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Autore: AlexisLestrange    04/11/2012    4 recensioni
«Perchè no?» Dean sogghignò. «La mia vita non è mai stata un granché. E poi, prima o
poi tocca a tutti, no?»
Tessa esitò un attimo, poi sembrò riacquistare il controllo, e parlò, decisa: «Allora vieni.
Dammi la mano». Tese le dita candide verso di Dean, che sussutò, colto alla sprovvista.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Andiamo, vieni con me, Tessa».

«Dovrei essere io a dirlo, idiota».

Dean scoppiò a ridere, divertito. La Mietitrice sbatté le palpebre, rivelando gli occhi
stranamente lucidi, ed incrociò le braccia davanti al petto.

«Non fare la schizzinosa. Dammi la mano».

La prese per un avambraccio, senza troppe cerimonie: lei prima si divincolò debolmente,
poi si arrese e si fece condurre fino al letto, dove si gettò ad occhi chiusi, come esausta.

Dean si coricò su un fianco, al suo lato.

«Non mi sembri in forma».

«Taci, Winchester».

La Mietitrice riaprì gli occhi, e si trovò il volto dell'altro a pochi centrimetri dal suo. Deglutì,
e distolse lo sguardo.

«Perchè non ti riposi un po', mh?»

Tessa sbatté di nuovo le palpebre, confusamente. Il letto era caldo e morbido al punto
giusto, e tenere gli occhi aperti si rivelò più difficile del previsto. Quando parlò, la voce le
uscì impastata e poco chiara.

«Io devo... devo...»

«...Mietermi?» rispose per lei Dean, con un ghigno. «Puoi sempre farlo dopo. Non mi
muoverò da qui, giuro».

La prospettiva era pericolosamente allettante. Tessa si morse il labbro inferiore, poi
appoggiò la testa al cuscino, sprofondandoci dentro, e mugolò qualcosa come: «Solo
cinque minuti».

Un paio di secondi dopo, si era già addormentata, la testa riversa di lato, i capelli neri che
ricadevano sulla pelle d'un bianco perlaceo, le labbra semidischiuse, il respiro leggero.

«Razza di stupida».

Il borbottio di Dean si sentì appena; mentre afferrava un lato della coperta, e la tirava a
sé, chiudendo gli occhi a sua volta, l'orologio scandì lentamente l'ora.

                                                                               *

La porta si spalancò di colpo, e Dean sussultò, prima di riconoscere la figura femminile
appoggiata tranquillamente sulla soglia.

«Chi non muore si rivede, Dean»

La Mietitrice sorrise, camminando verso di lui, la cadenza dei suoi passi scandita dal
rumore dei tacchi sul pavimento del motel, accompagnati dal ticchettio dell'orologio a
pendolo sulla parete, che segnava le nove in punto.

«Ma che sorpresa, Tessa» ribatté lui, senza fare una piega, allargando le braccia come per
accoglierla.

Lei rimase seria.

«Mi prendi in giro?» domandò, inarcando le sopracciglia. Si avvicinò ancora, per poi
appoggiarsi sul tavolino a lato della stanza. «Ti prego, dimmi che sai cosa ti è successo».

«Lo so. Ma non vuol dire nulla. Non dovresti essere qui» replicò quello, senza perderla di
vista un istante.

«Stai morendo, Dean» rispose Tessa, senza tanti giri di parole.

Lui indietreggiò istintivamente di un passo. «Non è vero» disse, automaticamente. «Non
ancora».

La Mietritrice alzò gli occhi al cielo.«Hai una frattura alla cassa toracica. Ti soffocherà».

«No. Sono riuscito a sentire quello che hanno detto i dottori» rispose rapidamente Dean.
«Se sopravvivo solo il tempo necessario perchè la ferita rimargini...»

«Non ce la farai.»

«Ho solo bisogno di tempo!» fece quello, quasi gridando.

«Dodici ore, Dean!» replicò Tessa, esasperata.

«Solo dodici ore. Mi servono solo dodici ore, e sarò fuori pericolo!» insistette il cacciatore
con veemenza.

«Ti sto venendo a prendere adesso» rispose lei, asciutta.

Per un attimo non fecero altro che guardarsi negli occhi, poi Tessa abbassò lo sguardo.

«Ti prego» fece Dean.

«No».

