Fanfic su artisti musicali > t.A.T.u.
Segui la storia  |       
Autore: Phoebus    10/11/2012    1 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due cavalli segnavano il sentiero verso Spoleto con possenti zoccoli…due cavalieri stavano facendo ritorno a casa…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Palazzo ducale.
 
 
 
L’ansia saliva, i preparativi iniziavano ad essere allestiti; le scalinate in fiore, i portoni spalancati, ghirlande e rose…tutto si stava preparando per accogliere il doppio matrimonio che ci sarebbe stato a breve.
 
Il giovane Duca, ormai dittatore spietato, avrebbe sposato la Marchesa Benedetta Antici, assicurandosi così oltre che una bella e devota moglie anche un cospicuo patrimonio, che la ragazza aveva come dote.
 
E insieme al Duca anche il suo braccio destro, il Comandante ducale Ferdinand avrebbe preso in moglie la donna che da sempre voleva, Lena, una popolana così la definivano a corte, ma bellissima e gentile. E ultimamente anche taciturna.
 
 
 
 
 
 
 
Sì, perché ormai Lena pareva aver perso ogni speranza di uscire da quell’incubo, da quella diavoleria che era diventata la sua vita senza Julia, senza sua madre, senza amici.
 
 
 
Teresa, la mamma, era preoccupata perché oltre a non permetterle di far visita alla figlia, non le facevano avere nemmeno sue notizie e non sapeva cosa pensare…stava bene Lena? Cosa faceva? Con chi era? Davvero…davvero avrebbe sposato quel mostro di Ferdinand? Queste erano le domande a cui la povera Teresa non riusciva a dare risposta.
 
Anna aveva tentato varie volte di avvicinarsi all’amica, ma non ottenne nulla nemmeno lei.
 
 
 
Lena era chiusa in una gabbia dorata e in quel castello senz’anima stava sprecando la sua vita, senza obiettare, senza la minima opposizione, le sembrava inutile...niente le avrebbe potuto ridare lei…la sua felicità…niente valeva più la pena di avere.
 
Allora tanto vale sposare il suo vecchio amico e vivere di quello che potrà averne.
 
 
 
Sembrava come assuefatta, rassegnata…così rassegnata che ormai girava per il paese sempre in compagnia del suo futuro marito al braccio.
 
“guarda mia cara Lena! Guarda quanti bambini che giocano in piazza!” – la ragazza senza troppa cura osservò quello spiazzale che un tempo la aveva vista sorridente.
 
“si hai ragione Ferdinand, è proprio allegro quest’oggi…”
 
“presto sono sicuro che anche nostro figlio correrà felice per queste strade…” – era serio e commosso Ferdinand, così preso da non accorgersi che in realtà Lena non emanava luce, non c’era, non esisteva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una voce si alzò dalla gente che animava il cortile.
 
“Lena! Lena!” – subito la coppia si voltò verso destra, lato da cui veniva quella voce.
 
 
 
 
 
Ferdinand: “qualcuno ti sta chiamando, chi sarà?” – teneva sempre al braccio la giovane futura moglie, temendo potesse essere qualcuno di inaspettato.
 
Lena: “non lo so…- per un attimo aveva sperato l’irrealizzabile…che fossero ancora quegli occhi a chiamarla -…non ne ho idea…”
 
Finché non sbucò fuori Anna, la cara amica che non rivedeva ormai da un pezzo.
 
 
 
Anna corse da Lena e la abbracciò, forte, come sognava di fare da tanto.
 
 
 
Anna: “Lena, tesoro mio! Come stai? Perché non ti fai più vedere in paese? – non si era accorta del consorte dell’amica che aveva iniziato a guardarla male -…ehm…Comandante perdonate se sono piombata così all’improvviso…volevo solo…salutare la vostra sposa…se mi è concesso…”
 
Ferdinand da quando aveva acquisito quel grado di ufficiale pretendeva che anche i suoi vecchi amici lo chiamassero come tale e che nessuno, nessuno, osasse rivolgersi male a lui. Altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare molto duramente.
 
 
 
Si sentiva fiero e pieno d’orgoglio, tutti lo rispettavano. Per paura.
 
Aveva già fatto uccidere due contadini perché si erano posti male davanti a lui, e scrupoli non aveva più ormai. Lena sembrava essere l’unica che potesse trattarlo come suo pari, tanto era l’amore che nutriva per lei, ma un amore malato, mutilato, superficiale.
 
