L’altalena

 

Si chiamava Emily Jonson, viveva in una grande villa isolata con la madre. Aveva appena dodici anni quando cominciò il fatto.

 

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Mio padre quando ero piccola mi spingeva sempre sull’altalena in giardino. Diceva di chiudere gli occhi e di immaginare di essere sospesa in aria, ed è così che facevo, finchè scoprii che era meglio guardare in alto, e ad ogni spinta cercare di toccare una nuvola con un dito.

 

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Emily non aveva amici, era isolata dal mondo. Era vissuta in quella casa, cresciuta come una bambina sola.. solo con la madre che ogni tanto le cantava una canzone melodiosa

 

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-Rimarremo qui per sempre?

-Ora dormi tesoro..

Me lo ripeteva tutte le notti, quando prima di addormentarmi venivo assalita da questo dubbio atroce.

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Emily era abituata alle tenebre di quell’immensa villa, eppure sentiva dentro di se un malore interno, quando non dormiva, consapevole che la madre era dall’altra parte della casa e per raggiungerla avrebbe dovuto attraversare 4 corridoi e 3 stanze al buio. Se le fosse successo qualcosa? Non l’avrebbe sentita.. ma cosa le doveva succedere? Nessuno aveva mai varcato la porta di quella casa.

Quella sera la madre le rimboccò le coperte

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-Mamma comincia a piovere.. potresti dormire vicino a me questa notte?

-No amore, ho da fare.

-Da fare cosa? non credo ci sia molto da fare..

-Ora dormi, e non preoccuparti del temporale..

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La madre di Emily aveva sempre avuto quell’aria strana, misteriosa.. che ad Emily faceva paura a volte… ma era sempre la stessa, da dodici anni, ormai era abituata. Ella era una ragazza silenziosa, non parlava mai con nessuno. D’altronde con chi doveva parlare? Forse con il suo orsacchiotto, l’amico fedele che mai l’aveva abbandonata.

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Piove tantissimo stasera Herby, mi fa paura.. tuona e tutto fuori si muove.

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Si mise sotto le coperte con la testa sperando di addormentarsi il prima possibile. Questo avvenne, ma per poco. Nel bel mezzo della notte un tuono si abbattè sulla stanza ed Emily si svegliò di colpo spaventata.

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E’ stato solo un tuono vero?
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Emily si alzò e cominciò a camminare a piedi nudi sul pavimento, passo dopo passo attraversava le stanze e i corridoi, si avvicinava alla stanza della mamma. Quella sera non aveva intenzione di restare sola, continuò ad incedere con l’orsacchiotto in braccio. Ad un tratto giunse davanti alla porta della stanza. Si avvicinò un poco con la testa e guardò dentro la serratura. La luce era spenta, non si vedeva nulla, a malincuore spinse la maniglia ed entrò lentamente. Nessun sospiro, nulla. Non c’era l’ombra di nessuno.

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-Mamma?

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Si avvicinò alla finestra che dava sul giardino, fuori la pioggia più violenta si abbatteva sul terreno, poggiò una mano sul vetro ed ecco che la vide. La mamma, la dolce donna che tutte le sere le rimboccava le coperte e inventava scuse senza fondamenti era lì fuori, seduta sull’altalena. Completamente fradicia e con lo sguardo nel vuoto che dondolava lentamente.

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-Le manca papà? Avrebbe potuto consolarsi meglio accanto a me.. ma è questo che fa tutte le notti? Non si preoccupa che potrebbe succedermi qualcosa? O succederle qualcosa?

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Scese velocemente le scale ed arrivò in giardino. Aveva sempre avuto paura di uscire al buio, continuò a camminare e raggiunse l’altalena.

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-Mamma?..

-era qui ne sono sicura

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Sparita.. non vi era traccia della madre.. ma ad un tratto ella uscì dal portone.

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-Emily cosa fai qui fuori? Torna subito dentro

-Mamma?

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Era asciutta, cosa poteva essere accaduto? Che orrendo incubo era questo? Ma non era un incubo.. seppure cercò di convincersene non lo era..