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Autore: Red Rope    10/11/2012    5 recensioni
Battery City, California 2019.
La vita degli abitanti della città è scandita da una routine programmata, tutti i giorni scorrono uguali, e anche per Jill è così.
Fino a quando non vede i Killjoy che scappano dalla città. Fino a che in lei non si risveglia qualcosa, e prende la decisione di cambiare la sua vita!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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the future is bulletproof
the aftermath is secondary
it's time to do it now and do it loud

 

Apro gli occhi e osservo il soffitto. Bianco. Mi alzo.
Mi vesto.
Vado in bagno.
Faccio colazione.
La stessa routine.
Guardo il flaconcino di pillole della Better Living che sta sul tavolo bianco, vicino alla tazza bianca di latte, e al piatto bianco con il pane e marmellata. Il flaconcino vuoto.

Ho rotto la routine.
Improvvisamente mi alzo, gettando tutto a terra, e corro in camera, dove prendo un barattolo di vernice da sotto il letto: ci infilo le mani dentro, fino ai polsi e inizio a imbrattarmi in vestiti di tinta verde.
Tutto diventa improvvisamente una tela bianca ai miei occhi, una di quelle tele che prima della venuta della BL/ind ero solita dipingere all'Accademia.
Mi passo le mani tra i capelli corti, e infilando di continuo le dita nel barattolo inizio a tracciare segni ovunque sui muri, sul tavolo, sulle porte, le finestre. E poi lo lancio, lancio il barattolo e la tinta cade ovunque; ne raccolgo un po' con le dita e dipingo gli obiettivi delle telecamere che ci sono per casa.
Ho distrutto la routine, e devo andarmene.

