Nota
dell’autore:
Questa cosa nasce dalla mia prima partecipazione ad un contest Violator
indetto da Maki_chan
Disclaimer:
I personaggi di Dragon Ball non mi appartengono, ma sono di
proprietà
esclusiva del suo creatore, Akira Toriyama . La fanfiction è
stata
scritta senza alcuno scopo di lucro.
Credit:
La canzone facente parte dell’album Violator del 1989 usata
per la
quarta song fic è Enjoy The Silence, traccia sesta, che
appartiene
ai Depeche Mode e solo loro detengono i diritti.
Enjoy The Silence
“Ci
siamo...”
La
sua voce, solitamente squillante, forte, isterica, ora si era ridotta
ad un suono labile: un sussurro.
Sussurro
che scandiva perfettamente quel senso di profonda preoccupazione, di
ansia. Improvvisamente,
il cuore prese ad accelerare sempre di più, spezzando
quell'inquietante silenzio che la notte aveva portato con sé.
Una
mano, delicata ed affusolata, prese lentamente ad accostarsi vicino
lo stomaco piatto, sfiorandolo appena, per poi risalire e
posizionarsi sul seno, e premere quella parte che custodiva il suo
cuore.
Credi
davvero che quel gesto possa impedire al cuore di battere
così?
Illusa...
Tremava
la proprietaria della voce, tremava: di emozione, di eccitazione, ma
soprattutto di paura.
Tutto
dipendeva dal contenuto di quella busta.
Essa
avrebbe portato con sé vento di cambiamento, oppure, avrebbe
lasciato tutto inerme, invariato?
Buffo,
vero, come una semplice busta contenesse all'interno la sua vita.
La
donna, in quel momento, aveva la sensazione che quella busta avesse
preso le sembianze di una moneta; rappresentava due lati, quelli di
una vita, la sua.
Era
come se la vedesse sollevare in aria, girare lenta, come in presenza
di una moviola, che mostra perfettamente ogni singolo movimento,
senza lasciare nulla al caso; e l'ansia, non può far altro
che
aumentare, nell'attesa di un responso.
Quegli
occhi, blu, non erano mai stati così profondi come in quel
momento.
Le
sue iridi riflettevano perfettamente quella tipica giornata di
burrasca, ove il mare in tempesta, attraverso la potenza di quelle
onde spaventose, porta con sé solo pericolo e sciagure.
Chiunque
ne sarebbe rimasto risucchiato, ma non sarebbe riuscito a sollevarsi,
a tornare sano, non dentro la profondità di quello sguardo,
non quel
giorno.
Occhi
blu spalancati, impauriti, si muovevano impazienti.
Ogni
centimetro di quella carta era stato oltrepassato dai suoi occhi.
Tremava,
e questo non le piaceva minimamente, non a lei, non a Bulma Brief.
Non
a quella donna cinica e razionale dalla mente sviluppata. Non davanti
ad una scienziata del suo livello. Non a quella donna amante delle
avventure. Non a colei che ha visto davanti agli occhi persino la
morte.
Ma
soprattutto, non davanti ad una busta.
“Avanti,
è ridicolo! Tremare per una... una busta... è
assurdo.” disse
mentre faceva salire la mano dal petto sino alla fronte, per
asciugarsi il sudore.
Sospirò,
per la prima volta in vita sua si sentiva sottosopra. Bé,
forse dire
la prima volta era un po' assurdo, ma sinceramente l'attacco di
qualche mostro, in quel preciso momento, avrebbe provocato meno
dolore rispetto al contenuto di quella busta.
Ormai
era una donna adulta e responsabile, doveva avere il coraggio di
affrontare quella... cosa.
In
fondo aveva superato ostacoli più duri e difficili.
Cioè, essere
amica di un Saiyan e condividere la casa con un altro Saiyan, non era
poi così semplice.
Eppure,
non era poi così difficile, bastava prenderla tra le mani,
aprirla,
leggerne il contenuto e poi stop, fine.
“Magari
fosse così semplice...” Si morse le bellissime e
piene labbra
mentre teneva tra le dita una ciocca blu, torturandola.
“Ok,
adesso basta, è ora di finirla... maledizione, è
solo una busta!-
Una
busta che tiene in sé le redini della tua vita, cara;
le suggerì
una vocina dentro la sua mente.
Chiuse
per un attimo gli occhi, dannazione se era vero...
“Tutto
dipende da te” sussurrò. “Adesso
basta”
Senza
tergiversare oltre, si avvicinò al tavolo che teneva la
busta e
senza esitare, la prese tra le mani.
Eccola...
La
prima cosa che le venne in mente, mentre la teneva tra le mani, era
che quella busta le pesava. Aveva
un peso non indifferente: c'era il suo futuro dentro.
