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Autore: yachan    19/05/2007    12 recensioni
Tutto inizia con il potere che Elena riceve da uno sconosciuto, ma ciò porta ad effetti indesiderati. Zick cercherà d'aiutare l'amica, ma andrà davvero tutto bene? Possono le incomprensioni cambiare la loro amicizia?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 4

 

 

-         Okey, okey okey…- disse Elena- Un bel respiro e…e…io vi disintegro!!- ringhiò, pronta a dare il fatto suo al trio di ragazzini.

-         Ahhh, la belva!- i tre scapparono via.

-         Ferma- Zick la trattenne per le braccia.

-         Lasciami andare- disse lei movendo le braccia come una forsennata- Ma li hai sentiti?! Ma chi si credono di essere!

-         Sì, sì, sì…- disse Zick senza darci tanta importanza e cercando di trascinarla via dal corridoio, dove aveva già attirato abbastanza l’attenzione.

Erano passati alcuni giorni dall’incidente al confine e da allora i due ragazzini erano stati attenti ad ogni possibile litigio. Infatti erano più le occasioni dove Elena si sentiva provocata a litigare, però per sua fortuna c’era Zick che l’aiutava a calmarsi…o meglio, tentava di calmarla, finendoci in mezzo il più delle volte.

-         Uffi- sbuffò lei, mentre si sedeva sul suo banco- Porca bomba, non ne posso più di questa situazione.

-         Pazienta ancora un po’…- disse Zick, mentre si sedeva anche lui al suo banco.

-         Mh…facile per te dirlo. Non sei nella mia stessa situazione.

-         Non è facile neanche per me. Credi che mi piaccia esser picchiato al posto tuo, nelle risse che provochi?

-         Non è colpa mia. Non sai quanto mi piacerebbe muovermi liberamente.

-         Beh, pensala in positivo. Presto potrai arrabbiarti quanto vuoi, senza provocare cataclismi- cercò di sorridere.

-         Magnifico- disse con ironia.

Zick guardò l’amica, mentre con lentezza prendeva i suoi libri e iniziava ad aprirli.

Era una situazione complicata. Dover stare in continuazione in ansia, per paura che il potere del braccialetto si attivasse. E le parole del tutore Timothy non rassicuravano molto. Sentiva che il gatto tutore gli stava nascondendo qualcosa…ma cosa? Era così difficile decifrare quel suo sguardo serio. Già più volte gli aveva tenuto nascosto molte cose e ora che pensava che non ci fossero più segreti, sentiva che qualcosa non andava.

O forse era così teso per le parole di Obius?

E’ qualcosa di molto importante per te. E io me lo prenderò.

A cosa si riferiva?

Al suo potere?

No. Gliel’aveva detto che non gli interessava.

La città sospesa?

No.

I mostri?

Forse.

La sua famiglia?

Non era certo, ma per lui era molto importante.

Già, probabilmente mirava a colpire la sua famiglia per renderlo fragile.

In questo caso, erano in pericolo. Doveva fare qualcosa.

Ma come? Doveva occuparsi di Elena e del braccialetto.

In più, non ne aveva ancora parlato con Timothy e i suoi genitori del suo incontro con Obius. Non voleva che stessero in pensiero. Però doveva fare qualcosa.

Era davvero una situazione complicata.

-         Zick?

-         Eh?

-         Ti sei incantato?- chiese Elena.

-         No, no- scosse la testa e aprì il suo libro.

Elena tornò a guardare la lavagna, ma con poca voglia.

I ricordi degli ultimi avvenimenti le sembravano così confusi, nonostante Zick gliene avesse parlato.

Si sentiva così strana. Da un semplice braccialetto, erano scaturiti una serie di problemi. Come se non ci fossero già di problemi…la battaglia tra domatori e gli spettri neri, il confine che rischia di essere distrutto…e come se non bastasse la sua amicizia con Zick sembrava risentirne.

