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Autore: GhostFace    04/11/2012    5 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PREMESSA!

Salve a tutti! Questa è la prima volta che scrivo una fanfiction seria e di una certa lunghezza, ma lo sto specificando solo a titolo di cronaca, e non per invocare la pietà di voi lettori. Anche se in effetti potrei avere bisogno della vostra pietà. :-D

Volevo solo premettere che il primo capitolo è di tipo introspettivo/psicologico: il che significa che è privo di casino e movimento, ma l'ho ritenuto necessario per inquadrare lo stato mentale del protagonista, che è... lo scoprirete leggendo. :-)

Non crediate che sia tutta una fanfiction introspettiva, però. È vero che ho voluto dare rilievo alle "seghe mentali", ma prometto che l'azione, il movimento e le novità non mancheranno, nei capitoli a venire. Del resto, stiamo parlando di Dragon Ball, e non de Il Segreto. ;-)

Spero che questa storia vi piacerà. Da parte mia, mi impegnerò per non annoiarvi e, sperando di riuscirci, vi auguro buona lettura.

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Si dice che una vita quotidiana piena, intensa e ricca di attività favorisca un buon riposo notturno, altrettanto intenso. In altri termini, conviene arrivare stanco morto alla sera, affinché il sonno possa essere pesante. A fine giornata il lavoro impegnativo ci riduce in stato di K.O.: il che ha anche una sua logica palese. Ebbene, forse un bel sonno profondo era quello di cui Vegeta avrebbe avuto bisogno… un forte bisogno. Malgrado ciò, si sentiva talmente assillato da pensieri per nulla piacevoli, che persino prendere sonno gli sembrava un’impresa. La situazione si protraeva così da alcune settimane ormai, addirittura mesi, ossia da quando si era trasferito sul pianeta Terra. Trascorreva una certa fetta di quelle giornate, tutte identiche fra loro, sdraiato ad occhi chiusi o con lo sguardo perso nel vuoto sul confortevole materasso hi-tech ad aria, dall’avanzato e modernissimo design bianco, quasi aerospaziale, che la famiglia di Bulma aveva scelto come arredamento delle svariate stanze degli ospiti preparate all'interno della residenza.
Non potevano esserci dubbi sulle cause del sonno scarso e agitato del Principe dei Saiyan. In fin dei conti, era reduce da una serie di esperienze che sarebbe stata traumatica per chiunque; esperienze, per di più, particolarmente deleterie per chi - come lui - aveva la testa più dura del coccio, per non parlare del suo orgoglio da record. Nella sua mente, i giorni trascorsi su Namecc si avvicendavano ora in ordine sequenziale, come un film, ora come dei flash improvvisi che lo colpivano e lo ferivano come stilettate nell’anima. Questo turbinio interiore potrebbe sembrare esagerato, ma non lo è se si pensa che quel breve periodo era stato per lui la resa dei conti di un’intera esistenza passata a lavorare per Freezer.
In quei pochi giorni aveva inizialmente vissuto i suoi gloriosi momenti di rivincita: la sua potenza era cresciuta a livelli tali da metterlo in condizione di sistemare a dovere, uno dopo l’altro, quelli che per decenni erano stati i suoi aguzzini. Nell’esercito di Freezer, non esisteva la dignità dell’individuo. Del resto, quando il vertice della piramide gerarchica è l’inarrivabile essere più potente dell’universo, fra tutti i dipendenti vige l’uguaglianza più assoluta: nessuno conta un cazzo, di per sé. Nessuno ha un diritto innato ad esprimere la propria opinione e a fare le proprie scelte: deve guadagnarselo, questo diritto. Nessuno è insostituibile, nell’universo, visto che lo stesso tiranno galattico avrebbe potuto adempiere in prima persona e rapidamente tutte le missioni che assegnava ai suoi schiavi. Certo, essere la creatura più forte dell’universo comportava grande prestigio e gli offriva la possibilità di sottomettere milioni di individui da sfruttare in maniera efficiente: era così che il grande leader perseguiva il massimo risultato col suo minimo sforzo personale. In questo senso, l’unico modo in cui un subordinato potesse acquisire credibilità agli occhi del padrone era dimostrarsi più forte degli altri, saper affermare la propria superiorità ed abilità rispetto ai colleghi. Ecco il perché di tante umiliazioni subite da Vegeta ed inferte dai suoi colleghi: nonostante fosse un alto ufficiale di Freezer (una potenza di 18.000, degna di un vero Saiyan aristocratico, lo aveva collocato in una posizione preferenziale), c’era sempre qualcuno che si sentiva in grado e in dovere di mettergli i piedi in faccia. Del resto, il capo supremo non si curava di porre fine alle dispute intestine, a patto che i suoi dipendenti non si uccidessero a vicenda: le loro persone e il loro sudore erano di sua proprietà. Alla fine, le doti combattive affinate dal principe dei