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Autore: YlariaJongIn    02/11/2012    4 recensioni
e se un giorno ti risvegliassi in un corridoio di un hotel e cominciassi a far strani incontri con ragazzi eleganti dall'aria attraente ? se si nascondesse il tuo vero amore? (fanfiction Exo- no pairings)
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai nel corridoio di un hotel.
Ricordo che c’erano molte camere numerate di color bianco candido, tutte attaccate. La luce nel soffitto, inoltre, era bassa e oscurata, questo rendeva molto profondo il corridoio, anche se non lo era. A metà di esso c’era un piccolo ascensore, aperto, ricoperto al suo interno da una fantasia a rombi, abbinata al colore del corridoio. Mentre il pavimento, non era visibile per colpa del tappeto rosso bordò che lo ricopriva fino alla fine. In quel momento mi alzai da terra e mi resi subito conto di indossare un vestito blu scuro non molto aderente, lungo con lo strascico che toccava terra solo nella parte posteriore. Inoltre, i miei capelli erano biondi ed erano a forma di boccolo, fermati da una molettina abbastanza visibile nel lato sinistro, a forma di esagono d’argento a rilievo.
Ammirai ogni dettaglio del corridoio, quadri, disegni,esagoni e fotografie appesi al muro. Erano davvero affascinanti! Poi, cercai di aprire ogni camera del hotel, ma con nessun risultato. Le camere erano chiuse. In quel momento capì di essere intrappolata in quel corridoio. Mi assicurai, quindi, che non ci fossero camere aperte, ma non feci tempo di cercar di aprire la 4° porta, che se ne aprì una in fondo. Mi voltai immediatamente, sperando fosse qualcuno che mi potesse aiutare. La porta che si spalancò era la numero 410, non sapevo cosa aspettarmi, infatti rimasi immobile. Da lì uscì un ragazzo, con un completo nero e la camicia per metà bianca e per metà ricamata da delle righe in verticale con un papion tutto nero. Uno dei tanti dettagli che mi avevano colpito erano i bottoni della camicia e della giacca a forma d’ esagono d’argento, proprio come la mia molettina. Ricordo inoltre, che non era molto alto, aveva capelli neri e corti con una crestina e dei piccoli ciuffi che ricadevano sul viso. Dato che ero una parrucchiera, mi piaceva molto osservare i capelli di quel ragazzo, erano molto belli, setosi, quasi perfetti. Non ne avevo mai visti di così belli, per me era un’occasione speciale. Un’altra cosa che secondo me avrebbe colpito qualsiasi persona, erano i suoi occhi molto grandi e tondi di color castano scuro, che quasi brillavano sotto quella luce oscurata che rendeva il ragazzo così angelico. Vidi, poi, che camminò verso di me, dopo quell’entrata così perfettamente eseguita. Si avvicinò moltissimo e mi guardò con un’espressione quasi impaurita, abbassò poi quei suoi stupendi occhi a mandorla e mi prese per mano, trascinandomi verso la porta da cui era uscito. Aprì velocemente la porta ed entrò tenendomi sempre per mano, ma non fece in tempo a spingermi con lui, perché sentì una stretta alla mia mano sinistra che mi voltò, stringendomi tra le sue braccia. In quel preciso istante, alzai lo sguardo verso il suo. Un altro ragazzo, con un completo nero ed una cravatta sempre nera con un grande esagono definito da dei brillantini verso la fine, e la sua camicia era semplicemente bianca. I suoi capelli erano di color castano medio con il ciuffo nella parte frontale di un tono leggermente più chiaro rispetto agli altri ed erano leggermente spettinati. Di lui mi avevano colpito moltissimo il suo sorriso splendente e perfetto che continuava a farmi, e i suoi occhi di color nocciola, leggermente truccati verso la parte finale. Rimasi immobile, incantata davanti a tanta bellezza e perfezione. Lui, dopo pochi minuti, non mi strinse più intorno a sé, ma mi fece un inchino, offrendomi la sua mano. Io, come stregata, accettai senza esitare, prendendogli la mano. Lui, mi fece nuovamente un sorriso e mi accompagnò alla sua camera numero 364. Continuava a fissarmi sorridendomi ogni volta che lo guardavo negli occhi, sperando che m’innamorassi del suo splendido e naturale sorriso. Non feci tempo a fare l’ultimo passo di fronte alla camera, che sentì dei passi provenienti da circa metà del corridoio di destra. Io, curiosa mi voltai verso quella direzione vedendo un 3° ragazzo, molto alto e slanciato, con un completo nero ed una camicia di un bianco sporco con delle righe ricamate in orizzontale leggermente visibili. Era favolosamente perfetta. E per non parlare del papion per metà nero e per metà argentato. Senza nemmeno voltare lo sguardo, lasciai la mano del ragazzo e mi avvicinai verso di lui. Stava ammirando i quadri del corridoio, che avevo notato inizialmente, specialmente uno raffigurante l’eclisse solare. Era evidentemente il suo preferito, perché si coinvolgeva a tal punto da essere immerso nel quadro. In quel momento, voltai lo sguardo nella porta di fronte a me, sperando che quel ragazzo “bel sorriso” non se ne fosse andato, ma quando lo feci, non lo vidi più. Ero davvero dispiaciuta. Quei bei ragazzi che continuavo ad incontrare svanivano dopo pochi minuti e non ne capivo la motivazione. Non persi troppo tempo, voltai infatti, il mio sguardo, nuovamente, verso il 3° ragazzo e pian piano mi avvicinai. Lui continuava a fissare quei bellissimi quadri, io ormai arrivata affianco a lui lo ammiravo. Dopo pochi secondi, si accorse di me, voltandosi lentamente.
Riuscivo a vedere il suo viso perfettamente. I suoi capelli erano di color castano chiaro, lunghi qualche centimetro al di sopra delle spalle ed erano morbidi ricci, mentre i suoi occhi erano grandi di color marrone medio. Ma, mi soffermai sulla sua espressione seria, ma allo stesso tempo molto interessante ed affascinante. Anche lui come gli altri era molto bello, quasi fosse irreale. Rimasi immobile.
Lui si avvicinò verso di me, facendo scivolare il suo braccio intorno alle mie spalle, camminando lentamente in avanti. Notai subito che mi stava ammirando proprio come quel bellissimo quadro, forse proprio come stavo fissando quel suo stupendo sguardo intenso.
Camminammo lungo quella parte del corridoio piena di quadri, fino ad arrivare alla porta che concludeva quella straordinaria mostra. La sua camera era la numero 682.
Sentì improvvisamente una carezza al mio viso. Io feci un mezzo sorriso, guardando il ragazzo, ma lui non contraccambiò. Né sentì un'altra proveniente dalla direzione opposta. A quel punto mi girai, vedendo un ragazzo di spalle con un completo abbastanza semplice nero e i capelli erano di color mogano, più schiacciati ai lati e al centro più alzati verso l’alto. Inoltre, era molto visibile la sua camminata dolce e decisa, molto differente dagli altri. Tutto ad un tratto non mi sentì più abbracciata, guardai a sinistra vedendo solamente il ragazzo “riccio” tenere la porta socchiusa, abbassando gli occhi di fronte a me e poi andarsene. Capì che era stata la prima e ultima volta che lo avrei visto.
