Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Miyan    24/05/2007    0 recensioni
Lei: umana, riccioli rossi, apprendista strega... Lui: vampiro, alchimista, assassino... Il loro strano rapporto in un mondo fantastico...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Di streghe, vampiri e arpie…

Di streghe, vampiri e arpie…

La primavera aveva cominciato a farsi sentire. L’aria era divenuta più calda finalmente il gelo pareva essere terminato. Anche la pioggia che aveva accompagnato gli ultimi giorni, ora si era arrestata. Uno spicchio di luna brillava nel cielo, luna crescente, luminosa nel buio della notte. Alcune nuvole passeggere striavano il blu scuro della volta celeste con macchie nere.

Nella valle non si udiva alcun rumore, il grande accampamento degli alchimisti pareva silenzioso. All’interno di esso due figure stavano conversando, l’esperto di veleni ed il suo giovane apprendista. Poco dopo essi vennero affiancati da un’elfa dai delicati lineamenti del viso, imitata da uno gnomo dalla tunica scura sporca di polvere pirica.

Poco distante, nel prato dove sorge il campo, prese corpo una grossa bolla d’Acqua, frutto di un incanto. Oltre ai riflessi azzurrini si potevano distinguere tre figure longilinee, una delle quali reggeva una sottile bacchetta di legno chiaro. Essa era ancora concentrata sull’incanto compiuto, ma dopo qualche secondo riaprì gli occhi volgendo un sorriso delle due sorelle.

Nel frattempo gli alchimisti non si erano accorti delle nuove giunte e continuavano a conversare.

Una delle tre streghe era l’apprendista. La giovane riaprì gli occhi un poco titubante, ma subito scorse il sorriso di chi aveva compiuto l’incanto, sorridendole di rimando per poi fare un cenno del capo all’altra consorella.

La terza strega emise solamente un sospiro mentre spalancava gli occhi chiari non appena la bolla ebbe toccato terra. Si mise a scrutare attenta e minuziosa il loco che la circondava, non ricordandoselo. Rimase in piedi, ferma, elegante il portamento tipico degli elfi. I capelli chiari leggermente mossi erano coperti dal nero cappello a punta che ricopriva parte dei sottili lineamenti del volto.

I quattro alchimisti le scorsero apparire.

"Chissà perché camminare non va più di moda?"

sussurrò l’alchimista mentre le osservava, sul volto tirato dell’elfa apparve poi in breve tempo un sorriso cordiale mentre accennava ad un superficiale inchino mentre le salutava imitata dallo gnomo.

La strega che aveva compiuto l’incanto, una volta stabile a terra, toccò la bolla con la punta della bacchetta lasciando che svanisse in tantissime goccioline finissime. Trasse quindi un lungo sospiro prima di rinfoderare la bacchetta.

"Eccoci arrivate…"

mormorò soltanto, col respiro leggermente affannoso. Solo in quel momento si guardò attorno, soffermando lo sguardo sulle figure che aveva incrociato, aspettando qualche istante prima di muovere un paio di passi davanti a sé.

"Vis elementorum, grazie a voi dell’ospitalità…"

rispose quindi al saluto.

L’esperto di veleni notando l’arrivo delle streghe nel campo inarcò appena le sopracciglia osservando la bolla d’acqua per poi dirigersi verso di esse. Dopo averle salutate lo sguardo si soffermò sulle due Voci, mai viste prima di allora, all’apprendista soltanto una fugace occhiata, ma diversa da quella che aveva riservato alle altre.

"Vi ringrazio per il passaggio Fiamma… non credo di essere mai venuta qui…"

mormorò a denti stretti la strega dai capelli chiari, un sibilo che presto si confuse con l’aria che smuoveva le leggere vesti dell’elfa. Continuava ad osservare tutt’intorno avanzando di qualche passo. Lo sguardo venne rivolto agli alchimisti osservando incuriosita l’esperto di veleni.

L’apprendista strega invece, al dissolversi della bolla era rimasta dietro alle due consorelle. Indossava un lungo abito di un viola molto scuro ricamato con pagliuzze dorate, l’orlo dell’ampia gonna toccava terra, il cappello puntuto poggiava sui lunghi riccioli sanguigni che portava sciolti lungo la schiena, un corto mantello le ricopriva le spalle. Posò quindi lo sguardo sui presenti proferendo poi il saluto, il tono della voce pacato, gli occhi che si posarono sull’eterno, il volto impassibile.

