Film > Thor
Ricorda la storia  |      
Autore: vannagio    04/11/2012    16 recensioni
«La magia è parte di me, fratello. Non posso fare a meno di usarla».
«La magia è inganno, la magia è menzogna», lo interruppe Sif. «Vuoi essere questo, Loki? Inganno e menzogna? La verità è che non
vuoi fare a meno della magia, perché non saresti capace di battermi, di battere nessuno, senza ricorrere a subdoli sotterfugi. Puoi continuare a ripetere di essere coraggioso e onorevole quanto vuoi, Loki, ma una maschera non diventerà mai un volto, così come l’ossidiana non muterà mai in oro».
[Fanfiction partecipante al "Contest The Avengers - Loki The Liesmith", indetto da suni]
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Sif, Thor, Volstagg
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Elivelivolo e dintorni '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per la serie…
“Quando vannagio vaneggia!”




A Francesca e alla sua dolcissima Vale.
Ratatoskr è tutto per loro.




Ratatoskr




«Hai perso».
Loki si terse il fango dalla faccia con la manica della casacca, mentre le risate di scherno di Thor e dei Tre Idioti lo accerchiavano. Sif incombeva su di lui, alta, dinoccolata e secca come una tavola. Gli puntava la spada spuntata da torneo sotto il mento, con una nuvola dorata intorno al viso e il sorriso baldanzoso di chi pensa di aver appena abbattuto un drago.
Sciocca, illusa, inutile… femmina. Questo drago ha ancora un asso nella manica.
«Ti sbagli, Lady Sif».
Loki afferrò la lama in punta, con entrambe le mani, e strinse con tutte le sue forze, tenendo gli occhi fissi in quelli di Sif. Non aveva bisogno di guardare per sapere che sotto le sue dita la superficie liscia del ferro smussato stava diventando squamosa e lucida; per sapere che la materia rigida dura e fredda di cui era fatta la spada si stava lentamente ammorbidendo e rimodellando, assumendo una forma sinuosa, calda e flessuosa che tentava di divincolarsi dalla sua presa come un’anguilla. Nel frattempo anche l’espressione vittoriosa di Sif stava mutando, trasformandosi in uno sguardo sbalordito, prima, e deformandosi in una smorfia di terrore, subito dopo.
Quando la spada sibilò, Sif si accorse di stare stringendo la testa di un serpente.
Strillò e mollò la presa, ma Loki si era già materializzato alle sue spalle. Le bloccò le braccia dietro la schiena, mentre con la spada, tornata a essere solamente ferro spuntato, la minacciava alla gola.
«Sei tu ad avere perso». La lasciò andare con uno spintone e le rise in faccia. «Del resto, cos’altro ci si può aspettare da una femmina?».
«Usare la magia in un duello non è valido!», urlò Sif, furiosa.
«E nemmeno onorevole».
Eccolo, il cavaliere senza macchia e senza paura: Thor, il suo caro e amatissimo fratello. Pretendeva di stabilire le regole del gioco solo perché, da qualche mese, una rada lana biondastra era comparsa sul suo mento. Padre e Thor ne andavano molto fieri, Loki invece pensava che fosse ridicola. Era contento che a lui non fosse toccata la stessa sorte.
«La magia è parte di me, fratello. Non posso fare a meno di usarla».
«La magia è inganno, la magia è menzogna», lo interruppe Sif. «Vuoi essere questo, Loki? Inganno e menzogna? La verità è che non vuoi fare a meno della magia, perché non saresti capace di battermi, di battere nessuno, senza ricorrere a subdoli sotterfugi. Puoi continuare a ripetere di essere coraggioso e onorevole quanto vuoi, Loki, ma una maschera non diventerà mai un volto, così come l’ossidiana non muterà mai in oro».
Brutta. Oca. Starnazzante. Che tu possa essere divorata viva da un Pentapalmo.
«È questo che credi?». Loki sorrise, affabile. E Sif indietreggiò. «É questo che credete tutti?», chiese voltandosi a fronteggiare Thor e i Tre Idioti, i quali ebbero perlomeno il buon gusto di abbassare lo sguardo. Soltanto Sif continuava a fissarlo dritto negli occhi con sprezzante arroganza. «Ebbene, ciò significa che si rende necessario riabilitare il mio onore». Loki fece una pausa a effetto e non poté fare a meno di sorridere quando Volstagg trattenne il fiato. «Il qui presente Loki, Figlio di Odino, Principe di Asgard, sfida Sif a duello. E giura su ciò che ha di più caro al mondo, davanti a questi testimoni, che non farà uso alcuno della magia durante il combattimento».
