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Autore: DK in a Madow    06/11/2012    7 recensioni
Aveva spostato il pianoforte di fronte alla finestra che dava sul giardino. Si fermò a guardarlo sull’uscio del salone, contemplando quella silhouette nera che si delineava contro il cielo ormai al tramonto. Improvvisava, esplorando con dolcezza la tastiera in cerca forse d’ispirazione, forse di qualche canzone lasciata nel dimenticatoio.
La trovò.


Breve OS scritta perchè invasa da canzoni su cui sarebbe peccato non scriverci sopra anche una Bibbia intera. E anche per ricordare a me stessa che esisto su questo fandom.
Recensire non vi farà cadere le dita, ergo sapete che fare!
PS. Sono quella cara, vecchia bacucca di "You are forgiven". Volevo cambiare nome e rendere omaggio a Nuclear Family, ecco tutto.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The trilogy era.'
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“Breve” nota prima della storia.

Salve! Son tornata a scassare i santissimi, yeah! Allora, premetto che ultimamente sto detestando (è il termine giusto, sì) questo fandom. Non solo per le storie che circolano, quanto per la freddezza che c’è. Io non sono una grande scrittrice o chissà cosa, ma vedo alcune poche autrici che, come me, si dannano per poter scrivere qualcosa di originale e che non sia masticato e risputato da secoli e non vengono degnate di mezza recensione.  Poi vedo le storie che di identico non hanno solo la trama, ma anche la mancanza della grammatica basilare e di idee nuove ricevere plausi a go-go. Vi scrive comunque una che ancora oggi fa degli strafalcioni enormi e ricicla le stesse scene.

Ad ogni modo, non so quanto questo possa interessare, dato che non interessano nemmeno le storie che scrivo. Detto ciò, vi auguro una buona lettura e vi elenco di seguito i tre motivi (se scorrete sui titoli e cliccate avrete il link delle canzoni) che mi hanno convinta, ancora una volta, a tentar di scrivere una storia.

Grazie a chi lascerà una recensione o semplicemente leggerà e basta, sempre e comunque!

La vostra cara, vecchia You are forgiven che oggi si presenta a voi nelle nuove vesti di Bloody Murder ( adoro Nuclear Family, già!).

 

 

 

 

Inspirational songs:
Green Day - The Forgotten
Pink Floyd - Nobody Home
Negramaro - Sei

 

 

 

 

 

 

 

 

Sul viso, nell'aria c'è una parte di te e ho capito che se mi rifletto,
guardandomi in viso, non mi riconosco,
ma poi un bel sorriso mi taglia la faccia e mi dico: “Sono identico a te!”

(Negramaro – Sei)

 

 

 

NOWHERE TO FLY TO.

 

 

 

 

Oakland, CA – 21 Ottobre 2012

 

Luce. La calda luce di quel pomeriggio d’ottobre entrava dalla finestra spalancata inondando la stanza, danzando sulle pareti bianche e colorandole di rosso e giallo. Filtrava attraverso i rami e le foglie dei grandi alberi del giardino, mentre il vento che entrava dalla finestra aveva il profumo del caffè proveniente da una caffetteria lì vicino.
Lui suonava.
Aveva spostato il pianoforte di fronte alla finestra che dava sul giardino. Si fermò a guardarlo sull’uscio del salone, contemplando quella silhouette nera che si delineava contro il cielo ormai al tramonto. Improvvisava, esplorando con dolcezza la tastiera in cerca forse d’ispirazione, forse di qualche canzone lasciata nel dimenticatoio.
La trovò.
Mike la riconobbe subito. Nobody Home, Pink Floyd. Poggiò una spalla sull’arcata della stanza e chiuse gli occhi per godere solo della voce di Billie che iniziò a cantare.

