Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: gaccia    05/11/2012    16 recensioni
L'ennesima porta sbattuta in faccia! Tutti gentili, ma alla fine il risultato è lo stesso.
Ho provato in tutti i modi, mi sono presentata vestita casual, con tailleur eleganti, sportiva chic ma non è servito a nulla. Il posto da ricercatore è andato al maschietto di turno, bravo, certo, ma non quanto me.
Basta! Ho deciso! Questa volta proverò in un altro modo. In fin dei conti se c'è riuscito quello stronzo puttaniere di Edward Cullen a farsi passare per una ragazza al liceo, perché io non potrei farmi passare per un uomo? Solo fino a quando sarò assunta e non mi sarò fatta un pochino di esperienza...
“Piacere, mi chiamo Lino Swan”.
Sequel di “Ciao Edwardina”, anni dopo, la situazione si è completamente ribaltata: è Isabella ad essere costretta a vestirsi e comportarsi da uomo per ottenere il lavoro dei suoi sogni.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Ciao a tutti!

Voglio ricordare che in questo pezzo ci sarà il termine della storia, la seconda parte dell'epilogo (la prima parte era stata postata alla fine di “Ciao Edwardina”, ricordate che in Dina era dopo dieci anni, ma qui ne sono già passati sei, quindi è la conclusione, dopo quattro) e un ulteriore epilogo con un salto temporale di altri dieci anni (così vi evito un extra che avrei dovuto propinarvi per forza… anzi, un extra ve lo propinerò anche se dovrete dirmi voi se con Omar o con EJ…).

 

Spero che questa fine vi soddisfi e vi ringrazio per tutte le preferenze che avete riservato a questa storia e alla sua prima parte.

Per l'ultima volta ringrazio Anto_Pattz per il suo banner e tutti quelli che hanno recensito (gli ultimi due nick, li troverete qui sotto) spero che tutti siano rimasti soddisfatti per come ho inserito i vostri nomi nel tessuto della storia a perenne gratitudine e memoria del vostro intervento.

 

Per una volta non avviso per la mancanza di serietà, perché questo è il capitolo finale e, visto il risultato sbarluccicoso, sono quasi sicura che piacerà a tutti. (forse chi vuole sangue storcerà il naso)…

 

 

 

E ora, per l'ultima volta Edwardina e Isabellino vi augurano... BUONA LETTURA!

 

---ooOoo---

 

E' difficile staccarsi dalle lenzuola, quando stai tanto bene nel tuo bozzolo. Soprattutto quando sei in dolce compagnia come questa volta!

«Buongiorno, amore» borbotta una voce alle mie spalle. Due braccia forti mi stringono contro un petto al quale la mia schiena si adatta immediatamente.

Un raggio di sole colpisce la mia mano sinistra abbandonata sul piumone e lascio che il brillante rilasci i suoi colori stemperando l'arcobaleno sulle pareti. Mi ricorda il gioco di Pollyanna con i prismi dei lampadari, come descritto nel libro che avevo letto da piccola.

«Ti piace?» domanda e sento che sta sorridendo dolcemente.

«Lo adoro!» miagolo.

Edward ridacchia e mi stringe più forte.

«E' ora di alzarci se vogliamo avere il tempo necessario ed essere pronti prima del matrimonio» ero una delle damigelle e lui doveva accogliere gli invitati al rinfresco prima della funzione.

 

Ho appena finito la doccia e mi sto mettendo la crema sulle gambe quando la privacy del bagno viene violata dal mio fidanzato (finalmente posso dirlo con cognizione di causa) che pretende di radersi immediatamente.

«Come avete fatto a spingerci verso la vostra festa?» chiedo osservandolo mentre si trasforma in babbo natale con la schiuma da barba sul viso.

«Ho iniziato a fare alcune allusioni ed ho notato che eri molto attenta, così ho fatto fare la stessa cosa a Emmett e Jasper, tanto per vedere le reazioni. Quando ci siamo accorti che eravate MOLTO interessate, abbiamo iniziato ad organizzare il tutto» risponde a tratti, mentre passa la lametta sul viso.

«Ma Antonella ha sentito ordinare dei profilattici da Geoffrey» sottolineo piccata.

«In realtà stava parlando con me. Aveva sentito rientrare la moglie ed ha iniziato a parlare a voce alta. Subito non ho capito cosa stava succedendo ma ti assicuro che è stata una delle telefonate più comiche che abbia mai fatto» mi guarda riflessa nello specchio e ride.

 

«La persona più disponibile per il piano è stato Robert» e ti pareva! «Ha organizzato tutto con il locale e il responsabile…».