La risata cristallina di Sif sferzò l’aria come un colpo di frusta e guastò inesorabilmente la solennità del momento.
«Vorresti sfidarmi di nuovo? Ti piace farti umiliare da una ragazza, Loki, o si tratta solo di stupidità?».
Loki avrebbe potuto strozzarla in un batter d’occhio, se solo avesse voluto. Gli sarebbe bastato sfiorarla con un dito per far sì che quelle ciocche dorate prendessero vita, si avvolgessero intorno al suo collo sottile e cominciassero a stringere e stringere e stringere. Loki si sarebbe abbassato a strozzarla a mani nude, perfino, tale era il desiderio di rimetterla al suo posto. Sfortunatamente l’omicidio era punito severamente ad Asgard, così si limitò a inarcare un sopracciglio.
«Non vedo nessuna ragazza, qui».
Fandral ridacchiò.
Sif incrociò le braccia al petto, forse nella vana speranza di mettere in evidenza quella parvenza di protuberanza per nulla desiderabile che lei si ostinava a chiamare seno.
«Mi sono già battuta con te, Loki, dimostrando di essere in grado di sconfiggerti. Ora come ora sarebbe più allettante per me andare a caccia di scoiattoli».
Loki le si avvicinò a passi deliberatamente lenti. Quando le fu di fronte, Sif dovette chinare il capo indietro, per continuare a fissarlo dritto negli occhi con l’aria minacciosa da Vera Lady Indignata. Mantenere quell’espressione da dura a una distanza così ravvicinata, però, doveva essere parecchio difficoltoso, perché Loki notò che si era leggermente incrinata.
«Rendiamo la sfida più interessante, allora. Se sarai tu a vincere, ammetterò davanti a tutta la corte di mio padre che Lady Sif è più abile con la spada del Principe Loki».
Negli occhi di Sif, Loki vide accendersi una scintilla di avidità.
«E se sarai tu a vincere, invece?».
«Se sarò io a vincere…». Loki affondò le dita in quella chioma gialla che odorava di grano appena falciato. «Mi donerai i tuoi capelli».
«A cosa ti servono i capelli di Sif? Hai intenzione di travestirti da femmina? Forse faresti meglio a chiederle una gonna e una sottana!».
Fandral scoppiò a ridere, seguito a ruota da Volstagg, che si stava tenendo la pancia per le troppe risate. Perfino il taciturno Hogun si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.
Thor posò una mano sulla spalla di Sif. «Non sei costretta ad accettare. Non devi dimostrare niente a nessuno».
Lei fece per dire qualcosa, ma Loki la precedette.
«Suvvia, fratello. Perché sei così serio? Non stiamo discutendo di un duello all’ultimo sangue». Si rivolse a Sif. «In fondo… i capelli ricrescono in fretta. Il riconoscimento pubblico, invece, è per sempre».
La voluminosa figura di Volstagg si frappose tra Loki e Sif. «E chi ci assicura che tu non stia architettando qualcosa, eh?».
Loki ne aveva davvero abbastanza. Come osava quella palla di lardo intromettersi nei suoi affari?
Sfoderò la migliore espressione oltraggiata del suo repertorio. «Dubiti di me? Ho dato la mia parola!».
Thor annuì. «La parola di un principe».
Fandral scosse la testa. «Volstagg ha ragione, Thor. L’ultima volta che Loki ha dato la sua parola, una rana mi è esplosa in faccia. Anche se tenesse fede al suo giuramento e non usasse la magia durante il duello, chi ci assicura che non incanterebbe Sif prima del duello?».
Loki sorrise, sinceramente ammirato. Non erano così idioti, allora, i Tre Idioti.
«Mi rinchiuderò nelle mie stanze fino al momento fatidico», propose. «Due di voi faranno la guardia davanti alla porta. Non sono ancora capace di fare magie senza il contatto fisico… purtroppo».
Sif spinse da parte Volstagg, che ancora le stava davanti con fare protettivo.