 
 
 
 
 
 
Ferdinand: “prego Anna, vi lascio da sole così potete discorrere tra donne. – si avvicina alla rossa per baciarla sulle labbra, sotto gli occhi increduli di Anna -…a dopo mia principessa…” – e così dicendo si allontana verso un soldato che aveva avvistato di lì a poco.
 
 
 
Anna ancora con gli occhi stralunati fissa l’amica, come se avesse visto un lupo mannaro o peggio!
 
“Lena ma…ma…stai bene?! Cioè tu…tu davvero?” – l’amica capì subito cosa Anna stava insinuando e la fermò in tempo.
 
“sì Anna sono convinta. Ferdinand mi vuole bene, me ne ha sempre voluto…sposarlo forse è la cosa migliore, per tutti…”
 
“per tutti quegli idioti che te lo fanno pensare!” – rispose schietta.
 
“non dire così…non c’è altro da fare…e poi lo vedi anche tu che quando sta con me è più gentile, io posso mitigarlo e così non farà del male ad altri con la sua arroganza…” – i suoi occhi erano comunque spenti, opachi. Di quel verde che non esprime nulla, nulla del paradiso che una volta racchiudeva.
 
“mi dispiace ma non ci riesco a crederti! Tu vuoi dirmi che ti arrendi?? Ti arrendi così? Senza combattere?” – Anna le poggiò le mani sulle spalle per scuoterla; subito una guardia si voltò a loro e con un’occhiata fermò la giovane amica che si distaccò. Erano sorvegliate a vista.
 
 
 
“non c’è nulla da combattere, non c’è niente per cui combattere. Niente.”
 
“ah niente? Beh si dà il caso che alla locanda stiamo crescendo la piccola Bernadette , te la sei già scordata?”
 
Lena alzò gli occhi, sentendo per un istante un piccolo dispiacere misto a gioia.
 
Quella bambina era comunque il frutto di una ragazza che aveva dato la vita per una giusta causa, Lena non l’aveva dimenticato, nemmeno un attimo. E le voleva un bene profondo, nato nella parte più pura della sua anima.
 
Così prese le mani di Anna e le strinse forte nelle sue, sussurrandole piano…
 
“come sta la piccolina? Mangia? È cresciuta? O…- sorrise silenziosa -…o fa ancora i capricci? Come quando stava nella culla e piangeva perché voleva essere presa in braccio e coccolata?”
 
 
 
Sembrava avesse riassaporato attimi di gioia pensando a Bernadette.
 
 
 
“ora che ci penso…continua ancora a fare i capricci! Vuole stare sempre nel vivo della scena! E dovresti vederla è coccolata da tutti! E per questo ha i suoi vizietti che le facciamo vincere sempre! Del resto è la nipote di Julia!”
 
“Julia…” – la voce di Lena si interruppe in un singhiozzo strozzato in gola.
 
 
 
Ma non servì fermarlo, perché Anna lo capì bene. Chiunque l’avrebbe capito.
 
 
 
 
 
 
 
“ci pensi ancora vero? La ami ancora quella ragazza…non è vero?” – chiese Anna, anche se immaginava la risposta del cuore di Lena.
 
“no! No. Io non la amo, non l’ho mai amata e non ci penso. È stata solo una debolezza….una debolezza da poco. Lei se n’è andata e quindi ha fatto la sua scelta. Ora scommetto… - sorrise nervosa -…scommetto che starà dando piacere alla bella di turno, io sono il passato per lei e lei lo è per me. Non mi importa più di lei, dico davvero.”
 
“se lo dici tu…– Anna sapeva che non era così. Si può mentire con le parole, ma con gli occhi no -…passa qualche volta alla locanda, diventerai una nobile ora sì…ma noi vorremo restare tuoi amici comunque…”
 
Lena abbracciò Anna, commossa dalle sue parole.
 
Era tanto che non sentiva la vicinanza fraterna della sua amica…le mancava…come le mancavano tutti gli altri…
 
“verrò…verrò senz’altro! Magari se mi riesce anche stasera stessa…ma non ti prometto niente…”
 
“va bene…”
 
 
 
Stavano per salutarsi, ma Lena sentiva di non aver ancora detto tutto e il suo cuore pesava di sofferenza.
 
 
 
“Anna ascolta…me lo faresti un favore? In nome della nostra amicizia…” – strinse ancora le mani dell’amica.
 