«Fede» l’aiuto io e lui annuisce.

«Le ballerine?» sono sempre più ammirata.

«Quelle erano già state prenotate da Emmett… poi quando ha perso, ha dovuto cedermi tutto il pacchetto… brasiliane incluse» gongola. Si vede che è orgoglioso dell’intrigo che ha creato.

 

Mi batto la mano sulla fronte.

«Ecco chi era Henry! Adesso ricordo!». Un altro pezzo della serata si è incastrato.

Edward mi guarda sorpreso ed io spiego «Gary ci ha detto che era il tuo compagno al college ma che lo tormentavi così tanto con le tue storie che ha rinunciato all’università e si è arruolato» e sorrido.

«Più che altro le storie su di te! Ha detto che non poteva perdersi la conoscenza della ragazza che per sei mesi gli ha tolto il sonno» sembra imbarazzato ed arrossisce come un adolescente. Tenero e sexy. Mi sto scaldando…

«E Mark?». Già, perché non ha invitato il suo amico di scorribande?

«Voi seminude? E delle brasiliane? Lo volevi davvero presente?». Oddio!

«Per carità! Hai ragione» convengo.

 

«Ben? Con la panna?» mi stupisco sempre più di come sono stata sciocca a non capire la loro macchinazione.

«Lui è stato il più difficile da convincere, si lamentava che non voleva tradire la fiducia di Angela. La panna abbiamo promesso di dividercela e gliela abbiamo pagata tutta noi. Credo che avremo la scorta per parecchio tempo» risponde e sorride sornione. Da stupro!

«La cosa che mi era venuta in mente subito era spalmartela sul petto e poi leccartela tutta» gli sibilo all’orecchio. Vediamo cosa mi rispondi adesso, signor Machiavelli!

Si volta di scatto e afferra i miei polsi spostandoli sulla testa e spingendomi contro il muro «Attenta, Swan, se mi fai queste proposte, rischiamo di non arrivare neanche per il taglio della torta, oggi» minaccia?

Con un colpo di reni, scivolo via e volto lui contro il muro «Attento, Cullen, certe promesse devi anche saperle mantenere» rispondo alla minaccia e rilancio.

«Come vuoi!» esclama, mi solleva e mi porta alla nostra camera, gettandomi sul letto, tanto da rimbalzare.

«Via quell’asciugamano, donna! Non ho tempo da perdere» e togliendosi l’accappatoio si getta su di me come un vampiro affamato.

 

Diciamo che abbiamo messo giudizio e, condensando gli sfregamenti, i baci languidi, gli abbracci, le palpate, le leccate ai capezzoli, gli assalti a pene e vagina, ce la siamo cavata arrivando appena in tempo per l’inizio della cerimonia.

Ho ricevuto solo occhiate di disapprovazione da parte di Alice, risatine da parte di Grace e sorrisi benevoli da parte di Angela.

La prossima volta mi guardo meglio in faccia prima di uscire di casa! Mica ce l’ho scritto in fronte “espressione post coito”! Sicuramente è la faccia da ebete di Edward… certo! È tutta colpa sua! Come ogni donna che si rispetti, la colpa è sempre e comunque del marito/compagno/amante! 

 

Accidenti! Che corsa! Mi fiondo a rotta di collo, dentro la stanza dove si trovano la sposa e le damigelle.

«Appena in tempo» dice acida la signora Hale.

«Hai fatto scintille?» chiede sorniona Vicky «Io devo proprio ringraziarvi. Mi avete costretta a quel bikini di lustrini e James è letteralmente andato fuori di testa! Credo di aver passato la notte più orgasmica della mia vita» mi confida con occhi luccicosi.

«Allora tieniti il costume di scena e indossalo ancora ogni tanto» suggerisco complice.

«Non lo butterei neanche se mi pagassero!» replica la rossa, sistemandosi il rossetto.

Guardo Rosalie, splendida nel suo abito da sposa, e mi commuovo fino alle lacrime che riesco a trattenere per grazia divina «Rose… sei magnifica!» non ci possono essere altre parole per descrivere la luminosità che ha oggi.

Ma è vero, ogni sposa è luminosa nel suo giorno perfetto!

 

Fortuna che Rosalie aveva concesso i vestiti corti. Questi abiti da damigella erano leggeri, eterei, con la gonna scampanata al ginocchio e il bustino intrecciato ma lieve, in una deliziosa sfumatura di lilla che si sposava perfettamente con le nostre figure, cioè io, Alice e Victoria.