Cosa poteva fare?

Zick le aveva anche accennato al suo incontro con Obius e delle sue parole. Ma ancora non riusciva a capire cosa volesse da Zick.

Ancora una volta si sentiva di peso. Se non fosse stato per quel suo desiderio, ora Zick non dovrebbe controllarla ogni istante e sarebbe libero di muoversi.

Se solo incontrassi di nuovo quel vecchietto…- pensò Elena- Potrei chiedergli di riprendersi il braccialetto. Però come faccio a rincontrarlo? Non ho la minima idea di chi sia.

Sospirò.

-         Elena, potresti portare questi fogli in palestra? Servono all’insegnante di ginnastica- disse l’insegnante.

Come svegliata dai suoi pensieri, alzò lo sguardo e prese i fogli.

-         Sì, certo.

-         Elena, vuoi che vada io?- chiese Zick.

-         Non c’è bisogno- sorrise ed uscì dall’aula.

“A volte Zick esagera. Cosa vuole che mi succeda solo recandomi in palestra?”

Ci pensò su.

“Okey, d’accordo. A parte quel tizio a cui stavo per lanciare il pallone in testa. Però non era niente di grave. Sono ancora in grado di controllarmi”

Camminò per i corridoi della scuola fino a giungere alla palestra della scuola. Elena si fermò davanti alla porta della palestra. Da fuori sembrava tutto troppo silenzioso.

Aprì la porta e sbirciò dentro.

-         Strano…non c’è nessuno…- si guardò intorno e si avvicinò ad un tavolo- Si saranno allontanati…beh, io lascio i fogli qui e me ne torno in classe.

Si voltò verso l’uscita.

-         …Elena.

La bambina si bloccò e si girò nuovamente.

-         C- chi è?- chiese timorosa. Era sicura che non ci fosse nessuno all’interno.

-         Non avere paura…

-         Questa voce…mi pare di averla già sentita…

D’improvviso una figura comparve davanti ai suoi occhi, facendola sobbalzare dallo spavento.

-         Ciao Elena- sorrise la persona.

-         M-ma è lei!- disse Elena- E’ il vecchietto del parco…quello che mi ha dato il braccialetto!

-         Sì…vedo che ti ricordi di me… sono venuto a vedere come va con il braccialetto.

-         Cercavo giusto lei- disse lei, riprendendo sicurezza- Questo braccialetto…me lo deve togliere.

-         Intuisco dal tuo tono che non sei soddisfatta del suo potere.

-         Non è questo…non mi aveva detto che si attivava ogni volta che mi arrabbiavo.

-         E questo è un problema?

-         Certo…ho causato anche fin troppo problemi ai miei amici.

-         Quindi…non lo vuoi più?

-         Sì.

-         Ne sei sicura?- si avvicinò a lei- Quindi preferisci rimanere come sei? Una semplice umana?

-         Certo.

-         Anche se sai che così perderai i tuoi amici?

Elena abbassò lo sguardo.

-         Io…non perderò i miei amici.

-         Questo è quello che credi…o ti illudi che rimarrà come vuoi?

Elena guardò titubante il vecchietto. Perché ora si sentiva insicura? Eppure fino a qualche minuto prima era determinata a terminare con il braccialetto. Lo doveva fare.

-         Una volta imparato ad utilizzare il potere, tutto sembrerà più facile. Non era per questo che avevi deciso di prendere il braccialetto? Per poter rimanere con i tuoi amici.

-         Io…non so…

-         Sei ancora sicura di lasciare il braccialetto?

 

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-         Sei sicuro che il posto sia questo?- chiese un gatto bianco.

-         Certo, cos’è, non ti fidi di me?- disse un altro gatto.

-         Beh, è da tempo che non ti vedo in giro.

-         Sai, la vecchiaia si sta facendo sentire…

-         Ma non mi dire.

