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Autore: Penelopee    08/11/2012    5 recensioni
Dimenticate tutto quello che è successo nel telefilm, nella mia storia sono tutti umani!!
La vita di Elena era quasi perfetta, fino a che una chiamata cambiò per sempre la sua vita.
Ma la vita di Elena era davvero perfetta come lei credeva?
Tra segreti, amori ed inganni, Elena sarà costretta a mettere in dubbio tutte le sue certezze.
(Storia Delena)
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Guardai distrattamente l'orologio, sospirando sotto le coperte calde e soffici, oh cavolo!!!! Ero in ritardissimo come sempre, la sveglia non era suonata, o forse ero io a non averla sentita! Saltai giù dal letto, scivolando nel tappeto, ma riuscii a non perdere l'equilibrio aggrappandomi al comodino, ed evitando di iniziare la giornata con una bella caduta. Presi i vestiti che avevo sistemato sulla sedia la sera prima e corsi in bagno.

-Elena!!!!!!- dopo pochi minuti mio fratello iniziò a bussare. Un bagno solo per tre persone sarebbe stata la nostra rovina!!

Da qualche mese avevamo affittato il piano superiore della nostra bella casa ad una coppia di anziani, il signore e la signora Marfin, una coppia simpatica e non invadente eppure odiavo quella situazione, odiavo aver dovuto abbandonare la mia stanza, le mie comodità, ma soprattutto odiavo mio padre perchè era tutta colpa sua. Erano passati due anni da quando mio padre aveva perso il lavoro, da quel momento la mia vita quasi perfetta aveva iniziato il suo lungo declino. Alcuni mesi dopo il licenziamento, mio padre ha fatto le valige ed è partito. Non l'ho più rivisto!

Mia madre, Jenna, si è ritrovata sola, con due figlii adolescenti, l'affitto da pagare e senza un lavoro. I primi mesi siamo riusciti a mantenere il nostro stile di vita, grazie ai suoi risparmi, ma passato quel breve periodo ci siamo resi conto che i soldi non sarebbero bastati per molto, quindi mia madre, che non aveva mai lavorato in vita sua, si era rimboccata le maniche e aveva trovato un lavoro come segretaria in uno studio medico, le sue mansioni si limitavano a rispondere al telefono e segnare appuntamenti. Anche questo però non fu sufficiente, così ci siamo ritrovati costretti ad affittare parte della nostra bella casa, ed ecco spiegato il bagno in tre e l'odio profondo per mio padre.


-ELENA......sono in ritardo anch'io!!!!!- sbottò mio fratello fuori dal bagno, riportandomi alla realtà. Raccolsi velocemente le mie cose ed uscii.
-la prossima volta alzati prima!- dissi acida a mio fratello che mi lanciò un'occhiataccia prima di chiudersi in bagno -la mamma è già uscita- gridò al di là della porta.
-esco anch'io- gli risposi -ciao Jer-
Io e mia fratello litigavamo spesso, lui era cinque anni più piccolo ed era una vera peste ma infondo ci volevamo un gran bene.
Presi la borsa con i libri, mi diedi un ultima occhiata allo specchio sistemandomi il trucco e poi uscii di casa.


Percorsi il vialetto di corsa salutando con un cenno il Signor Marfin che stava ritirando i giornali. Arrivata sul marciapiede dove un tempo era parcheggiata la mia auto mi bloccai sbuffando e rimanendo imbambolata di fronte al posto vuoto. Che tristezza!

Un mese prima ero stata costretta a vendere la mia auto. Non potevamo più permetterci due auto, due assicurazioni, quindi con mia madre avevamo deciso di vendere la mia e condividere la sua, peccato che lei andava a lavoro in auto e a me toccava andare a scuola con il bus. Avrei potuto tranquillamente chiedere un passaggio a qualche mia compagna di scuola, ma ero troppo orgogliosa e le mie cosiddette amiche erano delle vere arpie con gli artigli smaltati e la borsetta firmata. Mai e poi mai mi sarei dimostrata fragile davanti a loro!! Ora vi starete chiedendo: << Ma non hai neanche una vera amica? >>. La risposta è si, avevo la migliore amica del mondo ma....

L'arrivo del mio vicino di casa, affiancato da una biondina volgare, attirò la mia attenzione. Eccolo, Damon Salvatore, attraversare il vialetto di casa sua, che purtroppo era proprio di fronte alla mia, con quella sua camminata sicura e lo sguardo assonnato mentre stringeva distrattamente la ragazza di turno. Non seppi per quale motivo, di solito facevo di tutto per fingere che non esistesse ma quella mattina rimasi a fissarlo. Aveva i capelli scuri leggermente spettinati e due occhi blu, tanto intensi da essere sprecati su un tale cretino.

Lui si girò di scatto verso di me, beccandomi in pieno mentre lo fissavo, che figura!! Distolsi subito lo sguardo, imprecando contro me stessa, continuavo a sentire i suoi occhi addosso mentre saliva sulla sua decappottabile grigia. Feci finta di niente, pronta a raggiungere la fermata del bus a testa alta, fino a quando poco più avanti sulla strada, vidi l'autobus abbandonare la fermata lasciandomi a piedi ed in ritardo. Poteva andare peggio di così? Certamente! Infatti in preda al panico incrociai nuovamente lo sguardo del mio vicino idiota che con un sorrisetto compiaciuto sgommò via lasciandomi sola e con un incredibile voglia di prendere a pugni quella sua faccia da schiaffi.

