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Autore: ShioriKitsune    04/11/2012    11 recensioni
Ecco come mi ero illusa sarebbe stata la 4x04 (#fuckingjoshuabutler) :c
Consiglio la lettura con questa canzone (http://www.youtube.com/watch?v=9P3uG41VQ4Q) come sottofondo. L'ho scritta ascoltandola, prendendo da questa anche il titolo. E' TROPPO ASNDFALKD!
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Sentivo il sangue caldo scivolarmi giù per la gola come la più dolce delle linfe. Era la vita stessa che mi riempiva la bocca, appagando la mia brama.
Ogni muscolo, ogni nervo mi fremeva. Mi sentivo  – ero - una persona totalmente diversa. Le mie inibizioni sembravano sparite, i limiti erano diventati semplici da valicare, da ignorare. Ma esistevano limiti a cui attenersi, poi? Doveva un vampiro avere dei confini?
Il mio corpo era pervaso di piacere: ogni sensazione era amplificata, sentivo cose che non avevo neanche lontanamente immaginato di poter provare. Soddisfazione, sete, divertimento. Era tutto concentrato in una cosa: il non provare senso di colpa, rimorso, pena. Mi sentivo libera di essere chiunque volessi essere, libera dagli schemi e dalle convenzioni, libera dai giudizi di tutti coloro che mi circondavano e mettevano a tacere i miei nuovi istinti. Libera, almeno per una notte, di gioire della mia nuova situazione, di trarne godimento.
Una ragazza mi si avvicinò, la musica era assordante e in qualche modo inebriante.
Inebriante come il senso di potere che stava prendendo possesso di me.
Il mondo intero era ai miei piedi.
«Non urlare», mormorai, fissando lo sguardo in quello della ragazza.
Pochi secondi dopo il suo sangue m’invadeva la gola. Denso, dissetante.
La lasciai andare prima di ucciderla.
Se qualcuno dei miei amici mi avesse vista in quel momento probabilmente mi avrebbe portata via di corsa, magari chiudendomi nel sotterraneo di casa Salvatore e iniettandomi verbena nelle vene.
Mi avrebbero accusato di aver perso il controllo, di non sapermi gestire. Ma io non avevo perso il controllo, ero totalmente conscia delle mie azioni. Ma loro non avrebbero capito, mi avrebbero giudicato.
Tutti loro, tranne Damon.
Damon.
Mi voltai lentamente, leccandomi i residui di sangue dalle labbra.
Lui era lì, di fronte a me, lo sguardo di ghiaccio fisso nel mio.
Mi sorrideva, era fiero di me. Fiero del fatto che stessi riuscendo a controllare la mia sete, fiero del fatto che i suoi insegnamenti fossero risultati efficaci.
Ricambiai il sorriso, avvicinandomi a ritmo di musica.
Gli odori in quella stanza erano forti, ma quello di Damon spiccava. Sapeva di buono, di passione e pericolo.
Gli gettai le braccia al collo, lasciandomi trasportare.
Era come se fossi ubriaca, o peggio. Mi sentivo invincibile, capace di qualsiasi cosa. E sapere che non era solo una sensazione momentanea non faceva che rendere tutto migliore.
Le mani di Damon mi si posarono sui fianchi ed io ebbi un fremito. Mi attirò a sé, ed io lo lasciai fare.
Il sangue che gli colava dalla bocca era ancora fresco, e per un momento ebbi l’impulso di leccarglielo via senza troppe cerimonie. Gli sfiorai l’angolo della bocca con il dito, poi me lo portai alle labbra e chiusi gli occhi.
Era ancora meglio, in quel modo.
 
And there’s no stopping us right now.
 
La sua mano mi sfiorò i capelli, accarezzandoli con sicurezza e sensualità. Sentivo il suo corpo premere contro il mio e sapevo che a breve avrei perso il controllo.
Quando riaprii gli occhi, Damon mi stava fissando.
Avvertii i miei sensi accendersi. Un calore mi pervase, più forte e totalizzante del piacere provocato dal sangue.  Le mie mani s’insinuarono tra i suoi capelli, saggiandone la consistenza morbida e setosa.
 
And there’s no stopping us right now.
 
«Damon».
Le mie labbra formarono il suo nome prima ancora che io me ne rendessi conto. Lui mi sorrise ancora, il suo sguardo si posò sulle mie labbra, anch’esse sporche di sangue. E imitò il mio gesto di poco prima, pulendomi l’angolo della bocca con il pollice. L’unica differenza fu che il pollice lo avvicinò alle mie labbra, come in un chiaro invito.
Alzai lo sguardo per incrociare il suo, cercando una conferma. Ma lui non parlò, né mi sorrise, né mi incitò. Continuò a muoversi a ritmo di quella musica le cui parole sembravano un’esortazione al cedere ai miei più intimi desideri. Desideri che riguardavano solo e soltanto lui.
 
