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Autore: bicci97    08/11/2012    4 recensioni
Eccomi qua, finalmente da autrice. Sono rimasta in silenzio per più di un anno, ed ora ho deciso di dedicarmi un po' alla scrittura.
Neal è alle prese con un nuovo colpo che sembra, oltre che interessante, anche relativamente semplice da portare a termine. Ma si sa, niente si ottiene con facilità. Cosa lo ostacolerà? E soprattutto... chi?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corro più veloce che posso….

Ma la realtà è che per quanto io corra verrò sempre braccato…

- Fermi, F.B.I.!

Il mio istinto mi dice di continuare a correre, di scappare da questa situazione che sta diventando veramente ridicola, ma mi fermo, perché ho una missione da portare a termine. Del resto è questo il mio lavoro. Per essere precisi il mio nuovo lavoro. Cavolo, preferivo il primo.

Mi lascio ammanettare, come pure il mio “compare”, anche se preferirebbe eclissarsi.

Non appena l’auto dell’F.B.I. si allontana, il capo della divisione White Collar (una sezione dell’F.B.I. che si occupa di crimini finanziari) mi si avvicina con un sorriso stampato in faccia. Fa per togliermi le manette con la chiave, ma io gliele porgo con un sorriso sfacciato, che sta a significare “ancora ti dimentichi che un paio di manette non possono certo fermarmi?”.

- Ottimo lavoro Neal- mi dice lui.

- Grazie Peter.

- Ti lascio libero il pomeriggio, ti meriti una pausa. Del resto questo caso ti ha tenuto occupato per tre lunghe settimane. Mozzie sarà proprio felice di sapere che finalmente abbiamo chiuso il caso, non ne poteva più delle mie continue incursioni in casa tua.

- Non ti preoccupare, si sarà di certo consolato con qualche bottiglia del mio vino migliore, come il suo solito.


Perché prendere un taxi quando si può passeggiare per una delle città più belle del pianeta? Mi dirigo verso Central Park, più precisamente in una zona in cui sono solito dedicarmi alla lettura dei miei libri preferiti. Ma indovinate un po’? Proprio seduto alla mia panchina (dovrebbero scriverci il mio nome) c’è Mozzie, il mio migliore amico. Sono così prevedibile? Era così ovvio che per prima cosa mi sarei recato alla mia panchina? Perché non in quel bar in cui fanno il caffè migliore della città (miscela italiana, per inciso) o in quella vecchia bottega in stile vittoriano in cui vendono oggetti antichi? Mah, non capirò mai come fa Mozzie a leggermi nel pensiero, a volte mi fa davvero paura.

- Ciao Moz.- lo saluto io con un cenno della mano. Mi siedo accanto a lui, anche se mi verrebbe quasi spontaneo chiedergli di spostarsi per lasciarmi il posto.

- Pomeriggio libero?! Ma allora hai chiuso il caso! Era ora, cominciavo a credere che ti fossi affezionato all’idea di fare il banchiere corrotto in una delle società più importanti di New York. Non mi fraintendere, se fossi stato al tuo posto mi sarei crogiolato nel mio ruolo.

- Il sospettato è stato arrestato appena qualche ora fa. Al momento sono “disoccupato”.

All’inizio sembra non capire, ma appena un frazione d'attimo dopo spalanca gli occhi e mi dice:

- Davvero? Lo avete preso? Quel tizio era un mito, uno dei miei idoli! Non si è fatto beccare per ben nove anni! Poi arrivate tu e Distintivo e… puff! Anni e anni di lavoro buttati all’aria. Complimenti. Chapeaux, mio caro Neal, chapeaux.

Il mio caro amico ha proprio un’avversione per tutto quello che riguarda la legge e la giurisdizione, ma quando si tratta di ammettere la bravura dell’F.B.I. nell'acciuffare un criminale (che potrebbe essere anche un nostro collega, per quel che ci riguarda) non fa distinzioni.

- Ma non è per questo che sei qui, vero Moz? C’è qualcosa che devi dirmi?

- In realtà vorrei farti vedere una cosa. A volte mi stupisco di come tu mi legga nel pensiero (ma non era quello che pensavo io qualche minuto fa?! A quanto pare il mio amico ed io ci capiamo al volo)… Ho qui una foto che ti potrebbe interessare.

Detto questo infila una mano in una tasca interna del soprabito per tirarne fuori una fotografia dall’aspetto innocuo, ma che in realtà nasconde il nostro (suo) prossimo obiettivo.

-Lo sai che adesso lavoro per la White Collar, non mi posso permettere altri sbagli, o finisco di nuovo in prigione.

- Cosa ti costa buttarci una rapida occhiata? Ti prego, ho cercato questo quadro per mesi, e ora che lo trovo non vuoi nemmeno vederlo?! E in fotografia per giunta! Fammi un piacere Neal, per favore.