-         Del resto, chi vuole più un vecchio come me? Largo ai giovani, no?

-         Già…piuttosto, siamo arrivati?

-         Certo, dentro quell’antro, c’è la persona che ti fornirà le informazioni che cerchi.

-         Bene- si avviò, seguito dall’altro. Ma appena aprì la porta, rimase sorpreso- Ma tu…

-         Timothy?- disse un gatto grigio paffutello, anch’esso sorpreso.

-         Oh, quindi vi conoscevate già- disse il vecchio gatto.

-         Cosa ci fai qui?- chiese il gatto grigio.

-         Cosa ci fai tu qui, Lardine. Io sto aspettando una persona che mi avrebbe dato delle informazioni…

-         Riguardante al caso del Geko?

-         E tu come lo fai a sapere?

-         Beh, sono io quella persona.

-         Eh? Non sapevo che tu avessi informazioni riguardanti quel caso.

-         Oh, sì, sono stati i miei parenti a lavorarci. Però mi stupisce che tu voglia saperne su quel caso…è ormai una storia vecchia.

-         Però forse servirà ad aiutare Elena.

-         Elena? Cos’è successo? Racconta.

 

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Una bambina entrò in classe e in silenzio si sedette al suo posto.

-         Elena, ma quanto ci hai impiegato?- chiese Zick- Pensavo che ti fosse successo qualcosa.

Elena guardò triste il suo braccio con il braccialetto. Si girò verso il bambino e si sforzò di sorridere.

-         Ho solo perso tempo a recuperare i fogli che mi ero caduti.

-         Oh, capito- Zick tornò a concentrarsi sulla lezione.

Elena guardò preoccupata l’amico.

Che stava facendo? Aveva avuto l’opportunità per sbarazzarsi del braccialetto…e invece c’è l’aveva ancora al polso.

Però lei…lei si era fatta una promessa e intendeva mantenerla.

Guardò con convinzione davanti a sé. Era ora di darsi una mossa.

 

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-         E’ ora di darci una mossa.

-         Come scusi?- chiese un vecchietto al suo interlocutore, mentre mangiava.

-         Dico che abbiamo aspettato anche troppo- si alzò dalla sedia- Sono impaziente di mettere in atto il mio piano malefico!

-         Padrone…

-         Sì?

-         La brodaglia di Snak si sta raffreddando.

-         Oh- si sedette e mangiò.

-         Penso che sia ancora troppo presto.

-         Dici che devo farlo raffreddare ancora un po’?

-         No, no, non intendevo la brodaglia. Parlavo del vostro piano.

-         Oh. E perché secondo te è ancora presto?

-         Innanzitutto, non ho ancora terminato le analisi e le ricerche. Non sappiamo come potrebbe evolversi la situazione.

-         Sono stufo delle tue ricerche. Il piano è mio e sono ansioso di metterlo in atto.

-         Non vorrà che il vostro piano fallisca come quello di suo fratello?

-         Io non sono un perdente!- si alzò dalla sedia- Io ho classe! Intelligenza! E…

-         Capo…ha rovesciato la brodaglia.

-         …- si risedette e rimase in silenzio- In fondo, non era un granché. E poi, un giorno in più non farà differenza.

-         …sì, capo.

 

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-         Cos’hai?

-         Come?- Elena guardò il suo amico, mentre i due tornavano a casa.

-         Sono passate ben tre ore e non hai ancora creato risse.

-         Per chi mi hai preso? Fare risse è stupido.

-         Mh? Sicura di sentirti bene?

-         Ehi! Ti sto dicendo che non sono più la stessa Elena, sono cambiata…e tu non fai che prendermi in giro.

-         Cambiata in una sola mattinata?

-         Mhh…- Elena lo fulminò con lo sguardo.

-         Okey, okey, la smetto. Però se è vero quel che dici, potremmo dire addio al più presto a quel stupido braccialetto.

-         …già.