L’unico che non le aveva salutate era il ragazzino dai capelli color del mare, le osservava stringendo gli occhi, attenti a cogliere i particolari, esaminandole.

Giunte vicino ai presenti, Fiamma prese la parola

"Perdonate se abbiamo tardato, spero che la conversazione valga l’attesa."

Cortese, lo sguardo curioso che scivolava tutt’intorno.

Si presentarono…

"Io sono Aria, Punta dell’Est e Voce del Vento."

Disse la strega dai capelli chiari.

"Alchimista d’Acqua, esperto di veleni"

un leggero inchino del capo da parte dell’eterno.

"Il mio nome non è importante, sono solo un Zolfanello, sappiate questo… potete chiamarmi così se volete, Zolfanello, Alchimista del Fuoco…"

proferì anche lo gnomo.

"Io invece sono la Figlia del Fuoco…"

disse appena Fiamma.

Anche l’elfa alchimista si presentò

"Per quanto io possa rappresentare il Quinto devo ancora lavorarci…io sono Lacrima…"

L’apprendista strega si avvicinò per ultima affiancandosi a Fiamma, sua maestra di incanti. I suoi occhi non abbandonavano i movimenti dei presenti. Parve poi riconoscere nell’apprendista alchimista un ragazzino a lei noto, ma non disse nulla al riguardo decidendo anch’essa di presentarsi.

"Sono un’apprendista strega, seguace di Terra… potete chiamarmi Gemma…"

Intanto un forte vento soffiava nel luogo agitando la rigogliosa vegetazione primaverile e sospingendo con costanza le pigre e dense nubi che affollavano quella sera la volta stellata. La luna, presente in cielo era solo in un piccolo spicchio, nascosta dalle nuvole che non impedivano ad una fioca e cinerea luce di illuminare la valle.

La mano del velenoso si rivolse verso l’entrata

"Apprendista fate voi strada e preparate i posti per gli ospiti"

ordinò al ragazzino che finalmente fece rilassare le mani lungo i fianchi. Una fugace occhiata all’Esperto per poi voltarsi.

"Ebbene, da questa parte…"

si accostò all’entrata della tenda lì a fianco e afferrandone il lembo, tenendolo ben alzato, in modo tale da permettere agevole il passaggio.

"Prego entrate…"

generico il suo dire mentre con gli occhi si distrasse ad osservare il cielo nuvoloso.

Il vento proveniente da sud portava una temperatura decisamente mite, di un clima che ai più poteva risultare piacevole. Frusciava, quasi sussurrando parole velate, la folta e ricca vegetazione che nella valle aveva trovato terreno fertile per crescere, nulla poteva disturbare la quiete creatasi nel luogo.

Seguendo le consorelle Gemma varcò anch’essa l’ingresso della tenda passando accanto al ragazzino.

"Non siete Nicholas? O cado in errore…?"

domandò osservandolo.

L’apprendista teneva il telone ben da parte sostenendolo nonostante la troppa altezza, si rivolse quindi verso l’umana, lo sguardo gli si illuminò, il dito indice si alzò verso di lei.

"Voi! Mi ricordo di voi sapete, sbaglio o mi avevate promesso un giretto sulla scopa? Non mi dimentico io!"

si accostò un poco alla ragazza, il telone d’entrata che si richiuse un poco.

Intanto l’eterno aveva appoggiato le mani sui fianchi mentre osservava tutti gli altri entrare nel laboratorio. Lo sguardo fermo sull’entrata attendendo che venisse liberata in modo da poter entrare anch’egli.

Nella notte cupa, mentre le nubi si muovevano verso Nord, un volatile dal nero piumaggio, si muoveva nell’aria, volteggiando sul Campo degli Alchimisti. Improvvisamente il corvo si mise a gracchiare, allontanandosi rapidamente.

Un lieve fruscio si levò nell’aria, sommandosi al sussurrio provocato dal vento. Esso pareva provenire dalla boscaglia in un costante crescendo in direzione del Campo degli Alchimisti. Tuttavia, tale rumore non aveva acquisito ancora una forza tale da essere avvertito da tutti, solo coloro che erano dotati di un ottimo udito potevano percepirlo.

Intanto la giovane umana sorrise al ragazzino domandandogli curiosa

"Oh allora siete proprio voi… ma che ci fate tra gli alchimisti? E se proprio volete magari un piccolo volo con la mia compagna lo faremo, peccato che stasera sia rimasta all’Antro…"

mentre ancora parlava il suo sguardo era alla ricerca di qualcuno all’interno della tenda, ma non scorgendolo venne abbassato.