Non avrei resistito con una gonnona lunga sino ai piedi soprattutto nel mese di giugno. Mi piaceva come periodo e se avessi dovuto scegliere quando sposarmi avrei optato sicuramente per questo mese. Magari il venti, il compleanno di Edward, e come regalo gli avrei donato me stessa, per tutta la vita…

Meglio tornare al presente.

 

Il matrimonio si svolge nel giardino della villa della famiglia Hale a Forks, e gli sposi si sposeranno tra poco sotto un gazebo in ferro battuto coperto da rose rampicanti in fiore. Il massimo del romanticismo.

«Forza, è il momento» grida Alice distribuendo i bouquet a tutte.

Appena sento la musica suonata dal quartetto d’archi, inizio a muovermi, seguendo il passo cadenzato di Alice che mi precede.

Il tragitto è breve, fortunatamente, e posso subito rintanarmi alla sinistra della sposa e godermi tutta la cerimonia.

Emmett, appena vede entrare la sposa, si scioglie in uno sguardo adorante e io non posso evitare di commuovermi. Sono troppo belli insieme!

 

«Ho visto una furtiva lacrima» mi prende in giro Robert, durante il ricevimento, dopo la cerimonia.

«Anche tu avevi gli occhi lucidi, non fare il furbo» rispondo agitandogli il dito sotto al naso.

«Piaciuta la festa di ieri sera? Non hai idea delle discussioni tra i ragazzi prima di entrare. Mi volevano spellare vivo» dice sornione.

«Perché?» sono perplessa.

«I vostri travestimenti li sapevamo solo io, Max e Fede. Gli altri sapevano solo che ci sareste state, ma chi… dovevano indovinarlo da soli. Dovevi vederli, come si minacciavano se qualcuno avesse allungato le mani sulla donna sbagliata» e ride sonoramente.

 

Siamo seduti a un tavolo ed io ho le gambe accavallate e mi godo le coppie che volteggiano sulla pista da ballo.

Angela è alle prese con il piccolo Robert, che continua a sbavare e gorgheggiare felice.

«Non riesco più a trovare Ben. Da quando ha trovato quella salsa per accompagnare il pesce, sta cercando disperatamente il cuoco del catering» si lamenta.

«Non ho idea di chi sia. Tu lo sai Robert?».

«Mi sembra di aver letto sul furgone kechan51 ma è la prima volta che provo il suo menù. Devo dire che è stato davvero buono».

«Infatti,  Ben vuole la ricetta» sorride «E pensare che l’ho conosciuto come professore di fotografia!». Vero, ma se hai una passione la devi seguire o non ti realizzerai mai. Da quel che conosco Ben, lui di passioni ne ha solo due, pardon, adesso tre: Angela, il piccolo Robert e la cucina.

 

Poco dopo Edward mi raggiunge dopo aver ballato con Alice.

«Cosa dicevate?» chiede sedendosi accanto a me.

«Robert mi stava dicendo come vi siete minacciati tra voi se allungavate le mani nella direzione sbagliata, ieri sera» ripeto ridendo.

«Ed ho anche rischiato grosso quando Grace mi è crollata addosso. Di tutte le ragazze, lei era quella che mi faceva più paura» risponde. Il perché è implicito: Gary farebbe paura a tutti. Conosce più tecniche lui per far male a qualcuno, di qualsiasi manuale dei mercenari di guerra.

«Tranquillo, mio figlio è un pochino possessivo ma fondamentalmente è un buono» lo consola Robert ghignando.

«Mi ricorda tanto lei» dice Edward indicandomi «Tanto cara, tranne quando le dai un coltello in mano. Rischia di diventare un’arma letale» e inizia a ridere trascinando anche il nostro amico e facendomi imbronciare.

Uffa! Per una volta che l’ho minacciato con un coltello, e poi con un altro coltello, e poi con un fucile… forse non sono proprio tanto pacifica…

 

«Ma io SONO un buono, altrimenti le gambine te le avrei spezzate lo stesso solo perché ti si era seduta sopra». Gary fa la sua apparizione accompagnato dalla sua dama.

«Sono solo inciampata» ridacchia Grace facendogli un buffetto sulla spalla.

«Oh, ti assicuro che mi sono trattenuto quando ho capito che eri praticamente nuda davanti a noi. D’ora in avanti quel costume farà parte dell’abbigliamento molto privato» puntualizza sedendosi accanto a Edward con la sua ragazza in braccio.

 

«Allora, Bella, avete deciso il giorno del matrimonio?» la butta lì Grace ed io divento porpora. È ancora presto!