«Tutto ciò solo per guarire il tuo orgoglio ferito?».
«Non il mio orgoglio. Il mio onore».
Loki e Sif si fissarono a lungo, in silenzio. Poi lei gli porse la mano. «Domani. All’alba. Sotto l’Yggdrasill».
Loki le strinse la mano e sorrise. «Come tu desideri, Lady Sif».



I suoi amici erano ormai dei puntini colorati in fondo al sentiero, quando Sif abbandonò la strada di casa per addentrarsi nella boscaglia. Camminò per una cinquantina di metri e, dopo essersi sincerata che il muro di rami e foglie alle sue spalle fosse fitto abbastanza da proteggerla da sguardi indiscreti, si sfilò velocemente gli stivali.
Si concesse qualche istante, per gustarsi il solleticare dell’erba bagnata e la carezza morbida del fango tra le dita dei piedi, poi scattò in avanti. Corse a perdifiato, scansò gli arbusti, saltò sopra i massi che le sbarravano la strada, schivò per un soffio rami troppo bassi, e rallentò solo quando scorse, oltre le sagome scure degli alberi, lo scintillio dorato dell’acqua.
Cadde in ginocchio sulla riva del lago, euforica e con il fiatone.
La superficie dell’acqua era uno specchio che rifletteva il viso di una ragazzina selvaggia, dai tratti ancora troppo smilzi per essere quelli di una donna adulta e dai capelli arruffati in un groviglio di spighe gialle, foglie verdi e schizzi di fango. A Sif piaceva il suo riflesso dopo la corsa, perché era quello che più si avvicinava all’immagine mentale che aveva di se stessa.
L’acqua del lago era oro liquido sotto il sole del pomeriggio e aveva un aspetto troppo invitante per non pensare di strapparsi gli indumenti di dosso e farsi una nuotata fino all’altra sponda. Sif si stava già slacciando le brache, pregustando l’abbraccio languido dell’acqua e lo sciabordio delle onde che l’avrebbe cullata mentre nuotava, quando qualcosa di grosso e voluminoso schizzò fuori dalla boscaglia come una saetta.
«PEEEER AAAAASGAAARD!!!!!».
L’impatto con l’acqua produsse un’onda anomala che investì Sif in pieno. Quando l’acqua si ritrasse, da dietro i capelli fradici che le ricadevano davanti agli occhi, Sif vide Thor, nudo come un verme, immerso nell’acqua dalla vita in giù, i pugni sui fianchi, che rideva a crepa pelle con la testa buttata all’indietro.
«Che tu sia maledetto, Thor! Questo è il mio lago, quante volte devo ripeterti che se vengo qui è per stare un po’ da sola?».
Thor smise immediatamente di ridere e la squadrò dalla testa ai piedi, inarcando un sopracciglio.
«Sono Figlio di Odino e Principe di Asgard. Perciò, a voler essere precisi, questo è il mio lago».
Sif grattò una zolla di fango dalla riva e gliela lanciò contro, colpendolo sulla fronte. Questa volta fu lei a ridere di Thor, della sua espressione stupita e della melma fangosa che gli colava in mezzo agli occhi e sulle tempie.
«Come osi?!», tuonò Thor, imitando la voce di suo padre.
Con un ghigno poco rassicurante, arrancò minacciosamente nell’acqua verso di lei. Intuendo le sue intenzioni, Sif cercò di mettersi in salvo, ma fu tutto inutile: Thor l’afferrò per le caviglie e, ignorando proteste e maledizioni, la trascinò in acqua. Seguì una violenta battaglia di fango, schizzi d’acqua, pugni, imprecazioni e risate, che terminò con Thor e Sif, distesi sulla riva del lago tra il fogliame fangoso e i ciottoli rotondi, esausti, sorridenti e luridi come maiali.
«Mi sembrava strano che ti fossi comportato da principe assennato, prima, con Loki. Adesso ti riconosco», lo prese in giro Sif. Poi si fece seria. «Di solito incoraggi le sfide, non cerchi di dissuadere uno dei due contendenti».
«Mi stavo solo preoccupando per te».
«Se ci fosse stato Volstagg, o Fandral, o Hogun al mio posto, non ti saresti fatto simili scrupoli. Le tue preoccupazioni mi offendono».
