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Autore: kannuki    11/11/2012    4 recensioni
“Non voglio uccidere nessuno... mai più...”
Ma sì, ma sì. Era sempre l'ultima sigaretta, l'ultimo bicchiere, l'ultimo amore. Klaus sogghignò. C'era sempre qualcosa o qualcuno per cui resistere. La principessina di Mystic Falls non era dissimile da qualsiasi altro vampiro. Credono sempre di essere speciali. Diversi. Giurano e spergiurano sulla prima e ultima volta. E poi cadono tutti.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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[…] La suprema abilità del malvagio consiste nello svelare il suo gioco man mano che lo mette in atto, coniugando la spudoratezza al misfatto. Niente supera il piacere di colui che scopre le sue carte senza compromettersi.
(Lunes de fiel – P. Bruckner)

Doveva aver ucciso il suo primo uomo.

Il pensiero oltrepassò la mente di Klaus e i suoi occhi si posarono sulle spalle rigide di Elena Gilbert. Volute calde si innalzavano dalla tazza di tè che aveva davanti. Klaus ne indovinava il contenuto senza vederlo.

Il Mystic Grill era stato riaperto al pubblico dopo l'esplosione della conduttura di gas. In altre parole, dopo l'intervento del Cacciatore. Era scomparso dal giorno alla notte e Klaus fremeva per torturare Damon Salvatore riguardo alla faccenda. Anche se avevano fatto un patto, Stefan riusciva a tenere a bada il cane rabbioso brevemente e con scarsi risultati. Lo Squartatore non aveva più la stoffa di un tempo. Non avrebbe mai conficcato un pugnale nel petto del fratello, anche se intralciava i suoi piani. Rebekah gli sfiorò la mente per un attimo e, in quell'istante, Elena chinò il capo, avvicinando le labbra alla ceramica bollente. Si scostò, bruciata e disgustata dalla bevanda. Le spinse di fronte a se con un gesto accorto e tornò ad incrociare le braccia sul tavolo, lasciando penzolare una mano nel vuoto. L'altra grattava il tessuto del maglioncino sul torso, poco al di sotto della banda laterale del reggiseno.

Non aveva ancora smesso di provarci.

Un refolo fresco proveniente dall'entrata del locale, gli accarezzò l'orecchio. Klaus sbirciò il nuovo arrivato. Bionda, arrabbiata, ferita. Ciao, amore.

Klaus si voltò completamente per testare la sua reazione. Caroline si bloccò mentre scivolava via la giacca dalle spalle, la richiuse e infilò l'uscita con sguardo gelido.

Il vampiro sogghignò e riprese la posizione precedente. Tutte quelle storie per un bacio che non aveva neppure cercato. Probabilmente gli dava la colpa anche del tradimento di Tyler. Klaus sorrise, scuotendo la testa. Addossargli le colpe era la moda del momento.

Ho ucciso un uomo.”

Ma buongiorno, cara. Prego, siediti e alza un po' la voce. Fa accorrere la polizia.

Klaus scoccò un'occhiata disinteressata a Elena Gilbert. Il suo sguardo diceva 'e allora?' ma la curiosità fremeva, solleticato come un bambino in un negozio di giocattoli. “Festeggiamo.”

Elena crollò a sedere al suo tavolo e il vampiro tirò a se il blocco notes su cui stava scrivendo e il palmare aperto su una pagina di Google. Non aveva un'amica con cui parlare?

Elena si torse le mani, gli occhi pieni di lacrime. “Sto impazzendo...”

Klaus represse una battuta infelice e sospirò. Un'altra occhiata disinteressata.

Elena era troppo sconvolta per notarla e togliere il disturbo. Tirò su col naso e il mento le tremò. “L'ho seppellito nel bosco...”

Cara, non è un luogo adatto per simili confessioni” mormorò protendendosi verso di lei. Ma non aveva un fidanzato che l'aiutasse a superare il momento critico? Si era sbarazzato della sorella e gli toccava una Elena Gilbert con le crisi di coscienza in contropartita!

Stava minacciando Jeremy ed io... non potevo lasciare...”

Klaus raddrizzò le spalle e la fissò con aria cattiva. “Alzati.”

Elena restò immobile per alcuni secondi, poi obbedì, come un automa. Klaus la prese per il braccio e la spinse avanti. Se avesse scoperto che quella ragazzetta era responsabile della morte del Cacciatore, le avrebbe dato un buon motivo per piangere, per il resto dell'eternità!