Respirò
a lungo prima di riaprire gli occhi cercando di evitare il
più
possibile di centrare il bersaglio nel farlo.
Infine
si decise.
In
fondo, fare in quel modo non l'avrebbe di certo aiutata; quindi
puntò
dritto i suoi occhi nella busta che sembrava così grande in
quelle
piccole mani.
Ed
il cuore mancò un battito quando le dita premettero sul lato
di
apertura.
Pochi
istanti, ed ecco il contenuto.
Se
prima le pesava, adesso bruciava tra le mani. Ed ancora, non riusciva
a leggere.
“Ma
che mi succede?”
Con
gesti meccanici, fece sventolare il contenuto della busta sul volto,
sperando di trovare almeno un po' di fresco.
Strano,
quel giorno veniva percorsa da improvvise vampate di caldo, come
quella.
Eppure
era strano sentire caldo in quel periodo dell'anno.
In
un periodo come quello, fine Febbraio, doveva sentire freddo, doveva
diventare un tutt'uno con i riscaldamenti.
Quelle
vampate di caldo non erano normali, non in quel periodo.
Doveva
essere lo stress e l'ansia a farla sentire così, non vi
erano altre
spiegazioni.
Ed
eccola lì adesso, che continuava a sudare nonostante quel
gesto, e
non era una bella sensazione, no per nulla!
Una
doccia, ipotizzò. Sì, quello che ci voleva era
proprio una doccia.
Avrebbe
dovuto rilassarsi, tutta quell'ansia non le avrebbe di certo giovato.
A
parte il fatto che sentire il sudore scivolare dalla sua fronte non
era estetico, per non parlare di quegli aloni fastidiosissimi. E
della pelle? Ne vogliamo parlare?
Ma
dov'era finita quella bellissima e delicatissima pelle?
Forse
avrebbe dovuto comprare qualcosa... tipo qualche macchina in grado di
ridarle tono.
Forse
andare in qualche centro di bellezza?
Sottoporsi
a quelle macchine?
Ma
no, un attimo!
Perché
comprare, o peggio spendere fiumi di soldi, quando lei stessa poteva
creare.
Un
sorrisetto divertito, da saputella, si delineò sul volto.
Eh
sì, negli anni era diventata una scienziata di tutto
rispetto, oltre
che bella.
La
più bella. Nessuna era come lei.
Bellezza,
fascino, attrattiva ed intelligenza: un miscuglio meravigliosamente
incorporato in un unico corpo di donna.
Era
la migliore.
Niente
era impossibile per lei, perché lei l'impossibile lo rendeva
possibile. Avreste anche potuto darle nelle mani anche della
ferraglia e lei sarebbe stata in grado di tramutarla in un
apparecchio sofisticato.
“Oh
sì, sono la migliore in assoluto!” Disse
sorridendo. Per un solo
attimo, aveva dimenticato il problema che aveva dinnanzi a
sé.
Il
solo pensare a quanto fosse grande come inventrice, le bastava per
cambiare umore, anche perché si rendeva perfettamente conto
di
essere una donna diversa dalle altre. Per questo si sentiva speciale.
Si
passò la mano libera tra i capelli, prima di andare davanti
alla
finestra ed aprirla.
“Aria,
ho caldo...” Una sensazione di freschezza la invase a
contatto
della pelle con l'aria fresca della notte. Ma
quella sensazione durò troppo poco forse.
Il
vento, a contatto con i fogli, li aveva fatti smuovere, ed il rumore
la riportò troppo violentemente alla realtà.
Bulma
Brief vs Fogli.
Atto
secondo.
“Che
farò qualora... “ inghiottendo la saliva in
eccesso, si leccò le
labbra secche. “...qualora il risultato fosse
positivo?”
Aspettò
ancora un po' prima di posare gli occhi sul foglio per leggere quelle
maledette righe.
“Ti
prego, fa che il risultato sia negativo!” strinse i fogli al
petto,
pregando con tutta se stessa che il responso fosse ciò che
più
sperava ardentemente. “Non farmi questo... ti prego... non
sarei in
grado di...”
E finalmente, con la paura negli occhi, cominciò lentamente a scorrere quelle righe leggendole.
Pochi
attimi.
Silenzio.
La
stanza prese a girare vorticosamente, troppo velocemente. Mise una
mano sul petto e, mentre il cuore mancava un battito, sentì
la
sensazione di smarrimento impossessarsi di lei. Cominciò
a muoversi con fare confuso.
Che
succederà adesso? Continuava a chiedersi con ossessione
quasi
maniacale.
Sentì
una strana sostanza salire dalle viscere del suo essere; portando una
mano sulla bocca, si diresse verso il bagno dove rigettò
tutto
dentro il water.
Stanca,
sconvolta, si appoggiò alla vasca da bagno. Aprì
il rubinetto e
mentre l'acqua scorreva, si sentì invadere da una profonda
stanchezza.