Lo guardo un attimo, sta facendo quella sua faccia che è un misto di cane bastonato e signora inacidita. Maledizione, la curiosità è troppo forte.

- Dammi qua. Fammi vedere.

La foto mostra una stanza in disordine, colma di libri e fogli sparsi un po' ovunque, ornata di mobili antichi e… un quadro. Ma non un quadro qualunque. Rimango un po’ ad osservarlo, sono davvero sbigottito.

- Ma è…- le parole mi muoiono in gola, la voce mi si incrina per l'emozione.

- Hai proprio indovinato mio caro. Si tratta di un Monet. Non ce ne sono molti ancora fuori dai musei, i direttori museali li vogliono a tutti i costi. Ma questo è sfuggito al grande occhio del Governo, alla famiglia a cui appartiene questo quadro non interessa nessuna cifra in denaro, si tengono stretto il loro bel dipinto. E fanno bene. Potrei restare a guardarlo per ore, è davvero splendido, non è vero?

In effetti è magnifico: le pennellate di Monet non hanno prezzo, la fluidità con cui dipinge è davvero magnifica. È un maestro. Il quadro ricorda la sua forse più famosa opera, “Ninfee”, anche se con dei particolari completamente diversi: il colore dell’acqua e dei fiori acquatici, l’ombreggiatura e l’increspatura delle onde. Forse lo ha dipinto prima del 1916, chissà.

- E sentiamo un po', cosa dovrei farmene di questa fotografia?

È quasi inutile chiederglielo, è ovvio che vuole rubarlo. Coinvolgendomi, ovviamente. Mi è sempre piaciuto “prendere in prestito” in modo permanente tutto quello che riguarda l'arte. E se devo essere sincero non dovrebbe essere poi così difficile rubare un quadro da un'abitazione privata. Un gioco da ragazzi, insomma.

Ma come ho già detto io ho le mani legate, non posso commettere altri crimini (anche se in realtà l'F.B.I. non è mai riuscito ad attribuirmi tutti i miei presunti reati).

-Ma Neal, è così ovvio... Dobbiamo rubarlo!

Sembra quasi che stia cercando di spiegarlo ad un bambino di cinque anni, anche se sa perfettamente che sono un esperto in questo campo.

- Non è una buona idea, Moz. Non posso, e poi anche se ci andasse bene, non riusciremmo mai a rivenderlo al mercato nero, l'F.B.I. ci braccherebbe e ci metterebbe in gattabuia, e in modo permanente per quello che mi riguarda.

- Ma sarebbe divertente, Neal! Lo sai che sei il mio partner, non voglio chiedere aiuto ad Alex o ad altri nostri “amici”, io mi fido solo di te. Fammi un favore, ti prego...

E qui rientrano in gioco gli occhi da cane bastonato.

Non guardarlo non guardarlo non guardarlo.... E va bene, mi sta fregando.

- Cosa dovrei fare? Sottolineo che questa è solo una domanda informativa, non ho accettato l'incarico.

Almeno per il momento.

- In breve tu dovrai... come posso dire... sedurre una donna.

Non mi sembra poi così difficile, ma perché fa quella faccia? Non me la racconta giusta, c'è qualcosa che non vuole specificare.

- Tutto qui? Non devo buttarmi da un grattacielo con un paracadute o scontrarmi con qualche boss della mafia? C'è qualche altro particolare di cui vuoi parlarmi?

In quel momento Mozzie sembra un bambino beccato con le mani nel sacco.

- Hai ragione, non è tutto – aggiunge allora con fare impacciato – ma ti darò tutti i dettagli questa sera, adesso ho degli impegni da sbrigare.

- Va bene, allora ci vediamo dopo. E vedi di portare tu il vino, almeno per questa volta.

Osservo Moz che si allontana, sembra incerto, dubbioso, deve proprio tenerci a questo colpo. Mah, non so se accettare, mi sembra troppo rischioso. Certo che però sarebbe bello avere un Monet appeso in soggiorno...

Mi allontano anch'io, penso che andrò a bermi un buon caffè, per riflettere.


Appena entrato nel locale mi dirigo verso il mio solito tavolo, da li posso osservare tutto. Non faccio nemmeno in tempo a sedermi che una diciassettenne che lavora li, con l'apparecchio ai denti e una faccia trasognata (sono quasi convinto che abbia una simpatia per me) mi domanda:

- Il solito?

- Si, grazie mille Mollie.

Ogni tanto capita che ci fermiamo a chiacchierare. È una ragazza simpatica tutto sommato, frequenta una prestigiosa scuola di Manhattan: i suoi genitori sono i proprietari di una nota catena che produce il mio caffè preferito.