Il ragazzino le rispose

"Che ci faccio io qui? Sono un’apprendista alchimista… ma prego entrate…"

il giovane si rassettò la veste con fare soddisfatto e forse un po’ spocchioso nel darsi arie, poi si spostò per lasciarla entrare.

Chi cercava lei invece era rimasto fuori, le orecchie di egli avevano percepito il gracchiare dell’uccello ed immediatamente aveva alzato lo sguardo al cielo. Il caldo vento gli muoveva i lunghi capelli corvini, ciocche che gli oscuravano il viso rigandolo di bianco e nero.

Il misterioso rumore cresceva ancora di intensità, culminando con la comparsa di una sagoma ancora non ben delineata alla vista dei presenti. Tale figura sembrava dirigersi verso il Campo degli Alchimisti con un’andatura abbastanza rapida ed elegante, mentre una sontuosa chioma le ondeggiava sulle sue spalle.

All’interno della tenda le chiacchiere proseguivano, parlando degli elementi, argomento per cui streghe e alchimisti si erano incontrati.

Il Velenoso si accingeva ad entrare anch’egli nella tenda ma il rumore si fece ben percepibile alle sue orecchie. Si immobilizzò alzando il capo ricercando con lo sguardo la fonte di quel rumore possente.

Alla fine la misteriosa figura si palesò alla vista dei presenti. Essa appariva come una donna di circa trent’anni, con una lunga e folta chioma che le ricadeva liscia lungo la schiena ed in parte a celare il petto florido.

"Eccomi scusate!"

mormorò essa verso i presenti.

Subito questi, udendone la voce, uscirono dalla tenda cercando di capire chi fosse. Né alchimisti né streghe la conoscevano.

"Scusate il ritardo"

proferì con palese affanno la nuova giunta.

"Purtroppo mi ero perso in mezzo a questa fitta boscaglia"

mormorava tra un respiro e l’altro.

"Mannaggia a me che non ho più l’età!"

infine alzò lo sguardo verso i presenti, in prossimità della tenda, osservandoli attentamente.

Gemma scorgendo tutti uscire dalla tenda si avvicinò anche lei al varco ed osserva la donna… tirò quindi la manica di Aria non molto lontana da lei domandandole chi fosse, ma neanche la Voce lo sapeva.

L’esperto di veleni si strinse nelle spalle, senza distogliere lo sguardo dalla nuova giunta.

"In ogni modo benvenuta anche a voi nel nostro campo, siete anche voi una strega?"

domandò dopo aver emulato un sospiro umano, il petto che si alzava e si riabbassava, le mani che si posarono sui fianchi, la veste viola e nera che ricadeva fino ai suoi piedi, la borsa che pendeva al fianco destro.

"Eh no che non è una strega!"

commentò Fiamma al dire del Velenoso come fosse una cosa ovvia, per poi portare lo sguardo interrogativo sulla donna.

La donna parve non fare molto attenzione al dire del Velenoso ma si concentrò solo sul benvenuto da lui datale all’inizio.

"Vi ringrazio, al giorno d’oggi ci vorrebbero più gentiluomini come voi…"

poi si rivolse verso Fiamma

"No no, sono una nuova strega, sono da poco entrata a far parte del Cerchio"

farfugliava con tono solenne, agitando con sensualità la folta chioma.

Gemma invece nell’udire il tono con cui la donna si era rivolta al Velenoso socchiuse gli occhi irrigidendosi… uno sguardo di fuoco prima sul ser e poi sulla donna.

"Strega eh?"

domanda quindi Aria non avvertendo assolutamente il contatto magico che legava ogni membro del Cerchio tra loro. Veloce l’occhiata verso Fiamma, che intanto stringeva la bacchetta sotto il mantello, per poi aggiungere.

"Ottimo, allora potreste aprire voi il confronto, magari spiegando il significato degli elementi."

Sorrise appena pacata.

La nuova giunta spostò lo sguardo su Aria, squadrandola per alcuni istanti, in cui la strega Voce dell’elemento poté sicuramente avvertire la natura stregonesca della donna, seppur priva di ogni contatto di sorellanza.

"Elementi dite? Ma certamente. Gli elementi sono quelle cinque cose che permettono a noi streghe di avere contatto con il potere e lanciare qualche… qualche incanto."