-         Oh, siamo arrivati.

-         Oggi non ci sono lezioni all’Armeria, quindi ci vediamo domattina.

-         D’accordo. Ciao.

 

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-         Il Confine si trova ancora in pericolo- disse un uomo dai capelli blu- Gli spettri neri continuano a dare delle grane ai domatori.

-         Credi che i domatori non riusciranno a sconfiggerli?- chiese una donna dai lunghi capelli biondi.

-         Beh, involontariamente il potere di Elena ha in parte aiutato, ma il problema rimane. I domatori sono stanchi e hanno bisogno di rinforzi. E non possiamo ricorrere al potere di Elena.

-         Quindi…andrai al Confine ad aiutarli?- lo guardò preoccupata, aspettandosi già la risposta.

-         Sì, Greta. E’ mio dovere fare qualcosa o per tutta la città sarà la fine.

-         Capisco- la donna abbassò lo sguardo triste. Sapeva che il marito non si sarebbe sottratto ai suoi compiti. Ma sapeva anche che il lavoro di domatore poteva essere pericoloso- Sta attento.

-         Sì. Mi raccomando, non dire niente a Zick. Ci mancherebbe che si mettesse di nuovo nei guai.

-         Sì, caro.

La donna guardò il marito mentre prendeva il suo zaino e se lo caricava in spalla. Lui la guardò dolcemente, prima di uscire dal salotto.

Vicino alla donna, comparvero due fantasmi che guardarono tristi la scena.

L’uomo voltò l’angolo, però andò a scontrarsi con qualcuno.

-         Zick- esclamò sorpreso il padre.

-         Papà…- lui lo guardò.

-         Eh…ehm…da quanto sei qui?

-         Sono appena rientrato…

-         Oh, quindi…non hai sentito niente?

-         Di che parli? E’ successo qualcosa?

-         No, no, no!- scosse le mani sorridendo impacciato- Tutto a posto.

-         E quello zaino?- Zick indicò lo zaino che aveva in spalla.

-         Oh, questo…- ci pensò su- Devo fare un viaggio…sì, un viaggio.

-         Dove?

-         Dai miei genitori. Mi hanno chiamato per andare a trovarli.

-         Vai fin là? E la mamma viene con te?

-         No, vado solo io. Per questo…per questo ti chiedo di prenderti cura di tua madre.

-         Oh…certo.

-         Bene…conto su di te- gli diede una pacca sulla spalla e poi sorridendo uscì di casa.

Zick guardò la porta chiudersi, poi si avvicinò alla sala e vide la madre affacciata alla vetrata, con accanto i suoi genitori fantasma. Aveva un espressione triste e angosciata.

Zick abbassò lo sguardo e tirò avanti fino alla sua stanza.

Appoggiò il suo zaino per terra e guardò fuori dalla finestra. Vide il padre uscire dal cancello e avviarsi. Sospirò triste, perché sapeva dove era diretto, aveva ascoltato la conversazione dei suoi genitori. E ora, vederlo andarsene via, lo intristiva. Ma sapeva che suo padre non gli avrebbe permesso di accompagnarlo.

Però non voleva che gli succedesse qualcosa.

Ma cosa poteva fare lui? E’ vero, aveva recuperato tutti i suoi poteri…ma era ancora inesperto e l’incontro con il nuovo nemico, gliene aveva dato prova.

E’ qualcosa di molto importante per te. E io me lo prenderò.

Zick alzò lo sguardo. Sperò che i suoi timori fossero infondati.

 

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-         Elena.

La ragazzina si guardò intorno.

-         Elena.

Qualcuno la stava chiamando? Ma chi?

-         Elena…sono qui.

Notò un ombra muoversi alle sue spalle. Spaventata si girò di scatto. Ma non c’era nessuno.

-         Sono qui Elena…

Ora lo vedeva. Era comparso davanti a lei. Ma cos’era? Non sembrava umano…

-         Non aver paura…avvicinati.