Saiyan gli avevano permesso di ucciderli in sequenza, con le sue stesse mani: Kyui, Dodoria, persino Zarbon e la squadra Ginew… stronzi! Nonostante tutto, non riusciva a smettere di odiarli. Tuttavia, gli anni di risentimento silenziosamente covato nei confronti di quegli squallidi soggetti lo avevano visto infine vittorioso. Loro avevano concluso la loro esistenza di servi del potere mangiando la polvere ed erano finiti all'inferno, lui era ancora a questo mondo per poterlo raccontare. Erano andati tutti all'altro mondo, quei maledetti figli di puttana! E la maggior parte di essi era stato proprio lui, a spedircela! Con le loro morti, sentiva di aver recuperato definitivamente il suo orgoglio… e se nella vita non hai questo, non hai niente.
Tuttavia, Namecc non era stato solo trionfo e vendetta, per Vegeta. Era significato per lui l’inseguimento di quella che sarebbe dovuta essere la svolta della sua vita, l’immortalità… sfumata per un pelo…! Si era dato tanta pena, si era impegnato tanto coi muscoli quanto col cervello per fregare terrestri, namecciani, Freezer! Per tacere del fatto che, senza un attimo di respiro, la ricerca delle Sfere e l’eliminazione sistematica degli uomini di Freezer lo aveva necessariamente condotto a venire alle mani col suo ex-capo, il grande tiranno, al quale lui aveva scelto di ribellarsi apertamente... quello stesso Freezer che, proprio per lui, si era trasformato nell’orrore più terribile della morte. C’era da rifletterci sopra, cazzo… sembrava una metafora di tutto quello che la vita può riservarti: puoi faticare, inseguire un desiderio, un progetto, un sogno o un’aspirazione; magari, nei vari tentativi, ti affanni, ti affatichi, vivi momenti più o meno infelici… ma per quanto tu ti possa sbattere, la conclusione è sempre la stessa: finisci sotto terra, ti ritrovi morto o quasi; per poi domandarti “Cosa mi resta di questa vita?”; e la risposta è sempre la stessa: nulla. Non si sfugge a questa regola. Vegeta ripensava che, solo poco tempo prima, gli era capitato di morire: e non solo interiormente, per metafora, mortificato durante il combattimento con Freezer, ma anche in senso fisico, sepolto sotto qualche metro di terriccio. Forse aveva ragione qualcuno a sostenere che alla fine viviamo una grande, gigantesca illusione che ci porta a credere che tutto ciò che facciamo nella vita abbia un senso, che ognuno legittimamente tenda ad uno scopo, e che ci siano cose nella vita per le quali valga la pena di agire in un certo modo. Però non dovremmo mai dimenticarlo: è tutta un'illusione.
Il Destino, non contento, aveva voluto farsi beffe di lui anche da morto, riservando al suo rivale naturale, al Saiyan allevato come un terrestre, l’onore di riscattare il popolo Saiyan. Che aspetto doveva avere il guerriero che avrebbe vendicato lo sterminio della razza combattente per eccellenza? Nessuno dei Saiyan conosciuti dal Principe fino a una trentina di anni prima era abbastanza vecchio da aver conosciuto un vero Super Saiyan. Ne nasceva uno ogni mille anni, secondo quella antica leggenda che aveva freddato l’animo di Freezer. Il guerriero della leggenda…
Kakaroth! Era lui la disgrazia più grave che avesse colpito l’orgoglio del Principe su Namecc – peggiore della morte stessa, e pari solo al trattamento cruento ed umiliante che quel bastardo di Freezer, molto caritatevolmente, gli aveva concesso! Non bastava la batosta morale che gli aveva già dato sulla Terra, all’epoca del primo incontro? Maledizione…. Maledizione! Kakaroth era approdato sul pianeta dal cielo verde con una potenza totalmente nuova rispetto ad un mese prima, quando si erano incontrati sulla Terra, al punto da non sembrare nemmeno riconoscibile come lo stesso individuo… Kakaroth lo aveva salvato da Rekoom, quando le cose stavano volgendo al peggio. Poi, più potente che mai, era ricomparso durante il combattimento contro Freezer… Vegeta lo aveva visto comparire davanti ai suoi occhi velati dalle lacrime, proprio quando  il suo potentissimo boia aveva decretato che la sua ora era ormai giunta. Poi il buio, e solo poco dopo era venuto a sapere che l’odiato Saiyan di rango inferiore… lui… era lui il Super Saiyan della leggenda. Quella che sembrava una favola per bambini si era concretizzata in quel Kakaroth, e Vegeta non riusciva nemmeno a concepire quella che di fatto era la realtà; non ce la faceva proprio a credere che una cosa simile fosse vera.
C’è da stupirsi, a questo punto, se il ricordo dei giorni trascorsi su Namecc lo tormentasse tanto, insieme alle prime notizie ricevute dopo la sua resurrezione? Ecco, erano quelle le sequenze che la mente gli riproponeva, come un film che la sua mente viveva e riviveva in costante e quotidiana replica… un dannato film autobiografico che purtroppo non smetteva di renderlo potentemente nervoso.
 