Evidentemente in difficoltà, alla fine si mise a balbettare.

Aria avvertendo lo sguardo della donna su di sé, lo sostenne percependo una strana sensazione mai provata fino a quel momento. Alla fine scosse il capo per qualche istante mentre passo muoveva verso Fiamma, alla sua destra, dettato forse dall’istinto.

"Gli elementi sono cose?"

sbottò visibilmente la giovane Voce, mentre entrambe le mani si serravano a pugno, in un gesto spontaneo. Le gote divennero rosse dallo sforzo, tossicchiando.

"Già, una bella definizione…"

brontolò tra sé, palesemente infastidita Fiamma, forse dal non sapere con chi avesse a che fare o forse per quella definizione degli Elementi.

"Lo lancerei io qualche incanto…"

borbottò ancora, mentre lo sguardo si spostava dalla donna ad Aria, agli alchimisti.

La donna sentendo i primi commenti alla sua spiegazione riguardante la domanda avanzatale da Aria, iniziava palesemente ad innervosirsi. Infine, alla reazione di quest’ultima, sbottò pestando il piede sul terreno.

"Per tutti i maiali! Sono nuova!"

sentenziò con tono pacato, ma palesemente irritato.

"Bene. Posso accettare che siate nuova e che dunque non sappiate come rispondere ma tenete a freno le parole… strega…"

Fiamma l’appellò così, nonostante fosse ormai decisa a non crederle, la mano si stringeva sopra il fodero della bacchetta. Le parole di essa facevano palesemente innervosire l’elfa che pareva infiammarsi, di quella fiamma che la animava costantemente.

"Siete sicura di essere una strega signora? Ve lo domando ancora… sia mai che ci abbiate ripensato…"

Anche Aria replicò tranquillamente verso la donna, seppure a bassa voce.

"Non è affar mio… voi non siete parte del Cerchio e ciò mi basta."

Intanto sia lo gnomo che l’elfa alchimista si congedarono dal gruppo, a causa di alcuni impegni. Anche Aria ormai spazientita, piuttosto che creare danni, aveva deciso di lasciare il Campo Alchimisti.

"Io credo che stiate osando troppo…"

mormorò il Velenoso con un sorrisetto sul volto colorito.

"Voi non siete stato interpellato!"

la donna sbottò quindi verso egli, osservandolo con attenzione, quasi andando a fessurizzare le palpebre nello squadrarlo. Poi si volse verso Fiamma prendendo a mormorare una strana litania dal suono sinistro e lugubre.

Gemma e Nicholas osservavano la scena dalla porta della tenda, domandandosi cosa volesse quella donna.

Gli occhi dell’eterno si ridussero a due sottili fessure, rosse su bianco.

"E voi non userete questo tono nel giardino dei filosofi…"

una voce calma, troppo calma, quella che uscì dalle sue labbra. Una voce fredda, gelida. La mano veloce si infilò in una tasca e quando ne uscì tra le dita stringeva una boccetta di vetro scuro, intimando alla donna osservandola immobile…

"Ora andatevene da qui immediatamente…"

Fiamma intanto rilassava le braccia lungo i fianchi ricercando la giusta concentrazione. Tutto ciò che la circondava si allontanava, tant’è che le parole del Velenoso non le arrivavano nemmeno all’orecchio. Il respiro si fece basso, via via più regolare, le dita si strinsero attorno alla bacchetta, ricercandone il contatto. La strega sentiva l’energia del suo elemento, il Fuoco, pervaderla sempre più intensamente. Nella mente dell’elfa si disegnò l’immagine di un maialino.

La nuova giunta continuava a farfugliare qualcosa di incomprensibile ai presenti. Parole che sembrano appartenenti ad una vecchia ed antica formula.

"Ora basta! Dicevate che non ero in grado di usare la magia eh!"

sentenziò poi, quasi gridando.

"Zitta!"

così dicendo la donna protese le mani verso Fiamma, sul volto della quale improvvisamente scomparve la bocca. Al posto di quest’ultima visibile solo pelle.

Gli occhi di Nicholas scintillarono nel veder le ampolle che l'alchimista esperto di veleni tirava fuori. L'ammirazione così manifesta, ma che in realtà si mostrava nella sua reale faccia: in bramosia. Il sorriso che si inarcava, quasi un ghigno, un ghigno divertito. Egli in realtà sperava che la donna facesse qualcosa, soltanto per vedere che cosa quelle ampolle avrebbero prodotto come conseguenza... Lo sguardo permaneva sulle ampolle, non guardava la donna, non notò il suo fare... mentalmente, egli rimuginava su quelle benedette ampolle...