«Già, abbiamo deciso il giorno?» chiede ghignando Edward. Come mettermi in imbarazzo e difficoltà!

«Ci ho pensato e lo faremo… non appena il problema del mio lavoro sarà risolto» rispondo appellandomi all’ultimo baluardo di libertà.

Voglio sposarlo, altrimenti non avrei detto di sì, ma è così presto… stiamo insieme da due mesi dopo sei anni di lontananza! Non vorrei affrettare le cose e la scusa del lavoro è la più solida che abbia.

Nessuno contraddice la mia affermazione e mi rilasso godendomi il resto della giornata.

 

«Buongiorno Miss Swan… Isabella, dico bene?». La voce alle mie spalle mi fa fare un salto per aria e anche Grace e Edward sono impauriti.

L’abbiamo riconosciuto tutti. È Mister Ronald Albrock, il mio capo. Sono fritta!

«Ehm… esatto» sussurro io, non sapendo che altro dire e diventando sempre più rossa.

«La prego, lunedì prossimo, venga in laboratorio con la gonna al posto di quei pantaloni informi. Se mi permette, ha delle splendide gambe. È un peccato nasconderle» sorride e mi fa il baciamano, mentre la mia bocca è talmente aperta dallo stupore che potrebbe atterrarci uno stormo di gabbiani, tanto non me ne accorgerei.

«Gary, mi presti la tua dama per un valzer? Ho visto che balla divinamente» si volta divertito verso suo nipote, come se non avesse altro da aggiungere a me, che ancora non mi sono ripresa.

«Scordatelo nonno. Lei è tua dalle otto e trenta alle diciassette e trenta dal lunedì al venerdì, il resto del suo tempo è tutto mio. Potrai farle il terzo grado quando sarà in ufficio, ma se non la tratti bene te la vedrai con me» risponde sorridendo, ma credo di intuire un avvertimento sotto le sue parole. Sicuramente non è la prima volta che parla di Grace a suo nonno.

Povera amica mia, se io non mi sono ancora ripresa, lei è di un colore tendente al granata dall’imbarazzo!

«Signorina Razi, spero che mio nipote la tratti bene, altrimenti se la dovrà vedere con me» rifà il verso a Gary e si lancia in un compito baciamano con Grace.

«Papà, non tormentarle oltre, hanno già la tachicardia a mille, non vorrai avere sulla coscienza la vita di queste due donzelle?» interviene Robert ammonendo suo padre, il quale esplode in una allegra risata che mi lascia sempre più perplessa.

«Non rinuncerei mai a un brillante biologo anche se di abbigliamento e trucco discutibile, come non rinuncerei mai alla migliore assistente che abbia avuto, che dimostra di avere una santa pazienza a sopportare mio nipote» e con un inchino e una risata si allontana verso un capannello di persone, tra cui spicca Edward senior e Carlisle.

Non c’è niente da fare! Il mondo è veramente minuscolo!

 

Sto ancora boccheggiando e sento Edward e Grace tirare un gran sospiro di sollievo, quando mi accorgo che Gary e Robert non hanno fatto una piega… loro lo sapevano che lui sapeva!

«Tu!» strepito indicando il mio collega di laboratorio «E tu!» passo poi al ragazzo della mia amica «Perché non mi avete detto che lui era a conoscenza del mio travestimento!» voglio delle spiegazioni! Ho tremato per due mesi per niente!

Voglio il risarcimento per tutti gli incubi di cui ho sofferto!

«Bella, io e Gary ti abbiamo riconosciuta in quanto tempo? Dieci minuti? Da chi pensi abbiamo preso il colpo d’occhio?». Okay, sono imbecille.

«Il nonno ha chiesto del tuo rendimento a John e a mio padre, era informato di come svolgevi il lavoro e, come hai sentito, è soddisfatto» chiarisce Gary.

«Ti avevo detto di non preoccuparti» rincara Robert.

 

Nel frattempo si sono avvicinati anche i cugini Cullen con i neosposi, James con Victoria e Ben.

«E adesso, Miss Swan, mi dici quale sarà la data del nostro matrimonio?» eccolo qui Edward che mi aspettava al varco.

Ma io sono felice. Ho un lavoro che adoro, un ragazzo che amo sopra ogni cosa e amici cari e fidati che mi sostengono anche se faccio cavolate. Sono talmente felice che ci penso per mezzo minuto e rispondo.

«Il 13 di settembre, il giorno del mio compleanno. E tu sarai il mio regalo!» salto in piedi, afferro il bavero della sua giacca e lo attiro a me per un bacio da copertina!