 

I've got a little black book with my poems in.
Got a bag with toothbrush and a comb in.
When I'm a good dog they sometimes throw me a bone in.
I got elastic bands keeping my shoes on.
Got those swollen hand blues.
I've got 13 channels of shit on the T.V. to choose from.
I've got electric light
and I've got second sight.
I've got amazing powers of observation
and that is how I know.
When I try to get through
on the telephone to you
there'll be nobody home!

I've got the obligatory Hendrix Perm
and the inevitable pinhole burns.
All down the front of my favourite satin shirt.
I've got nicotine stains on my fingers.
I've got a silver spoon on a chain.
Got a grand piano to prop up my mortal remains.
I've got wild staring eyes
and I've got a strong urge to fly,
but I've got nowhere to fly to!
Oh, babe when I pick up the phone
there's still nobody home?

I've got a pair of Gohills boots
and I've got fading roots...

 

 

Lentamente, Mike riaprì gli occhi, mentre cresceva in lui l’urgenza di corrergli incontro, di staccarlo da quella tristezza, da quella mancanza che inquinava la sua voce, impedirgli di scavare ancora in quella parte di anima diventata un covo di demoni e incubi. Si rese conto solo in quel momento di quanto fosse stata assurda la decisione di non vedersi, di creare quella dannata distanza, opprimente e vuota, quando poi Billie non l’avrebbe mai fatto nei suoi confronti. Era stato sempre dalla stessa parte della strada, la sua strada, di quel percorso complesso che era stata la sua vita. Billie era lì, ad un passo da lui, sempre. Ma quello non era il momento dei sensi di colpa e dei rimpianti.
Ora era lì e la gioia di esserci non permise a Mike di trattenere i passi, di avvicinarsi a Billie. Quando gli fu dietro, lo vide con le mani ancora sulla tastiera, gli occhi chiusi, il respiro regolare. Gli cinse le spalle, abbracciandolo da dietro. Sobbalzò e Mike sfoderò uno di quei sorrisi che scaldano il cuore.
- Mike! – disse sorpreso, carezzandogli una guancia e regalandogli un sorriso.
- Non ce la facevo più!
Billie annuì, gli occhi verdi brillavano come a voler fare un dispetto alle foglie rinsecchite del suo giardino e degli alberi di tutta la città, costrette al loro autunno, mentre per Mike erano riusciti ad anticipare la primavera.
- Non ti ho sentito entrare! Che ci fai qui?
- Brit doveva uscire con Adie, devono comprare le zucche per Halloween, e ho insistito per accompagnarla.
- Una scusa, quindi.
- Già! – disse Mike imbarazzato, annuendo e sembrando esagerato per via del naso adunco.
Billie rise, voltandosi verso il piano e richiudendolo.
- Grazie!
- Sono stato uno stronzo, lo sai!
- Solo un po’! – sorrise amaramente Billie – Ma adesso sei qui, il resto non importa. Fanculo questo mese di merda!
Mike sospirò, sollevato. Prese a fissare Billie negli occhi come a voler cercare conferma di ciò che aveva detto. Li trovò sereni, limpidi e cristallini, e sentì dentro di sé il cuore impazzire di gioia mentre Billie poggiava la testa sulla spalla. Lo strinse ancora di più nel suo abbraccio possente.
- Questa è l’ultima volta che ti abbandono. – disse, per poi attaccare le sue labbra a quelle dell’amico. Le ritrovò piene, morbide, fresche, proprio come l’ultima volta, un mese prima. Strofinò il viso contro quello di Billie, quasi fino ad impedirgli di respirare.
Si allontanarono, guardandosi e riflettendosi uno nello sguardo dell’altro. Occhi in cui era appena passato un tremendo inverno. Ora no. Ora era tornata l’estate e il sole si affacciava sui loro visi. L’autunno era solo uno sfondo sbiadito di un quadro a tinte forti, di quelle emozioni che non si spiegano a parole, ma che spesso ti fermi ad ammirare, silenziosamente, sull’uscio di una stanza.

piano

   
 
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