Sto ancora facendo le mie elucubrazioni quando arriva Mollie con il mio caffè in una mano, e un succo di frutta nell'altra.

- Posso sedermi? Ho qualche minuto di pausa.

Nonostante sia la figlia del padrone sgobba ore e ore a preparare e servire caffè, l'ammiro molto, vista anche la sua giovane età.

- Certo, ma che domande.

Si vede lontano un miglio che cerca di fare colpo su di me: la camicetta leggermente sbottonata, i capelli sciolti, un filo di trucco e scarpe col tacco, che ha sostituito poco prima di venire al mio tavolo, al posto delle converse (come ho già detto posso vedere tutto da qui).

- Qual buon vento ti porta qui a bere il mio caffè? - mi domanda lei sbattendo le ciglia come farebbe un cerbiatto.

- Lo sai che non resisto un giorno senza un buon caffè. E poi questo è il migliore di New York.

- In effetti non è male. - scherza lei, appoggiandomi per un momento una mano su una spalla.

Restiamo un po' in silenzio, ad osservare la gente che va e che viene, quando mi domanda di getto:

- Senti Neal, noi ci conosciamo da un po' ormai – in effetti dovrei conoscerla da circa sei mesi, giorno più o giorno meno – quindi volevo chiederti... che ne dici se usciamo a pranzare un giorno? Potremmo parlare un po' di noi, dei nostri hobby, dei nostri interessi...

Ok, non me lo aspettavo. E adesso come faccio a declinare l'invito? Non voglio ferirla ma cavolo, abbiamo circa quindici anni di differenza, non è un scherzo.

La osservo per un momento con una faccia che sfiora l'ebetismo, non so proprio che cosa dire.

Ma proprio in quel momento entra nel caffè la mia salvezza.

Elizabeth?

Si guarda intorno per un attimo, e appena mi vede si avvicina con passo deciso.

- Ciao Neal. Sapevo che ti avrei trovato qui. I miei informatori non si sbagliano mai.- mi dice facendomi l'occhiolino. Probabilmente allude a Mozzie.

- Non perdiamo tempo. Devi venire subito con me. Ti devo parlare di una cosa. Forza, puoi finire il caffè in macchina.

Non faccio nemmeno in tempo a ribattere che mi ha già afferrato per una manica e mi trascina verso l'uscita. Mi volto verso Mollie e la saluto con una mano. Poverina, sembra davvero triste, penserà che Elizabeth sia la mia fidanzata. Invece no, lei è la moglie di Peter. A proposito, che modi bruschi! Mi sta trascinando via come se fossi in arresto. Peter le ha insegnato il mestiere, a quanto pare.

Appena saliti in macchina mette subito in moto.

- Ciao anche a te Elizabeth. Come mai tanta fretta?

- Devo parlarti di una cosa che è di vitale importanza.

Ma guarda un po', è già la seconda persona che vuole qualcosa da me. Questa giornata è sempre più strana.

- Di che si tratta?

- Fra una settimana è il compleanno di Peter, e io volevo organizzargli una festa. È il mio lavoro, lo so, ma volevo anche un tocco maschile quest'anno, e l'uomo con più buon gusto che io conosca sei tu Neal. Mi aiuteresti?

- Ma certo! E grazie mille per il complimento.

Passiamo tutto il pomeriggio ad assaggiare pietanze, scegliere tovaglie e sottobicchieri. Il regalo è ancora un'incognita, ma con l'organizzazione della festa siamo già a buon punto.

Alle diciotto in punto mi scarica davanti casa mia, ringraziandomi per l'aiuto e spiegandomi dove dovremo incontrarci dopo qualche giorno.

Elizabeth è proprio una brava persona, come Peter del resto. Sono proprio una bella coppia insieme.

Mangio qualcosa al volo, sono proprio curioso di sapere qualcosa in più sul prossimo obiettivo di Mozzie.


Eccolo che bussa alla porta.

Era ora.

Ovviamente non ha portato il vino, figuriamoci.

Entra come se fosse a casa sua, si siede e con espressione seria (quasi non lo riconosco, deve proprio essere importante per lui quel Monet) mi dice:

- Va bene Neal, è ora che ti dia i dettagli del nostro prossimo colpo.





ANGOLINO DELL'AUTRICE:

È stata dura, ma ce l'ho fatta. Ecco qui il primo capitolo, spero di avervi incuriosito! Come vi è sembrato? Avete fatto fatica a raggiungere la fine della pagina? Se ne avete voglia (mi farebbe davvero molto piacere) potete lasciarmi un commentino, anche piccolo, per farmi sapere cosa ne pensate.

Grazie mille (*inchino*)

PS: Un ringraziamento davvero speciale va alla mia amica Giulia, che mi ha sopportato con grande pazienza. Bacio :-)

  
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