“ma certo Lena! Quello che vuoi…”
 
“rassicura mia madre…dille che presto andrò a trovarla, ora non posso perché devo stare con Ferdinand per preparare il mio… - chiuse un attimo gli occhi perché fu sorpresa da quel mare blu -…il mio…il mio matrimonio…ma passerò presto da lei…e poi…e poi un’ultima cosa…” – piangeva quasi, ma fece di tutto per fermarsi.
 
“dimmi amica mia…”
 
“non voglio più sentire il nome di Julia, non parlarmi mai più di lei…devi aiutarmi a dimenticare, devi aiutarmi a convincermi che…che lei per me non è mai esistita, che è stato tutto un sogno…un sogno bellissimo sì, ma un sogno…solo questo…”
 
 
 
Da lontano Ferdinand chiamò la rossa che subito rispose al saluto con una mano, anche se nella sua testa e nel suo cuore c’era tutt’altro.
 
 
 
“va bene Lena…come vuoi…” – baciò sulla guancia l’amica.
 
“grazia Anna, grazie…dà un bacio alla piccola Bernadette da parte mia, le voglio bene e la penso sempre…ciao amica mia…ciao…” – corse via…corse via lasciando in mano ad Anna le verità del suo cuore.
 
 
 
 
 
 
 
Avrebbe sempre amato Julia, Anna l’aveva capito benissimo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Scese come sempre la sera, il sole tramontò anche quel giorno, sotto gli occhi affilati dei due cavalieri che seguendo il bosco arrivarono in paese, prima che il cancello fosse chiuso del tutto.
 
Guardia: “chi siete? Non è permesso entrare dopo il tramonto del sole, non lo sapevate?” – un soldato si oppose al loro rientro.
 
Cavaliere: “non mi riconosci proprio soldato Thomas, eh?”
 
Improvvisamente il soldato di guardia si ricordò di quella voce…il Comandante, il vero, l’unico Comandante che aveva mai rispettato…era lei…era lei quella voce…l’avrebbe riconosciuta tra mille, ricordava molto bene le sgridate prese! Non poteva essere che lei…
 
 
 
 
 
 
 
Julia si abbassò il cappuccio che le copriva in parte il volto, e allora il legionario non ebbe più dubbi, era proprio lei, accompagnata da Sert.
 
 
 
Guardia: “Vicecomandante Sert! Ci siete anche voi?” – l’uomo di guardia era sempre più confuso, cosa avrebbe dovuto fare ora?
 
Seguire gli ordini che gli erano stati impartiti e quindi non fare entrare nessuno? O seguire il suo istinto e il suo profondo rispetto per quei due suoi superiori, che in fondo avevano aiutato la sua gente?
 
 
 
Sert: “Thomas, è arrivato il momento di vincerla per sempre questa guerra contro il potere… - poggiò fieramente una pacca sulla spalla del soldato -…dì agli altri che non devono più obbedire al loro nuovo Comandante fasullo, non merita il nostro rispetto.”
 
Guardia: “ma…lui… - era visibilmente preoccupato e spaventato -…lui ci farà uccidere tutti! Comandante… - si rivolse a Julia, inginocchiandosi davanti a lei, come il più devoto dei soldati -…Comandante, diteci voi cosa dobbiamo fare noi lo faremo come un tempo, vi obbediremo perché voi ci avete dimostrato lealtà…aiutateci Comandante, abbiamo bisogno di voi…”
 
Sert sorrise a Julia che di risposta fece alzare il ragazzo stringendogli la mano, e lo incoraggiò affinché rincuorasse gli altri uomini a tenere duro, non sarebbe andato tutto a rotoli. E quei traditori non avrebbero vinto.
 
 
 
Julia: “ora va’ e avvisa gli altri, ma non mettetevi nei guai. Non ci dovranno essere altri morti, sono già morti troppi uomini per gli errori miei e di mio fratello, ora basta. Va’…penserò a tutto io. Io ho creato questo guaio e io lo risolverò. Sta’ tranquillo Thomas.”
 
Così attraversarono il possente portone, sotto lo sguardo del loro commilitone orgoglioso di aver ritrovare il loro autentico Comandante.
 
Guardia: “ci fidiamo di voi Comandante Volkova…grazie…grazie di cuore…” – sorrise confortato.
 
Julia si voltò per salutarlo come si addice ai militari, poi proseguì ricoprendosi con il cappuccio scuro della mantella che indossava sul camicione nero.
 