-         Tu…chi sei?

-         Avvicinati di più…

Elena incuriosita da quella voce che la chiamava, tentò di avanzare verso di lui. Ma non appena gli fu vicina, un varco si aprì sotto i suoi piedi, facendola precipitare giù, sempre più giù. E mentre sentiva il suo corpo cadere, udiva da lontano una risata, una risata raggelante.

-         Ahhh, Zick aiuto!- gridò e in quel momento sentì il suo corpo atterrare su qualcosa di morbido. Aprì gli occhi all’istante e si ritrovò sul suo letto, con le lenzuola disfatte.

Il suo cuore batteva forte, mentre si guardava intorno agitata. Era ancora in stanza sua, quindi era stato solo un sogno. Un brutto incubo.

Ma che cos’era quell’incubo? Perché aveva quell’impressione che non sarebbe terminata lì?

-         Gnak?- sentì la voce di Bombolo, mentre si avvicinava a lei.

-         Oh, scusa Bombolo…ti avrò svegliata…Mi spiace, ma è un periodo che continuo a fare lo stesso sogno…

Il piccolo mostro la guardò senza capire.

-         Di solito non mi preoccupo dei sogni che faccio, però…- toccò il braccialetto e lo sentì caldo- Ho come il presentimento che significhi qualcosa…ma cosa?- poi guardò il piccolo mostro- Oh, beh…ma questo non è il momento di parlarne. Torniamo a dormire, okey?

Bombolo fece cenno di sì e si riaddormentò subito. Ma Elena fissò il soffitto, perché il sogno le aveva tolto il sonno.

Provò a ricordare le cose che le ero successe da quando aveva quel braccialetto. E la rabbia che aveva provato, nel momento che si era sentita tradita dal suo migliore amico.

Non voleva più provare quei sentimenti così negativi. Ciò la rendevano pericolosa e non voleva più essere una minaccia per gli altri.

E allora, perché aveva scelto di tenere il braccialetto?

Forse perché…in quel momento dove la magia aveva preso il possesso di lei, sentiva che era ancora lì sveglia. Sentiva la voce di Zick, anche se confusa e l’unica cosa che era riuscita a dire, era chiedere aiuto a Zick. Proprio quando lei si era detta di non aver bisogno di nessuno, neppure di lui.

 

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Zick era seduto sulle scalinate dell’Armeria. Aveva l’aria assorta.

A causa della lotta con gli spettri neri, non c’era nessuno che poteva occuparsi di insegnare e quindi per i piccoli domatori si prospettava una lunga vacanza.

Ma non lo era. E lo sapevano bene, nonostante molti cercassero di divertirsi approfittando dell’assenza degli insegnanti. Però i domatori richiamati al Confine non tornavano da alcuni giorni, mettendo in ansia chi era lì ad aspettarli.

In quel momento si sedette accanto a lui una ragazza.

-         Ehi, tutto bene Zick?- disse la ragazza più grande di lui.

-         Sì…penso di sì.

La ragazza intuì il motivo della sua tristezza.

-         Sei preoccupato per tuo padre, vero?

-         Mh…sì…Incominciò a preoccuparmi.

-         Ti capisco Zick…anche la mia famiglia è andata. Siamo rimaste solo io e mia sorella. Ma ho sentito dire da mia sorella che presto le raggiungerà. E questo mi preoccupa. Vorrei andare con lei, ma non me lo permette.

Zick guardò la ragazza. Anche lei stava passando la stessa situazione.

-         Mi domando perché nonostante gli altri domatori siano forti, non sono ancora riusciti a sconfiggere gli spettri neri.

-         Già…- ammise Zick- Ricordi quanti erano numerosi gli spettri quando siamo andati noi?

-         Sì, chissà perché tutto quel raggruppamento di spettri. Che abbiano qualche obiettivo preciso?