Gemma osservava quindi la magia scaturire dalle mani della donna... inorridita vide Fiamma, lanciò un urlo profondo.

Fiamma riaprì gli occhi, la concentrazione era stata interrotta bruscamente dal grido di quella donna e dal sentore preciso che qualcosa non andasse come doveva. Barcollò appena, destabilizzata da quel brusco ritorno alla realtà. Fece per dire qualcosa ma le parole le morirono in gola, in un sordo mugolio. L'elfa portò le mani alla bocca, che non trovò. Sul volto, che divenne improvvisamente pallido, si disegnò un'espressione di puro sgomento, che andava a minare il coraggio caratteristico della Figlia del Fuoco.

Lo sguardo dell’Esperto si posò sul volto di Fiamma. Istintivamente le dita della mano destra, appena protesa di fronte a lui, si strinsero frantumando così l’ampolla contenente il veleno muscarico che andò a colare sulle sue dita, sulle sue unghie.

"Andatevene!"

urlò ora, mentre gli occhi rossi si accendevano di un improvviso fuoco, il mare dentro di lui che diventava tempesta. La mano alzò, le dita contratte come un artiglio, pronte ad avvinghiarsi al collo della nemica.

"Subito!"

e così fissò il suo collo pronto a balzarle addosso, gli occhi sgranati, vogliosi di sangue.

"Come volete!"

pronunciò quindi la donna in direzione dell’Esperto.

"Me ne vado molto volentieri!"

sembrava essere arrivata all’apice della rabbia. Improvvisamente in una nube di fumo dall’odore disgustoso ella apparve per quello che era realmente, un’Arpia.

"State tutti fermi se non volete che faccia qualche scherzo anche a voi!"

aggiunse minacciosa.

Nicholas si volse soltanto all’urlo di Gemma, infastidito

"Ma che…"

indi vide quel che la donna aveva fatto alla strega, lo sguardo perplesso ma non spaventato. Al fare dell’Esperto riportò su di lui lo sguardo, sulla donna infine… Nel manifestarsi della reale forma di quell’essere rimase letteralmente senza parole.

Gemma rabbrividì

"Ma si può sapere che volete da noi?"

nessun tentativo di muoversi.

Fiamma osservò la donna, gli occhi sgranati che sembravano esprimere puro disprezzo verso l'Arpia. Non si mosse, del resto senza voce poteva fare ben poco. Le dita si strinsero ancora più forte intorno alla bacchetta, fino a far sbiancare le nocche. Gettò un'occhiataccia a Gemma, finora rimasta in silenzio. Era evidente che sperava continuasse a farlo, per il suo bene.

L’eterno, fulmineo, rapido, scattò all'attacco, i denti pronti a mordere... il braccio era teso dinanzi a lui, le dita della destra, assunta la forma che poteva ricordare un artiglio rapace, le unghie e le dita bianche che gocciolavano di veleno muscarico. Si avventò così sul collo dell'arpia, a pochissima distanza da lui, le dita dirette che cercavano di affondare nel suo collo.

Ma non appena egli entrò in contatto con la nemica, il vampiro avvertì una strana sensazione, alquanto dolorosa. La sua pelle prese a asciugarsi molto rapidamente, prosciugando anche le sue risorse vitali. Fu così che l’alchimista esperto svenne improvvisamente, cadendo al suolo privo di sensi.

"Eheh"

sogghignò divertita l’Arpia

"Cari miei! Per stasera Vi saluto. È stato un piacere"

mugugnò poi qualche parola con la bocca completamente sdentata.

Gemma di corsa si avvicinò al corpo dell’Esperto a terra… si inginocchiò al suolo prendendo il capo del Vampiro e portandoselo in grembo.

"Presto Nicholas portatemi dell’acqua!"

urlò decisa per poi alzare il volto verso Fiamma

"Cosa debbo fare? Per lui e per voi…"

domandò guardandola negli occhi mentre con una mano sfiorava il viso dell’Eterno.

"Sciocco!"

soggiunge l’Arpia prima di prendere ad allontanarsi.

"Non sapete che le Arpie sono immuni ai veleni? E comunque Vi è capitata quella sbagliata. Non potete neanche sfiorarmi!"

Lentamente ma inesorabilmente l’Arpia avanzò nella notte, svanendo preso alla vista dei presenti, una volta imboccata la fitta vegetazione.