«Ti chiedo perdono, allora. Non era mia intenzione mancarti di rispetto».
«Lo so, per questo motivo accetto le tue scuse».
Era trascorsa qualche ora, il sole si era fatto gonfio e rosso, e si approssimava a tuffarsi dietro gli alberi. Sarebbe stato meglio tornare a casa, prima che le loro madri mandassero un esercito intero a cercarli. Sif si mise in piedi e rivolse un’occhiataccia a Thor, che se ne stava ancora sdraiato, vestito solo di fango e foglie, senza alcun pudore.
«Dove hai lasciato i tuoi indumenti?», gli chiese.
«Più o meno dove tu hai abbandonato gli stivali».
«Incamminiamoci, allora. È quasi il tramonto».
Il fischiettare spensierato di Thor li accompagnò per tutto il tragitto. Avevano appena raggiunto il luogo in cui si erano liberati delle loro cose, quando Sif si fermò di botto e intimò a Thor di fare altrettanto, bloccandogli la strada con un braccio.
Uno scoiattolo, dalla coda più folta e rossa che Sif avesse mai visto, stava annusando uno dei suoi stivali, dando loro le spalle.
«Scommetto due cosciotti di maiale che non riesci a catturarlo», bisbigliò Thor.
Sif si limitò a lanciargli un’occhiata di sufficienza.
Si sfilò la casacca, rimanendo in canottiera, si acquattò per terra e cominciò a strisciare in direzione dell’animaletto. Avanzava contro vento, perciò se fosse stata abbastanza silenziosa e se lo scoiattolo si fosse fatto distrarre dallo stivale ancora per qualche istante, lei avrebbe avuto la possibilità di avvicinarsi abbastanza da buttargli addosso la casacca e acciuffarlo.
Si trovava a una manciata di passi dall’animale, quando qualcosa sotto di lei, forse un ramo secco, fece crack. Lo scoiattolo rizzò le orecchie e si guardò intorno, annusando l’aria con fare circospetto e sospettoso. Sif si immobilizzò, il cuore che martellava nel petto per l’eccitazione. Sapeva di non avere molto tempo, tra non molto l’animale si sarebbe accorto di lei. Accantonò quindi l’idea di usare la casacca a mo’ di rete, ma era ancora fermamente decisa a sfruttare l’effetto sorpresa, fin quando le fosse stato possibile.
Ora o mai più, si disse.
Scattò in piedi e saltò sullo scoiattolo a braccia spiegate. Proprio mentre gli precipitava addosso, l’animale si voltò, la vide e con un balzo tentò di scappare. Sif, che nel frattempo era rovinata a terra sbattendo il mento contro un masso, riuscì ad afferrarlo per la coda e serrò le dita più forte che poté intorno alla folta pelliccia. Lo scoiattolo squittì di paura, strattonò la coda con forza un paio di volte nel tentativo di liberarsi, ma quando si rese conto di cosa lo teneva imprigionato, spalancò la bocca e affondò i denti nella mano destra di Sif.
L’urlo di dolore spaventò uno stormo di cornacchie, che prese il volo in una macchia nera e compatta.
Sif stava ancora fissando il punto in cui lo scoiattolo era sparito nella boscaglia, massaggiandosi la mano dolorante, quando la risata fragorosa e irritante di Thor le arrivò alle spalle.
«Sei in debito con me di due cosciotti, Sif. E ti conviene saldarlo al più presto, perché tra sette giorni i cosciotti da pagare saranno quattro».
«Non nutri alcun rispetto per una Lady?».
Thor si strinse nelle spalle. «Sei stata tu a pretendere di venire trattata come tutti gli altri, se la memoria non mi inganna. Ebbene, ti assicuro che a Volstagg non avrei chiesto niente di meno. Non sei contenta?».
Sif si ripromise di darglieli sulla testa, i dannati cosciotti.



L’aria frizzante del mattino gli faceva arricciare la pelle sulla nuca, il clangore delle spade spuntate da torneo gli rimbombava nelle orecchie, così ogni traccia di torpore e sonno era stata spazzata via dalle membra di Thor. Nel frattempo, sotto la titanica chioma dell’Yggdrasill, Sif incalzava l’avversario, tentando un fendente dopo l’altro. Loki saltava agile e rapido come uno scoiattolo da una radice all’altra, e fino a quel momento era riuscito a evitare tutti i colpi, mantenendosi a debita distanza.