-         Gli spettri neri non sono così intelligenti e seguono solo il loro istinto di mangiare…però è possibile che qualcuno li stia manovrando.

-         Manovrare? Tu pensi che ci sia qualcuno in grado di farlo?

-         Ricordi Magnacat, quando era diventato Maschera di fuoco?

-         Già, hai ragione, lui era riuscito a far collaborare mostri e spettri per attaccare la città dei mostri. Ma ora non c’è più…quindi è impossibile che si tratti di lui.

-         Sì…non è lui, ma qualcuno di molto vicino…- disse Zick soprapensiero.

-         Come?- Lay lo guardò confusa.

-         Uh…no, niente- scosse la testa.

 

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-         Uff, da quando non ci sono gli insegnanti, qui sembra un mortorio- disse la ragazzina di colore ad Elena.

-         Per forza, chi se la sentirebbe di divertirsi in un momento simile?

Da lontano si sentirono delle voci di ragazzi che ridevano e scherzavano.

-         Okey…tranne Teddy- si corresse mentre prendeva un libro.

-         Mh, ma dove prende tutta quella energia?

-         La utilizza solo per prendersi gioco degli altri- rispose lei con sarcasmo.

-         Non ti va proprio a genio, eh?

-         Chi?

-         Teddy naturalmente. Non si fa che parlare delle vostre discussioni. E’ divertente vedervi litigare.

-         Ah, grande, adesso sono anche un fenomeno da baraccone.

-         Anche se…- la ragazzina ci pensò su- ultimamente sei strana. Come dire…è come se avessi perso il tuo carisma.

-         Che intendi dire?

-         Voglio dire, è da un po’ di giorni che non ti vedo litigare con qualcuno, oppure dare il ben servito a Teddy.

-         E questo ti dispiace?

-         Uhm, ecco, è come se non fossi più tu. E poi te ne stai qui rinchiusa in biblioteca.

-         Non è la prima volta.

-         Sì, d’accordo, ma le altre volte era per un motivo valido…tipo salvare il mondo dei mostri, ecc, ecc…Ma questa volta, per che cos’è?

Elena rimase silenziosa. Non poteva certo parlarle del braccialetto e dei guai che ne aveva comportato.

-         Diciamo che…sto cercando un rimedio ad un problema…

-         Di che genere?

-         Qualcosa che faccia luce ai miei dubbi…

La ragazzina la guardò confusa.

-         Beh, comunque sono felice che tu e Zick abbiate fatto la pace. L’ultima volta sembravi davvero furiosa con lui, eh eh- ridacchiò- Sai, ti invidio un po’…hai un amico davvero fantastico. Vi aiutate a vicenda, vi comprendete ed avete fiducia nell’altro. Siete un ottima coppia.

-         …- Elena ci pensò su.

Era davvero così? Se ciò fosse vero, lei non si sarebbe ritrovata con quel braccialetto al polso. Ma chi poteva dire, chi aveva torto? Lui per averle mentito e lei per non aver avuto fiducia in lui.

-         …sì, forse- disse lei quasi a bassa voce.

-         A proposito, che ore saranno? Sarà già ora di andare a mangiare?

-         Non saprei…

-         Io vado a mangiare qualcosa…vieni anche tu?

-         Ti raggiungo dopo.

-         D’accordo- la ragazzina si alzò dalla sedia ed uscì dalla biblioteca.

Elena sospirò sul libro che aveva in mano. Era come cercare a vuoto. Non c’era nessun accenno sul braccialetto, se non quello che già le aveva detto Timothy. Eppure doveva esserci da qualche parte qualcosa che l’aiutasse a controllare quel potere.

Si alzò dalla sedia e rimise a posto il libro, ma quando fece inserirlo nello scaffale le venne un capogiro. Le cadde di mano il libro che cadde sul pavimento e si chinò per terra quasi nauseata. Le girava la testa e non capiva cosa le stesse accadendo. Delle immagini confuse le vennero in mente e non capiva che cosa fossero.