Una mano, mi toccò il mento, voltando il mio viso verso la sua direzione. Si, era proprio il 4° ragazzo che mi stava sorridendo con quei stratosferici occhi marroni scuro perfettamente allineati. Contrariamente dai ragazzi precedenti, aveva molti dettagli, ad esempio i polsini e il colletto della camicia, ricamati da piccoli esagoni, e la cravatta divisa in diagonale bianca e nera. Immediatamente mi prese per mano,spingendomi di fronte a sé e cominciando a scattarmi foto con la sua macchinetta ricoperta da esagoni. Non smetteva di farne nemmeno per un secondo con quel sorrisone che continuava a sbattermi in faccia, che, devo ammettere, mi imbarazzava molto. Arrivammo, finalmente davanti alla sua camera numero 740. Lui, fece cadere a terra la sua preziosa macchina fotografica e mi abbracciò fortemente. Rimasi ferma, imbarazzata e pensierosa. Poco dopo, però, sentì un distacco tra me e lui. Il 5° ragazzo spinse indietro “il fotografo” facendolo cadere, poi strinse il mio avambraccio. Ero davvero sorpresa. Anche lui come gli altri portava un completo nero, la giacca era più lunga davanti rispetto indietro, con dei piccoli esagoni a rilievo sul colletto di essa. La sua camicia era bianca con delle righe diagonali in rilevo e un papion semplicemente nero. Notai poi i suoi capelli di color castano dorato di una lunghezza media con la frangia, perfettamente simmetrica ed i suoi occhi non molti grandi di color marrone. Ricordo che la sua espressione era abbastanza stabile, alquanto noiosa, ma gli allineamenti erano davvero invidiabili, era comunque molto bello. Anche lui, mi fissava ma severamente, come se fossi di sua proprietà. Difatti mi allontanò da lui, aumentando il passo, non facendomi nemmeno voltare indietro, ma grazie ad uno dei miei 5 sensi, l’udito, riuscì solamente sentire la porta chiudersi. Continuò a trascinarmi fino alla sua porta numero 734, poco distante dalla precedente. Arrivati mi fece segno di entrare, ma ero indecisa, tutto questo mi aveva scombussolata, non sapevo cosa fare. Lui fece un sospiro prendendomi la mano destra, passandomi un piccolo foglietto, e lascandomi la stretta al braccio. Poi, si avvicinò verso di me e mi accarezzò i capelli molto lentamente, quasi forse per farmi capire che mi stava proteggendo. Io accarezzai la sua mano per ringraziarlo e abbassai lo sguardo verso il bigliettino. Lo aprì. “441”.
Avevo intuito che fosse il numero di una camera, ma perché era l’unico che me lo aveva dato?
In quel momento alzai il mio sguardo confuso dritto verso il suo, per cercare di avere una spiegazione di ciò, ma quando lo feci lui non c’era, sentì che scomparve qualche secondo prima. Decisi di non rimanere lì impalata, pensando a tutte le possibili azioni che avrei potuto fare, dimenticai l’ennesimo ragazzo che avevo visto, e mi diressi verso quella camera. Avevo paura di quello che avrei potuto trovare, ma allo stesso tempo ero curiosa e affascinata. Continuai a camminare, ero ormai molto vicina alla porta, mi bloccai più volte girando lo sguardo nelle varie direzioni per controllare meglio il corridoio, ma sembrava tutto molto tranquillo. Infatti arrivai proprio davanti alla camera senza nessun problema. Esitai un pochino, feci un respiro profondo, ma poi mi detti la spinta e bussai alla porta. Aspettai qualche minuto fissando la porta, poi abbassai lo sguardo aspettando una risposta, ma quando lo feci vidi un’ombra nel lungo tappeto rosso. Di scatto mi voltai, guardando verso l’ascensore, ma il mio sguardo si soffermò al 6° ragazzo appoggiato al muro accanto ad esso. La sua gamba sinistra era sollevata all’indietro verso il muro, e la destra era diritta, appoggiata delicatamente al suolo, le sue braccia erano anch’esse sollevate con le mani che toccavano la nuca. Nonostante la sua posa tipicamente ferma era allo stesso tempo armoniosa e molto morbida. Invidiavo il suo modo così perfetto di eseguirla perché più la guardavo e più mi sentivo incapace di fare qualsiasi movimento. Notai poi, il suo completo nero molto più rifinito e decorato rispetto agli altri ragazzi, più di tutti. Infatti i suoi pantaloni erano molto stretti, sembravano quasi dei jeans molto scuri, che mettevano ben in evidenzia quel suo bel fisico da “ballerino”, insieme alla sua camicia bianca latte, aperta, con il colletto alzato e con i bottoni tutti neri a forma di esagono e i polsini anch’essi neri con degli esagoni ricamati in argento ben evidenti. Inoltre indossava un gilet semplicemente nero abbastanza corto  ed una giacca nera lunga fino metà coscia, che facevano notare perfettamente le sue braccia scolpite. Riuscivo ad intravedere, inoltre il grande esagono, fatto con dei brillantini, dietro la schiena. Altri due dettagli che mi avevano particolarmente colpito, era il suo papion tutto nero, slacciato, con un esagono abbastanza grande al centro e la sua cintura di vernice con un esagono nella fibbia. Lui, immobile, girò solamente il suo sguardo direttamente verso il mio, da quel momento non c’era nessuna cosa che m’impediva di guardarlo, ero troppo immersa nel suo viso che dimenticai tutto ciò che avevo intorno. Abbassò le sue braccia, ma mentre lo fece, sentì un tintinnio, colpa dei suoi braccialetti alla mano destra e dell’anello con soscritto “exo” che batteva sulle catenelle dei braccialetti. Continuai comunque ad ammirarlo, il suo viso era ovale, dolce ma allo stesso tempo tenebroso e per non parlare del suo profilo inimmaginabile,migliore di quello di una donna. Ma i suoi occhi di color castano scuro, quasi neri erano così intensi e profondi, da non avere più la facoltà di ragionare e la sua bocca, leggermente socchiusa, con quelle labbra carnose, da venirti voglia di baciarle, erano davvero il massimo. I suoi capelli, invece, erano di color castano scuro, molto sottili, morbidi e soffici un pochino alzati sul ciuffo frontale, con un taglio non molto corto, i fianchi erano leggermente più corti  e nella nuca più lunghi. Quel taglio era davvero azzeccato, fatto apposta per lui, infatti seguiva perfettamente la forma della testa. Una delle cose che solo in lui avevo notato, erano la sua carnagione abbronzata e la sua pelle molto liscia.