Il silenzio che calò subito dopo era carico di tensione. Alla fine, fu Dean ad interromperlo:
allargò di nuovo le braccia, guardò la Mietitrice e sbottò: «D'accordo».

«D'accordo?» ripeté Tessa, allibita.

«D'accordo» fece Dean per la terza volta. «Non posso scapparti per sempre, vero? E non
sono pronto a diventare un cavolo di fantasma, quindi, d'accordo. Vengo con te. Sono
pronto a lasciare per sempre questo mondo».

Lei lo guardò, in un misto di scetticismo e divertimento. «E io dovrei crederti?» commentò.

«Perchè no?» Dean sogghignò. «La mia vita non è mai stata un granché. E poi, prima o
poi tocca a tutti, no?»

Tessa esitò un attimo, poi sembrò riacquistare il controllo, e parlò, decisa: «Allora vieni.
Dammi la mano». Tese le dita candide verso di Dean, che sussutò, colto alla sprovvista,
per poi evitarle accuratamente.

La Mietitrice sorrise, abbassando la mano. «Lo sapevo» sussurrò, divertita.

«Che fretta c'è?» replicò Dean, scrollando appena le spalle. «Dammi almeno il tempo di
abituarmi all'idea, no? E poi, anche tu, non avevi tanto aspettato tanto questo momento?
Direi che dovresti goderti la mia uscita di scena».

Tessa ebbe un fremito d'impazienza. «So dove stai cercando di arrivare, Dean. Ma niente
digressioni» ribatté, dura.

Quello alzò le mani sogghignando, come a dichiarare la sua innocenza. «Solo un drink.
Promesso» fece, accennando con la testa al tavolo accanto a loro.

La Mietitrice non riuscì a trattenere uno sbuffo d'impazienza. «Vada per il drink» accettò
alla fine, sedendosi di fronte a lui. «Che razza di ricordo è questo, tra parentesi?»

Dean sorrise, afferrando la bottiglia al suo fianco, e prendendo due bicchieri di vetro.
«Tockherlam's Café. Il miglior alcool del Winconsin.» spiegò, con un ghigno divertito. «E
nelle stanze al primo piano, la nottata più elettrizzante della mia vita».

«Sei il solito» commentò Tessa, con una smorfia disgustata. Prese uno dei bicchieri che
l'altro gli porgeva, e ne rimescolò appena il contenuto con la punta del mignolo, per poi
assaggiarla. «Che cos'è?»

«Vedrai» replicò Dean, con un sorriso, alzando il bicchiere. «Un brindisi alla mia tanto
attesa morte, allora».

Tessa ne imitò il gesto; svuotò il bicchiere in un unico sorso, per poi tossire, la gola in
fiamme. «Cosa diavolo era, Dean?» fece, quasi strozzandosi.

«Quel che offre la casa, accontentati» replicò lui, senza riuscire a trattenersi dal
ridacchiare.

«E adesso, sei pronto per andare?» ribatté Tessa, battendo impazientemente le dita sul
tavolo.

«Quanta fretta, Mietitrice» rispose lui, alzando gli occhi. «Dammi tregua, almeno il giorno
della mia morte, no? O sei abituata a falciare le perso così, come capita?»

Tessa ebbe un'altra smorfia di rabbia trattenuta. «Solitamente» commentò, aspra. «Nei
minuti prima del decesso, dovresti riflettere sulla tua vita, cercare di capirne il senso, ma
non mi pare tu voglia affrontare l'argomento, o sbaglio?»

«Perchè no?» mormorò Dean, e la Mietitrice spalancò gli occhi, sorpresa, per poi
riprendersi in fretta.

«Allora, parliamo» disse, deglutendo appena, mantenendo il controllo.

«Credo che avrò bisogno di un altro giro di questo, però» commentò l'altro, accennando
con un ghigno alla bottiglia, e riempiendo di nuovo entrambi i bicchieri.

Tessa sorseggiò con cautela dal suo. «E così, è arrivato il tuo turno».

«Non credo arrivasse così presto, però sì, eccomi qua» Dean sorrise appena, come
divertito.

«Nessun rimpianto?» chiese lei, vuotando il bicchiere in un ultimo sorso.

Dean la osservò attento, quasi con aria di sfida. «No, direi di no».

Tessa si appoggiò al tavolo, avvicinandoglisi ancora. «La cosa che ti mancherà di più?»

Dean roteò gli occhi. «Stiamo scherzando, Tessa?»

