Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: LovelyFrog    05/11/2012    2 recensioni
Mi infilai sotto le coperte: anche se ormai non lo vedevo più, sentivo che mi cercava con gli occhi nell’oscurità, come io stavo facendo con lui.
O mi stavo solo immaginando tutto?
Non importava. No, avevo deciso che era irrilevante se lui provava un trasporto per me o se era semplice amicizia: avrei lasciato andare le cose al suo corso, senza più farmi domande. Godendomi la sua compagnia, perché dalla morte di Vincenzo era stato l’unico da cui mi fossi mai sentita capita.
Oooook, se vi interessa dovete solo aprire, buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Don't you know, all night
I've been waiting for a girl like you to come around


La musica rimbombava nei timpani. I primi tempi era snervante, ma ora, facendoci l’abitudine, era semplice ritagliarsi fuori da quel rumore e isolare le voci. Credo che l’esperienza sia la migliore forma di apprendimento: quale posto migliore se non una discoteca per imparare l’inglese? Probabilmente una scuola. Ma fare pratica coi barman era molto più facile e decisamente molto meno costoso. In più era una scusa per assaggiare qualche drink, vado matta per gli alcolici, e visto che li reggo decisamente bene... La cosa più difficile era dovermi vestire con abiti che non mi appartenevano: tacchi alti, pantaloni attillati, magliette sciccose e truccata come una normale 17enne.
Che coglioni.
Ma era il modo più semplice per mischiarmi fra le altre ragazze, così, vuoi perché ero vestita normalmente, vuoi perché non ero una particolare bellezza sotto le luci stroboscopiche, passavo facilmente inosservata. Non essere notata mi faceva sentire libera: da piccola lo detestavo, piangevo chiedendomi perché nessuno mi considerasse, ma ora è la mia migliore arma e il mio migliore scudo. Non attiravo ragazzi ed ero libera di socializzare solo per il puro scopo di imparare. Fantastico.
“Che drink ti offro?”. “Un blody mary, anche se non me lo offri: sai io lo pago”. Il ragazzo sorrise ammiccante, lasciando cadere per un attimo l'occhio sulla mia misera scollatura. Un'altro porco. "Subito bellezza, di dove sei? Hai un accento strano... ”.
Cavolo. Intanto che armeggia con le bottiglie, cercò di socializzare; domande noiosissime, fatte e rifatte: di dove sei, che ci fai qui, come ti trovi, bla bla bla. Niente di nuovo.  Ormai a queste domande mi inventavo tutto: rendeva tutto piu difficile e interessante.
 –ultimo drink e poi me la squaglio, qua non c’è proprio niente di nuovo-.
“Ehi, sai per caso che ore sono?” Accanto a me c’era quello che viene definito il belloccio delle feste: lineamenti delicati ma mascolini, occhi grandi e penetranti, bocca carnosa, alto, asciutto ma muscoloso e tutta quella roba lì che rende i ragazzi fighi un po’ tutti uguali.
“Credo più o meno le 4”. Abbozzò un sorriso sghembo. “oh, allora ho ancora tempo. Ti offro un drink.”. Che palle. “Me ne stavo andando, ma grazie comunque”. Il sorriso si allargò sempre di più. “Insisto”.
 –certo che non molla: forse non riesco a spiegarmi bene, eppure sono stata piuttosto esplicita-.
“No , davvero, devo andare e poi neanche ti conosco”. “Di solito si offre un drink quando si vuole conoscere una persona. Barman, due gin tonic”.
-Cristo… forse è meglio assecondarlo e vedere di fare anche un po’ di pratica-.
“Insomma, tutta sola?”. Oh santo cielo. “Già…” continuava a fissarmi mentre sorseggiavo quella robaccia. Gli ho forse detto che mi piace il gin tonic? No, non direi proprio, visto che mi fa schifo.
“Come ti chiami?” Dunque, vediamo, un nome figo, tipo… “Giselle, tu?” Quello strabuzzò gli occhi, un po’ sorpreso. Fu un secondo, ma io non mi lascio certo sfuggire un’espressione interessante. Si ricompose quasi subito. “Come, non mi riconosci? Sono piuttosto famoso…” Ma tu guarda che arrogante…. “No, mi dispiace.” “Wow, era da tanto che non mi capitava. Io sono Harry, Harry Styles" Mi chiamo Bond…James Bond
–Non ridergli in faccia-
“Uh-uh…E esattamente sei famoso per...” “Sono un cantante. Canto in una band. Hai mai sentito gli One Direction?” oh, quegli One Direction… “Ah si, ho sentito qualche canzone alla radio.” Per un attimo rimase interdetto, quasi non sapesse bene come rigirarsi. In effetti ora sarebbe toccato a me mandare avanti la conversazione, ma ero decisa a fargli capire che non mi interessava.
“Quindi…te che cosa fai nella vita?” Vediamo, cosa potrebbe fare una come Giselle… “Faccio la fotografa per una rivista secondaria, nulla di che…” Altro silenzio, coperto dal frastuono della musica.
“Un tipo difficile, eh?” Ma che cazzo vuoi?! “Senti, se stai cercando una ragazza da ripassarti per la serata usando il tuo nome figo, allora hai sbagliato persona. Grazie per il drink, ma devo proprio andare.”
Cercai di fuggire fuori dal locale il più velocemente possibile,facendomi strada a suon di gomitate fra la marmalgia di gente. l'aria gelida di metà novembre fu uno schiaffo in faccia, raffreddandomi le gote rosse di nervosismo. Non ebbi il tempo di trovare con gli occhi il mio mezzo per sfuggire a quel cretino che me lo ritrovai a un palmo dal naso. Che coglioni.
“Ehi, calma, volevo solo fare due chiacchere, Giselle, non ti scaldare. Sai, sei piuttosto carina quando sei arrabbiata.” Ok, questo è troppo. Non sopporto la sua presenza. Mi urta. “Scusa, normalmente le ragazze ci cascano a queste moine?” Sorrise, divertito. Ma quanto cazzo sorride? “Solo le ragazze normali.” “Dovrei sentirmi lusingata?” “Sono sicuro che sotto sotto ho fatto colpo” L’occhiolino che ne seguì era addirittura più irritante del sorriso. Wow. “L’importante è che tu ne sia convinto” ribattei, ricambiando con un ironico occhiolino, girai i tacchi e mi avviai alla moto.
Tempo nemmeno di mettermi il casco che lui mi aveva già afferrato il braccio e tirato su una manica. Quello che vidi scritto sopra fu un vero shock. “Chiamami”. Ora non sorrideva. Perché non sorrideva? Non mi diede il tempo di ribattere.