 

«Oh, cielo! Solo tre mesi! Come farò ad organizzare tutto?» esclama Napoleone facendo scoppiare tutti in una gioiosa risata.

 

---ooOoo---

 

… quattro anni dopo…

Epilogo seconda parte.

 

Mi sveglio quando un raggio di sole colpisce il mio viso.

Accidenti! Dimentico sempre di chiudere le tende. Adoro stare a letto guardando le stelle oltre la finestra, ma al mattino è un incubo!

Oltre tutto, da un po’ di tempo, quando riesco a prendere sonno, sembro in coma, non sento assolutamente nulla di quanto mi accade intorno e il risveglio mi distrugge.

Meglio andare a fare la doccia, così mi sveglio del tutto.

Appena metto i piedi per terra, lancio un’occhiata al cellulare sul comodino.

Mi aspetto notizie da Grace ogni momento e quando vedo la bustina del messaggio lancio un gridolino entusiasta.

“La cicogna ha avuto ritardi inspiegabili e il cavolo non riusciva a maturare, ma alla fine è arrivato Omar. Ed”

Non fosse perché mi sento spossata, mi metterei a saltellare.

Sono otto giorni che aspettavo questo messaggio. Questo bambino aveva deciso di prendersela comoda. La pancia di Grace doveva essere proprio accogliente!

 

Devo correre all’ospedale. 

Mi fiondo nel bagno per una doccia superveloce e in meno di un’ora il taxi arriva davanti all’entrata dell’accettazione.

Non chiedo neanche informazioni sul reparto, ormai, con tutte le volte che io e Grace ci siamo venute, so perfettamente dove andare.

 

Busso alla porta e trovo Edward che sta parlando con Grace, stringendole la mano.

«Ciao!» dico raggiante. Entrambi si voltano verso di me e Grace allarga le braccia con le lacrime agli occhi.

«E’ nato, Bella! È bellissimo e perfetto!... Ancora non ci credo!» pigola mentre la stringo delicatamente, attenta a non intercettare i fili della flebo che le stanno somministrando.

«Come è successo? Ieri sera avevi solo qualche contrazione, l'ostetrica aveva detto che sarebbe stata una cosa lunga» dico.

«Cesareo d’urgenza alle quattro questa notte. Sono distrutto!» risponde Edward.

«Povero, pavone! Sei tu che ti sei preso l’impegno, adesso pedali!» ridacchio e la neo mamma diventa la mia eco.

«Grazie ragazze!» borbotta continuando «Se tu, balenottera, decidi di fare lo stesso, giuro che non ti riconosco più!» esclama incrociando le braccia.

«Balenottera a chi? Guarda che qui dentro c’è tua figlia, mica è tutta ciccia mia!» replico piccata.

«Infatti, balenottera è lei. Se tu sei diventata così tonda, sicuramente è perché lei è grossa… In ogni caso sei sempre stupenda, mogliettina mia». Ruffiano salvato in estremis.

 

«Ti ringrazio ancora, Edward, per essermi stato vicino» dice Grace rivolgendosi a mio marito.

«Non potevo fare altrimenti, tuo suocero è andato da Gary e Ronald è troppo vecchio per queste cose. Poi tuo marito mi avrebbe fatto secco se non ti avessi assistito!» replica Edward, cercando di minimizzare.

Ma sappiamo tutti che non è così. Se anche nessuno lo avesse chiesto, non si sarebbe mai tirato indietro per aiutare la sua grande amica. Sono molto legati.

 

Ci voltiamo verso la porta quando sentiamo degli scalpiccii nel corridoio.

«Grace, amore» dice Gary con il fiatone per la corsa.

«Tutto bene, il piccolo è sano e forte» risponde la mia amica prima di ricevere il bacio del suo uomo.

Nonostante non sia una ragazza piccolina, sparisce completamente sotto la mole del marito. Credo che le spalle gli siano ancora cresciute in questi anni.

«Faccio vedere Omar a Bella» dice Edward trascinandomi fuori dalla stanza per lasciare liberi di due genitori.

 

Le culle nella nursery dell’ospedale sono quanto di più bello ci possa essere.

I bambini allineati e sonnacchiosi, con le loro smorfiette buffe e le manine a pugno, con le copertine rosa o azzurre e i rari capelli ritti in testa, sono uno spettacolo incredibile.

«Pensa che tra poco ci sarà anche Lizzie, li in mezzo» mi sussurra Edward abbracciandomi da dietro e posando i palmi aperti sulla mia pancia.

Ormai mancano tre settimane alla scadenza del tempo.

Tra meno di un mese avremo la nostra bambina tra le braccia.