La Mietitrice ghignò e si allontanò di nuovo, schioccando la lingua. «Sono le domande di
routine» commentò, con un'alzata di spalle, riempiendosi il bicchiere fino all'orlo.

«Dovreste cambiarle» replicò Dean, accigliandosi. «Questi discorsi da ultimo giorno sulla
Terra sono orrendi».

«Le persone con un minimo di coscienza vogliono fare ammenda dei loro peccati, nei loro
ultimi minuti, Dean» fece lei, sarcastica, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra.

«Ma per me è troppo tardi, giusto?» ribatté lui, spiazzandola.

«Cosa intendi dire?» domandò Tessa, lentamente.

«Andrò all'Inferno, no?» Dean sorrise appena, mestamente, e la Mietitrice quasi non resse
il suo sguardo.

«Non chiederlo a me, Dean» le rispose lei, e la voce le tremò appena. «Non sono stata
certo io a portarti laggiù».

«Lo so» fece lui a bassa voce.

Calò di nuovo il silenzio. A disagio, Tessa ne approfittò per svuotare un altro bicchiere di
liquore. Aveva un buon sapore, dolciastro, ma che lasciava anche un retrogusto amaro che
ti faceva desiderare immediatamente di berne ancora.

«Non ti dispiace neanche un po', a te?» chiese Dean dopo una lunga pausa.

«Di cosa parli?» replicò lei, senza capire.

«Le anime che mieti. Non ti dispiace?» spiegò lui, scegliendo con cura le parole, fissando
gli occhi di lei per osservarne la reazione.

«Non essere stupido, Dean» ribatté subito Tessa, distogliendo lo sguardo. «Fanno parte di
un piano più grande».

«E tu lo conosci, questo piano?» domandò il cacciatore, quasi sussurrando.

«Certo che sì» rispose lei, forse un po' troppo precipitosamente.

«Immagino che questo cambi tutto» mormorò Dean, rabbuiandosi appena.

La Mietitrice lo osservò attentamente, ogni dettaglio, lo sguardo abbassato, rassegnato,
che non gli conosceva affatto.

«Ma per te, mi dispiacerà, un pò» riuscì a sussurrare alla fine, e si sorprese di come le sue
parole le si accavallassero in bocca, come se volessero uscire tutte insieme.

Dean alzò appena gli occhi, sogghignando. «Davvero?»

«Eri la prova vivente che si poteva combattere contro il Fato, e poi, puff, eccoti qua,
mandato ko da un incidente di lavoro qualunque» spiegò lei, con un sorriso incerto.

«Non tanto qualunque, se è riuscito a farmi fuori» commentò Dean, ma sorrideva anche
lui.

Tessa non seppe cosa rispondere -nel dubbio, mandò giù un nuovo bicchiere.

«Dean...» mormorò subito dopo, inclinando la testa.

«Sì, lo so. Dobbiamo andare, vero?» la anticipò lui, e deglutì, come esitando.

«Mi dispiace» fece lei.

«È a posto, davvero. Non c'è problema» disse ancora Dean, prima che lei avesse di nuovo
la possibilità di parlare.

«Dici sul serio?» domandò lei, sorpresa, avvicinandoglisi ancora di più.

«Lo sapevo, che sarebbe successo, prima o poi» rispose lui, ma non la stava guardando
più. «Tutti muoiono, no? E noi cacciatori, prima degli altri».

«E allora, perchè non sei venuto prima, con me? Cosa ti tratteneva?» chiese Tessa,
abbassando la voce.

La risposta di Dean arrivò talmente piano che Tessa avrebbe anche potuto fare finta di non
sentirla.

«Sam.»

Lei deglutì. La gola sembrava stranamente bruciarle. «Dean...» cominciò.

«Va tutto bene, ho detto» la interruppe bruscamente lui. «Se la caverà anche da solo,
ormai. È grande e maturo... più grande che maturo, in effetti».

Sogghignò, e Tessa rise appena a sua volta.

«E poi c'è Cass» fece ancora Dean, quasi parlando a sé stesso, più che a lei.

Tessa sbatté le palpebre. «Sai, se vuoi, potrei andare da lui. Dirgli qualcosa. Come tue
ultime parole, sai, visto che è in grado di vedermi» mormorò, giocherellando
distrattamente con il bicchiere che ancora teneva in mano. «Quali sarebbero?»