«Guardate come arretra, il codardo! Sif ha la vittoria in pugno», esclamò Volstagg.
Hogun scosse la testa, un’espressione serissima sul volto: i suoi occhi attenti scattavano di qua e di là senza perdersi una mossa del duello. Thor era preoccupato quanto lui.
«Sif è insolitamente lenta», spiegò Hogun. «E Loki sta tergiversando per sfiancarla».
Sif aveva appena gettato a terra lo scudo, probabilmente perché fino ad allora aveva funzionato più come zavorra che come strumento di difesa, e aveva impugnato a due mani una spada che, normalmente, perfino un bambino di dieci anni non avrebbe faticato a reggere con una sola mano. Thor vide Loki sogghignare, prima di lanciarsi contro l’avversaria. Le spade si incrociarono e Sif urlò per lo sforzo, resistendo a stento al contraccolpo e rimanendo a fatica salda sulle gambe.
«Non dire assurdità», disse Volstagg. «Se ci sono due cose in cui Sif eccelle, quelle sono l’agilità nei movimenti e la prontezza di riflessi. Loki non ha speranza, sta solo rimandando l’inevitabile».
Thor tornò a concentrarsi sul duello, proprio mentre suo fratello si riparava dietro il tronco dell’Yggdrasill e la spada di Sif si abbatteva dove un attimo prima si era trovata la spalla di Loki. Una pioggia di schegge esplose intorno a lei, costringendola a chiudere gli occhi e pararsi la faccia con un braccio. Loki scattò come un serpente: arrivò alla destra di Sif, comparendo da dietro il tronco dell’albero, e prima che lei potesse rendersene conto, l’aveva già colpita sul fianco, lasciando una profonda ammaccatura sulla placca dell’armatura.
«Hogun ha ragione». Fandral digrignò i denti per la frustrazione. «Non ho mai visto Sif muoversi così goffamente. Sembra quasi che non abbia la forza di sorreggere la spada e che ciò rallenti tutte le sue mosse».
Il colpo al fianco aveva costretto Sif a piegarsi in due, per riprendere fiato. Loki non le concesse tregua, sferrò un fendente alla gamba sinistra e poi, rapidissimo, un altro al braccio destro. Il chiasso del metallo che cozza contro altro metallo non riuscì a sovrastare l’urlo di dolore di Sif, la quale cadde in ginocchio e perse la spada. Si buttò a terra nel disperato tentativo di recuperarla, ma di nuovo fu troppo lenta: Loki diede un calcio all’elsa e la spada rotolò lontano dalle sue dita protese.
«Hai perso», disse Loki, punzecchiandole la nuca con la punta smussata della spada. «E questa volta non puoi appellarti a nessuna patetica scusa per invalidare il risultato del duello».
Volstagg fece per lanciarsi in soccorso di Sif, ma Thor lo trattenne per un braccio.
Loki si voltò verso di loro e sorrise. «Cosa c’è, Volstagg? Desideri anche tu ricoprirti di ridicolo come Lady Sif?».
Volstagg ringhiò e Thor dovette farsi aiutare da Fandral per impedirgli di scagliarsi addosso a Loki come un Pentapalmo imbufalito. Sif intanto si era rimessa in piedi a fatica. Il braccio destro penzolava pesante e floscio lungo il fianco. Usando solo la mano sinistra, si sfilò l’elmetto e slegò la crocchia che teneva legati i capelli in cima alla testa. Una cascata di spighe dorate le piovve sulle spalle.
«Prendi il tuo premio e falla finita, Principe di Asgard».
Il ghigno di Loki non prometteva nulla di buono. «Con immenso piacere».
Estrasse da sotto la placca dell’armatura un pugnale, il cui manico era stato finemente intarsiato e la cui lama affilatissima, nera come la pece, invece di riflettere la luce sembrava emettere bagliori propri. Sicuramente era opera dei nani. Un brivido gelido attraversò la schiena di Thor e fu come se quella lama gliela stesse tagliando in due.
Mentre suo fratello si poneva alle spalle di Sif, Thor pensò che avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, per intervenire in favore dell’amica, se solo avesse potuto. Sapeva, però, che Sif non avrebbe apprezzato il suo aiuto: Loki aveva vinto rispettando il patto, ragion per cui Sif non avrebbe tollerato alcuna scappatoia.