Oh, più lo guardavo e più mi sembrava di ammirare Dio! Era stato divinamente creato, ancora cercavo di capire se ciò che avevo visto era realtà o frutto della mia immaginazione, ma sembrava tutto così reale. Tutto ad un tratto, abbassò la gamba sollevata e fece qualche passo verso di me, continuando a guardarmi nei miei poveri occhi illuminati da un essere troppo bello, talmente bello da svenire. Anche lui era abbastanza alto, non molto quanto il 3° ragazzo, ma messo al mio confronto era molto più alto. Finalmente, la sua camminata armoniosa terminò, avvicinandosi a me, ma stranamente cominciò a girarmi attorno facendo dei piccoli passi, sempre continuando a uccidermi con il suo sguardo, inclinando leggermente la testa, forse per farmi intimidire. Infatti ci riuscì pienamente. Cercai di guardarlo il più possibile, ma mi imbarazzavo talmente tanto che avvolte abbassavo gli occhi facendo un sorriso ben evidente. Le mie guance ormai le sentivo bruciare da tanto caldo che avevo, le mani mi tremavano, sudate e fredde e il mio cuore batteva troppo velocemente. Non riuscivo a controllare le mie emozioni, erano quasi indescrivibili, più lui continuava e più le sensazioni si facevano sentire. Poco dopo, si fermò proprio dietro di me, avvicinandosi ancora di più, spostando i miei capelli verso destra e appoggiando il suo viso accanto al mio collo. In quel istante, feci un respiro profondo per riuscire a controllarmi, ma ormai il mio cuore batteva così tanto forte, che si riusciva a sentire perfettamente. Io voltai il viso verso il suo , lui morse il suo labbro inferiore, come solo lui sapeva fare, e poi mi dette un bacio al collo con quelle sue labbra calde e bagnate e molto attraenti. Il suo bacio era  delicato ma allo stesso tempo era molto sensuale. La sensazione che provavo, era talmente piacevole che il mio muscolo erettore, si contrasse, provocando i brividi su tutto il mio corpo. Non volevo che si allontanasse da me nemmeno per un secondo, non mi sentivo a mio agio per colpa delle mie emozioni forti ma  riuscivo a sentirmi finalmente bene. Sempre nella stessa posizione, fece scivolare le sue meravigliose mani nelle mie braccia, accarezzandole, arrivando alle mie mani. Nella mano destra mi dette una rosa d’argento mentre nella mano sinistra mi lasciò una chiave con un filo di color blu elettrico. In quel momento non resistetti più, di scatto mi voltai, facendo cadere la chiave a terra, accarezzando la sua guancia così vellutata. Stavolta trovai il coraggio di avvicinarmi di più a lui, tentando di baciare quella sua bocca così dannatamente perfetta. Ma non feci tempo, lui bloccò la mano, stringendola abbastanza e abbassandola. Io rimasi immobile. Non avevo intenzione di lasciarlo ma non potevo di certo obbligarlo, preferì continuare a fissarlo. Il 6° ragazzo capì la mia istantanea reazione, mostrandomi quel suo stupendo sorriso, che ai miei occhi brillava. Poi, ritornò serio, spingendo la maniglia d’oro della sua porta.
“No, no, NO!” ripetevo.
Ma lui non mi dette retta e scomparve.
Il suo ultimo sguardo era quasi di dispiacere, come per farmi capire che voleva restare con me ma che non poteva fare altrimenti. Tutte le mie sensazioni di colpo cambiarono in paura e tristezza, non smettendo di piangere, continuando a battere e battere più volte alla porta, pregando di ritornare. Dopo vari tentativi,smisi di picchiare la porta, ma decisi di utilizzare la chiave,che mi aveva dato. Inserì la chiave nel buco della serratura e immediatamente l’aprì. Riuscivo solo a vedere una forte luce bianca, ma decisi comunque di entrarci.
                                                                                                                                               EXO-K
 
 
 
Di colpo aprì i miei occhi.
Mi ritrovai nello stesso hotel precedente, con gli stessi dettagli, i quadri, le porte ,il lungo tappeto e l’ascensore ma soprattutto con la stessa aria tenebrosa. La cosa però che distingueva i due corridoi erano i colori, infatti tutti i quadri avevano colori differenti, come anche le porte nere, il lungo tappeto blu elettrico e la fantasia a fiori dell’ascensore. Dato che ero sdraiata per terra, decisi di alzarmi in piedi per ambientarmi meglio nel nuovo cambiamento, ma mentre lo feci, mi accorsi di indossare un tubino nero lungo fino alle ginocchia nella parte frontale, nella parte dietro, invece, toccava fino a terra. I miei capelli non avevano più il bellissimo boccolo definito ma erano lisci e molto lunghi per metà neri e per metà biondi.
Tutto ad un tratto sentì dei rumori provenienti dalla camera affianco alla mia destra, leggermente socchiusa, così mi incuriosì tanto da voltarmi verso di essa e afferrando la maniglia, spingendola verso il basso. A quel punto decisi di aprirla e di sbirciarci dentro per vedere chi era costui tanto chiassoso. Mentre lo feci, vidi una bellissima antica camera, molto ordinata ma non perfettamente precisa come immaginavo. Ogni oggetto non era allineato verso la giusta direzione, come se si fosse dimenticato di quel piccolo dettaglio così importante da cambiare tutta la vista della camera . Notai, però, subito dopo una statua di vetro alta 40 cm di vetro sopra al comodino con lo specchio accanto al letto di color oro/giallo. Quell’ incantevole unicorno era stato curato in modo meticoloso e con amore, l’unico, ad essere perfettamente valorizzato. Mi avvicinai più ad esso e lo presi per mano ammirandolo in tutti i suoi particolari, era costituito da vetro soffiato ed era di color arancio/giallo, intonato al colore della camera. Dopo pochi minuti, avevo la sensazione di sentirmi qualcuno alle spalle, abbandonai lo sguardo dal soprammobile e mi soffermai sul 7° ragazzo davanti ai miei occhi. Anche lui, aveva un bellissimo completo nero, con la giacca più corta e su di essa, vicino al collo, una spilla a forma di esagono, molto brillante e una camicia bianca splendente con i bottoni  a forma di esagono neri, che richiamavano l’attenzione del papion ricamato da piccoli esagoni. I suoi capelli erano nella parte superiore spettinati  di color castano medio, mentre  più corti nella parte inferiore. Ma la cosa ammirevole era il suo viso molto particolare, a forma triangolare, molto dolce, specialmente l’espressione nei suoi occhi marroni a mandorla, un po’ sulle nuvole, che lo rendeva ancora più unico. Dopo tutta questa precisa descrizione, ricordo che si avvicinò verso di me velocemente, accarezzando i miei lunghi capelli, con un leggero sorriso sulle labbra, così che apparsero le sue fossette accanto alla sua bocca. Erano davvero perfette.
Rimasi pietrificata, lì nella sua camera numero 269.
Anche lui per pochi secondi rimase immobile.
Poi scomparve.
In quell’istante, si aprì, molto lentamente, la porta della camera cigolante. Io, voltai il mio sguardo triste verso l’8 ragazzo, che stava assistendo la scena con uno sguardo sorpreso. Lui, non era molto alto. La sua corporatura non era magrissima ma normale, un po’ più tarchiato rispetto agli altri 7 ragazzi. I suoi capelli erano di color biondo scuro, abbastanza lunghi e lisci che ricadevano perfettamente sulla nuca.
Portava un completo nero semplice, con i bottoni a forma di esagono lucidi di color grigio scuro ed una camicia bianca leggermente aperta con le maniche ricamate da piccoli esagoni di color grigio chiaro.
Aveva due dettagli molto affascinanti. La forma dei suoi occhi, sempre a mandorla  ma allo stesso tempo grandi, poco allungati verso la fine e il suo viso molto carino e simpatico.
Lui, spinse ancora di più la porta in avanti, decidendo di entrare. Io ancora innamorata di quel bellissimo unicorno, mi avvicinai nuovamente al comodino, presi l’oggetto di vetro e lo strinsi tra le mie braccia. Dopo essersi guardato intorno si avvicinò senza far rumore, fissando le mie braccia molto strette, l’oggetto che toccava il mio corpo e la mia espressione sensibile ma allo stesso forte.
Aprì i miei occhi e riposi l’animale immaginario dov’era.
Ormai era tutto finito.