"Cosa?"

sbraitò l’apprendista alchimista nel vedere il gesto del pari razza… fece un passo in avanti, esitante

"Maledetta!"

Fiamma seguiva con lo sguardo le movenze del Velenoso e vedendolo cadere a terra non cercò nemmeno di avvicinarsi all'Arpia. Riportò la mancina dove aveva la bocca, del tutto incapace di trovare una soluzione dal nulla. Un ultimo gemito le sfuggì, vedendo l’arpia allontanarsi. Si avvicinò quindi a Gemma, lasciando ch'ella si prendesse cura dell’Eterno. Scosse il capo, con aria decisamente smarrita.

Lacrime incominciarono a scorrere lungo le guance di Gemma... lo sguardo sempre verso la consorella

"Non sono stata in grado di aiutarvi..."

parve singhiozzare ora mentre con la coda dell'occhio scorgeva i movimenti di Nicholas

"Vi ho detto di portarmi dell'acqua... subito..."

alzò ancora la voce mentre poi abbassò lo sguardo sull’Esperto svenuto... facendo attenzione a non sfiorargli la mano ricoperta di veleno.

Egli era steso a terra, privo di sensi, non si rendeva conto di quello che avveniva tutto attorno a lui. Di quello che aveva provocato tutto questo. Mentre si avvicinava all'arpia, le dita vicinissime al suo collo, un dolore intenso lo aveva obbligato ad arretrare, ritraendo anche il braccio con la mano avvelenata. Le forze che gli erano venute meno, la bocca riarsa e tutto farsi scuro, immobile, senza odore, senza gusto, silenzioso.

Fiamma voleva sorridere, per rassicurare Gemma. In fondo le avrebbe impedito di tentare qualunque cosa. Si limitò ad asciugarle le lacrime con la mancina, rimettendo la bacchetta nel fodero viola assicurato alla cintola. Riportò lo sguardo sull’alchimista per un attimo, anch'egli vittima dell'Arpia.

L’apprendista alchimista fece qualche altro passo in avanti fremente di rabbia.

"Che sia maledetta..."

borbottò a stento trattenendo la rabbia. I suoi capelli, erano diventati biondicci... La rabbia lo aveva mutato. Fissò lo sguardo su Gemma

"Il vostro sangue, donna! Altro che acqua... tzè..."

ricondusse le iridi laddove l'arpia dispariva.

A quelle parole Gemma si rese conto della sciocchezza della sua richiesta quindi domandò ancora

"Allora portatemi un coltello immediatamente se ci tenete ad aver salva la pelle... perché se non verrà salvato l’eterno io vi riterrò responsabile, ragazzino..."

decisa e sicura di sé, alzò lo sguardo infine su Fiamma ringraziandola della comprensione

"Appena torneremo all'Antro vedremo che fare per voi... mia signora..."

Gli occhi di Nicholas parevano lanciare saette, non accennando a calmarsi. Sbuffò, per l’ultima volta, avvicinandosi quindi all’Eterno, rimanendo comunque sia in piedi

"Con chi credete di parlare, donna!"

gli occhi in direzione di Gemma

"Credete forse che lascerei morire l'Esperto?"

un ghigno gli salì spontaneo, mentre il mento innalzava, con fare altezzoso

"Almeno non prima che io abbia appreso da lui, tutto ciò che c'è da sapere sui veleni... poi forse"

un gesto della mano, ugualmente altezzoso

"forse allora potrebbe pure morire..."

indi gettò uno sguardo intorno

"Coltello?? Oh bè... non so proprio dove sia..."

lo faceva apposta forse, ma adesso riportò lo sguardo sulla ragazza, accucciandosi accanto ad essa

"Ma non c'è bisogno di uno strumento così... scomodo..."

un nuovo ghigno, affermando con fare volutamente canzonatorio

"Prego milady, prego...faccio io.... "

e quindi allungò la mano verso la donna.

Fiamma estrasse una pergamena stropicciata e una penna d'oca dalla tasca interna del mantello. Le aveva sempre con sé, per gli ordini che doveva annotarsi. Scrisse poche parole, in fretta:

"Io torno subito all'Antro. Devo trovare una Sorella che possa dissolvere l'incanto...fate attenzione, qui...".

Non sembrava troppo convinta della situazione, ma si fidava del giudizio di Gemma, alla quale porse il foglio.