Sif non vacillò, non serrò la mascella, non digrignò i denti, non deglutì a vuoto, ma continuò a mantenere lo sguardo impassibile dritto di fronte a sé, anche quando Loki le afferrò i capelli e pose la lama del pugnale in prossimità dell’attaccatura sulla nuca.
La lama era così affilata che gli bastò un unico strattone.
Un groviglio di spago dorato volteggiò in aria per un tempo innaturalmente lento. Dall’estremità in cui erano stati recisi, i capelli di Sif cominciarono a scurire. Il nero si espanse velocemente, a macchia d’olio, fin quando, una volta toccato il suolo, sparpagliate tra i fili d’erba, Thor non vide altro che ciocche nere come…
«Cosa avevi detto a proposito dell’ossidiana, Sif?».
Qualcuno, forse Volstagg, imprecò e Thor sollevò lo sguardo.
Per prima cosa mise a fuoco il ghigno a mezzaluna di Loki. Poi l’espressione orripilata di Sif, che era quasi irriconoscibile con quel corto e spettinato caschetto di capelli nerissimi. Infine un fastidioso scintillio attirò la sua attenzione, e fu così che Thor si rese conto che la lama del pugnale, da nera, era diventata dorata. Loki l’agitò in aria, per metterla bene in mostra e pavoneggiarsi.
«Una maschera non diventerà mai il volto, così come l’ossidiana non muterà mai in oro. Sono state queste le esatte parole, se non mi inganno. Ebbene, Sif, ti sbagliavi. Così come ti sei sbagliata su tutto il resto».
«Tu, schifoso bastardo!», urlò Volstagg. «Niente magie, si era detto!».
Loki lo fulminò con lo sguardo. «Ti sbagli anche tu, Volstagg. Niente magie prima e durante il duello, questo era il nostro patto».
«E allora adesso io ti ammazzo!».
Questa volta Thor non lo fermò.
La rissa fu inevitabile e tornarono a casa con un occhio nero ciascuno.



«Allora? Cosa ha detto il Guaritore?», chiese Thor.
Sif era seduta su una roccia, con le gambe a mollo. Smosse l’acqua con i piedi e fece spallucce.
«Il braccio tornerà come nuovo tra qualche giorno. Sono entrata in contatto con una qualche tossina di una qualche bacca di cui ignoro il nome, per questo motivo sentivo il braccio pesante e debole, e avevo perso sensibilità alle dita».
Thor, che invece stava nuotando sulla schiena, agitò con violenza le gambe e le schizzò l’acqua in faccia. Mentre si asciugava il viso, Sif ipotizzò che fosse un modo tutto speciale per rimproverarla.
«Hai affrontato Loki pur sapendo di essere svantaggiata fisicamente. Perché? Se tu me lo avessi detto, avrei convinto mio fratello a rimandare il duello, ne sono sicuro, e tu ti saresti potuta battere ad armi pari con lui».
Sif inarcò un sopracciglio, scettica. «Per poi sentirmi rinfacciare di essere una vulvetta lamentosa, buona solo a piagnucolare e incapace di sopportare un po’ di dolore? No, grazie».
Thor smise di nuotare e incrociò le braccia al petto, sfoderando un broncio indignato.
«Nessuno avrebbe mai osato dire una cosa del genere, lo sai. Non in mia presenza».
«Loki avrebbe osato eccome, Thor. E tu, invece, forse non lo avresti detto ad alta voce, ma lo avresti di certo pensato. In ogni caso, nessuno di voi si sarebbe tirato indietro dal duello, se si fosse trovato al mio posto, perciò smettila di farmi la predica».
Thor sbuffò, ma non aggiunse altro. Tornò invece a nuotare sulla schiena e a fissare il cielo terso, fischiettando.
Sif approfittò dell’attimo di tregua per scrutare il suo nuovo riflesso nell’acqua.
Sua madre aveva tentato di dare una parvenza di forma allo smangiucchiato caschetto nero, che si era ritrovata in testa a causa di Loki. Il risultato adesso era un taglio così corto, che i capelli stavano dritti da soli, come le setole di una spazzola. Ogni tanto dimenticava di non avere più una chioma lunga e fluente, e così cercava ancora di sistemarsi una ciocca dietro l’orecchio o di passare una mano tra i capelli per districarne i nodi.