Il ragazzo mi prese per mano e immediatamente mi fece uscire dalla camera insieme a lui, attraversando il corridoio per arrivare alla sua camera. Mentre mi accompagnò, si voltò varie volte verso di me, con un bel sorriso gioioso, che mi fece ritornare contenta. Mi dette solamente una piccola spinta che arrivammo proprio accanto alla sua porta numero 814. In quel momento mi strinse le mani, molto delicatamente, accarezzandole, per mostrare il suo affetto nei miei confronti. Poi con uno sguardo intenso mi fissò nei miei occhi e si inginocchiò, tirando fuori dalla sua tasca sinistra una piccola scatoletta rossa, ricamata da esagoni d’oro. Quel suo modo gentile di inginocchiarsi mi aveva così colpito che mi tremarono le mani. Ero così imbarazzata che riuscivo mala pena a guardarlo nei suoi occhi che brillavano da tanta ammirazione.
Lui mi fece segno di aprire la scatoletta.
Io, con tutta me stessa, cercai di raffreddare le mie emozioni, facendo sentire il mio corpo a mio agio. Decisi così, di fissare solamente la scatola di quel rosso intenso, di allungare le mie mani verso di essa e di aprirla di scatto.
I miei occhi si spalancarono.
Il mio cuore si raffreddò.
I brividi mi percorrevano dappertutto.
Un anello, a forma di castello, costituito interamente di ghiaccio.
Vidi, solamente le sue mani prendere l’anello.
La sua mano sinistra mi fece indossare nell’anulare destro l’anello tanto spettacolare.
Pensai immediatamente di provare una sensazione di freddo, ma quando lo sentì sulle mie mani era caldo. Capì subito che più il mio sguardo adorava quell’anello, più si scioglieva, trasformandosi in un’innocua goccia, che pian piano cadeva al suolo. Lui tutto ad un tratto, si alzò in piedi, stringendomi le spalle, con il suo viso rivolto verso il mio, sempre con la sua espressione dolcissima.
Stava aspettando una risposta.
Ma come immaginavo, non potei nemmeno concludere la mia frase, che arrivò il 9° ragazzo, con una camminata determinata e glaciale. Bruscamente strinse il mio polso destro, facendo sfilare l’anello.
Così che cadde a terra e si ruppe in mille pezzi.
Aprì i miei occhi, scaraventandomi verso l’8° ragazzo, sapevo di non avere più tempo per rispondergli. Infatti lui comprese ciò, facendo solamente in tempo a farmi il suo ultimo sorriso.
Poi anch’esso scomparve.
Io, cercai di recuperare almeno il suo anello, ma ormai non c’era più nulla da fare, il ghiaccio si era completamente sciolto.
Il 9° ragazzo anch’esso non molto alto, portava dei pantaloni stretti di color nero ed una giacca a coda. La sua camicia era bianca con il colletto a punta e al collo indossava un fazzoletto tutto nero con uno spillone ad esagono molto appariscente. Inoltre, il suo fisico era molto bello, uno dei migliori. Infatti i vestiti ricadevano perfettamente su di esso, proprio per questo motivo. Inoltre, era magro e slanciato molto fine ma la sua forma del viso era molto marcata, che creava contrasto. I suoi capelli erano di color castano scuro, quasi nero, con un taglio corto ben definito e i suoi occhi erano asiatici, di color marrone scuro. Era davvero molto accattivante, ma la sua espressione era piena di gelosia e di possessione. Come se fossi sua e di nessun altro.
Io immobile a terra, abbassai lo sguardo di pietà verso l’anello, mi sentivo sempre più demoralizzata e più colpevole. Non sapevo più cosa fare.
Per quanto sarebbe andata avanti questa storia?
Da quando incontrai il 6° ragazzo, le cose cominciarono a cambiare. Ero sempre più depressa. Quel ragazzo mi mancava sempre di più, come tutti gli altri. Ricordavo esattamente ogni viso, come se lo stessi guardando proprio in quel momento. Il ragazzo strinse il mio avambraccio, facendomi alzare e compassionevolmente mi abbracciò. Comprendeva, il mio stato d’animo, la mia confusione e la paura che provavo.
Cercava di consolarmi.
Da una parte mi piaceva il suo modo di fare comprensivo e tenero, ma dall’altra parte non capivo tanta possessione nei miei confronti, infondo non ce n’era bisogno. Mi avrebbe vista solo per pochi minuti , poi sarebbe scomparso. Sentì immediatamente, che mi strinse la mano, portandola accanto al suo cuore, riuscendo a sentire i suoi battiti accelerati. Mi fece capire che provava davvero qualcosa per me, anche se era impossibile, dato che era la prima volta che mi aveva vista.
Questi ragazzi erano tutti molto speciali.
Sta volta mi prese per mano, accompagnandomi alla sua camera numero 539. Mentre camminammo, mi strinse intorno a sé, per far capire che ormai ero sua.
L’atmosfera si fece molto romantica.
Tutto ad un tratto, però, sentì una melodia proveniente da un’altra camera più lontana.
Ero totalmente stregata da quei suoni , che mi lasciai trasportare pian piano, infatti mi allontanai appena dal 9° ragazzo, che proprio in quel momento bloccò il mio braccio. Ormai ero abituata, lasciavo ragazzi di cui ero “infatuata” dopo pochi minuti, ero davvero triste, ma allo stesso tempo ero sicura che avrei trovato il ragazzo di cui mi sarei innamorata. Si ne ero certa.
Presi finalmente la mia decisione dopo quel momento confusionario, mi allontanai ancor di più da lui, facendogli un bel sorriso. Mi aveva fatto capire, quanto nella vita bisogna andare avanti, nonostante i momenti più tristi, per colpa di delusioni d’amore o nel mio caso di “infatuazioni di ragazzi perfetti raggiungibili per pochi minuti”.
Intuì che aveva capito, difatti mi lasciò andare, anche dopo tutta quella gelosia mostratosi.
Mi voltai decisa, camminando con disinvoltura ma aumentando un pochino il passo per colpa della mia grande curiosità, in modo da sentire ancora più vicina la melodia di fronte alla camera numero 242 e perché no, magari incontrando anche il “vero ragazzo”. Ero, ormai così vicinissima da riuscire ad intravedere il 10° ragazzo dal buco della serratura, seduto in una poltrona di color verde scuro a vedersi molto comoda che ricordava l’800, in legno ebanizzato con motivi decorativi dorati con le gambe anteriori tornite e le posteriori a sciabola,  lo schienale e i braccioli invece erano imbottiti. Davanti a sé, un’antica radio a valvole “Telefunken Rhythmus”, del 1920, accesa e stranamente ancor funzionante, da dove proveniva la musica. Ma ancor di più il cubo di Rubik, che stava cercando di completare a forma di esagono ricoperto da colori molto vivaci e allegri, rispetto a tutta la camera con mobili, scrivanie e molti altri dettagli antichissimi costituiti da legni molto scuri. Vedessi come i suoi movimenti erano veloci e perfettamente eseguiti, con la sua espressione molto impegnata, per non sbagliare nemmeno una minima mossa imparata a memoria. Poi, indossava dei bellissimi pantaloni neri e una giacca anch’essa nera di lunghezza media con il ribasso a punta, con dei bottoni nelle tasche frontali sempre a forma di esagono di color nero. Mentre la sua camicia era bianca latte con il colletto e i polsini pieni di esagoni ricamati in oro. I suoi capelli inoltre erano di color biondo scuro di media lunghezza, con una pettinatura moderna. Ma la cosa spettacolare, oltre ad essere il primo ragazzo con i capelli biondi, era il suo viso ovale e i suoi allineamenti complessivamente molto dolci e teneri, proprio come un piccolo ragazzino. Ricordo che in quel momento alzò lo sguardo dritto verso il mio, rimanendo per un po’ immobile, quasi sorpreso, ma poco dopo, inclinò leggermente la testa facendomi un sorriso molto carino. La cosa che più mi sembrava strana era che mi vedesse, nonostante la porta chiusa.