Tremò
mentre si sciacquava il viso, passandosi la mano sulla fronte e sul
volto, sul collo.
Quello
che più temeva, si era realizzato. Quello stupido foglio le
aveva
appena spezzato in due la vita.
“Cazzo,
e ora... ora che faccio?”
A
passo incerto, mordendosi le labbra, ritornò in camera. Si
avvicinò
al tavolino, dove ai piedi vi era la busta artefice di tale
sconvolgimento ed il foglio.
Sconvolta,
ritornò a posare il suo sguardo su quelle righe, scorrendo
nervosa
gli occhi sul foglio, rileggendo strani valori, percentuali, per poi
fermarsi in particolare su quella maledetta frase, con quell'unica
parola scritta in grassetto.
Valori
di laboratorio del Beta HCG(*): superiore a 10ui/l
Test
di gravidanza: Positivo
“Maledizione!”
prese il foglio tra le mani e lo stropicciò, sollecitata da
un moto
di rabbia e dolore improvviso.
“Cazzo,
non può essere vero... no... NO... mi rifiuto di crederci...
andiamo, è impossibile...” Cercò di
auto-convincersi che quel
test fosse sbagliato, che gli esami fossero sbagliati, dovevano
esserlo.
Aveva
passato tutto il giorno a sperare in qualcosa di positivo
sì, ma non
voleva di certo vedere quel positivo su quel dannato foglio. Forse,
se avesse ripetuto gli esami...
Quel
foglio non si sbaglia, mia cara.
Sorridi,
tesoro.
Tra
alcuni mesi sarai mamma.
Ma
non solo:
Sarai
la madre dell'erede dello spietato principe dei Saiyan.
Che cosa vuoi di più dalla vita?
“Sarò
madre... io?” scivolò sul pavimento freddo,
portò le gambe al
petto e, attraverso un moto di auto-protezione, si
abbracciò,
appoggiando la testa sulle ginocchia.
“Non
voglio...” una piccola gemma cominciò a scivolare
via dai suoi
occhi acqua-marina. “Non voglio diventare mamma... non voglio
portare in grembo questo bambino... non lo voglio...
no...NO!”
Cercò con tutte le forze di asciugarsi quelle maledette
lacrime, ma
ogni tentativo risultò vano. “Non mi sento
pronta...”
No,
decisamente non lo era. La cosa che più rendeva orgogliosa e
felice
una donna, adesso, non faceva altro che spezzare ogni
possibilità di
felicità ad una donna come lei. Non si sentiva pronta a
portare quel
fardello.
Ma
come diavolo era potuto accadere?
Quando
poi...?
Improvvisamente
tutto le fu chiaro.
Quella
notte... quando aveva fatto l'amore con quel demonio.
La
loro prima volta...
Tremava
mentre pronunciava quelle parole, versava lacrime mentre scandiva
quelle lettere.
“Non
posso farlo, non posso... capisci? Tu mi capisci, vero?”
Lasciò
che una mano lenta prendesse ad accarezzare il ventre ancora piatto,
parlando come se qualcuno potesse ascoltarla e capire.
“Tu
mi capisci, vero? Non posso lasciare che tu nasca...”
sospirò “Mi
spiace, mi spiace davvero tanto, ma... non posso...- Continuando ad
accarezzare il ventre “Io so che ogni vita è un
Dono del Cielo, ma
questo non è il caso, sai perché?
Perché io... io... non posso
lasciarti nascere. Mi spiace, ma non posso tenerti, non devo.”
Bulma
si alzò da terra, e si mise a sedere sul letto.
“Non
posso tenerti con me perché non è il momento
giusto. Ti farei
soffrire, io non sarò mai una madre lodevole. Sai, io sono
menefreghista, altezzosa, cocciuta, sbadata, cinica e ho tanti di
quei difetti che nemmeno immagini. Se ti lasciassi nascere la mia
vita subirebbe un cambio radicale, sai?
Dovrei
abbandonare la mia carriera, dovrei dedicarmi totalmente a te, ed io
non... non voglio... non posso rinunciare così, su due
piedi, a
tutto quello che ho costruito negli anni.- una mano sul viso stanco
“Io sono egoista, egocentrica, non posso rinunciare a me
stessa e
alla mia carriera per te...”
Si
stese, con la testa sul cuscino e una mano che calava sulla fronte.
“E'
principalmente colpa mia...”
La
colpa era sua, principalmente sua.
Se
solo non si fosse lasciata sopraffare in quel modo dalla passione, se
solo avesse usato una maggiore accortezza, se solo avesse chiesto a
lui di usare delle protezioni...
Ma
d'altronde non poteva dare la colpa solo ed esclusivamente a Vegeta,
nemmeno sapeva cosa fossero le “protezioni”.