***

Non so dove avessi trovato la forza, la volontà di farlo. Forse vedere i Killjoy schizzare fuori città a tutta velocità aveva risvegliato in me qualcosa, i loro colori accecanti mi avevano ricordato un passato che non mi apparteneva più.
La sera prima avevo gettato il contenuto del flacone nel cesso, ed ero andata a dormire; dopo anni avevo fatto un sogno, un fottutissimo sogno dove correvo, correvo, correvo, e c'erano colori ovunque, e potevo disegnare cosa volevo dovunque volessi, senza paura di niente. La mattina l'avevo fatto, avevo spezzato il cerchio e dovevo scappare, di conseguenza. Sapevo che a breve sarebbero arrivati i Draculoidi, delle telecamere che improvvisamente diventano verdi destano quasi sicuramente dei sospetti. Anzi, potrei togliere quel “quasi”. Ma non potevo permettermi di essere catturata, non ora, assolutamente!
Così mi sono messa un cappello bianco e un impermeabile dello stesso colore, per nascondere i vestiti e i capelli pieni di tinta, e sono uscita.
Sapevo che Martha mi stava aspettando appena fuori dal tunnel. Era riuscita a contattarmi quasi per miracolo la sera precedente, appena era riuscita a percepire le mie onde cerebrali libere da quella merda delle pillore della BL/ind: Martha aveva dei poteri psichici molto forti, ed era telepatica, roba da non credere, se non fosse che era la mia migliore amica da una vita, ed era riuscita a scappare appena prima che tutti diventassero degli automi.
Uscii di casa, e scesi per strada, guardandomi attorno; strano che i Draculoidi non fossero già lì. Oltre a me, per strada non c'era nessuno, del resto erano le tre del mattino: chi vuoi che vada a giro a quest'ora – a parte qualcuno che sta scappando? Meglio così, comunque.
Arrivai alla mia auto senza intoppi, e iniziai a guidare verso il tunnel che portava fuori Battery City.
Tutto troppo semplice, troppo tranquillo.
Fossi stata zitta: nemmeno il tempo di pensarlo, che erano lì. Appena imboccai il tunnel, una macchina dei Draculoidi spuntò dietro la mia.
Pigiai sull'acceleratore, e sfrecciai via. O meglio. Fece forse cinquecento metri in avanti ad una velocità pazzesca per poi decelerare fino a fermarsi e spegnersi definitivamente.
Merda, occhei?
Bene, macchina, mi hai abbandonata e tradita, sei solo una venduta alla BL/ind, ma io non ho intenzione di farmi prendere, quindi...
Aprii la portiera e scesi ad una velocità folle, correndo a rotta di collo verso la fine del tunnel, consapevole di essere in netto svantaggio: io a piedi, loro in auto. E disarmata, tra le altre cose.
Mancavano pochi metri, i polmoni mi scoppiavano, il mio fisico non era più abituato allo sforzo, e li sentivo sempre più vicini.
Delle mani mi afferrarono e mi tirarono via dalla strada; il mio primo istinto fu quello di gridare, dimenarmi, liberarmi. Ma poi sentii quella voce.
Dio, Jill! Fermati e sali sul camion, presto!”
Oh, Martha, solo in quel momento mi resi conto di quanto tu mi sia mancata. Mi voltai, e salii sul camioncino azzurro. “Dai, Zack, fa' muovere questo catorcio e andiamocene!” le sentii dire. Mi sdraiai sul pavimento del mezzo, e respirai, mentre la testa mi girava enormemente; gli occhi grandi e celesti di Martha mi guardarono, e mi sorrise.
E' bello rivederti, Jill” disse con una punta di nostalgia. La fissai, riconoscevo tutto di lei, i boccoloni rossicci, che ora aveva riempito di ciocche tinte di nero, le efelidi su tutto il viso e il collo sottile.
Anche per me, Martha, anche per me” le risposi, sorridendole a mia volta, mentre il mio cuore smetteva di battere all'impazzata e ricominciavo a sentire l'ossigeno arrivarmi al cervello. Maledetta auto, e maledetta corsa.
Rimanemmo in silenzio per quasi tutto il viaggio; alla giuda c'era un ragazzo giovane, forse vent'anni, con i capelli di un verde acceso e gli occhiali da sole sul naso. Non spiccicò parola nemmeno una volta.
Jill, che ne diresti di andare a prendere qualcosa di migliore di quei panni incolori che hai tentato di devastare?”. La guardai: non ricordavo assolutamente di avere ancora addosso quella roba, quindi annuii.
Zack, andiamo al Mercato, allora” disse, rivolgendosi al ragazzo. Lo vidi voltare la testa indietro, di poco, e poi tornare a guardare la strada. Aveva un'aria davvero antipatica.
Dovevamo aver viaggiato veramente tanto, perché quando uscii dal camioncino il sole era già alto nel cielo, e il mio stomaco reclamava del cibo. Ci eravamo fermati davanti ad una piccola costruzione in legno, e io non riuscivo a capire come potesse essere un mercato. Guardai Martha, interrogativa.
“Seguimi” disse raggiante. Posai l'impermeabile e il cappello dentro il camioncino, e mi voltai verso di lei, che aprì la porticina della costruzione, e mi fece entrare in un piccolo spazio angusto. Spingendomi verso una delle pareti, aprii una botola nel terreno, da cui partivano delle scaline che scendevano in un corridoietto fiocamente illuminato, e mi fece segno di iniziare a scendere: ancora una volta le rivolsi uno sguardo confuso, ma feci come aveva detto. La sentii che mi seguiva e si richiudeva la botola alle spalle, poi mi venne vicino e mi sorpassò. “Dai, andiamo, Jill!” fece, come se stessimo andando a fare una passeggiata in qualche parco. Era sempre la solita solare Martha.
Percorremmo il corridoio, illuminato da lampadine che andavano ad intermittenza. Ci fermammo solo davanti ad una porta di ferro, rugginosa. Martha la aprì, e quello che mi si presentò davanti aveva ben poco a che vedere con tutto ciò che mai avrei potuto immaginare: un'enorme stanza dal soffitto altissimo era stata scavata nella terra; sul fondo si trovavano innumerevoli baracche di lamiera, e una grandissima quantità di persone si muoveva tra di esse, con borse di stoffa cariche di roba in mano. Lungo tutte le pareti correvano delle passerelle di metallo, su diversi livelli, che si univano da un estremo all'altro attraverso altre passerelle che andavano tutte verso un centro unico, dove una lunga scala a chiocciola partiva dal piano più alto e arrivava ai livelli più bassi. Le passerelle servivano da accesso a varie nicchie che dovevano essere a loro volta delle specie di negozi, a giudicare dalle insegne. Era un posto veramente caotico, e si capiva anche da quell'architettura intrigata.
Io e Martha eravamo sbucate al quinto livello, il più alto. Si voltò verso di me, raggiante.
Benvenuta al Mercato Nero!” disse.  

 


Angolo dell'autrice
 
Cari miei! Allora, è la prima volta che mi cimento seriamente in una fanc fiction, preferisco di gran lunga le originali, MA SENTIVO IL BISOGNO MATERIALE DI SCRIVERE QUALCOSA SUI KILLJOY. Quindi abbiate pietà di me e della mia mente malata :3
 
Disclaimer: I MCR non mi appartengono, non li conosco neppure (sigh!), e non scrivo a scopo di lucro!
   
 
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