And there’s no stopping us right now.
 
Accolsi il pollice di Damon tra le labbra, leccando via il sangue. E quando riaprii gli occhi, mi resi conto che non avrei mai potuto rimanere impassibile davanti allo sguardo che lui mi rivolse.
Era desiderio, desiderio puro.
Proprio come il mio.
 
And there’s no stopping us right now,
I feel so close to you right now.
 
«Voglio di più».
Ma parlare non sarebbe servitor a nulla, non in quel momento.
In un secondo le mie labbra trovarono le sue, e mi resi conto che quelle erano le uniche labbra che avrei desiderato per il resto dell’eternità.
Le sue mani si modellarono attorno ai miei fianchi mentre le nostre bocche familiarizzavano, riprendendo da dove erano state interrotte qualche settimana prima.
Ma il bacio del motel non aveva nulla a che fare con questo.
Il bacio del motel era stato intenso, voluto, atteso.
Ma questo.. beh, questo era accentuato da un ritrovato desiderio di due bocche che erano rimaste separate troppo a lungo.
Ogni cellula del mio corpo avvertiva il sapore della lingua di Damon, il calore delle sue mani. Ero tutta un formicolio, ed era la sensazione più appagante che avessi provato da quando ero diventata vampira.
Staccarsi da lui mi sembrava impossibile.
Nessuno si accorse di noi mentre, silenziosamente, ci facevamo largo tra la folla ubriaca.
Le scale terminavano su una porta che dava in una serie di stanze chiuse a chiave in cui nessuno, stranamente, era riuscito ad infiltrarsi.
Sbattei Damon contro una di queste porte, la cui serratura si ruppe con un rumore secco. Lui sorrise sulle mie labbra, labbra che in quel momento desideravano solo colmare la distanza tra i nostri volti, fondendo i nostri inutili respiri in uno solo.
Chiusi la porta alle nostre spalle con un calcio, sfilandogli via la maglietta con foga. Il suo corpo era scolpito, perfetto. Ne avrei baciato ogni centimetro.
Le sue labbra si posarono sul mio collo ed io mi abbandonai totalmente a lui. «Fallo», sussurrai.
Damon non mi chiese cosa, sapeva di che parlassi. Così, senza parole inutili, perforò la mia vena con i canini. Ma, prima di abbandonarsi totalmente al sapore del mio sangue, avvicinò il suo polso alle mie labbra.
In quel momento eravamo una cosa sola, un’unica entità, un unico essere.
Anche le nostre menti erano in contatto, in un modo così intimo che mi sembrava quasi di riuscire a percepire i suoi pensieri. E tutto ciò che esprimeva era desiderio, passione, soddisfazione, amore.
Amore.
Damon mi amava, lo sapevo da sempre. E non una volta avevo ferito i suoi sentimenti. Ma adesso, adesso che eravamo chiusi nella nostra bolla privata, mi domandai se quello che provavo per lui fosse più forte di quello che provavo per Stefan.
Damon mi capiva, non mi giudicava. Avrebbe dato la vita sua per me, avrebbe sacrificato qualsiasi cosa. Mi amava in modo assoluto, senza riserve. E sapevo che ci sarebbe sempre stato.
Ed io amavo Damon. Lo amavo così tanto che mi consumava.
E se fino ad allora ero stata in grado di negarlo, in quel momento mi resi conto che tutti i miei sforzi erano stati vani.
Damon era la mia anima gemella, in quel mondo.
Le nostre labbra si ritrovarono, mentre mi sentivo più sua ogni secondo che passava.
E lui lo capì, me lo lesse negli occhi.
Si fermò un secondo, inclinando il capo. La sua voce era incerta. «Cambierai idea, domani mattina».
Per quanto il desiderio avesse potuto essermi scritto in faccia, probabilmente lui non era a conoscenza del repentino cambiamento che era avvenuto dentro di me in pochi secondi.
Ogni mia convinzione si era dissipata, lasciando spazio ai dubbi e ad altre convinzioni: se volevo essere felice, davvero felice, avrei dovuto rischiare. Damon avrebbe potuto essere la cosa migliore per me, o magari mi avrebbe distrutta, lacerando il mio cuore e dividendolo in tanti piccoli pezzi. Ma ci avrei provato. Lo dovevo a me stessa.
Lo attirai più vicino a me, sfiorandogli il lobo con le labbra.
«No», sussurrai al suo orecchio. «Non lo farò».
   
 
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