Aveva
lasciato da poco Yamcha, ed eccola che si ritrovava incinta del
principe dei Saiyan.
“Complimenti
Bulma...”
E
lei era stata troppo imprudente; non solo aveva accolto in casa un
assassino, ma ci era anche andato a letto.
“Ancora
complimenti!” si ammonì ironicamente.
E
ti sei innamorata di lui...
Hai
dimenticato questo?
Cosa
avrebbero pensato tutti se solo avessero saputo?
Come
l'avrebbe giudicata Yamcha dopo quello?
In
fondo era stata lei a lasciarlo, a troncare la relazione. Aveva tutte
le ragioni di questo mondo, non sopportava più le loro
frequenti
litigate, per non parlare delle frequenti scappatelle di lui da una
notte e via, cosa che per lei era davvero umiliante.
Più
andavano avanti nel tempo, più la situazione degenerava.
L'unica
cosa da fare per rimediare al peggio era quella di separarsi. Lui era
quasi arrivato a chiederle la mano, ma lei non poteva accettare, non
con quei presupposti.
Non dopo quell'imprevisto chiamato Vegeta.
Lei
si era accorta ormai da tempo di non amarlo più.
Bé, lo amava sì,
ma ormai quello che provava per lui era soltanto amore fraterno.
Era
meglio così, d'altronde.
Lui
però quel giorno, quando lei aveva detto di no alla
proposta,
l'aveva fissata negli occhi e con sguardo assente le aveva detto:
“E’
per lui, non è così?”
Lei
non aveva risposto, si era alzata da quella sedia, gli aveva augurato
tanta felicità e l'aveva lasciato da solo.
Eppure
non gli erano sfuggite quelle parole rabbiose:
“Credi
davvero che con lui sarai felice? Ogni giorno sarà un
tormento
tesoro, non avrete mai un futuro roseo assieme, io lo so, tutti lo
sanno... Cosa ti aspetti da lui, eh? Amore?” Una risata
cattiva, di
derisione, accusatrice “Andiamo, lo sai meglio di me che lui
non
saprà mai amare. Cosa vorresti fare? Un miracolo? Ma
smettila! Torna
in te... lo sai benissimo... lui non sa amare, è nato solo
per
uccidere, solo per quello... Bulma, stai percorrendo una strada senza
uscita, mettila di sognare, svegliati prima che sia troppo tardi...-
"E' già troppo tardi, Yamcha." sussurrò.
Era
troppo tardi per tornare indietro. Non poteva improvvisamente
rinnegare quel sentimento che provava per quell'uomo burbero, il cui
scopo principale era quello di superare il livello di Goku.
Era
inutile mentire a se stessa, lo amava, punto.
Era
assurdo farlo capire, nessuno se non lei stessa sapeva quello che
provava, era impossibile cercare di far capire agli altri.
Lei
non vedeva in Vegeta solo l'uomo demoniaco sceso in terra con lo
scopo di portare con sé l'Apocalisse.
Lei
era andata oltre la sua prima facciata.
Era
bravo Vegeta a nascondere sotto la corazza dura del suo carattere
indomabile quello che più lo faceva soffrire, ma lei aveva
capito,
sapeva. Ma non glielo avrebbe mai detto.
Ma
adesso?
Cosa
ne sarebbe stato di lei?
Come
avrebbe reagito Vegeta a questa gravidanza?
“Sai, la situazione è piuttosto delicata, non posso lasciarti nascere così, con un padre...” Alla parola padre sussultò, mentre la figura maschia di un uomo dai possenti muscoli, capelli neri, occhi di pece e fisico imponente le si faceva strada nella sua mente. “...cosa succederebbe se lo venisse a sapere?” Strinse entrambe le mani, inconsciamente, attorno al ventre, con fare protettivo “Non credo che reagirebbe bene... Lui... potrebbe anche... uccidermi... ucciderci...-
Immagini terrificanti le si presentarono davanti agli occhi.
Lei
trafitta improvvisamente da uno di quei potentissimi colpi.
Il
ghigno cattivo su quelle labbra.
Lei
che assiste alla morte della creatura di pochi minuti davanti agli
occhi.
Soddisfazione
su quel volto.
Il
sangue di quella creatura sulle proprie mani.
Risata
sguaiata e malefica.
“Io
non sono il padre”
Parole
dolorose.
Pianto
di un bambino.
Lacrime
di donna.
Madre
infranta.
Si
riscosse immediatamente. Quelle immagini erano terrificanti.
“No,
ormai conosco Vegeta, non farebbe mai del male ad un bambino...
credo...”
chiuse gli occhi “In fondo, se avesse voluto ucciderci,
l'avrebbe
fatto da tempo, quindi...” sospirò “Ma
perché dovevo innamorami
di uno così? Perché devo portare in grembo un
figlio che forse non
amerà mai? Che farò adesso?”