«Te lo avevo detto che ci saremmo riusciti» mi dice ancora, facendomi stringere il cuore al ricordo.

 

Erano passati due anni dal matrimonio e avevamo deciso che era ora di ampliare la famiglia. Infatti poco dopo ero rimasta incinta ma dopo otto settimane avevo perso il bambino. Un maschietto.

Non avevo avuto ulteriori problemi e, secondo il ginecologo, nulla impediva di ritentare e portare a termine la gravidanza.

Ero io che ero terrorizzata e non mi ero più fatta toccare per mesi.

Edward mi era rimasto vicino e mi aveva continuamente consolato, dicendomi che se anche non avessi potuto avere figli, non sarebbe stato un problema per lui.

Sapevo quanto desiderasse una famiglia completa e dopo l’ennesima visita rassicurante, avevo deciso di ritentare.

Questa volta ci avevamo messo più tempo ma alla fine erano arrivate le benedette due lineette fucsia sul test. Incinta!

Era andato tutto bene e tra poco avrei stretto a me il mio batuffolo rosa.

 

«Bello mio nipote, vero?». La voce di Max mi fa sobbalzare dalla sorpresa.

«Robert?» chiede Edward al nostro amico.

«Sta cercando ancora parcheggio. Fortuna che hanno concesso una licenza a Gary per l’arrivo del bambino. Che sfortuna, proprio a due mesi dalla nascita, essere costretto a trasferirsi alla base di Los Angeles per preparare una squadra destinata in Iraq» commenta.

«L’importante è che non sia andato anche lui laggiù. Grace sarebbe morta di preoccupazione» replico io, tornando a concentrarmi sul piccolo Omar che dorme beato.

 

Poco dopo le infermiere portano i bambini alle mamme e noi ne approfittiamo per tornare a casa, visto che mamma e pupo sono assistiti dalla loro famiglia.

 

Erano pochi mesi che Grace e Gary si erano sposati.

Lei aveva sempre rifiutato la proposta di matrimonio che il marine le aveva fatto già ai tempi del mio matrimonio. Prima perché era troppo presto, poi perché non voleva che si pensasse che aveva accalappiato un buon partito (visto che comunque gli Albrock non erano propriamente dei poveretti mentre lei viveva solo del suo lavoro).

Alla fine Gary aveva iniziato a “lavorarla ai fianchi” come aveva suggerito una volta a Edward, per poi seguire il consiglio di suo padre e metterla incinta, pregandola quindi di “fare di lui un uomo onesto”, come le aveva detto davanti al monitor della prima ecografia.

Con le lacrime agli occhi, lei aveva acconsentito e, scommetto una cena nel ristorante più costoso di Seattle, lui si era sentito un vero stratega, ottenendo finalmente la mano dell’amata.

 

«Non vedo l’ora che la piccola esca dalla mia pancia. Mi sento una mongolfiera» mi lamento sdraiandomi sul divano.

Edward si siede accanto a me ed inizia a massaggiarmi i piedi. Anche quelli iniziano a gonfiarsi, come ogni volta che resto troppo tempo in piedi.

«Passerà presto, vedrai. Poi ti lamenterai perché non ti farà dormire la notte» mi avvisa e io faccio una smorfia.

«Non che cambi tanto da adesso. A volte sembra che balli la samba!» replico.

«A volte, invece, dormi talmente profondamente che non ti accorgi quando suona il cellulare e tuo marito si alza per andare ad assistere il parto della tua amica in ospedale e in piena notte» mi fa notare.

«Vero» ammetto «Dormivo così bene» e sospiro in modo teatrale e sorrido al mio amore.

 

Lo amo come il giorno che l’ho sposato, se non di più.

Sono stati quattro anni stupendi, nonostante i problemi e non li cambierei per niente al mondo.

Adesso ho il lavoro che adoro, la vita che sognavo e tra poco meno di un mese la famiglia che ho sempre voluto. So che anche Edward pensa esattamente la stessa cosa e questo mi riempie di felicità più di quanto già non lo sia.

Mi sento la persona più ricca di questa terra.

 

… Ulteriori dieci anni dopo…

Pov Edward…

 

Sospiro soddisfatto.

Tra poco festeggeremo il compleanno di Lizzie. La mia principessa compie dieci anni. Una signorinella ormai.

Somiglia sempre più a Bella, pur avendo preso i miei colori riguardo occhi e capelli. È una miscellanea di due persone, il risultato del nostro amore ed io ne sono orgoglioso.

«Lizzie! Voglio salire io sulla ruota!... Papà! Liz non mi fa salire!» urla Ej, il mio ometto.