«"Non provare a riportarmi indietro", immagino» sorrise mestamente Dean. «Sarebbe uno
spreco, dopo tutta questa fatica, vero?»

Anche Tessa sorrise, anche se qualcosa tremò nelle sue labbra. Bevve un altro sorso dal
bicchiere. Si sentiva come frastornata.

«Andrà tutto bene».

Senza neppure pensarci, istintivamente, Tessa pose la mano sulla sua. Dean sussultò
appena, poi ne accarezzò le dita gelide.

«Sono già stato all'Inferno, Tessa» commentò amaramente.

«Allora sai che puoi farcela.»

Le sue parole erano nulla più che un sussurro. Di nuovo, come trascinata da una forza
maggiore alla sua, Tessa avvicinò il viso a quello di Dean, e senza che lui si opponesse,
sovrappose le labbra alle sue, e lo baciò delicatamente, l'odore dell'alcool ancora sulla
bocca rosea.

Durò solo pochi istanti: poi, quando lei fece per ritrarsi, Dean intrecciò le dita dietro alla
sua nuca, stringendola di nuovo a sé, e si baciarono di nuovo, questa volta con forza,
intensamente, ad occhi chiusi.

«Cosa stai facendo, Winchester?» sussurrò Tessa, con un sorriso storto.

«Andiamo, sono i miei ultimi minuti» fece lui con voce roca, e la strinse di nuovo a sé.

                                                                    *

Tessa spalancò gli occhi, di colpo, e si sentì improvvisamente e perfettamente sveglia.

«Buongiorno, dolcezza».

La voce di Dean le diede la scossa finale: si rese conto di essere a letto, mezza svestita,
distesa al fianco della stessa persona che avrebbe dovuto mietere.

«Cosa accidenti ci faccio qui, Winchester?» domandò, la voce appena più acuta del solito.

Per tutta risposta, Dean scoppiò a ridere.

«Non dirmi che non te lo ricordi, Tessa» commentò, senza levarsi un gran sorriso dalla
faccia.

La Mietitrice parve come stordita per un attimo.

«Mi ricordo solo quello stupido drink che non facevi che offrirmi» disse, alla fine, senza
guardarlo, tastando le lenzuola alla ricerca del resto dei suoi vestiti.

Dean le lanciò distrattamente una maglia e un paio di pantaloni appoggiati sul comodino
accanto al suo.

«Veramente, hai fatto tutto da sola» si preoccupò di precisare, ghignando.

Tessa evitò di rispondere, rivestendosi in fretta. Aveva appena finito di passarsi una mano
tra i capelli scuri, per accertarsi che fossero in ordine, quando l'orologio sopra di loro batté
l'ora.

Si immobilizzò, in preda ad un dubbio improvviso. Senza muovere un muscolo, senza
neanche voltare gli occhi verso di lui, chiese, con voce tremante: «Che ore sono, Dean?».

Quando finalmente si girò a guardarlo, stava sogghignando. «Prova ad indovinare, Tessa».

Mentre un lampo di comprensione accecava la Mietitrice, saltò fuori dal letto, gettandone a
terra le lenzuola, furibonda.

«Dannazione, Dean Winchester, mi hai ingannato!» gridò, e gli occhi le si illuminarono di
giallo.

«Che brutta maniera di raccontare la nostra bella nottata, Mietitrice» commentò con calma
Dean, rinfilandosi a sua volta la maglia, per poi alzarsi in piedi.

«Mi hai preso in giro! Tutti quei discorsi, quelle parole... stavi facendo finta!» urlò Tessa, il
fiato mozzo.

«Allora te li ricordi» sorrise lui, sornione.

«Che tu sia maledetto, Winchester!» sibilò lei, infondendo odio in ogni singola lettera.
«Giuro che ti trascinerò all'Inferno con queste mie mani, hai la mia parola!»

Dean ghignò. «Sì, ma non oggi» commentò, tranquillamente. «Dodici ore sono passate.
Sai cosa vuol dire? Sono guarito».

«Tu...» Il respiro di Tessa si fece corto, mentre lo osservava, ansimando.

«Alla prossima. Magari sarai più fortunata»

Quello sorrise. L'orologio scoccò le nove, e il sua fantasma scomparve nel nulla, mentre da
qualche altra parte, Dean Winchester riapriva gli occhi.
   
 
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