Lui
non le aveva mai dimostrato alcun sentimento simile all'amore.
Però,
quando si erano ritrovati l'uno tra le braccia dell'altro, non aveva
visto solo passione bruciante...
Ma
adesso non era quella la cosa importante, c'era in gioco l'avvenire
di un bambino.
E
lei sarebbe stata davvero così egoista da permettere la
nascita di
una vita che sarebbe stata privata?
Chiuse
gli occhi.
Rimase
molto tempo in silenzio, non si accorse del tempo che passava e non
si accorse nemmeno che ormai era giorno.
Se
ne stava là, immobile, stesa su quel letto cercando di non
pensare a
quanto dolore avrebbe causato la nascita o la morte di quella
creatura che cresceva dentro di sé.
Ma,
per quanto dolorosa potesse essere la seconda scelta, forse era
quella più ovvia per il momento.
Avrebbe
evitato di crescere un bambino nella completa solitudine, avrebbe
evitato di far soffrire quella creatura, avrebbe evitato le ire di
Vegeta, ed i giudizi di tutti, tutta quella situazione...
Sei
davvero così meschina da uccidere?
Riusciresti
davvero ad ammazzare TUO figlio?
Non
provi nemmeno un rimorso di coscienza nell'aver pensato a tale
eventualità?
Con
quale coraggio oseresti guardarti nuovamente allo specchio?
La
porta si aprì improvvisamente, lasciando entrare una donna
dall'aspetto giovanile, fasciata come al solito da abiti sexy - non
esattamente adatti alla sua età -, dai biondi e cotonati
capelli
legati in una buffa acconciatura; si muoveva con fare sinuoso mentre
portava sulle mani un vassoio con tante prelibatezze.
“Tesoro,
è ora di alzarsi! Non dirmi che sei stata tutta la notte
sveglia a
pensare a qualche bel ragazzo!” Disse maliziosamente la donna
mentre appoggiava il vassoio sul tavolo.
Si
avvicinò allo specchio, quasi ignorando totalmente la figlia
sprofondata in uno strano stato di trance. “Devo dire che
sono
davvero in forma!” Lo specchio riflesse anche l'ombra di
Bulma, e
questo fece sobbalzare la donna.
“Tesoro,
perché quell'aria? Sei così pallida.”
disse mentre si avvicinava
ad una Bulma stranamente silenziosa; si sedette sul letto.
“Stai
male, tesoro?” Nessuna risposta. “Tesoro, hai fatto
quei
controlli che dovevi fare?” solo un accenno di consenso
“E...
allora?” Solo una mano che indicava la busta per terra con
accanto
il foglio accartocciato. La signora Brief, con il sorriso sulle
labbra si avvicinò al foglio e, senza esitare, lesse.
Pochi
istanti di silenzio e poi un urlo!
Quello
strillo riuscì a far svegliare la ragazza che, con aria
omicida,
osservò la madre in preda ad una delle sue solite crisi
isteriche-euforiche.
“Mamma,
per cortesia, smettila di urlare, ho male alla testa e mi...
mi...”
Una corsa verso il bagno.
Un
altro urlo.
“MAMMA,
TI HO DETTO DI SMETTERLA DI URLARE!” urlò furiosa
Bulma non appena riuscì ad
emergere dal bagno. Prese il bicchiere appoggiato sul comodino
accanto al letto, e, dopo aver ingerito una pasticca antidolorifica,
bevve, sperando che il dolore e la nausea sparissero al più
presto.
“Mio
Dio, mi sento uno schifo!”
“Te-Tesoro,
ho letto bene... stai per... cioè, mi renderai
nonnina?” Domandò
la donna in preda all'emozione, cominciando a ballare per tutta la
stanza sotto lo sguardo serio della figlia.
“A
quanto pare” rispose lentamente “Ma non per
molto...” la donna
si fermò improvvisamente, prendendo ad osservare negli occhi
la
figlia.
“Cosa
significa non per molto?”
“L'hai
capito benissimo, mamma!”
“Stai
scherzando, vero? Non penserai mica di...”
“Ci
sto seriamente pensando”
“Tesoro,
vuoi per caso farmi morire prima del mio tempo? Oddio, devo
sedermi...” Con la mano sul cuore, lo sguardo melodrammatico,
si
sedette sulla sedia. “Hai idea di cosa...-”
“Credi
che non lo sappia da me?” Bulma interruppe la donna
mettendosi di
fronte a lei “Hai idea di cosa rappresenti questo bambino per
me?”
“Un
dono?” Domandò la madre cercando di calmare il
battito del cuore
che accelerava sempre di più.