Questa corrucciò la fronte mentre osservava il ragazzino, le pareva mutato ma non riusciva a capirne il motivo ed il modo... allungò quindi il braccio sinistro, il polso rivolto verso l'alto

"Ecco a voi... ma fate alla svelta..."

con l'altra mano prese la pergamena che le era stata porta da Fiamma, leggendo le poche righe vergate...

"Andate mia signora, ma fate attenzione... e tenetemi informata... mi sento responsabile in qualche modo... "

lo sguardo fisso sull'elfa.

L’esperto era ancora steso, la pelle del volto e delle mani visibilmente tirata e dal pallore trasparente, non aveva ancora ripreso i sensi. Giaceva quindi a terra, supino. Un corpo morto, senz'anima, senza spirito, solo carne e ossa. Le ultime riserve di sangue che stavano drasticamente calando.

Fiamma annuì, alternando lo sguardo tra Gemma e Nicholas. Inarcò appena un sopracciglio, per poi sollevare la mancina in segno di saluto. Si avviò infine verso nord, affrettandosi lungo il sentiero.

Nicholas lanciò un’occhiata verso Fiamma, atona, priva di sentimento alcuno, per poi tornare sull'apprendista strega, sorridendole, senza però cordialità, nuovamente trascinandosi dietro il sorrisino ghignante che sempre non lo abbandonava mai... in quel momento almeno.... Con la dritta fermò il polso della mano che lei gli porgeva, con la mancina, utilizzando l'unghia del pollice, inaspettatamente affilata, recise, non troppo in profondità, ma nemmeno troppo in superficie, creando così una ferita di medie proporzioni, non grave, ma nemmeno lieve

" Mmmh"

mugugnò nel percepire l'odore di sangue, ma lasciando comunque andare la mano dell'altra, non senza essersi preso qualche goccia del suo sangue, che rimasta sulla sua unghia, egli si portò veloce alla bocca

"Un buon sapore ... complimenti, signora..."

si rialzò in piedi, ora gelido

"e adesso muovetevi, prima che pure voi, cadiate svenuta..."

la mancina si portò ad agitare i capelli, chiari di un biondo paglia smorto.

L’apprendista strega posò un ultimo sguardo verso Fiamma poi un profondo dolore proveniente dal polso riportò la sua attenzione sugli alchimisti... alle parole di Nicholas sbarrò gli occhi.

"Anche voi un eterno?..."

era incredula, ma subito con la mano destra si affrettò ad aprire la bocca dell’Esperto socchiudendogli le labbra... infine vi appoggiò la ferita sanguinante sulle labbra riversando la Vitae nella bocca di egli.

"Su bevete, ve ne prego..."

Il sangue di Gemma iniziò a sgorgare copiosamente appena la ferita venne aperta dal giovane vampiro. Il rivolo rubineo che scendeva sulle labbra semidischiuse dell’Esperto si spandeva lentamente, cadendo anche nella cavità ed apportando un iniziale beneficio al vampiro, che tornò ad avere cognizione della situazione circostante, seppur totalmente privo di forze.

Nessun movimento, nessuna reazione del corpo dell'alchimista, che giaceva ancora immobile sul terreno. La testa appena piegata all'indietro, la bocca semiaperta dalla quale erano ben visibili i due canini anormalmente lunghi per un umano. E ancora giaceva immobile, svenuto, senza dar alcun segno di ripresa. Intanto il sangue caldo e pulsante dell’umana entrava dentro di lui. Dalla bocca scorreva, fino ad arrivare allo stomaco, e lì espandersi poi in tutto il resto del corpo... ed ecco il primo segno di ripresa, il mignolo avvelenato della destra che si mosse, le palpebre che si aprirono, piano, troppo piano, lo sguardo che incrociò a quello della giovane. Avrebbe voluto parlare, ma nemmeno un filo di voce usciva dalle sue labbra. Così si limitò a bere, passivo, disteso.

Nicholas si voltò dall'altra parte, non certo per pudore, quanto per ben resistere, almeno con la vista, al sangue della giovane.

"Occhio alle sue mani mi raccomando... o avrò giusto giusto un nuovo lavoro per il mio amico becchino..."

riferendosi a ciò che la donna già aveva fatto cura di evitare, ma tornando a ripeterlo, così, forse soltanto per dire qualcosa

"Uno spreco a dir poco disdicevole... per cui, fate attenzione"

il tutto venne detto in tono ricco di sarcasmo e altezzosità, mentre ancor egli si leccava il pollice, guardandoselo e rificcandoselo in bocca. Curioso, lanciò un occhiata di sbieco al corpo dell'Esperto, ne vide il movimento... e sorrise, senza altro dire.