Ebbene sì, abbiamo avuto un maschietto quattro anni dopo la nostra bimba: Edward Cullen terzo, anche se preferiamo chiamarlo Junior o, meglio ancora, Ej.

 

Alle urla del mio bambino si aggiunge l’abbaiare del terranova che i miei genitori hanno regalato ai bambini quando è nato Junior.

All’epoca era un cucciolotto, ora è praticamente un bovino più grande di mio figlio!

«Caius, basta!» ordino e per un attimo c’è pace «Liz, fai cambio con tuo fratello».

«Uffa! È il mio compleanno! Sono io che devo andare sulla ruota» protesta e Caius ricomincia ad abbaiare.

 

«Edward, possibile che non riesci ad importi con loro?». Come sempre, domanda retorica da parte della mia mogliettina che mi raggiunge sul porticato e che io prontamente abbraccio guardando le mie tre pesti accanto alla quercia del giardino.

 

Eccolo! Il mio sogno di vent’anni fa, fatto a occhi aperti sul tetto di quella capanna al campeggio. E la realtà è qui, davanti ai miei occhi ed è ancora più bella di quanto avevo sognato.

Accarezzo il ventre prominente di Bella, che contiene la nostra bambina, il nostro terzo figlio, inattesa ma già amata con tutto il cuore. Si chiamerà Heidi, come ha imposto Ej, dopo aver visto il cartone animato. Speriamo solo non pretenda che faccia la pastorella con le caprette! Beh, il cane ce l’abbiamo già, anche se non si chiama Nebbia ed è decisamente più vivace.

«Prego, se riesci a farli tacere… A te la parola» la sfido e lei mi guarda sorniona.

«Bambini, guardate che stanno arrivando Omar e Ronald!» dice a voce alta, dirottando l'attenzione generale sui cinque Albrock che si avvicinano al cancelletto.

 

Gary e Grace hanno avuto un altro bambino due anni dopo Omar e l’hanno chiamato Ronald in onore del nonno che era morto poco prima.

Mister Albrock aveva avuto la consolazione di vedere la sua stirpe unita e felice prima di chiudere gli occhi per sempre e questo aveva leggermente mitigato il dolore per la perdita.

Gary si era dimesso dall’esercito e aveva assunto la direzione dell’impresa di famiglia, coadiuvato da Robert e da Grace.

«Benvenuti! Come mai manca Max?» chiedo a Gary, mentre Grace, Robert e Bella gestiscono i bambini e il cane.

«E’ andato da sua madre che sta male. Vi saluta» riferisce prima di stringermi la mano con calore e piacere di rivedersi.

 

Non ci vediamo più tanto spesso come quando lavoravo alla biologicalseattle.

Il fatto di essere perennemente a contatto con Bella, dopo alcuni anni, aveva fatto tremare il nostro matrimonio: non avevamo altri argomenti se non il lavoro. Ci eravamo accorti di aver perso il dialogo e quando mi sono reso conto, con orrore, di provare interesse per Renata, una impiegata nel reparto fatturazione, sono corso subito ai ripari e mi sono licenziato, trovando poi un impiego nel liceo dove mi ero diplomato.

Non ho mai confessato di aver vacillato, in primo luogo perché è stato solo un pensiero e secondariamente, non trovavo giusto far gravare questo pensiero anche su Bella, visto che non era successo nulla se non nella mia testa.

Il nostro matrimonio è risorto più forte di prima, tanto da arrivare a concepire il nostro Ej, segno tangibile della nostra rinnovata armonia.

 

Adesso mi guardo attorno e trovo i miei amici con i loro figli, tutti insieme a festeggiare la mia principessa.

Anche Kachiri, la piccola di origine peruviana che Alice e Jasper hanno adottato due anni fa, sembra essersi ambientata bene in questa famiglia di pazzi.

Emmett e Rosalie con la loro Katie, deliziosa tredicenne, cercano di tenere calmi i gemelli Jason e Jared che avendo la stessa età di Ej formano un trio dagli effetti catastrofici (ne sa qualche cosa il vaso di cristallo che hanno appena rotto).

Il giovane Robert, che è accompagnato da Angela visto che Ben è ancora occupato al ristorante, corre subito da Paul con cui fa comunella sin da piccolo.

Victoria, in compagnia del suo più giovane compagno Laurent, ha accompagnato la piccola Irina, visto che questo weekend spettava a lei e non al suo ex marito James.