“No
mamma, la FINE, sarebbe la fine per me. Dovrei abbandonare tutto
per un moccioso?” A quelle parole cattive, la signora Brief
rimase
per un attimo stupita da tale reazione. Sapeva perfettamente di che
pasta fosse fatta sua figlia, ma mai un giorno si sarebbe aspettata
una tale reazione dinnanzi una notizia del genere.
Assottigliò lo
sguardo guardandola con fare curioso. C'era qualcosa che non andava,
decisamente, e lei era intenzionata a scoprire di cosa si trattasse.
Conosceva troppo bene sua figlia per reagire in quel modo ad un
evento che da sempre l'aveva resa felice e curiosa.
“Tesoro,
chi è il padre?”
Bulma
fissò per un tempo indecifrabile sua madre, per poi lasciare
andare
quel nome in un sussurro.
Ci
fu un attimo di silenzio tra quelle mura, non un rumore, solo il
suono dei loro respiri.
“Se
lui lo venisse a sapere, non la prenderebbe bene.” una mano
sulla
fronte.
“Questo
non puoi saperlo.”
“Ah,
no? Credi davvero che lui sarebbe felice? Tu credi che verrebbe da
me, mi abbraccerebbe, mi stringerebbe tra le braccia con fare
protettivo, sussurrandomi quanto sia felice e orgoglioso? Magari si
mette anche a piangere..." sorrise amaramente “Andiamo mamma,
sai
meglio di me di che persona stiamo parlando!”
“Oh,
ma è per questo che so che lui ne sarebbe felice.”
Le rispose
sorridendo ottimista. In quel momento, Bulma avrebbe voluto avere
quell'ottimismo con sé.
“Mamma,
Vegeta non è Goku, capito? Non la prenderà mai
bene... renditi
conto che non ci metterebbe moltissimo ad ucciderlo o peggio,
rinnegare la sua paternità.”
“Ti
ha mai fatto del male?”
“Come?”
“Rispondi
alla mia domanda!”
“No...
cioè, ci punzecchiamo sempre, non facciamo altro che
litigare, ma
mai ha osato mettermi le mani addosso...”
“Beh,
visto quello che c'è scritto sul foglio, direi che le mani
addosso
te le ha messe, ed anche qualcos'altro aggiungerei!” Una
risatina
maliziosa echeggiò nella stanza mentre le guance di Bulma
assunsero
una tonalità rosea.
“Ma...
mamma!” Tuonò la voce imbarazzata di Bulma.
“Tesoro,
non devi vergognarti, sai? Sono cose naturali. Anzi, direi che il
caro principe funziona alla perfezione, è così
carino, ha certi
muscoli poi... è quella camminata sexy? Ne vogliamo parlare?
Per non
parlare del modo in cui mangia, così selvaggio... mmm... se
solo
avessi qualche anno di meno...” Bulma sgranò gli
occhi spalancando
la bocca scandalizzata.
“MAMMA,
smettila!”
“Eh?
Oh, sì, scusami cara... beh... dicevo...”
tossì tornando seria
“Non ti ha mai fatto del male, quindi perché farlo
alla
creaturina? Ricordati che se lo avesse voluto, non ci avrebbe messo
tanto a farci morire, amore.”
“Lo
so...”
“Vedi?
Secondo me sarà restio all'idea di un bambino solo
all'inizio. In
fondo, è cresciuto in un mondo pieno di odio e rancore, dove
vince
chi rimane vivo. Poverino, non è abituato all'amore. Ma col
tempo,
restando a contatto con noi, capirà davvero il significato
di tale
parola, bisogna avere solo pazienza.”
“Sei
troppo ottimista!”
“No,
sono realista, amore. La presenza di un pargolo e di una donna che lo
ama riuscirà a cambiarlo, ne sono sicura.”
“Come
diavolo fai ad esserne così sicura? Andiamo, è
assurdo!”
“Cosa?”
“L'idea
di avere un bambino... io, non posso averlo... non mi sento
pronta...”
“Di
cosa hai paura?”
“Di
cosa? Te lo devo ripetere? Ok... allora, di perdere tutto quello che
ho costruito sino adesso. Un bambino non è un giocattolo,
è una
grossa responsabilità, dovresti saperlo meglio di me!
Se
io decidessi di tenerlo, dovrei sacrificare la mia carriera per
lui... potrei sempre dividere la mia vita tra carriera e mamma, ma ne
sarei capace?
No...
o forse all'inizio sì, ma andando avanti nel tempo,
sacrificherei il
bambino per il lavoro.
Mi
conosco troppo bene, un giorno potrei anche pentirmene, sbattergli in
faccia il tutto, e, secondo te, lui ne sarebbe felice? Sarebbe
contento sapendo di avere sulle spalle la mia
infelicità?”
Si
mise davanti alla finestra, prendendo ad osservare il paesaggio.