 
 
 
 
E più avanzava, più sussurrava tra sé, nei suoi pensieri…
 
“finché avrò ancora una misera goccia di sangue e un soffio di respiro io ho il dovere di aiutare la mia gente…e lo farò. Per loro e per lei…”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“dove siamo diretti Comandante?” – Sert non riusciva a capire cosa Julia potesse avere in mente. E come se non bastasse faceva freddissimo! Non nevicava, ma ci mancava poco; chi conosceva il vento come loro lo sapeva bene.
 
“andiamo dagli altri, voglio rivederli.”
 
“ma Julia! – bloccò la ragazza per un braccio, costringendola  a voltarsi -…questa gente potrebbe farvi del male! Siete fuggita mesi fa! Potrebbero avercela con voi! Rischiamo troppo così…”
 
La mora lasciò pacificamente e sorridente la presa dell’amico.
 
“non credo abbiano dubbi su chi sia il vero traditore ora. Forza andiamo soldato William Sert!” – scoppiò a ridere.
 
 
 
Precedette l’amico che la seguiva più lento, ma sicuro.
 
“si, ora non prendetemi in giro però!”
 
Tra le risate singhiozzate della mora arrivarono alla porta della locanda.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Palazzo ducale.
 
 
 
La cena è appena terminata e il Duca Victor impartisce gli ultimi ordini al suo fidato Comandante, neo eletto.
 
 
 
Duca Victor: “bene Ferdinand! Credo tu abbia capito bene. Se qualcuno osa ribellarsi, o se ci saranno dei disordini sai cosa fare.” – parlava con aria superiore e inavvicinabile.
 
Ferdinand: “ma certo Signor Duca. Li farò squartare se osano disturbare la nostra cerimonia, non dubitatene.”
 
Lena: “ma cosa dici…” – esile la voce della ragazza si levò nell’enorme salone ducale.
 
 
 
Subito gli occhi di ghiaccio del Duca di posarono su lei, facendola sentire un verme.
 
 
 
Ferdinand capì l’ira dell’aristocratico e cercò di riparare alla situazione, per quanto poteva.
 
Ferdinand: “eh… - si rivolse al Duca -…la mia sposa voleva solo pregarmi di non parlare di questi argomenti in sua presenza, sapete come sono le donne…deboli di stomaco! Eh si, proprio così mio Signore…”
 
Ma Victor non si convinse poi molto.
 
Duca Victor: “spero sia come dici, perché altrimenti la tua bella donzella la faccio sbattere fuori da questa reggia e le spetterà lo stesso trattamento che riserviamo ai disertori e a quella feccia dentro queste mura.”
 
Lena: “se solo vostra sorella vi sentisse…” – stavolta aveva parlato davvero troppo.
 
Duca Victor: “COSA??? COSA HAI DETTO?? – il Duca scattò in piedi, come un animale, sbattendo violentemente i pugni sul tavolo imbandito -…PROVA A RIPETERLO SE NE HAI IL CORAGGIO! E VEDRAI CHE TI UCCIDO CON LE MIE MANI!”
 
Ferdinand: “Duca vi prego, cercate di calmarvi…farò ragionare io la signorina Lena… - si inchinò al nobile -…vi prego di scusarla a nome mio…forse ella si…si riferiva alla piccola Ester, che naturalmente non deve sentire questi discorsi da adulti, potrebbero turbarla…” – sapeva benissimo anche lui che non era così, ma cercò in tutti i modi di salvare la vita della fidanzata. Perché rispondendo così al Duca rischiava la vita, ed era rinomato.
 
 
 
Il Duca continuava a fissarla come se volesse sbranarla, lì ora.
 
 
 
Ferdinand: “vieni mia cara Lena…ti…ti accompagno nelle tue stanze…” – cercò di portarla fuori per calmare la situazione.
 
Lei si alzò, senza proferire parole; incurante di quanto aveva provocato nel Duca, e così lasciò la stanza.
 
 
 
 
 
Duca Victor: “Ferdinand! Mi aspetto che i miei ordini siano eseguiti e vedi di far tacere quella piccola indemoniata della tua futura moglie, magari impegnandola in qualcosa di piacevole…come… - sorrise beffardo -…come farebbe un vero uomo e vedrai come tacerà. Per quanto riguarda noi, domattina ti aspetto alle scuderie all’ora stabilita.”
 