In quel momento mi venne il dubbio.
Girai il mio sguardo nelle varie direzioni, notando che la mia visione era perfettamente aperta, insomma non c’erano buchi della serratura a coprirmela. Eh, si finalmente mi resi conto di tener la maniglia della porta,ma soprattutto di averla aperta per metà, con il mio busto rivolto in avanti, molto tranquillamente.     Sciocca!
Contraccambiai il sorriso, mostrandolo ironicamente.
Notai dalla sua reazione, che non gli importava dell’accaduto, anzi, concluse il suo “esagono vivace”, cambiando la sua posizione eretta e gentile ad una molto comoda e maschile. Sinceramente, la cosa non cambiava molto, era comunque molto fine, nonostante quella mossa così sgarbata. Poi, con disinvoltura si alzò e camminò dritto verso di me, sempre con il sorrisetto dolce sulle labbra e con i pugni stretti. Quando si ritrovò di fronte ai miei occhi, notai che il suo viso era molto nervoso e imbarazzato e le sue mani ancor di più, per questo motivo teneva le mani molto strette. Io lo continuai a fissare cercando di capire la sua prossima mossa ancora per qualche secondo, ma si dette coraggio subito dopo, alzando le mie braccia e porgendomi, con le sue mani a forma di cuore, il cubo completato. Accettai quel suo “regalo”, stringendolo verso di me, facendogli capire quanto era importante. Lui mi fece l’occhiolino , con un suo fatato sorriso, che quasi brillava dalla felicità che esprimeva. Nuovamente lo contraccambiai, ringraziandolo per il suo gesto altruista verso di me. Tutto in un istante, sentì dei rumori abbastanza aggressivi nel corridoio del hotel, spaventandomi tanto da farmi cadere il cubo dalle mani, facendolo scivolare verso l’esterno.
Decisi di correre fuori, per riprenderlo. Ma non feci in tempo ad raggiungerlo con la mano, per colpa del 11° ragazzo che sfilò dalla fodera rossa fuoco, una spada Wushu rigida, con l’impugnatura anch’essa di color rosso fuoco con dei dettagli lavorati a mano di color oro. Il ragazzo cominciò con dei movimenti d’arte marziale molto accurati e così diretti che tagliò in due pezzi il cubo. Il 10° ragazzo a quel punto mi guardò dalla porta scomparendo pian piano con i suoi occhi teneri per l’ultima volta.
Nonostante tutto, lo sguardo sorpreso non mi mancava mai, sempre attratta da ogni evento. A quel punto, decisi di rialzarmi da terra come niente fosse successo, sempre con convinzione e con coraggio, anche avendo il cuore spezzato sempre più ogni volta che scompariva un altro dei “perfetti angeli”.
Notai l’11° ragazzo.
La sua figura era decisamente la migliore che abbia mai visto, molto atletica e diritta con aria misteriosa, ma soprattutto il suo fisico alto, slanciato e perfettamente scolpito. Era favoloso, non c’erano altre parole per descrivere quanto era meravigliosamente tenebroso e intenso. Inoltre, indossava una giacca nera lunga fino metà coscia, con una stampa di esagoni che invadeva tutta la giacca, la sua camicia era bianca, chiusa con un esagono come spilla nel colletto e una cravatta nera semplice. Ma, una delle sue particolarità erano quei piccoli orecchini tondi e neri nell’orecchio destro, mentre in quello sinistro indossava orecchini a forma di esagono d’argento. Poi, mi soffermai sul suo viso a forma triangolare, con il labbro superiore meno carnoso rispetto a quello inferiore e con quei suoi occhi di color castano scuro, quasi nero molto intenso, non molto grandi, allungati verso la fine in un modo molto particolare. I suoi capelli invece, erano di un nero corvino a lunghezza media, più lunghi nella parte frontale. Una delle cose però che m’incantò talmente tanto da quasi innamorarmene era il suo sguardo che poteva essere considerato cattivo, ma allo stesso tempo era dolce e protettivo. Non avevo mai visto tanta tenebrosità così attraente, il suo modo di fare era molto coraggioso e combattivo, come un leader pronto a salvare la sua “amata” in pericolo. Si sa, ogni donna ama l’eroe, ma guardandolo negli occhi era come se mentisse, forse utilizzava ciò come maschera della sua vera personalità. Continuavo a pensare. La situazione cominciava a farsi sempre più interessante, e io sempre più impegnata a meditare su ciò. Sentivo che questo ragazzo era uno di coloro che mi avrebbe portata alla fine, me lo sentivo, forse non l’ultimo ma sicuramente “uno degli ultimi”. Mentre continuavo con i miei “ragionamenti intuitivi”, l’11 ragazzo fece qualche passo, avvicinandosi moltissimo, continuando a fissarmi negli occhi con quel suo sguardo freddo, da duro. La sua camminata era decisa e determinata con un pizzico di perseveranza, proprio come la mia indecisa, non determinata e discontinua. Con pochi passi terminò la sua camminata, continuando a guardarmi negli occhi e inclinando il suo viso proprio a pochi centimetri dal mio.
Di colpo, una sensazione di caldo che invadeva il mio corpo.
Il cuore con i suoi battiti accelerati e la paura che mi assaliva.
Paura, perché con un movimento precisissimo toccò la mia spalla destra, facendo scivolare la sua mano nel mio braccio. Poi, sempre fissandomi, cominciò ad effettuare delle mosse wushu, formando un cerchio intorno a me, sempre con la sua spada rossa intensa, molto aggressiva. I suoi movimenti erano come la danza velocissimi e perfettamente eseguiti. Questo ragazzo aveva lo spirito da combattimento nel suo cuore , di coraggio e di forza. Elementi che in quell’arte marziale era d’obbligo saperli mettere in pratica con il cuore e con la mente. Al momento mi metteva timore, ma più si muoveva e più si mostrava affascinante e quindi più cominciavo ad abituarmene. Non mi staccava gli occhi di dosso, più continuavo a guardare le sue mosse più si avvicinava al mio corpo. Dopo pochi minuti terminò la sua dimostrazione, bloccandosi.
Non capivo se aveva completamente terminato o se mancava ancora qualcosa. Attesi per qualche secondo, giusto per fargli prendere fiato. Fece uno dei suoi intensi “mezzi sorrisi” e con una mano lanciò in aria un mazzo di carte, tagliando ogni carta a metà, prima che cadessero a terra.
Fu davvero una cosa straordinaria!
Rimasi così stupita da non credere ciò che avevo visto!
“Troppo veloce! Troppo Impossibile!” Continuavo a ripetermi fra me e me.
Dovevo crederci?
Arrivato però all’ultima carta, invece di tagliarla come le precedenti, la infilzò nella spada con un movimento più delicato rispetto ai precedenti, mostrandola proprio davanti ai miei poveri, illusi occhi. Poi, la voltò verso di sé, afferandola, continuando a guardarla con lacrime di gioia. Sempre più sorpresa del suo comportamento, mi avvicinai a lui, accarezzando la sua mano come simbolo di compassione e comprensione per la sua sensibilità mostrata. Ma mentre lo feci, mi porse immediatamente la carta.