“E
il padre? Hai pensato anche a questo? Hai idea di come si potrebbe
sentire se venisse privato di tale figura? Mamma, non sarebbe giusto,
un bambino ha bisogno di entrambe le figure famigliari... ed io non
riuscirò mai a colmare il vuoto di Vegeta... e se poi un
giorno
dovesse chiedermi dove sta suo padre? Cosa dovrei dirgli? Tesoro, mi
spiace ma tuo padre non vuole saperne di te e me? Oppure mentire e
dire che è morto? Oh si, grande soluzione.”
Appoggiò i gomiti sul
davanzale, chiuse gli occhi.
“E
poi, hai idea di che periodo sia questo?”
“Periodo?”
“ Ma sì,
mamma... ti ricordo che tra un anno si realizzerà
ciò che quello
strano ragazzo ha riferito. La terra tremerà ancora a causa
del
male, a causa della venuta di tre androidi costruiti dal Dottor Gelo.
Ci sarà il panico, e questi androidi saranno spietati, non
si
fermeranno di fronte a nulla, nemmeno davanti ad un bambino!“
Si
fermò un attimo prima di riprendere la parola “Ed
io dovrei essere
così meschina da permettere a questo figlio di nascere in un
periodo
come questo?”
“Non
è questo il punto, e tu lo sai benissimo.”
Bulma
si girò di scatto per osservare negli occhi la madre.
“Non
si tratta di questo, tesoro, stai cercando tutte le scuse possibili
per auto-convincerti che questo bambino non debba nascere.”
Bulma
sussultò. “Bingo! Lo sapevo, dunque era come
sospettavo... ma
d'altronde, è normale, è più che
normale, non devi vergognarti di
questo, figlia mia!” Si alzò dalla sedia e si mise
accanto a lei.
“Perché ti vergogni di ammettere la
verità?”
“Quale...
verità?” Domandò Bulma cercando di non
fissarla negli occhi. “Non
c'è nessuna verità, smettila di dire
idiozie”
“Ah
no? E allora perché non mi guardi negli occhi mentre lo
dici?”
Bulma sospirò mentre sua madre sorrideva soddisfatta.
“Coraggio,
che cos'è che ti turba? La verità figliola"
“Perché
mi sentirei una debole, mamma” Odiava doverlo ammettere, ma
era
così.
“Debole
devi sentirti solo per aver pensato a quell'eventualità. Ma
tanto lo
so, non ne avresti mai avuto il coraggio.”
“Come
fai a saperlo?” Domandò lei senza fissarla.
“Amore,
anche se ti sembro una mamma svampita, io ti conosco benissimo, sei
mia figlia! Ma non solo, adesso io ti parlo come madre, ad una
madre!” La signora Brief sorrise.
“Io
ho paura mamma, quello che ti ho detto lo penso davvero, non so se
sarò mai capace di perdonarmi un giorno sapendo di aver
causato
sofferenza a questa creatura...- disse mentre si toccava la vita
“Non
so se sarò in grado di fare da padre e da madre”
“Ma
soprattutto?” la incitò la madre.
“Soprattutto,
ho paura di fallire mamma, di fallire come madre e come donna... ho
paura di non essere all'altezza di questa cosa...
guardami...”
spalancò le braccia “Io sono così
maledettamente egoista, non so
se riuscirò ad essere una brava madre... con questo
carattere
poi...” sua madre sorrise “Cosa c'è di
così comico?”
“Amore,
ti dirò una cosa che ti servirà per la
vita” Le accarezzò il
volto lentamente, Bulma non si ritrasse, ma continuò ad
osservarla
negli occhi “Avrai una vita davanti cara, non sarà
di certo tutta
rose e fiori, ogni giorno sarà una sfida, questo lo so... e
più
delle volte ti troverai a commettere errori, ti chiederai spesso se
sarai una madre esemplare, se quello che fai è giusto.
Più
volte ti troverai a dover fare delle scelte che ricadranno sulla tua
creatura, scelte che non sempre saranno giuste o sbagliate, ma
amore...” si interruppe per prenderle le mani ed appoggiarle
sul
suo grembo “Madre non si nasce, madre si diventa, con il
tempo e
l'esperienza!” sorrise apertamente.
“Ho
tanta paura di fargli mancare qualcosa.”
“Amore,
se già ci pensi evidentemente non lo farai... io lo so...
devi solo
capirlo da te!”
“E
se con la venuta degli androidi io non fossi in grado di
proteggerlo?”
“Lo
proteggerai. Una madre non permetterà mai a nessuno di fare
del male
alla sua creatura. Una madre è pronta a sacrificare la sua
vita per
quella dei suoi figli.”
“E
se sarò da sola?”
“Tu
non sei sola amore, ci sono io, c'è papà, ci sono
i tuoi amici... e
c'è Vegeta!”
“Si,
come no...”