Finalmente a casa. La sensazione che provi quando ti chiudi la tua porta alle spalle è indescrivibile: l’odore, la forma degli oggetti, i rumori, perfino le ombre, ti sembrano familiari. Ti senti completo.  E’ come incastrare l’ultimo pezzo di un puzzle: stessa sensazione. Milkshake si avvicinò con fare assonnato: un metro e passa di cane completamente nero che ti viene incontro fa sempre un certo effetto. Ma come si dice, la prima impressione non è mai quella giusta.
“Sono a casa Milky”. Il mio mini appartamento non prevedrebbe l’accesso ai cani, ma non è un problema: che io sappia, nessuno sa della sua esistenza, o se lo sa non gli interessa riferirlo al proprietario.
Accesi lo scaldabagno e con gesti veloci mi sfilai i vestiti di dosso, lasciandoli inermi sul pavimento, mentre lo scroscio d'acqua calda veniva diviso da l mio piede infreddolito. Io amo l’acqua: fin da bambina, nuotare è sempre stata una delle cose che mi rendeva più felice. Sentirsi sospesa nel nulla, libera di fare ciò che voglio, e allo stesso tempo cullata e protetta. Feci la doccia con calma, predendomi tutto il tempo di gustarmi il suono del getto caldo, le goccde sulla pelle, le carezze dei capelli bagnati sulla schiena. Quando sentii che ogni nervo si era rilassato, mi infilai nell'accapatoio ormai caldo, frizionando le gambe con l'asciugamano.
Dopo essermi messa comoda (ho già detto che io detesto le cose troppo attillate?) mi accoccolai a Milky davanti alla mia finestra a finire la lettera scarlatta, ma non riuscivo a leggere. Troppi pensieri che rifrullavano nella testa.
Quell’Harry era davvero strano: c’era qualcosa di stranamente intrigante in lui, quel fascino che provi osservando un quadro cubista, o un carillon senza la chiave che lo apre. La sensazione che ciò che si vede all’inizio non sia ciò che si cela dietro. Il suo numero sul braccio era ancora visibilissimo. Presi il telefono e lo memorizzai, tanto per l’evenienza. Si, c’era qualcosa nei modi di fare, che… ah, lasciamo stare. Mi stavo facendo dei filmini inutili sulla profondità di una persona che non conoscevo neanche. Probabilmente era il solito vip che si crede chi sa chi e a cui piovono ragazze da tutte le parti. Avrà sicuramente dato il suo numero ad un’altra ventina di povere illuse e arrampicatrici sociali quella sera.
Chiusi il libro con forza e accesi la PS3: era l’unica cosa che mi ero permessa di portar via da casa, visto che non la usava nessuno. Una bella sparatoria era proprio quello che mi ci voleva per distrarmi da quell’Harry Styles


AUTORE
salve bellissime :3. questo è il primo capitolo, o meglio il prologo.
Era da un po' che volevo scrivere la mia prima FF, ma mi mancava il coraggio...
Sono stata mesi ad immaginare la storia, a scrivere le prime pagine, solo per me.
Ma un paio di amiche mi hanno alla fine convinta a metterla su EFP, quindi...eccola!
Spero vi piaccia, c'ho messo tutto il cuore e si evovlerà con un paio di colpi di scena che ho in serbo per voi ;)
Eccovi un piccolo assaggio di quello che accadrà nei prossimi capitoli

SPOILER ;P


“Tu non ti chiami Giselle, vero?”
Fece un cenno di scatto alla targhetta, che indicava chiaramente Leonilda Salvatori. Oh merda. “Ehm…” Mi lasciò andare: sul suo volto sfrecciò un’espressione strana.


Basta, ho detto anche troppo, metterò il prossimo capitolo entro venerdì:) xx

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: LovelyFrog