Libri > Il Ritratto di Mrs. Charbuque
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Autore: Ranessa    28/05/2007    1 recensioni
Shenz fuma il suo oppio con aria assorta, concentrato su qualcosa che lui soltanto può scorgere al di là della vitrea immobilità del suo sguardo [...] «E' questo che ti preoccupa, Samantha? Il fatto che abbia sbagliato?». Un dialogo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[ Oppio ]


Shenz fuma il suo oppio con aria assorta, concentrato su qualcosa che lui soltanto può scorgere al di là della vitrea immobilità del suo sguardo.
Io mi limito ad osservarlo, attendendo che sia lui stesso a domandarmi il motivo della mia visita.
«Shenz è fatto così» mi ha detto Piambo una volta, sorridendo. Non troppo tempo fa. «Nessuno potrà mai entrare a far realmente parte del suo mondo» ha proseguito. «E' qualcosa di così... onirico».
«Ma non è sempre stato così» ho replicato io, a metà tra quesito e affermazione.
E solo allora mi sono accorta che non era un sorriso quello sul volto di Piambo, ma una contrazione feroce delle labbra, una smorfia dolorosa.
«Fumi?» mi giunge all'improvviso la voce di Shenz, attraverso la stanza e il filo interrotto dei miei pensieri.
Sorrido in risposta alla sua domanda, declinando gentilmente l'offerta.
«Sbagli a rifiutare, mia cara».
«Potrebbe essere d'aiuto» aggiunge dopo una breve pausa, riservandomi uno sguardo bonario, ma anche apparentemente assente.
«Tu sai già perchè sono qui, vero?» gli chiedo con rabbia, desiderando improvvisamente di investirlo di colpe che non ha, scaricare le mie frustrazioni su di lui, annebbiato dall'oppio.
Shenz sbuffa in una breve risata roca, presto sostituita da una tosse profonda ed insistente.
«Certo che lo so» replica a fatica, una mano a coprirsi la bocca. «Piambo non riesce a nasconderti proprio nulla».
«So che lo stai aiutando».
«Perlomeno ci provo».
Lascio il divano sul quale il mio ospite mi ha fatta accomodare per dirigermi al vassoio dei liquori. Verso una generosa dose di whisky per Shenz, sperando che possa placare il suo accesso di tosse.
«Questa storia inizia a preoccuparmi, Shenz» gli confido porgendogli il bicchiere.
«Perchè, all'inizio ti divertiva?» mi sorride.
«Sì» confesso, dopo soli pochi istanti di esitazione. «Piambo ti ha raccontato di Emma Hernan?»
Scuoto la testa, quasi dovessi sentirmi in imbarazzo per il mio ingenuo tentativo di aiutarlo.
«L'attrice a cui hai proposto di fargli da cavia? Sì, me ne ha parlato».
«E' stato soltanto un gioco Shenz. Mi affascinava la sfida, l'opportunità di osservarlo tentare...»
«E ha sbagliato».
«E ha sbagliato» confermo, richiamando alla mente le fattezze di Emma, i suoi capelli ricci e il corpo robusto, il vestito blu scuro e sciatto.
«E' questo che ti preoccupa, Samantha? Il fatto che abbia sbagliato?»
«Non prendermi in giro Shenz!» ribatto all'istante, stizzita.
«Sono serissimo» sussurra lui, posando con delicatezza il bicchiere già vuoto sul pavimento, accanto alla sua poltrona. Mi osserva attentamente, il suo sguardo a esprimere infinita concentrazione, a instillare fredda inquietudine nella mia mente.
«Il fatto che abbia sbagliato ti preoccupa? Credi che non riuscirà a portare a termine la commissione con successo?»
«Oh, andiamo Shenz!» rido, un acuto lievemente isterico. «Quante probabilità vuoi che ci siano che riesca a cogliere le reali sembianze di quella donna?»
Mi muovo a disagio, sistemando nervosamente l'abito chiaro che ho indosso.
«Sabott pensava che...» si blocca all'istante, contraendo la mani a pugno sino a far sbiancare le nocche.
«Che cosa?» lo incoraggio, stupita dall'espressione sgomenta che ha assunto all'improvviso il suo volto, come se si fosse accorto di essere sul punto di rivelare qualcosa di sconveniente, un segreto rimasto celato per anni. Una prova di colpevolezza forse, laddove la colpa giace nel silenzio, nelle parole non dette e in sguardi sfuggenti.
Shenz si alza in piedi repentinamente, raccogliendo il bicchiere da terra per andare a posarlo sul vassoio.
E darmi le spalle.
«Che il nostro Piambo avrebbe potuto fare qualsiasi cosa se solo avesse voluto».