“Ti
dico di si, vedrai, un giorno capirà anche lui, e per quanto
voi non
formerete mai una famiglia esemplare, beh, sarete una famiglia...
certo tra te opportunista ed egocentrica e lui solitario e burbero...
povero nipote mio, ma è per quello che ci sarò
io!”
“Beh,
grazie della fiducia!” un sorriso ironico.
“Uhuhuhuh...
non vedo l'ora che nasca... chissà se sarà un
pupo o una pupa!”
la signora Brief cominciò a volteggiare per la stanza.
“Amore,
dovremmo cominciare a fare le prime spese per lui o lei...
uhuhuhuh.”
“Se
tu sei diventata mamma... forse anche io...” sorrise prima di
tornare ad affacciarsi alla finestra.
“Sai,
amore, c'è un ultima cosa che voglio dirti prima di andare
via...
certo non saranno le mie parole ma, i Depeche Mode, in questo momento
sono d'aiuto!”
“I
Depeche Mode?”
“Si,
non sai chi sono?”
“No,
cioè... certo che sì... solo che... non sapevo ti
piacesse quella
musica!”
“Beh
amore, io sono alternativa e mi mantengo giovane ascoltando la vostra
bella musica!”
“Tu
e i Depeche mode? Assurdo! Alla tua pazzia non c'è proprio
limite...
non finirai mai di stupirmi!”
“Certamente,
tesoro... sono una madre preziosa io!”
“Spero
di non diventare come te, allora!”
“Che
dici, amore... dovresti prendermi da modello!”
“Mamma,
prima che ti cacci fuori a calci, ti prego di dirmi cosa volevi
dirmi!”
“Cosa
volevo dirti?”
“MAMMA!”
“Ma
su, stavo scherzando, come sei suscettibile!”
“...”
“Ok,
ok, dicevo: Ricordati sempre, bambina mia, che le parole rompono il
silenzio, le parole irrompono distruggendo, ma tutto ciò che
hai
sempre desiderato, ora è tra le tue braccia!”
Detto questo,
salterellando uscì dalla sua camera lasciando Bulma da sola.
Pleasures
remain
So
does the pain
Words
are meaningless
And
forgettable
All
I ever wanted
All
I ever needed
Is
here in my arms
Words
are very unnecessary
They
can only do harm
Sussultò
Bulma quando sentì quella musica, sgranò gli
occhi mentre le parole
di quella canzone echeggiavano per tutta la casa.
Sua
madre aveva acceso lo stereo, mettendo quella canzone a tutto volume.
Sorrise mentre si toccava per l'ennesima volta il ventre.
“EHI VECCHIA, LA VOGLIAMO FINIRE CON QUESTO CASINO? MALEDIZIONE!” una voce tuonò per le mura.
Bulma
scoppiò a ridere.
“Godiamoci
questi attimi di pace... tutto quello di cui ho bisogno, è
tra le
mie braccia!”
The End
(*)
Beta HCG: Gonadotropina Corionica Umana.
E'
un ormone prodotto dalla placenta sin dalle primissime fasi della
gravidanza; per questo motivo il suo dosaggio viene utilizzato
proprio per diagnosticare l'instaurarsi di una gravidanza.
(Si
ringraziano Scandros ed Alex_Kami e Google (lol) per questi termini e
per l'aiuto su argomenti da me sconosciuti.)
Ambiendazione:
La
fic dovrebbe essere ambientata nella serie Z, prima della venuta dei
Cyborg.
Precisazioni:
Ecco
la quarta song fic del contest. Accidenti, erano mesi che non
scrivevo! Ma fortunatamente sono tornataXD
C'è
da dire che questa è stata la mia PRIMA fic che ho scritto
sul
fandom di DB, e probabilmente sarà anche l'ultima.
Quindi,
per qualunque incongruenza o altro, mi scuso in anticipo.
Ho
cercato di far rimanere Bulma e sua madre IC, ma se non ci fossi
riuscita, vi pregherei di farmelo notare ed io provvederò a
mettere
la nota OOC.
Perché
Bulma? Perché mi piace... credo sia uno dei personaggi
femminili
della serie con un minimo di carattere oltre che di un cervello!
Detto questo, ho cercato di pormi nei panni di una ragazza come Bulma
e cercare attraverso la sua figura di pensare a cosa farei o cosa
potrei pensare io qualora rimanessi incinta.
Ed
ecco il risultato.
Spero
sia di vostro gradimento comunque^^
Vegeta
non compare molto, è voluta come scelta, perché
il mio obbiettivo
non era quello di parlare di loro come coppia, era quello di fare una
sorta di introspezione di una donna ed i dubbi della gravidanza in un
periodo non felice, alla quale si contrapponeva il rapporto con la
madre, attraverso le sue parole e le sue riflessioni.
Credo
sia contorta come definizioneXD Ma spero possiate capire leggendo^_^