Poco male, i capelli sarebbero ricresciuti.
Quello che non sarebbe più tornato come prima, invece, era il colore. A quello non si sarebbe abituata mai. Sif spiò di sottecchi Thor e i suoi capelli biondissimi, che grondavano di acqua e avevano assunto una sfumatura rossiccia. Tornò a fissare il suo riflesso e provò una fitta di nostalgia al petto. Le sarebbero mancati i riflessi dorati, davanti allo specchio; le sarebbe mancato il contrasto con il verde delle foglie che rimanevano impigliate durante le corse nei boschi; le sarebbe mancato perfino lavare via lo sporco e vedere riaffiorare l’oro in mezzo al fango. Non importava quanto sapone avrebbe usato, quanta forza avrebbe messo nel frizionare le ciocche, i suoi capelli sarebbero rimasti sempre e irrimediabilmente neri.
Loki le aveva regalato il pugnale dorato, ufficialmente per fare pace, ufficiosamente per prendersi ulteriormente gioco di lei. Sif però lo aveva accettato volentieri e aveva deciso di portarlo sempre con sé. Un po’ per non dimenticare l’originario colore dei suoi capelli, un po’ per tenere a mente quanto fossero vili e menzogneri la magia e coloro i quali ne facevano uso.
«Non stai male». Thor era uscito dall’acqua e le si era seduto accanto, sulla roccia. Sif si asciugò frettolosamente una lacrima che era rotolata giù a tradimento, sulla guancia. «Dico sul serio», insistette Thor. «Adesso sembri in tutto e per tutto un ragazzo».
Sif fece una smorfia. «E questo dovrebbe essermi di conforto?».
Thor si grattò la nuca, perplesso. «A te piace comportarti come un ragazzo. Alla fine della storia, la maschera è diventata il volto. Non sei felice? Cosa pretendi di più dalla vita?».
Un amico intelligente, probabilmente.
Prima che potesse dire qualche altra stupidaggine, Sif gli diede una spallata e lo fece cascare a peso morto in acqua. Thor riemerse quasi subito, l’agguantò per il braccio con una mossa fulminea e la fece cadere a sua volta.
Tra spintoni, pugni affettuosi, e le risate che saltellavano di qua e di là sulla superficie del lago, Sif non ebbe più il tempo di essere triste.



«Carino il tuo animaletto domestico. Come si chiama?».
Loki porse un’altra bacca all’animaletto domestico, che l’accettò di buon grado senza fare alcun complimento, nonostante fosse già la decima in un quarto d’ora, e andò a rosicchiarsela in santa pace sul davanzale della finestra.
«Il suo nome è Ratatoskr. E non è il mio animaletto domestico. Lui è… un amico. Un amico che di tanto in tanto viene a farmi visita quassù, nella mia stanza».
Il viso di Sigyn si illuminò di gioia. «Un po’ come me, allora!».
Loki sospirò pesantemente. Sì, certo, proprio la stessa cosa. Non riusciva ancora a spiegarsi per quale astruso motivo una bambina di otto anni trovasse tanto piacere a irritarlo con le sue visite a sorpresa. E, soprattutto, come mai i suoi genitori non riuscissero a tenerla d’occhio per non più di cinque minuti.
La piccola Sigyn, intanto, sembrava interessata alle bacche di Ratatoskr. Si era appoggiata al bordo dello scrittoio di Loki e, alzandosi in punta di piedi, stava cercando di sbirciare dentro la ciotola.
«Posso averne una anch’io?».
Loki si massaggiò l’attaccatura del naso. «No».
«Perché? Sono tua amica, proprio come lui», protestò Sigyn, additando Ratatoskr.
«Perché no. A te farebbero male». Gli occhi di Sigyn divennero lucidi. Loki andò nel panico, l’ultima cosa che desiderava era una mocciosa che si mettesse a frignare. «Però, se vuoi, posso farti accarezzare Ratatoskr», si affrettò a proporle. «Ha una pelliccia molto morbida».
La patina triste negli occhi di Sigyn venne sostituita da un guizzo di curiosità.
«Non mi morderà?», chiese titubante.