Lo sguardo della ragazza si fissò sul volto del Velenoso, un respiro profondo vedendolo riprendersi un poco. Continuava a riversare il suo sangue in lui mentre via via si sentiva più debole... ma stringeva i denti. Udendo le parole di Nicholas gli rispose senza voltarsi verso di lui... lo sguardo sempre sull’amato

"Non è uno spreco... il mio sangue vale la salvezza di Lu ora e sempre..."

proferì, molto sicura in sé

"E voi tenetevi a debita distanza... se solo ne assaggiaste un goccio incappereste nell'ira del vostro superiore... appena avrà ripreso forze..."

Nicholas proseguì

"Appunto... Sarebbe uno spreco vederlo perso... Fareste la salvezza di molti altri vampiri con tale delizia"

Ovviamente si riferiva al sangue, scoppiando poi a ridere, di gusto. La sua comunque non era affatto una battuta, ma semplice dato di fatto. Il modo con cui rideva, infatti non aveva nulla a che vedere con il divertimento, c'era qualcosa di molto più profondo... il che poteva far rabbrividire, nel riflettere su quanto fosse subdolo, in realtà, il suo essere. Una volta cessato quel suo ridere, si volse sornione, scoccando un'occhiatina all'umana

"Oh ma io l'ho già assaggiato..."

sghignazzò, leccandosi le labbra nel rimirare il sapore di quel breve quando fugace assaggio, una goccia, ma più che sufficiente

"So comunque accontentarmi, non abbaiate timore..."

nulla di più commentò, incrociando le braccia al petto, in attesa. Dopo poco disse

"Sono invece curioso di vedere fin quanto resisterete.. con il braccio sanguinante..."

Ed ecco che ancora l’Esperto tentò di aprire la bocca per parlare, ma lo sforzo fu immane, troppo per lui, così debole... solo un rantolo si percepiva... ma gli occhi, quelli si muovevano. Andarono ad osservare l’amata, occhi profondi, per poi spostarsi sul suo apprendista. Muto, il sangue di lei che gli ristabiliva pian piano le forze, ma non quel tanto da permettergli di parlare e muoversi.

La ragazza abbandonò il braccio ormai freddo e pesante contro le labbra del vampiro... gli occhi che le si chiudevano pian piano ma che lei sforzava di mantenere aperti...

"Ancora?"

domandò mentre le sue iridi non si scostavano da quelle di lui. Poi il corpo si irrigidì...

"Vedremo che ne penserà Lu appena saprà del vostro assaggio... non ne sarà affatto contento... ma ora avvicinatevi... dovete accompagnarlo voi alla Torre d'Acqua, io non ne ho le forze... e non so nemmeno dove sia..."

proferì... preoccupandosi per il ritorno del vampiro e non per sé stessa che avrebbe dovuto trascinarsi fino alla sua dimora.

"Oh Oh"

sghignazzava ancora Nicholas al dire dell'umana

"Che egoista il vostro caro... Volevo proprio vedere se qui non c'ero io ad aprirvela la ferita, dove sareste andata a ricercare .. un coltello..."

quindi osservò la donna mentre questa perdeva gradatamente le ultime forze

"So bene dove portare l'Esperto"

disse secco, mentre si avvicinava

"Voi potete riposare, in qualche tenda, qui ce en sono molte"

borbottò vago, ma non si risparmiò un ultima stoccata

"Piuttosto, non volete proprio che vi dia un bacetto sulla bua... sapete fa bene eh"

gli occhi si posarono bramosi sulla ferita dell'umana.

Questa lo ignorò deliberatamente, strappando un pezzo della gonna dell'abito viola acquistato appositamente per l'incontro con gli alchimisti... si fasciò il braccio e si alzò... le girava la testa...

"Riportate Lu a casa sano e salvo... io vado... "

quindi si allontanò debole, lasciando il campo, diretta all’edificio che condivideva con le sorelle.

Ciao a tutti... Volevo ringraziare chi ha letto e commentato il capitolo precedente... non ho ancora deciso se sarà una storia lunga, ma sicuramente una specie di racconto a puntate in cui ogni capitolo potrebbe essere letto come storia a sè stante... ma parla sempre del legame tra Lu e Gemma...

Baci, baci... Miyan

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Miyan