
La mora cercò di riprendersi.
 
Julia: “sì Bernadette, grazie. Sei stata molto gentile…ora potresti lasciarci un attimo sole?” – guardò seria la ragazza.
 
Bernadette: “certo! A più tardi…- poi si rivolse alla rossa per salutarla -…vi auguro una buona serata signorina…”
 
Lena: “Elena, ma chiamami semplicemente Lena!” – si sorrisero.
 
Bernadette: “come vuoi Lena!” – stava per andarsene quando…
 
 
 
Julia: “Bernadette!” – la richiamò inaspettatamente e alquanto aspramente.
 
Bernadette: “si?”
 
Julia: “non chiamarmi mai più Duchessa.” – la rimproverava sempre per quell’appellativo, non voleva proprio sentirlo…ora meno che mai!
 
Bernadette: “ehm…sì avete ragione padroncina! Con permesso! ” – e si incamminò svelta verso la piazza.
 
 
 
 
 
Anche Lena si era cambiata poco prima; ora indossava un pantalone più comodo scuro, che metteva in risalto le sue gambe perfettamente modellate; e sopra un maglione, per il gran freddo.
 
A Julia non sfuggì nulla, la osservava da un po’. Lei certo non era da meno, con quei pantaloni da uomo e la camicia blu piegata fino ai gomiti, che tanto piaceva a Bernadette! Sorrideva se solo ci pensava. Ma comunque la buona serva aveva ragione davvero; stava d’incanto con quella camicia.
 
 
 
 
 
 
 
Rimasero sole…con un forte uragano dentro che le divorava. Era incredibile.
 
Si guardarono senza riuscire a dire nulla. Era mancato ad entrambe osservarsi e vedere nell’altra la proiezione di se stesse.
 
Perché loro erano così…
 
Poi Lena fu colpita da quel piccolo libro che Bernadette aveva dato a Julia, un quaderno forse personale, ma non riusciva proprio a spiegarsi perché la mora ci tenesse tanto. Lo aveva notato da come lei lo aveva afferrato.
 
“è un taccuino dove annoti le tue emozioni? Un diario…” – fu la prima domanda ingenua che a Lena venne da fare.
 
Ma la risposta certo non fu delle più calorose.
 
“ho rischiato di morire e tu la prima cosa che mi chiedi è cosa sia questo quaderno?” – era fredda. Apparentemente senza motivo. Dai suoi occhi usciva rabbia, così come dalle sue parole.
 
La rossa si sentì in colpa, in fondo Julia aveva ragione.
 
“scusami…ma…non sapevo cosa dirti…ho sempre…ho sempre paura delle tue reazioni…- poi si fece coraggio, non voleva darla vinta alla mora-…e poi tutti qui abbiamo rischiato di morire, non solo tu!”
 
“tu non saresti mai morta.”
 
“ah si? Può darsi che devi sempre stare al centro di tutto tu e gli altri non contano nulla!? E perché sentiamo io non sarei potuta morire? Sono forse immortale e non lo so??– si stava adirando.
 
“non saresti morta perché io avrei dato la mia vita pur di salvare la tua. Ecco perché.”
 
“cosa?...Julia…” – la rossa si avvicinò al viso dell’altra, fino a sfiorarlo piano con le dita…fino ad tracciare quei lineamenti e sentire dentro di lei l’infinità di quel sentimento, che solo con Julia provava.
 
Quella risposta l’aveva frastornata…non se l’aspettava.
 
 
 
 
 
Ma, improvvisamente, la mora si scansò, spingendola via.
 
“lo avrei fatto davvero Lena e sai qual è la cosa buffa? Che a te non te n’è fregato minimante. E subito sei corsa da quel tuo caro amico! Guai a chi te lo tocca quel bastardo traditore!” – era infuriata e delirante, si stava sfogando.
 
“io non sono corsa da lui, sono venuta da te!” – cercava ancora di farla ragionare.
 
“ah no? Mi stai dicendo che ho le allucinazioni?? – si scaraventò contro Lena, tornandole vicina -…vi ho visti prima! L’ho visto come ti sei stretta a lui! E ho visto anche come ti guardava! Non credere che mi sia rimbambita tutta di colpo per te!”
 
La discussione sembrava finita lì, Julia stava andandosene.
 
Ma Lena non poteva permettere che finisse tutto così, doveva ancora dirle la verità e quello che sentiva, anche se Julia non avesse voluto ascoltarla.
 
“benissimo Volkova! Allora non ti importerà se ti dico che sono andata da Ferdinand solo per dirgli che non potevo continuare a frequentarlo…che non posso farlo perché io amo te…nonostante tu sia così scontrosa ed odiosa! Nonostante io ora ti prenderei a pugni! Nonostante ti risputerei di nuovo per la rabbia che mi fai! Nonostante questo io amo te…e…- si coprì il viso -…e non riesco a smettere di amarti…”
 
 
 
 
 
Julia si bloccò di colpo. Una lama molto più affilata di qualunque delle sue frecce la colpì.
 