Loki protese la mano verso Ratatoskr, che senza pensarci due volte gli si arrampicò sulla spalla.
«Solo se fossi io a ordinarglielo».
«E tu... ». Sigyn abbassò lo sguardo. «Tu non lo farai, giusto?».
Loki roteò gli occhi, esasperato. «Certo che no. Non mi hai fatto nulla di male, tu». Irritarmi con la tua presenza, a parte.
Sigyn sorrise, radiosa. «Perché mi vuoi bene».
La sua era un’affermazione, non una domanda. Mocciosa arrogante.
Loki fece finta di non aver sentito e si chinò sulle ginocchia, in modo che Sigyn e Ratatoskr si trovassero alla stessa altezza. Lei picchiettò delicatamente la testolina dell’animale con l’indice che tremava, quando fu sicura che Ratatoskr non le avrebbe staccato il dito a morsi, prese ad accarezzarlo più lentamente, scendendo con il palmo aperto sulla schiena e arrivando fino alla coda cespugliosa e rossa. Ratatoskr pareva gradire, a giudicare da come faceva fremere le orecchie e il musetto.
«È un animaletto tanto carino e simpatico», disse Sigyn.
Loki annuì. Ma soprattutto uno scoiattolo molto intelligente.







__________________________







Note autore:
Questa one-shot partecipa al Contest The Avengers - Loki The Liesmith, indetto da suni sul forum di EFP. Il contest proponeva ai partecipanti di scegliere una citazione tra quelle proposte dalla giudice e scrivere una storia che parlasse di Loki e dei suoi inganni. La citazione da me scelta è “La maschera, a lungo andare, diventa il volto” di Marguerite Yourcenar.
Secondo la mitologia norrena, Loki per gelosia taglia i capelli biondi di Sif, lasciandola calva. Poi, per farsi perdonare, le regala una parrucca incantata dorata, fatta dai nani. Mi sono sempre chiesta come mai, nel film Thor, Sif avesse i capelli neri, così sono andata a curiosare su Wikipedia, nella pagina dedicata al fumetto. Lì ho scoperto che, anche nella versione della Marvel, Loki taglia i capelli biondi di Sif, sempre per gelosia, lasciandola calva, e poi per farsi perdonare le regala una parrucca incantata, fatta dai nani... NERA.
Perché una parrucca nera, se i capelli di Sif erano biondi? Wikipedia non ha saputo darmi una risposta ed io non sapevo come procurarmi il numero del fumetto in cui veniva narrato l’episodio. Perciò ho modificato l’episodio, togliendo il particolare della parrucca, e alla mia domanda iniziale “Come mai nel film Sif ha i capelli scuri e non biondi?” ho risposto con “È colpa di Loki e della sua magia”. Ho tolto anche la gelosia come movente, perché preferivo pensare che Loki avesse motivazioni più... valide. Valide per un ragazzo di quattordici-sedici anni, ovviamente.
Il duello si ispira pesantemente a una scena presente nel primo volume della saga Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin (non potevo fare altrimenti, visto che non so un accidenti di duelli con le spade). Si ringraziano il mercenario Bronn e il defunto ser Vardis. Viene anche da Martin l’idea di far duellare dei ragazzini con le spade spuntate da torneo. Le spade di legno mi sembravano troppo da bambini, le spade vere troppo da grandi.
Ultime precisazioni: lo scoiattolo europeo, quello rosso, pare sia sacro a Loki (dio del fuoco e del male), per via della sua pelliccia rossa (fonte). Mentre lo scoiattolo Ratatoskr è una creatura mitologica appartenente alla mitologia norrena (fonte).
Grazie alla giudice, per aver organizzato questo contest: è stata una faticaccia scrivere di Loki (e chi mi ha come contatto su FB lo sa, visto che ho rotto i maroni a tutti con i miei stati lamentosi), ma alla fine mi sono divertita e devo ammettere che ne è valsa la pena.
Grazie a Fila e a Dragana per avermi betato la storia e per avermi dato preziosi consigli su alcune scene che avevano bisogno di una ritoccatina. Un grazie particolare però va alla piccola Vale, che con i suoi compiti a casa mi ha ispirato lo scoiattolo Ratatoskr.
E grazie anche a voi, naturalmente, che continuate a seguirmi.
A presto, vannagio
   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: vannagio