Io la presi teneramente, e la guardai.
Era una carta visibilmente molto usata, colpa del colore scolorito.
Chissà da quanto tempo aveva ammirato quella donna di cuori, di cui era perdutamente innamorato.
Sentivo che era importante, sentivo le sue lacrime versate, sentivo il dolore che provava ogni volta che la guardava ma soprattutto sentivo il suo amore. In quel momento si avvicinò ancor di più, stringendomi  intorno alla vita con una mano e con l’altra stringendo la mia mano con la carta. Le sue mani continuavano a tremare insieme alle sue lacrime che ricadevano come petali nel suo viso.
Quella donna così amata, ero io.
Voleva proteggermi, voleva essere forte, voleva essere il ragazzo che avevo sempre sognato, voleva che fossi il suo Eroe Tenebroso.
Continuando a tenere la mia mano e la mia vita , mi accompagnò proprio accanto alla sua porta numero 111.
Anche io continuavo a fissarlo. Se fosse davvero lui il ragazzo prediletto?  Se fosse davvero terminato questo viaggio? Le domande aumentarono sempre più e i miei sentimenti pure. Ero davvero innamorata di uno dei ragazzi, ma quale? Ancora non riuscivo a comprendere il mio cuore.
Arrivati alla camera, il ragazzo ancora tanto emozionato, mi fece segno di entrare alla camera insieme a lui.
Ma ero così tanto coinvolta in quel suo sguardo, che allungai la mano alla maniglia, appoggiai la mano su di essa e la spinsi in basso. Io, continuai ad ammirarlo, e lui con un sorriso mi abbracciò fortemente.
La porta ormai era aperta.
Era la fine.
Subito dopo, però vidi l’11 ragazzo scaraventato a terra.
Rimasi a bocca asciutta.
“L’eroe Sensibile” si alzò di scatto da terra con un movimento deciso e forte, come solo lui sapeva fare, poi si voltò verso “Il bel principe biondo” imbattendosi e sferrandogli un calcio potente e freddo.
Rimasi ancora una volta pietrificata.
Veder combattere due ragazzi per me, con quei movimenti decisamente ottimi, ma soprattutto con i loro sentimenti così intensamente forti era davvero toccante per me, ma intuivo che uno dei due moriva se non gli avessi fermati prima. Perciò, decisi di risolvere la situazione, mettendomi in mezzo per fermare la lite.
Ormai il combattimento stava diventando troppo serio e troppo importante per i ragazzi, per questo dopo pochi istanti lo feci urlando e implorando di smetterla, così che riuscì a separarli.
Il 12° squadrò l’11° ragazzo, abbassando leggermente la testa.
Immediatamente, la collana a forma di drago che indossava si illuminò diventando tutta rossa assieme ai suoi occhi, che precedentemente erano di color castano scuro, insomma del suo vero colore.
Il suo sguardo era molto aggressivo e potente rispetto a quello dell’11 ragazzo, che era freddo e intenso ma non abbastanza forte, così che fece qualche passo in dietro a sé, come se stesse ubbidendo al suo comando di smetterla e di lasciarmi stare. Il 12° però, continuava ancora a fissarlo nella stessa maniera, forse per fargli capire che doveva far un’altra azione dopo questa. Lui, senza esitare capì cosa stava intendendo, riponendo la sua spada e voltandomi le spalle per ritornare alla sua camera. Volevo fermarlo, ma allo stesso tempo avevo paura della reazione del leader, che per poco non lo aveva ucciso con la sua potente forza, perciò lasciai perdere l’idea con sangue freddo, cercando di dimenticare ogni suo gesto perfetto, anche se ogni secondo la mia mente si riempiva sempre più di suoi pensieri. Il ragazzo con il cuore a pezzi, continuò a camminare in quella direzione, avvicinandosi sempre più alla camera, aprendola e scomparendo come i ragazzi precedenti.
Ancora un po’ offesa, mi voltai verso il leader.
Aveva dei piccoli tagli sul viso, più precisamente nella guancia destra e nel sopracciglio sinistro, che non erano molto profondi ma abbastanza visibili per colpa del sangue che usciva dalle ferite. Inoltre era molto stanco dal combattimento, perciò il suo umore sembrava abbastanza triste e assonnato. Decisi così di avvicinarmi per aiutarlo, strappando un piccolo pezzo di stoffa del mio vestito nero per tamponare le ferite.
Stanco e con il fiatone, appoggiò una mano al muro del hotel per riprendersi ed io, ormai vicina, allungai la mano verso le ferite, cercando di migliorarne più possibile l’aspetto, anche perché era un peccato rovinare così tanta bellezza e così tanta perfezione umana con dei semplici tagli. Il suo viso era scolpito da chissà quale essere sovrannaturale, che aveva moltissima fantasia e unicità per creare un modello del genere. Era, poi così splendidamente alto che dovevo mettermi in punta di piedi per soccorrerlo, anche se era leggermente inclinato per colpa della sua posa un po’ morbida. Lui, immediatamente si accorse del mio gesto, guardandomi dritta negli occhi, lasciandomi continuare, con quel suo sguardo acceso, lucido, affascinante e molto attraente nonostante il sangue che scorreva.
Non sapevo più cosa fare.
Le mie mani si bloccarono da tanta magnificenza.
Troppo per i miei occhi.
La sua bocca, assomigliava molto a quella di una barbie, carnosa e un pochino socchiusa, così intensa da non dimenticarsela. Le sue sopracciglia avevano una forma inclinata verso l’interno ed erano di color biondo scuro, ma non erano troppo folte, anzi lo rendevano ancor più bello, di quello che già era.
Quei meravigliosi capelli biondi chiari, un po’ scompigliati, di media lunghezza erano così setosi e lucidi da farti venir voglia di accarezzarli continuamente.
Indossava, inoltre, nell’orecchio destro un orecchino con un esagono d’argento e in quello sinistro un orecchino tondo,nero e semplice, che dava meno all’occhio rispetto a quello precedente.
Il suo fisico era slanciato e abbastanza magro, proprio perfetto per quei pantaloni neri di pelle con degli esagoni in rilievo abbastanza evidenti, per quella camicia bianca aperta da tre bottoni, con i polsini ricamati da esagoni bianchi in rilievo , insieme alla cravatta tutta nera smollata, a causa della lite e per quella giacca nera, che ricadeva benissimo in quelle spalle larghe, con dei piccoli esagoni d’argento lucidi nel colletto.
Ma una delle cose che mi faceva davvero impazzire, era il modo in cui la catenella della collana si appoggiava sulle sue clavicole. Quell’onda perfetta che formava era davvero un particolare sciocco ma che su di lui risaltava molto, forse per colpa della sua altezza, per la sua magrezza o forse semplicemente perché le aveva più sporgenti rispetto agli altri.
Trovai quel poco coraggio rimasto, per concludere ciò che avevo iniziato. Perciò, Continuai.
Ma mentre lo feci con molto impegno e con molta accuratezza, il ragazzo mi bloccò la mano, sempre fissandomi con i suoi occhi espressivi , che facevano capire quanto ci tenesse ad avermi accanto.
Imbarazzata cercavo di non incrociare il suo sguardo, ma lui, troppo deciso, non smetteva di seguire i movimenti del mio viso. Si divertiva un mondo, vedendomi così.