«Persino l'impossibile?» sbuffo scettica.
«Perchè è così importante che riesca, Samantha?» Shenz si volta a guardarmi, il volto nuovamente impassibile, poggiando la schiena al tavolino che regge il vassoio.
«Cosa vuoi dire?»
«Se Piambo per miracolo dovesse indovinare le vere fattezze di Mrs. Charbuque, lei raddoppierebbe il suo compenso... ma in caso contrario gli accorderebbe comunque una cifra esorbitante, giusto?» e sottolinea il suo ragionamento con un'alzata di spalle.
Fuma ancora il suo oppio, attendendo che io dia voce ai miei pensieri.
«Io... io non lo so» sono costretta ad ammettere, abbassando lo sguardo, costringendo i miei occhi a incontrare i toni scuri del tappeto che si estende sotto i miei piedi.
«Per questo sei venuta da me Samantha. Tu vuoi disperatamente sapere perchè sia così importante, ma non riesci a intuirlo da sola. E desideri che sia io a spiegartelo».
La serenità con cui pronuncia la sua sentenza è sconvolgente. Si dirige verso il camino per ravvivare fiaccamente le fiamme ormai quasi completamente sopite. Le osserva rapito, con la stessa espressione sognante che scorgo spesso sul volto di Piambo. Quando un'immagine lo colpisce, una sfumatura lo conquista o una forma lo stupisce.
«Non riesci a capirlo» ribadisce, con una serietà che non credevo potesse essere sua.
«No» concordo. «Non ci riesco».
Quando una linea lo ispira, un movimento lo incuriosisce e o un colore evoca emozioni.
«E' già cambiato, vero?» sospira Shenz, mantenendo lo sguardo saldamente fisso sul rosso vivace delle braci.
«Lo hai notato» prosegue, in un tono che inizia lentamente ad inquietarmi. Muovo nervosamente i piedi nelle scarpe troppo strette. Stringo tra le mani i miei guanti color crema con ferocia.
«Non è semplicemente importante, Samantha, è fondamentale. Se non riuscirà nell'impresa ne uscirà distrutto, la sua vita completamente» infilza violentemente l'attizzatoio tra le braci. «irrimediabilmente» un altro colpo. «rovinata».
«Shenz...»
«Quella donna non è umana, Samantha. Sta succhiando via lentamente tutte le sue energie mentali, con i suoi racconti e la sua voce, e non è questione di poterla fermare, capisci?, perchè sarebbe possibile. Ma come si può volerla fermare?»
«Shenz, così mi spaventi...» mi avvicino sino a stringergli delicatamente una spalla, ma lui mi scansa sgarbatamente.
«Quando ti ritrovi lì, su quella sedia, e non esiste nient'altro che quel dannato paravento, e tutte le tue capacità, l'esperienza di anni, vanno a finire in un quadro falso, sbagliato, inutile e non ti capaciti di come sia possibile, perchè è proprio così che tu l'hai vista per settimane, lei deve essere così! E invece no! Alla fine ti restano soltanto la sua risata di scherno e il dubbio. Non puoi smettere di domandarti come sia in realtà, chi sia in realtà, osservare ogni donna che incontri per la strada chiedendoti se non sia lei, lei che ti ha completamente assorbito, tanto che non riesci nemmeno più a dipingere...»
Si ferma per riprendere fiato, rosso in volto. Abbandona con lo sguardo le braci, ma i suoi occhi non incontrano i miei.
«Devi impedire che sbagli, Samantha, o non crederà mai più in se stesso o nella sua arte. Sarà semplicemente finito».
Passa qualche istante, prima che io trovi il coraggio di domandarglielo.
«Shenz... Di chi stai parlando?» chiedo mentre le prime lacrime mi solcano silenziosamente le guance.
«Quella donna è un mostro» commenta lui in risposta, la voce ridotta a un bisbiglio quasi impercettibile. «Un mostro. Adesso vai via, Samantha, per favore».
Cosa dovrei replicare? Raccolgo la borsetta che avevo lasciato sul divano e mi avvio verso l'ingresso.
Giungo alla porta e do un ultimo sguardo al mio ospite.
Quando un'immagine lo colpisce, una sfumatura lo conquista o una forma lo stupisce.
Shenz è tornato a sedersi sulla sua poltrona, osservando nuovamente ciò che resta delle braci nel camino.
Quando una linea lo ispira, un movimento lo incuriosisce e o un colore evoca emozioni.
Fuma il suo oppio.

   
 
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