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Autore: Pando91    24/05/2007    5 recensioni
La sofferenza gli ledeva il cuore, frantumando ogni sua speranza.
Ad un certo punto, preso da tutti quei sentimenti, urlò.
Urlò un “no” di disperazione. Fu come se il cielo avesse avuto paura di lui. Il vento si placò, la pioggia smise di battere sulla terra melmosa.

“Perché urli?”

Una voce parlò. Gli parve di sentirla da lontano, come se fosse stato a miglia e miglia di distanza.
Spalancò gli occhi. Chinò il capo, prima rivolto al cielo, sulla figura immobile della ragazza. Aveva un sorriso tirato, gli occhi pieni di dolore e tristezza. I capelli scompigliati, piccoli rami erano confusi nella chioma bruna di Hermione. Tutto il corpo era coperto da graffi da cui usciva del sangue, ormai secco.

“H-Hermione?”
Genere: Triste, Malinconico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi di nuovo. Questa volta però con una fan fiction che non ha nulla a che fare con la gioia. Aveva già pensato, molto tempo fa, di scrivere una one-shot del genere. So che non è il massimo. L'ho scritta in poco tempo.Volevo vedere cosa ne veniva fuori.All'inizio ero indecisa se farla finire bene e male..poi ho deciso la seconda opzione. Spero di essere stata all'altezza della situazione. Spero anche che vi piaccia e che la commentiate. Ringrazio già tutti quelli che la leggeranno e che lasceranno delle recensioni...Grazie!