Lo notavo dal suo sorriso giocoso che continuava a sbattermi in faccia.
Ma che razza di….oh…per poco non gli morivo davanti e lui cosa faceva? Si atteggiava in quel modo, molto attraente, in una maniera che non si riusciva a controllarsi emotivamente nemmeno per un secondo.
Pochi secondi dopo, mi fece fare una giravolta molto aggressiva, prendendomi per la vita e stringendomi a sé. I miei occhi s’illuminarono.
I miei battiti per poco non si fermarono.
Strinsi le mie mani.
Quella situazione era troppo paradisiaca.
Riuscivo a vederlo splendere come un angelo.
Il mio viso era a 3 o 4 centimetri dal suo, riuscivo persino a toccargli appena le sue labbra ma soprattutto sta volta non riuscivo a non guardarlo, troppo vicina, come potevo.
In quel momento, vidi che rivolse la sua attenzione sulle mie labbra un po’ morse per colpa del mio vizio. Credevo fossero davvero così orrende da non poterle notare, ma capì dal suo sguardo che non intendeva dire ciò che pensavo, ma anzi chiuse lentamente i suoi occhi, tentando di baciarmi. Io, però rigettai quel suo gesto, sciogliendomi dalla sua stretta. Non sapevo cosa mi era preso in quel momento, forse perché nessuno lo aveva fatto prima d’ora, forse non era il ragazzo giusto oppure in quell’istante non ero pronta. In quel momento, non sapevo cosa dire e cosa fare, avevo paura della sua reazione. Pensavo, pensavo e pensavo, qualcosa di non troppo diretto ma nemmeno troppo poco. Aish.
Non feci nemmeno tempo ad alzare lo sguardo che lo vidi proprio con lo sguardo rivolto verso il mio.
Con molta tenerezza, sentì una presa alla schiena, una spinta verso l’alto ed una mano che stringeva forte la mia vita e le mie gambe. Mi aggrappai con la mano destra al suo collo liscio e morbido. Non avevo alternativa, il ragazzo mi aveva presa in braccio, non potevo di certo non tenermi. Era sempre rivolto verso di me, con quel suo sguardo killer dannatamente figo nel vero senso della parola, come potevo evitarlo dopotutto. La sua stretta era ben decisa e forte assieme alla sua postura dritta e molto affascinante ed ogni suo passo dava la sensazione di camminare in un prato di fiori delicati e profumati, immensamente belli.
Camminò ancora per un po’ lungo il corridoio, con a mano le chiavi della sua camera numero 900.
Arrivati di fronte alla porta, mi mise a terra sempre con il suo gesto elegantemente significativo e con un piccolo cenno mi fece segno di entrare. Accettai il suo invito senza troppe parole, così che aprì la porta.
La sua camera era maggiormente di color rosso ed era moderna rispetto alle stanze dei ragazzi precedenti che non lo erano. Inoltre, non aveva molti particolari anzi era abbastanza semplice, aveva solamente qualche soprammobile, gli armadi, una grande porta finestra con delle tende di color rosso intenso che toccavano a terra, ma solamente con quei pochi dettagli che mi avevano colpito. Le foto appese al muro, alcune sue e alcune della sua famiglia presumo e quelle tante lettere sulla sua scrivania di color marrone ciliegio. Avevano un colorito giallastro, forse perché erano molto antiche. Ma quando mi avvicinai, per curiosità,  non era come pensavo, anzi erano bruciate, questo era il motivo ,oltre al colore, di quell’odore che emanavano. Ero molto curiosa. Sapevo però che non potevo leggerle, erano sicuramente private e giustamente il ragazzo si sarebbe arrabbiato, perciò feci svanire l’idea in fretta. Preferì invece voltarmi verso di lui, dato che avevo la sensazione di averlo accanto a me, ma mentre lo feci il mio piede toccò l’angolo della scrivania leggermente sporgente, facendomi perdere l’equilibrio. Immediatamente, chiusi gli occhi, per evitare di vedere la mia imbarazzante caduta, cercando di concentrarmi su come trattenere il dolore della mia storta al piede ed evidentemente della mia splendida facciata. Terminata la caduta, sentì solamente dolore al piede ma non alla faccia.
Subito me la toccai in ogni punto per esser sicura di non essermi fatta nulla, ma mentre cercai attentamente di farlo, appoggiai il mio gomito su qualcosa di morbido che respirava. Fissai il punto esatto dell’appoggio, poi il materiale su cui si era adaggiato. Materiale umano. Oh. Decisi così stupidamente di alzare il mio sguardo verso l’alto, per accertarmi di essere caduta tra le braccia del principe.
Da quella prospettiva riuscivo a vedere un profilo umano stranamente perfetto, che voltandosi verso il mio viso attirò la mia attenzione, specialmente avendo anche quel meraviglioso sorriso. Lui mi accarezzò la schiena, e con preoccupazione, pian piano mi aiutò ad alzarmi. Lo ringraziai moltissimo, mordendo le mie labbra e diventando tutta rossa dalla timidezza. Immaginavo che avesse intuito qualcosa da ciò, ma in quel momento non mi interessava molto, ma anzi sentivo che il dolore al piede si intensificava sempre più, perciò oltre a farmi aiutare, lo feci anche un po’ da sola, trascinando il mio piede e saltellando leggermente appoggiandomi sulle sue spalle protettive. Alla fine arrivammo davanti al suo divano molto confortevole, così che mi sedetti, togliendo il mio braccio e appoggiandolo al divano ,sempre con l’aiuto del ragazzo per farmi alzare il piede. Il modo in cui mi stava fissando, mi faceva capire che ci teneva sempre di più a me e che stavo diventando sempre più importante. Distolsi il mio sguardo però, cercando di massaggiarmi la caviglia addolorante ma soprattutto per evitare altri visi imbarazzati. Ma proprio in quell’istante, la sua mano calda stinse le mie dita portandole verso il suo viso.
I miei occhi verso i suoi.
I suoi occhi lucidissimi, che brillavano come una notte stellata, erano talmente innamorati che per un attimo dimenticò ciò che stava facendo. Poi, però, si riprese,abbassando lo sguardo verso la mano e per infine appoggiando le sue labbra delicatissime, baciandomela.
Il mio cuore viveva nel paese di farfalle piene di vigore,fiori coloratissimi, cuori e unicorni con due orsacchiotti protagonisti che si amavano con tutta la felicità di questo mondo.  
Storiella pessima, ma realtà meravigliosa.
Il suo viso continuava a splendere come un raggio di sole estivo.
Persa.
Si sedette accanto a me, accarezzandomi la caviglia e con un piccolo pizzico il poco dolore che sentivo in quei secondi così fatati, svanì. Finalmente. Poi, mi tolsi dalla mente il pensiero incantato, vedendo che la sua collana si era attivata come la volta precedente insieme al colore dei suoi occhi sempre di quel rosso intenso.
Era straordinariamente una scena irreale ma che solamente io ero riuscita a vedere con i miei occhi.
Ormai le mie parole non servivano più per spiegare quei sentimenti fortissimi che provavo. Non erano abbastanza per tutta questa perfezione. Non erano nulla al confronto.
Misi il mio piede in basso, non più sopra al divano, mettendomi più comoda rispetto alla posizione di prima.
