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Autore: Angel666    09/11/2012    4 recensioni
Durante una gelida notte invernale una bambina viene ritrovata nei pressi dell'orfanotrofio Wammy's House. Chi è? Quali terribili segreti sembra nascondere, e perché vuole scappare ad ogni costo dal suo passato? In questa storia, dove niente è come sembra e tutto è indissolubilmente legato, i nostri protagonisti indagano per scoprire la verità in un percorso che li condurrà fino al caso Kira. Please R&R!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mello, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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La neve aveva cessato di cadere, ma il freddo continuava a pungerle la pelle delle guance e a bruciare l’aria nei polmoni. Piccole nuvolette di condensa si formavano davanti alla sua bocca e si perdevano sotto la luce del lampione dove stava ferma da diversi minuti. O da ore, non lo sapeva più neppure lei. Tutto quello che sapeva era che non riusciva a riconoscere dove fosse finita, il che forse, andava bene.
Scappa!” L’urlo di sua madre ancora risuonava nelle sue orecchie. Prima aveva aspettato che le cose si calmassero; poi quando era sicura che quegli uomini fossero troppo impegnati per badare a lei, era uscita dal suo nascondiglio e aveva iniziato a correre più veloce che poteva, fino a che non si era ritrovata in quella parte sconosciuta della città.
Sebbene si stesse facendo buio, le strade erano gremite di gente che si era ridotta all’ultimo per fare le ultime compere di natale. I passanti correvano frettolosi per via del gelo; nessuno si era fermato alla vista di una bambina sola, immobile sotto a quel lampione da non si sa quanto tempo. A nessuno importava nulla di lei.
Stringeva il suo piccolo orsacchiotto di peluche in una mano, con gli occhi puntati nella neve. Era l’unica cosa che aveva fatto in tempo a prendere prima di scappare. Nonostante un vecchio pupazzo non potesse esserle di alcun aiuto in una situazione come quella, lo stringeva come fosse stata la cosa più preziosa al mondo.
“Ehi bambina ti sei persa?” Una voce. Qualcuno finalmente si era accorto della sua presenza. Alzò gli occhi spaventata, ma vedendo che il suo interlocutore era una ragazzino poco più grande di lei si tranquillizzò.
“Dove sono i tuoi genitori?” chiese quello curioso.
Non seppe perché, ma le lacrime  istintivamente le salirono agli occhi, facendoli pizzicare ancora di più.
Il ragazzino la guardò preoccupato, come se temesse che scoppiasse a piangere.
“Tieni, ti scalderà un po’. Hai proprio una brutta cera.” Tirò fuori dalla tasca del suo cappotto rosso una tavoletta di cioccolato e, dopo averla scartata, gliene porse un pezzo.
La bambina lo fissò per un attimo, incerta: non aveva voglia di cioccolato in quel momento, però rifiutare le sembrava scortese. Sebbene la sua mamma le avesse ripetuto una marea di volte di non accettare cose dagli sconosciuti, decise di dare ascolto al ragazzo. Prese la cioccolata e la morse lentamente. Subito una sensazione di calore le esplose in bocca, espandendosi fino allo stomaco.
“Abiti tanto lontano da qui?” chiese il ragazzino, vedendo che la crisi di pianto era scongiurata.
Lei si limitò a fissarlo in silenzio con aria triste. Non poteva tornare a casa; sperava che il messaggio fosse abbastanza chiaro nei suoi occhi. Infatti lui sembrò capire che c’era qualcosa che non andava. Senza pensarci troppo le prese una mano e la trascinò con se. “Andiamo, ti porto in posto sicuro, altrimenti morirai congelata.”
In quel momento riprese a nevicare, come se la terra volesse cancellare le loro tracce sotto un manto candido. La bambina lo seguì senza paura: si fidava dell’unica persona che si era accorta di lei e che si era mostrata gentile in quella terribile giornata.
Il biondino camminava davanti a lei con passo svelto e deciso. La piccola mano della bambina era salda nella sua più grande e calda, per via dei guanti che indossava.
Camminarono in silenzio fino a che il ragazzo non si fermò di colpo. Lei, impegnata a guardare per terra, gli andò a sbattere addosso. Davanti a loro si ergeva un imponente cancello di ferro, sul quale c’era scritto in lucide lettere d’ottone “Wammy’s House” . Dietro c’era una grande villa vittoriana: le finestre erano tutte illuminate e dai comignoli usciva un denso fumo bianco. Sembrava un bel posto. “Questa è casa mia.” Sussurrò il ragazzino “Sono sicuro che qui dentro c’è qualcuno in grado di aiutarti.”
 
 
 
Il signore seduto dietro alla pesante scrivania di legno, che a quanto pare si chiamava Roger, la fissava preoccupato da più di 5 minuti.
“Siamo sicuri che non sia muta?” chiese.
Mello, questo era il nome del bambino che l’aveva portata fin li, alzò le spalle intento a mangiare la seconda barretta di cioccolato della serata.
“Effettivamente non ha mai aperto bocca. Però non credo che sia muta…piuttosto sembra che sia sotto shock per qualche motivo. Magari ha perso i genitori nella confusione, oppure qualcuno le ha fatto del male.” Le lanciò uno sguardo dubbioso “Eppure non sembra ferita da nessuna parte. Dal momento che si stava facendo buio, ho pensato che non sarebbe stato sicuro lasciarla sola per strada. Magari può passare qui la notte e domani puoi portarla al commissariato di polizia più vicino, per vedere se qualcuno ha denunciato la sua scomparsa.” Disse con fare saccente.
Di una cosa la bambina era certa: quel ragazzino era incredibilmente sveglio per la sua età. Forse aveva fatto bene a seguirlo; magari qui era davvero al sicuro.
Roger Ruvie annuì, per nulla impressionato dal discorso di Mello. “Faremo come dici. Per questa notte la sistemeremo in camera con Linda e domani la porterò alla polizia.”
Mentre seguiva il suo nuovo amico lungo i corridoi, diversi bambini si affacciarono dalle porte delle stanze, sussurrando tra loro.
Lei aveva lo sguardo incollato alla schiena del ragazzo, come se avesse avuto paura di perderlo, e non si curava dei loro bisbigli.
Mello di fermò davanti ad una porta uguale a tutte le altre e la spalancò senza bussare. “Linda! A quanto pare questa notte ti tocca ospitare la nuova arrivata. Ordini di Roger.” Aggiunse veloce, vedendo la faccia contrariata della bambina seduta sul letto, intenta a disegnare su un blocco. “E se impazzisce e mi fa del male mentre dormo?”
Mello fece scorrere lo sguardo dalla piccola alla sua amica “Non mi sembra affatto pericolosa, e poi non ti darà nemmeno fastidio: a quanto pare non parla.” Disse scettico.
Questo catturò l’attenzione di Linda “Sul serio? Perché?”
“La lascio a te, mi raccomando, tienila d’occhio. “ disse lui, ignorando le domande. Si inginocchiò davanti alla bambina “Qui sei al sicuro; ti do un consiglio: domani alla polizia cerca di parlare. Se vuoi che ritrovino i tuoi genitori avranno bisogno della tua collaborazione.” Le fece un mezzo sorriso e uscì dalla stanza, lasciando di stucco la sua amica, che non aveva mai visto il biondo gentile nei confronti di nessuno prima di quella sera.

   
 
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