Ferdinand si voltò, vergognandosi come un cane per l’immensa figuraccia che stava facendo davanti al suo benefattore.
 
Ma finse fermezza.
 
Ferdinand: “non mancherò. Buonanotte Duca Victor…”
 
 
 
 
 
Appena salutato il Duca, Ferdinand prese sottobraccio Lena e si incamminarono piano, per non dare nell’occhio.
 
Ma appena voltarono l’angolo…
 
 
 
 
 
“si può sapere cosa diamine ti è preso eh??? Hai rischiato una brutta fine lo capisci????” – inchiodò la rossa al muro.
 
“ho detto quello che pensavo…” – lei rispondeva appena.
 
“beh allora tienitelo in bocca quello che pensi perché io non sono disposto a passare per fesso a causa tua. Pensi che non abbia capito a chi ti riferivi?? – vedendo che Lena non si opponeva, gli venne un’infrenabile voglia.
 
 
 
 
 
Ed iniziò a baciarla con tutto l’impeto che sentiva.
 
 
 
 
 
 
 
Lena gli piaceva, e tanto…troppo…avrebbe ucciso per lei, per sentirla sua fino all’anima.
 
 
 
 
 
 
 
La baciava…la toccava…la voleva, ora.
 
“lasciami Ferdinand! Lasciami!” – ma non riusciva ad opporsi.
 
Lui ormai era preso dalla passione, dall’eccitamento che sentiva al solo sfiorare quel rosso così vivo dei suoi capelli.
 
“è morta…fattene una ragione Lena…quella..quella stronza è morta…” – continuava a parlare languidamente mentre le mise una mano sotto la gonna.
 
“NON E’ VERO!” – gli tirò una forte ginocchiata nel bel mezzo delle gambe, facendolo accasciare al suolo.
 
 
 
Eppure Ferdinand rideva..rideva…rideva di Lena…del suo vecchio Comandante che aveva perso…aveva perso tutto…aveva perso lei…perché in fondo lei era tutto…
 
“non mi credi vero? Beh…lo vedrai da te…- si rialzò come niente fosse-…la tua cara Duchessa Julia è morta…i miei uomini stessi l’hanno trapassata a colpi di spada! E tu povera ingenua ci speri ancora! Sei ridicola Lena …ridicola …”
 
 
 
Lena si portò una mano alle tempie, non poteva essere vero…Julia non poteva morire, non poteva…
 
 
 
“tu stai mentendo…stai…stai… - iniziò a mancarle l’aria -…stai mentendo…” – si allontanò dirigendosi verso il portone di palazzo.
 
“NON STO MENTENDO MIA CARA. LO VEDRAI DA TE! – rideva ancora malvagiamente -…per stasera ti ho graziata, ma quando sarai mia moglie non potrai mancare ai tuoi doveri coniugali e allora lì voglio vedere se mentre ti faccio godere pensi a quella bastarda! A quella sporca bastarda!” – Ferdinand non lo sopportava che Lena potesse pensare ancora a Julia, lo faceva andare su di giri, lo faceva impazzire, lo faceva morire. Non gli sembrava possibile che quella nobile potesse essere sempre in mezzo a qualunque situazione…qualunque…e quello che non tollerava più di tutto era…
 
 
 
…che in qualsiasi modo si comportasse, da signore spietato o da devoto innamorato, il cuore di Lena era sempre nelle mani di Julia…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lena non lo ascoltava più…correva e correva, via da Ferdinand…uscì da quella reggia che era diventata il suo carcere, la sua prigionia…la sua ossessione…
 
 
 
Corse via…verso l’unica persona che le si era dimostrata vicina, Anna…
 
La locanda era a un centinaio di metri, poi finalmente avrebbe avuto un abbraccio caldo e sincero nel quale liberare le sue emozioni, nel quale piangere.
 
 
 
Correva…e non sapeva che quell’abbraccio poteva essere Julia…
 
 
 
…la sua amata Julia…
 
 
 
 
 
Perché in fondo, anche se non lo ammetteva era lei che la faceva respirare, era lei che le stringeva l’anima in una morsa forte da far male, era lei che sentiva quando il vento soffiava e accarezzava il suo viso, erano i suoi baci che le mancavano, era il suo viso che sognava ogni notte…ogni notte che non erano insieme…ogni notte che desideravano soltanto aversi, solo questo…nient’altro…
 
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > t.A.T.u. / Vai alla pagina dell'autore: Phoebus