Non ci crederete ma l'idiota in questione, fino a otto mesi prima, era il mio migliore amico!

Eravamo vicini di casa da sempre, un tempo ero persino innamorata di lui ma fortunatamente non l'ha mai scoperto, si sà i ragazzi non sono molto svegli nel capire certe cose!
Damon era sempre stato il classico bello e dannato, ricco, dalla battuta pronta e pieno di ragazze ma mai soddisfatto.
Lo so, a prima vista potrebbe sembrare il classico ragazzo superficiale ma non era così, infatti, scavando sotto un'abbondante dose di sarcasmo, si nascondeva un ragazzo brillante e simpatico. Con me si era sempre comportato d'amico, a modo suo ovviamente, era uno dei pochi che sapeva farmi ridere anche quando ero triste. Ero davvero convinta che malgrado la sua incapacità di ammettere i suoi sentimenti, mi volesse bene. Ma questo era in un'altra vita, adesso io e lui non ci rivolgevamo più nemmeno la parola.

 

Arrivai a scuola in ritardo avendola fatta tutta di corsa, ma fortunatamente riuscii ad evitare la ramanzina del preside prima di fiondarmi in classe. La mattinata trascorse come tutte le altre, saltellai tra una lezione e l'altra, chiacchierando distrattamente con le mie "amiche", fingendo che andasse tutto bene. La prima regola per sopravvivere in una cittadina piccola e provinciale, come Sandville: le apparenze sono tutto! Non importava che la mia vita fosse uno schifo, dovevo sembrare allegra, così armata del mio "sorriso di facciata" scherzavo con le mie amiche e spettegolavo nei corridoi.

Ero con le altre, stavano parlando di una ragazza, non so chi, che era stata con un ragazzo, un certo.....non ricordo!....ma il ragazzo stava con un'altra ragazza che.....ok, non stavo ascoltando attentamente.

-Elena- la voce di Caroline attirò la mia attenzione. Io e Caroline un tempo eravamo molto amiche ma nell'ultimo anno avevo perso i rapporti anche con lei, non so per quale ssurdo motivo, lei ha iniziato ad evitarmi.

Mi girai curiosa di sapere perchè mi stesse rivolgendo la parola -Ciao- la salutai acida -hai bisogno di qualcosa?- Penserete che io sia stata un pò brusca ma non ne potevo più delle persone che mi abbandonavano senza spiegazioni.

-io...... - balbettò lei -l'hai visto??- mi chiese dopo una pausa.
-chi??- le chiesi confusa.
-Stefan....è tornato-
Rimasi immobile incapace di dire una parola, mentre il mio cervello cercava di elaborare l'informazione. Stefan era il mio primo vero ragazzo ed anche il mio grande amore. Erano otto mesi che non lo vedevo, era partito all'improvviso, per cambiare aria, troncando con me tramite una stupida lettera.

Il mio cuore batteva all'impazzata mentre il mio orgoglio mi gridava di riprendere il mio solito contegno.

-Bene- riuscii a dire dopo aver preso un profondo respiro, notando che le mie "amiche" si erano girate per godersi lo spettacolo. -sono felice per lui- aggiunsi con finto disinteresse.

-Ele stai bene??- mi chiese Caroline.

-Certamente- le risposi acida -e comunque da quando hai tanto interesse per me?- le chiesi senza riuscire a trattenermi. Lo vedevo che era davvero preoccupata, ma fu più forte di me, quando mi sentivo vulnerabile diventavo una vera stronza!

Caroline senza aggiungere altro se ne andò, non potevo biasimarla.

-Oh povero tesoro- disse Rebekah guardandomi con la sua finta espressione triste. Lei, tra le mie amiche arpie, era la peggiore -sei sicura di stare bene?- mi chiese.

-Sto benissimo, con lui è finita da un pezzo. Allora ragazze andiamo in classe?-

Le mie amiche annuirono, deluse dal fatto che non facessi una scenata ma fingendosi solidali. Insieme ci dirigemmo verso la lezione di matematica.

Il pomeriggio a scuola trascorse con una lentezza infinita, fingere di star bene divenne difficilissimo e quando finalmente mi ritrovai nella mia stanza mi lasciai cadere sul letto, lasciando che le lacrime che avevo trattenuto con forza per tutto il giorno uscissero libere.

Nell'ultimo anno era cambiato tutto, avrei voluto dare la colpa a mio padre ma non era così, era Bonnie la vera causa. Bonnie era la mia migliore amica, l'avevo conosciuta il primo giorno di scuola, a soli cinque anni, e da allora, eravamo rimaste sempre unite, fino a quando, otto mesi prima, una chiamata aveva cambiato per sempre la mia vita: Bonnie era stata trovata morta. La mia migliore amica era stata assassinata!


Note:

Il capitolo è breve ma ho già pronto il secondo.
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!!!!
  
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