-         Elena?

La voce improvvisa, la riportò alla realtà. Si girò lentamente per vedere un ragazzo che se ne stava lì in piedi e la guardava.

-         Oh, sei tu Teddy- si girò nuovamente e cercando di riprendersi, raccolse il libro per terra.

Il ragazzo continuò a guardarla, mentre lei cercava di comportarsi normalmente.

-         …tutto bene?- chiese lui.

-         Da quando ti interessi alla mia salute?- rispose lei con il suo solito tono.

Lui la guardò un po’ offeso.

-         Una volta tanto che cerco di essere gentile con te, rispondi così?

Lei si girò per guardarlo. No, non sembrava che la prendesse in giro, il suo sguardo serio e un po’ offeso significava che era sincero.

-         …sto bene- rispose Elena senza darci troppa importanza- Forse sarà solo questo posto chiuso…

-         Perché te ne stai qui? Non dovresti essere con Zick?

-         Stavo solo cercando una cosa…

-         Riguardo al braccialetto?

-         …forse.

-         Però, devo ammettere che è davvero forte- disse lui con un sorriso- Se tu riuscissi a dominare quella forza, potresti eliminare tutti gli spettri facilmente.

-         Non ho intenzione di usare il braccialetto.

-         Sicura? Con il tuo aiuto la guerra al Confine finirebbe e mio padre e gli altri tornerebbero a casa- disse con un po’ di malinconia- Anche il padre di Zick ci è andato, sai?

Elena lo guardò. Sapeva cosa intendeva dire Teddy.

-         E se accadrebbe di nuovo che perdessi il controllo? Non ci hai pensato? Più che un aiuto, sarei solo un intralcio.

-         Sapevo che avresti risposto così- disse lui sbuffando- Aveva ragione mio padre quando diceva che gli umani non hanno il diritto di avere un potere, che non gli appartiene.

-         Che vorresti dire!- disse lei già irritata dal suo commento, poi notando il suo tono cercò di calmarsi- E’ meglio se te ne vai Teddy. Se ti ricordi bene, è quando sono arrabbiata che scaturisce il potere e in questo momento non sono certo allegra.

-         Come vuoi…- alzò le spalle- Però penso che sbagli a non sfruttare il braccialetto a nostro favore. Non vuoi che Zick riveda suo padre?

-         Zob è in gamba, così come tutti gli altri domatori. Non penso che si faranno battere così facilmente.

-         Chissà…- disse lui voltando le spalle ed uscendo dalla stanza.

Elena strinse a sé il libro che aveva in mano. Grazie a Teddy, ora era ancora più confusa di prima. Per non parlare di quelle visioni…quelle immagini che non capiva dove le aveva viste. Era come se le fossero entrate dei ricordi di un'altra persona.

-         Che devo fare?

 

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-         Che farai adesso?

-         Mh?

-         Intendo dire, i nostri famigliari sono là e noi siamo qua. In passato ti sono capitate situazioni simili e se non ricordo male, tu ed Elena le avete affrontate.

-         Sì, è vero…però che fare? Se vado e mi scoprono, si arrabbieranno molto.

-         O forse è venuto il momento di intervenire- disse una terza voce.

Zick alzò lo sguardo e vide Teddy.

-         Che intendi dire?

-         Sono stufo di aspettare. Dobbiamo andare. Sono sicuro che hanno bisogno di noi.

-         Che stai dicendo?- disse Lay contrariata- Lo sai bene che ci è stato vietato avvicinarci.

-         Sì, ma questo non ci ha mai fermato, no? Anche l’ultima volta siamo andati di nascosto.

-         Sì, per poi venir rimproverati. E non è cambiata la situazione.

-         Non so…- disse Zick incerto- dovrei parlarne con Timothy…

-         Lascia stare i tutori, hanno ben altro a cui pensare ora.