Il ragazzo,invece si alzò in piedi, facendomi notare meglio che anche le sue ferite erano sparite e dopo aver visto ciò mi aiutò ad alzarmi, facendomi capire che voleva farmi uscire dalla sua camera per un motivo ancora ignoto. Ubbidì al suo comando, e molto lentamente mi fece accompagnare vicino alla porta.
Lui, mi voltò le spalle, mettendosi davanti a me, tenendomi per mano, come da protezione e con molta determinazione aprì la porta.
Ancora non ero capace di capire ciò che sarebbe successo, perché sta volta a portarmi via non era stato un ragazzo differente, ma sempre lo stesso? Era lui il prescelto?
Era inutile farsi domande… Mancavano pochi secondi e avrei risposto correttamente ad ogni una.
                                                                                                                                                               
 
                                                                                                                                                         EXO-M
 
Ritornammo al corridoio, spingendomi verso il perfetto centro, che era esattamente a destra della sua camera.
Ma Non accadde nulla.
Alzai leggermente la manica del mio vestito,spingendo verso il polso l’orologio che ormai era salito verso metà avambraccio, guardando l’orario.
Tre meno un quarto.
Fortunatamente calcolava anche i secondi, che velocemente scorrevano.
Ne mancavano giusti 6 per arrivare al minuto. 46 .
Decisi di non fissare più gli ultimi secondi, per evitare che la mia ansia continuasse sempre più a pervadere il mio corpo, difatti abbassai il mio braccio riportandolo alla posizione precedente, lasciando perdere l’orario, ma anzi ripensando a tutto ciò che mi era accaduto nel hotel, soprattutto ripensando al ragazzo che aveva conquistato tutti i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie lacrime e la mia vita. Ormai ero certa del ragazzo che avrei scelto. Non c’era nessun ragazzo che prendesse il suo stesso posto. Lui era unico.
Mi voltai verso il leader che stava attendendo gli ultimi secondi assieme a me.  Ero decisa.
Il tempo finalmente terminò.
In quel momento, da ogni camera uscirono tutti gli 11 ragazzi che avevo visto precedentemente.
Fermi davanti alla camera, ogni uno con il suo proprio stile e con la propria posa “molto stillosa”.
Cominciarono la loro “riunione” presentandosi molto velocemente, dicendo il proprio nome.
Il primo ragazzo dagli “occhioni angelici” si chiamava Do Kyungsoo.
Il secondo, con gli occhi leggermente truccati si chiamava Byun Baekhyun.
Il terzo, l’ammiratore dei quadri si chiamava Park Chanyeol.
Il quarto, L’amante delle fotografie si chiamava Kim Jun Myeon.
Il quinto, il ragazzo che mi passò il bigliettino della camera misteriosa si chiamava Oh Sehun.
Il sesto, il ragazzo bellissimo si chiamava Kim Jong In.
Il settimo, con il suo particolare unicorno di vetro soffiato si chiamava Zhang Yixing.
L’ottavo, con l’anello di ghiaccio si chiamava Kim Min Seok.
Il nono, il ragazzo possessivo si chiamava Kim Jong Dae.
Il decimo, con il suo cubo colorato si chiamava Lu Han.
L’undicesimo, con le sue meravigliose mosse Wushu si chiamava Huang Zitao.
E per infine, il dodicesimo ragazzo, il principe biondo si chiamava Wu Fan.
Ero felice di poterli chiamare per nome, così che non avrei più dato dei soprannomi o ricordandoli per dei piccoli particolari che mi erano rimasti impressi. Riuscivo sempre più a capire la situazione in cui mi trovavo. In quell’istante,Wu fan si avvicinò a me, molto velocemente,dicendomi: “ Ora che tutti noi 12 ci siamo presentati, devi fare la tua scelta. Viste le tue reazioni ad ogni proposta, abbiamo compreso che sei degna di ciò. Vedila come un’occasione speciale, perché questa libertà la concediamo a poche persone, anzi per adesso sei stata l’unica ragazza a meritarsela. In te, abbiamo visto infatuazione e amore. L’infatuazione, tradotta come il piacere intenso, ma L’amore come continua e vera sofferenza  che costantemente provavi. Lui c’era sempre nel tuo cuore. Nessuno poteva prendere il suo posto sino alla fine. Amore. Fin troppo da poterti donare il ragazzo di cui ti sei innamorata. Hai solamente pochi minuti per effettuare la tua scelta, altrimenti, considereremo ciò come un rifiuto.”
Tutto successe così in fretta.
Non avevo neanche il tempo di pensare ormai.
Dovevo darmi una mossa.
Giustamente ho avuto molte ore per meditarci su, e quindi non era sbagliato avere solamente pochi minuti per gettarmi tra le braccia del mio amato.
Avevano capito perfettamente che me ne ero innamorata follemente.
Tutti quei ragazzi erano affascinanti e vestiti meravigliosamente bene, ma solo lui mi aveva colpito il cuore. Con lui, “le cose cambiarono, e io ero sempre più depressa”. Anche se ero assieme agli altri ragazzi, lui era sempre nel mio pensiero fisso, infatti ogni tanto ricordo di averlo nominato tra me e me.
Un minuto era ormai trascorso, me ne rimaneva solamente un altro.
La mia riflessione doveva essere più rapida.
Se ero davvero così sicura, Dovevo fare la mia scelta.
Feci il mio primo passo, poi il secondo e così via.
Mi diressi verso di lui, con il cuore che batteva all’impazzata, con i ricordi che passavano velocemente e con il sguardo fisso verso il suo. Si, proprio davanti alla sua camera numero, 441.
Avevano capito che ero innamorata ma non avevano riconosciuto chi, dopotutto non si erano ancora visti insieme, perciò come avrebbero potuto saperlo. Tutti speravano che fossero loro, lo notavo dai loro occhi. Era davvero triste, ma nessuno riusciva ad essere alla sua altezza. Chissà, forse erano infatuati come lo ero anche io nei loro confronti. Ma sentivo che avrebbero trovato la ragazza giusta, che però non ero io.
In quel preciso istante, mi avvicinai a Kim Jong In, accarezzando lentamente i suoi bellissimi capelli , di color castano scuro, finalmente riuscendo a sentire la loro morbidezza e la loro sofficità. Guardavo attentamente i suoi occhi, più dolci di prima, più intensi e sempre più irreali, ma raggiungibili. Erano come perle nere lucide, che continuavano a stare fissi nel mio sguardo commosso e innamorato.
Al momento non riusciva ad agire.
Era troppo sorpreso dalla mia mossa, ma poi comprese il mio messaggio stringendomi forte a sé.
Gli feci un sorriso deciso e gioioso, contraccambiando il suo gesto, abbracciandolo per bene.
Ma non resistetti all’idea di darli un bacio, perciò avvicinai il mio viso al suo, toccando sempre i suoi capelli e stringendolo con  tenerezza e dolcezza, dando finalmente quel bacio tanto aspettato.
Riuscì a sentire tutte le emozioni che avevo provato precedentemente insieme a lui, solamente che in quel preciso istante erano amplificate, ancor più intense e più forti di prima.
Quando il bacio terminò, non riuscì a staccarmi da lui, infatti lo abbracciai ancor più fortemente, appoggiandomi al suo torace. Riuscendo così a sentire perfettamente il battito del suo cuore accelerato e un respiro profondo che fece in quel momento.
E poi udendo la sua voce bassa ed intensa pronunciare questa parola…
“Saranghae”.
Una semplice parola coreana, che confermo alla perfezione il mio unico e vero amore.
 
                                                                                                                                                  The End. 
  
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