 
 
 
 
Si voltò a Lena e, senza pensarci due volte, corse da lei e la prese tra le sue braccia. Così, senza dire niente.
 
Si abbracciarono…si riconobbero…si promisero l’eternità…stringendosi…
 
Così, in silenzio…
 
Perché l’amore vero non ha bisogno di parole…perché l’amore vero abbatte qualsiasi muro, per quanto alto e forte possa essere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“perdonami Lena…perdonami se puoi…io…sono un’idiota lo so…”
 
“lo so anch’io che sei un’idiota! Ma ora ti prego baciami…” – così le labbra si avvicinarono e si unirono.
 
E il bacio fu molto più incantevole di qualsiasi aspettativa delle due ragazze.
 
“vieni con me…” – di colpo Julia prese la compagna per mano e corsero via. Attente a non farsi scoprire, la fece entrare da una porta secondaria del suo palazzo.
 
Attraversarono le scuderie, l’ampio ingresso, le sale da pranzo, i corridoi interminabili.
 
Tenendosi per mano…sempre.
 
Salirono l’imponente scalinata, spinte da una forza che avevano dentro e che solo ora scoprivano. Solo ora che erano insieme.
 
 
 
 
 
Si trovavano nella parte occidentale del castello.
 
Ancora qualche corridoio e poi Julia spalancò una porta intagliata di legno antico ed entrarono in un’immensa stanza, oscurata dalle tende chiuse; vi entrarono un po’ col fiatone per la veloce corsa.
 
Quadri preziosi di paesaggi magnificamente immensi incorniciavano le pareti, un grande tappeto porpora ricopriva il pavimento rendendo l’atmosfera ancora più principesca.
 
Al centro della stanza vi era un letto ben rifatto, a baldacchino, con lenzuola bianche di lino. E bianchi erano anche i drappi che circondavano il letto, segno di nobiltà ed eleganza.
 
“wow…ma…dove siamo Jul?” – Lena aveva perso l’orientamento da quando aveva messo piede nelle scuderie! E continuava a guardare col naso all’insù quella grande stanza. Non era mai entrata a palazzo.
 
Non era permesso a chi non fosse nobile o autorizzato, come la servitù, che comunque aveva dei limiti; certe stanze private erano inaccessibili.
 
Ma Julia la rassicurò.
 
“questa è la mia stanza…non ci è entrato mai nessuno, oltre me e Bernadette. Nemmeno i miei genitori o i miei fratelli…” – stringeva sempre più forte la mano dell’altra.
 
“e perché a me hai permesso di entrarci?” – si voltò alla mora, sfiorandole le labbra con le sue.
 
Erano vicine, ad un passo dal paradiso.
 
“perché vorrei…ecco io…” – non riusciva a parlare per l’emozione che sentiva.
 
“vorresti cosa? Non capisco…Jul non stai bene? Devo preoccuparmi?” – ma intanto la mora la spingeva piano verso quel letto lì al centro e Lena, che non oppose alcuna resistenza, vi si sedette tirando a lei anche la mora.
 
“Lena io…voglio fare l’amore con te…” – le si illuminarono gli occhi e il desiderio fu più forte di qualsiasi altro suono, rumore o festa.
 
“anch’io lo voglio…con tutta me stessa…”
 
 
 
La rossa si distese, spingendo la mora a fare lo stesso su di lei…erano l’una sopra l’altra e iniziarono a baciarsi con un impeto inarrestabile, senza fine. Niente avrebbe potuto fermarle. Ora volevano appartenersi, e per sempre.
 
Lena sbottonò quella camicia blu e la sfilò dal petto di Julia…poi fu il Comandante a spogliare Lena, con dolcezza e passione.
 
E ogni parte che denudava, la baciava.
 
Aveva sempre sognato quel corpo sotto di lei e ora, che l’aveva, le sembrava tutto un bellissimo sogno…il loro sogno…
 
Lena entrò dentro Julia, sentendola già bagnata. Non resistevano. Non volevano più resistere…
 
“sono tua Lena…sono tua…” – si aggrappò a quelle lenzuola umide, mentre la rossa le dava piacere stando sotto di lei.
 
“ti amo Jul…ti amo…” – venne quasi subito, poi fu la mora che…dopo essersi chinata per baciare Lena nella sorgente del suo piacere, la penetrò piano…poi sempre con più forza.
 
 
 
 
 
 
 
E mentre sotto quelle finestre, si rideva e si ballava per festeggiare la vittoria della guerra…nei piani alti del castello signorile due ragazze, lentamente, si regalavano l’anima…
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > t.A.T.u. / Vai alla pagina dell'autore: Phoebus