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La sua vita




Il silenzio aleggiava intorno a lui. L’unica cosa che distingueva perfettamente erano i suoi passi veloci e leggeri, posati sulla terra. Il cielo era come tinto di rosso. Le nuvole si confondevano tra loro formando una macchia grigia. Delle piccole gocce di pioggia lo colpirono su di un occhio senza preavviso. Dopo poco si fermò per riprendere fiato. I suoi vestiti erano ormai fradici. La poggia si era fatta più intensa e il vento si era unito a questa. I capelli ricadevano sugli occhi, occupandogli la sua visuale, che era già appannata dalla forte tempesta. La cercava. La cercava come un pazzo. Continuava a scrollare corpi bianchi, sperando che fosse ancora viva. La guerra aveva fatto si che si dividessero. Non l’aveva più rivista, e adesso non riusciva a trovarla. Cosa le avevano fatto? Risalì un piccola collina. Inciampò e cadde a terra, stremato. Gli indumenti ormai stracci si macchiarono di terra, che mischiata con l’acqua era diventata puro e vischioso fango. Respirò affannosamente. Aveva ormai battuto ogni posto, ma non l’aveva trovata. Si sdraiò a pancia in su. La pioggia gli batteva sugli occhiali, provocando mille sfumature, quasi non riusciva a vedere niente. Una lacrima di sofferenza gli solcò il viso, provocando in lui un piccolo singhiozzo. Si rialzò, come se fosse stato attratto da una forza sconosciuta. Doveva cercare ancora. Fece poco più di due passi, e inciampò di nuovo. Ma questa volta non era stato causato dalla poca vista. Abbassò gli occhi. Non capiva come mai ci vedesse così male. Poteva intravedere una forma, ma non capì cosa fosse. Si tolse gli occhiali. Fu sorpreso di vedere molto meglio di prima. Li buttò a terra: era possibile che la morte del Signore Oscuro gli avesse riparato la vista? Non stette molto a pensarci, doveva ancora trovarla.
Puntò gli occhi nel punto in cui prima aveva visto una forza strana. Uno sguardo di terrore gli attraversò il viso. La figura di Hermione era accovacciata su di un altro corpo. Con agitazione, sperando che non fosse morta, spostò il corpo e la avvicinò a lui. Si mise in ginocchio. Le accarezzò il viso. Portò il suo orecchio al cuore della ragazza. Non riusciva a sentire niente, il minimo battito. La paura incominciò a prenderlo, mai come prima. Con insistenza riappoggiò l’altro orecchio sul cuore: niente, niente di niente. Le lacrime incominciarono a scendergli sul viso. Appoggiò due dita al collo di Hermione: doveva esserne sicuro. Ad un certo punto, tra il rumore della pioggia battente e del vento, riuscì a sentire un battito. Il sorriso gli comparve sul viso, risplendendo di luce propria. Scrollò delicatamente la ragazza, cercando di farla rinsavire. Al primo tentativo tutto fu inutile. Provò per una seconda volta. Si guardò in giro con lo sguardo: possibile che nessuno l’aveva seguito?
La schiaffeggiò, facendolo così dolcemente, che quasi non la toccò. Aveva paura di farle del male.
Dopo aver riprovato altre volte, ci rinunciò. Che parola. Come faceva a rinunciare a Hermione? Lei era…la luce che illuminava i suoi giorni, lei era la stella che splendeva di più nel cielo, di notte. Lei era la sua meta da raggiungere, il suo desiderio, la sua passione: la sua vita.
Poggiò disperatamente il capo su ventre della ragazza, incominciò a piangere come un bambino che quando si fa male va dalla mamma a farsi curare. Battè i pugni a terra. La sofferenza gli ledeva il cuore, frantumando ogni sua speranza. Ad un certo punto, preso da tutti quei sentimenti, urlò. Urlò un “no” di disperazione. Fu come se il cielo avesse avuto paura di lui. Il vento si placò, la pioggia smise di battere sulla terra melmosa.
“Perché urli?”
Una voce parlò. Gli parve di sentirla da lontano, come se fosse stato a miglia e miglia di distanza.
Spalancò gli occhi. Chinò il capo, prima rivolto al cielo, sulla figura immobile della ragazza. Aveva un sorriso tirato, gli occhi pieni di dolore e tristezza. I capelli scompigliati, piccoli rami erano confusi nella chioma  bruna di Hermione. Tutto il corpo era coperto da graffi da cui usciva del sangue, ormai secco.  
“H-Hermione?”
Pronunciò quella parola senza convinzione, era frutto della sua fantasia?
Pochi minuti fa l’aveva persa, adesso era di nuovo con lui.
“è cosi che mi chiamo”
Lo schernì Hermione, richiamando a sé il sorriso che prima aveva tralasciato per una fitta di dolore.
“Certo..certo….lo so”
Harry era agitato, non sapeva cosa dire, cosa fare.
“Lo spero”
Rispose di rimando la ragazza. Non aveva ancora provato a muovere un solo centimetro del suo corpo. Il sole uscito illuminava il suo viso smorto e bianco come le lenzuola. L’arcobaleno attraversava la verdeggiante collina, colorandola di sfumature che prima non aveva ancora conosciuto.
Harry le sorrise.
“Hermione…stai bene?”
“No, Harry”
La consapevolezza di perderla lo travolse come un pugno in pieno stomaco.
“Io..posso fare qualcosa?”
Conosceva già la risposta.
“No”
“Ma bisogna provarci, Hermione”
La stava supplicando.
“Non c’è niente da fare, lascia stare”
Lei aveva accettato di morire. Aveva accettato e lo stava facendo in quel momento, il destino. Era servita a proteggere Harry, quello era l’importante.
“Ma..”
Il ragazzo fece per parlare ma lei lo zittì.
“Non parlare Harry”
Gli posò una mano sulle labbra. Lui la prese tra le sue e la strinse forte. La baciò. Baciò il palmo sporco di terra. Baciò ogni dito, sporco di melma. Chiuse gli occhi, delle lacrime gli bruciarono la pelle morbida, ora asciutta. Come poteva non parlare? Doveva dirle che sentimenti provava per lei. Questo gliel’avrebbe lasciato fare.
“Io ti devo dire una cosa”
Con suo stupore Hermione non lo bloccò.
“Dimmi”
La sua voce incominciava a rompersi. Era fredda, come la sua pelle.
“Ti amo”
Non usò parole dolci o quant’altro. Non servivano.
“Anche io”
Non se ne sorprese. Lo sapeva già, dentro di sé. Si sdraiò vicino a lei. La avvolse in un abbraccio forte e possessivo. Le fece posare il capo sul suo petto. Ora Harry poteva respirare il suo profumo che anche dopo la guerra persisteva in ogni centimetro della sua pelle. Continuò a piangere. Lei non lo faceva, troppo sicura del suo destino. Sapeva che andava a fare una vita migliore, o almeno era quello che pensava.
“Non piangere, Harry”
Lei stava per morire, e stava cercando di confortarlo: sarebbe dovuto essere il contrario.
Non ci fu risposta da parte del ragazzo. Semplicemente esaudì la sua richiesta.
“Salutami Ron, Harry”
“Lo farò”
La baciò dolcemente sulle labbra. Il loro primo bacio. Restarono lì per molto tempo. Un tempo infinito per Harry.
Continuò ad accarezzarle i capelli, aspirando sempre di più il suo profumo.
“Hermione?”
Le voleva chiedere ancora una cosa. Ma non ci fu risposta. Harry capì. Le lacrime gli scendevano copiose sul viso, bagnando il corpo inerme di Hermione. Pianse, come mai aveva fatto. Si sfogò e poi sorrise. Andava a fare una vita migliore, e lei si meritava questo e ben altro.
La prese in braccio. Un braccio, quello rimasto libero dalla stretta salda di Harry, penzolava colpendo ad ogni suo passo il nulla. Discese la collina, e camminò senza fermarsi.
Voltò lo sguardo al cielo. Intravide l’immagine di Hermione riflessa in una nuvola. Le sorrise e poi ricominciò il suo cammino.

  
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