Geoffrey e Antonella sono arrivati trafelati, per colpa di Seth, il loro secondo figlio di nove anni, che, a quanto pare, aveva deciso di requisire le chiavi dell’auto.

Ci sono tutti, anche il padre di Bella, i miei genitori e i miei zii.

 

«Edward, è vero che per conquistare Bella ti sei vestito da donna?» chiede Paul dopo aver confabulato con il figlio di Angela e Ben.

«Per amore si fa qualsiasi cosa» rispondo gonfiando il petto.

«Hai capito, Omar? Devi vestirti da ragazza per poter baciare Lizzie» urla il figlio di Geoffrey, facendo diventare il piccolo Albrock del colore di un pomodoro.

«Lasciatelo in pace voi due, altrimenti dico a Emmett che vi piace Katie» risponde la mia principessa «E poi, Omar è bellissimo, non ha bisogno di travestirsi per un mio bacio» e si lancia ad abbracciare il ragazzino e schioccargli un grosso bacio sulla guancia.

Dietro le mie spalle sento Grace e mia moglie che sospirano contente e Gary che ridacchia orgoglioso della conquista di suo figlio. Solo io sono contrariato?

Oddio! Non sono ancora pronto alle cotte... pensavo di avere ancora un pochino di tempo... che ne so? Ancora dieci o quindici anni di tranquillità!

Sono troppo precoci i bambini oggi.

«Papà, lo sai che anche io ho l'innamorata?» dice Ej tirandomi i pantaloni per attirare l'attenzione. Decisamente non sono pronto!

 

«Venite! È ora di spegnere le candeline!» dice Bella, portando la grande torta sul tavolo.

Mentre tutti cantano “tanti auguri” la mia Lizzie soffia sulle candeline e scoppia l'applauso.

«Hai espresso un desiderio?» chiedo sussurrandole all'orecchio.

Lei annuisce «Di essere sempre felice come oggi!» risponde sorridendo.

“Oh tesoro, lo sono anche io!” penso, e commosso la abbraccio.

Questa è la vita che volevo e non ne cambierei una virgola.

 

Fine!

---ooOoo---

 

Angolino mio:

sono arrivata alla fine!

Parto subito con piccole precisazioni: la ruota su cui vogliono salire i bambini è il copertone appeso alla quercia che Edward osserva dalla finestra quando Bella si ferma con lui alla villa.

L’aborto spontaneo capita spesso alle primipare, non implica il non poter avere figli successivamente (proprio una mia amica ne ha avuti tre, dopo).

Secondo me è salutare non lavorare nello stesso ambiente, gomito a gomito, soprattutto se si è due personalità forti e con mansioni di responsabilità. Rischi di parlare ventiquattro ore al giorno di lavoro e, alla fine, di non parlare affatto.

Intendiamoci, questa è una mia opinione non la verità sacrosanta, ognuno può, anzi deve, pensarla come meglio crede.

Ho fatto vacillare Edward. Sottolineo vacillare, non tradire. E visto che è stato un peccato veniale, lascio il peso alla sua coscienza senza gravarne anche Bella.

Ej ha la stessa età del mio bambino (sei anni) e anche lui mi ha detto “Ho l’innamorata”… oddio!

 

Per ultimo, sottolineo che tutti i nomi e cognomi che compaiono nella storia, se non sono nick in grassetto, sono rigorosamente presenti nella saga di Twilight.

 

Bene, torniamo alla commozione finale. Dopo un anno dal primo capitolo di Ciao Edwardina, arrivo a chiudere un'altra storia che è nata come una battuta di spirito e che mi ha preso sempre più, scoprendo in me stessa una vena leggera e comica che non pensavo di possedere.

 

Doverosamente ringrazio tutte le persone che si sono fermate a leggere e spero anche apprezzare questa storia nei suoi attimi seri, comici e demenziali.

Grazie per aver recensito, inserito la storia nelle liste preferite, ricordate, seguite e anche chi ha segnalato ai conoscenti questo titolo. Grazie a tutti!

 

Adesso vi aspetto tra i capitoli di Si dice – In Vino Veritas che riprenderò subito a chiusura di questa storia. Si tratta di una storia con toni seri e intrighi e un pizzico di giallo.

Continuerò anche Twilight delle caverne la fiction demenziale che non sarà molto lunga e spero che vi divertirà come questa storia appena conclusa.

Per la mia salute mentale mi servono tutte e due: una perché non si può sempre ridere e l’altra perché non si può essere sempre seri, quindi mi alternerò tra loro.

 

Per l'ultima volta su questa pagina, vi ringrazio per l'attenzione

alla prossima storia

baciotti

 

  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: gaccia