-         E tu come pensi di fermare gli spettri neri?- chiese Lay contrariata.

-         Qualcosa mi inventerò.

-         Allora siamo in buone mani- disse lei sarcastica.

-         Beh, io non me ne starò con le mani in mano, a vedere mio padre sconfitto dagli spettri neri. Per quanto lui sia forte, questa volta sembrano più potenti- Teddy si voltò e se ne andò.

-         Ahh, il solito Teddy- disse Lay, poi guardò Zick- Zick?

-         Eh?

-         Che ti prende? Sembri preoccupato…

-         Ah, no, niente, sto solo pensando alle parole di Teddy.

-         Comunque…- si alzò in piedi- Se decidessi qualcosa, ricordati che sono dalla tua parte e che ti appoggerei molto volentieri. Fra tutti, penso che tu abbia più qualità per diventare un ottimo domatore.

-         Lo credi davvero?

-         Certo- sorrise e se ne andò anche lei.

Zick rimase a guardare la ragazza che si allontanava. Alzò lo sguardo al cielo. Si stava facendo sera, era ora di tornare a casa.

Si alzò in piedi e si guardò intorno.

-         E adesso dov’è Elena?

-         Mi stavi cercando?

Zick sussultò e si girò.

-         Elena, mi hai spaventato.

-         Esagerato. E comunque, di cosa stavate parlando tu e Lay? L’ho vista andarsene poco fa.

-         Uh, niente, niente. Le solite cose.

Elena lo guardò, poi sospirò. Era vero quello che diceva Teddy. Anche se non lo diceva chiaramente, sapeva che Zick era preoccupato per la sua famiglia. Ma chi non lo era in quel momento?

-         Dai, andiamo- Zick s’incamminò.

La ragazzina lo seguì con il suo Bombolo accanto.

-         Zick, ascolta…- disse lei rompendo il silenzio.

-         Mh?- si girò per guardarla.

-         Sei preoccupato per tuo padre, vero?

-         …beh, sì. Ma ho fiducia in lui e so che c’è la farà- tentò di sorridere.

-         Non c’è bisogna che tu finga con me…comprendo come ti senti. E’ per questo che ti propongo…di raggiungerli.

-         Come?!- si bloccò sorpreso- Che stai dicendo! Hai idea di cosa mi stai proponendo? Dopo tutto quello che è successo.

-         Lo so Zick, però…questa volta è diverso. Voglio dire, so che tu vorresti andare al Confine e so anche che ti preoccupi per me, per questo non sei andato. Se però io venissi con te, non saresti più tranquillo?

-         E’ assurdo- scosse la testa e riprese a camminare- Non ho intenzione di farti correre dei rischi di nuovo.

-         Se non ci fosse stato il problema del braccialetto…come sarebbe andata a finire? Cosa avresti fatto?

-         Non capisco.

-         Zick, io apprezzo quello che fai per me, ma sembra che ciò ti abbia bloccato. A volte non sembri neanche tu.

-         Ti sbagli, io sono sempre lo stesso.

-         Tu credi?

La domanda rimase lì in sospeso, mentre Zick iniziava ad avere forti dubbi sul da farsi.

-         Non parliamone più- decise di chiudere la conversazione, per non tirarla per le lunghe o forse perché non voleva ammettere la verità.

 

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Ecco…uhm…come dire…cavoli, sono ad un punto morto! Voglio dire, non riesco a scrivere perché mi manca l’ispirazione. Oh, uffi, speriamo che passi in fretta questo momento transitorio, che sono ansiosa di terminare questa storia.

Comunque…come vi sembra che sta andando? Non so se ve l’avevo già detto, ma sto uscendo un po’ dall’idea originale e sto vagando qua e là a zig e zag, eh eh, se capite cosa intendo.

In ogni caso, continuate a seguire la storia. A presto!

By Ya-chan

   
 
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