Non meravigliava, dunque, il fatto che - non avendo missioni da svolgere, ed essendo persino privo di mezzi e risorse per riempire le sue giornate - dormisse poco e male. In quel periodo no, la sua mente era attraversata costantemente da pensieri e stati d’animo negativi: imprecava, ma neanche tanto, contro Freezer, che ormai poteva considerarsi storia passata. Il suo pensiero fisso era ormai il guerriero leggendario, il Super Saiyan… Per un nobile d'alto lignaggio come lui, si era sempre trattata di una storia di fantasia, e il fatto che potesse esistere un Saiyan dalla potenza inarrivabile - nelle vesti soprannaturali descritte dal mito - era un’invenzione fantasiosa a cui nemmeno da bambino aveva creduto. Crescendo però si era convinto che, se proprio fosse dovuto mai esistere un campione del genere nella sua razza, un vero e proprio fuoriclasse capace di ascendere a livelli di forza stratosferici… beh, quello non poteva che essere lui, il Principe dei Saiyan, il migliore, il primo, più forte persino del Re suo padre, che lui aveva superato già in tenera età.
E allora, perché le cose erano andate in quel modo assurdo, e non come lui aveva previsto? Vegeta non riusciva a capacitarsene, mentre assisteva al trascorrere delle sue giornate di apatia dal letto della sua stanza, alla Capsule Corporation. Giornate di stasi interrotte solo da qualche pugno tirato, da qualche flessione o piegamento compiuti quasi per inerzia, senza partecipazione, giusto per sgranchirsi. La noiosa alternativa al letto era quella di uscire dalla stanza – come infatti faceva talora – e godersi il panorama della Terra, di quello stesso pianeta su cui aveva cercato di mettere le mani per farne oggetto di commercio; quel mondo che da un po' di tempo lo ospitava, ma del quale non gli importava nulla. Levitando piano fino a raggiungere posti isolati, in modo da evitare qualsiasi forma di frequentazione umana, il Principe aveva visitato in solitudine i climi e gli ambienti più diversi, dai poli al deserto, dalle steppe alle foreste, dall'oceano alla montagna alla stratosfera. Niente di tutto questo lo distraeva, né lo rasserenava: era il suo corpo che chiedeva di muoversi e di non essere lasciato nell'immobilità totale, ma la sua mente era all'estremo opposto dell'universo.
 
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Finisce qui il primo capitolo. Forse vi è sembrato un po' pesante perché molto introspettivo. Ma non temete: la storia non sarà tutta così, e continuare sulla scia psicologica sarebbe pesante anche per me. :-)
Sentivo il bisogno di scrivere un capitolo del genere per spiegare lo stato psicologico di partenza del nostro caro Vegeta, perché sarà questa condizione a giustificare molte sue azioni future.
Comunque tranquilli! Già dal prossimo capitolo si metteranno in moto le vicende e l'avventura. Promesso! :-D
  
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