***

La visione del sangue era sparita ma Elena continuava a domandarsi se la trasformazione in vampiro la stesse facendo impazzire.

Siediti.”

Le gambe le cedettero ed Elena piombò a sedere su qualcosa di soffice.

Non ti offro da bere per ovvi motivi.”

Non riusciva a bere sangue animale, ne dalle sacche. Elena accennò un triste movimento col capo.

Una lama calda gli oltrepassò la spina dorsale facendo esplodere la rabbia. “L'uomo che hai ucciso era di colore?”

Elena annuì e mantenne lo sguardo nel vuoto. “Sono sporca di sangue?”

Imprecazioni in lingue sconosciute scivolarono via dalla lingua. Klaus ignorò la sua domanda e sbuffò come un bisonte, fuori di se. “E come hai fatto a coglierlo di sorpresa?!”

Elena alzò e abbassò le spalle, ignara dalla sua rabbia. Mai una volta aveva alzato lo sguardo dal tappeto o dal tavolino.

Klaus lo colpì con un calcio e la fece trasalire. La confusione mentale le passò di colpo, così come la visione del bagno sporco. Arretrò sul divano ma Klaus l'afferrò lo stesso, tirandola a se.

Quella stupida ragazzetta... senza alcun valore... il vampiro ansimò e la scrollò violentemente. “Stefan non ti riconoscerà quando avrò finito con te!” sibilò e gli occhi di Elena si spalancarono e fissarono quelli di Klaus.

La crudeltà non gli faceva difetto e le furie improvvise erano spesso quietate da pensieri elaborati e malvagi, notevolmente più fruttuosi. Uccidere qualcuno che non aveva interesse nella vita, non era divertente. Vederlo sprofondare nell'abiezione e corromperlo fino al midollo, era una missione a cui non poteva sottrarsi. Cosa temeva Elena Gilbert? Cosa le toglieva il sonno? “No, non sei sporca di sangue” sussurrò analizzando ogni centimetro del suo volto. L'idea si sviluppava feroce e spietata e così ripidamente da fargli temere di aver rinunciato del tutto all'umanità. “E' il suo desiderio che ti porta a vederlo.”

Sto perdendo la ragione?”

La ferrea Elena Gilbert si stava rivelando debole di mente. Malleabile. Corruttibile. Un solletico quasi erotico gli tolse il fiato. “Forse sì” sussurrò lasciandola andare “o forse è solo fame. Hai fame, mia cara?”

Ho sempre fame...”

Posso invitarti a cena?”

Elena leccò le labbra socchiuse, ricordando il party di Halloween a cui aveva preso parte con Damon. Dissetarsi con così tanti sapori diversi, era come entrare in gelateria e ordinare un cono mille gusti. “Non voglio uccidere nessuno... mai più...”

Ma sì, ma sì... era sempre l'ultima sigaretta, l'ultimo bicchiere, l'ultimo amore. Klaus sogghignò ancora. “Dobbiamo cominciare a lavorare sul tuo vocabolario, cara. Le frasi fatte lasciale ai poveri di spirito.”

Frasi fatte? Elena si raddrizzò nella posizione precedente. Klaus era seduto di fronte a lei, ora, e la guardava con lungimiranza. “Ucciderai ancora, perché è la tua natura. Sei un predatore, devi cacciare per vivere. Gli uomini delle caverne uccidevano per sfamare se stessi e le proprie famiglie.”

Non voglio uccidere nessuno...”

Posso impedirti di farlo ma non posso toglierti la sete” mormorò avvicinandosi. “Fa parte di te.” Oh, Stefan si sarebbe arrabbiato così tanto... lui che non amava vederla in 'quel modo' e che aveva stretto il patto con il diavolo pur di trovare la cura. La rabbia tornò a scaldargli la schiena e Klaus dovette distogliere lo sguardo dalla ragazza.

Non posso... lasciarmi andare... Jeremy...”

Quel noioso bambinetto era il motivo per cui resisteva. Klaus soffiò ironico. C'era sempre qualcosa o qualcuno per cui resistere. Gli esseri umani si aggrappavano alle sottigliezze per non sprofondare. L'avrebbe ucciso, pensò con un sorriso incoraggiante nella sua direzione, e poi sarebbe rimasto a guardare una disperata Elena Gilbert avvolta dalle fiamme nel sole mattutino.

***

Damon non le avrebbe mai fatto la menata sul rimorso, il sangue e il numero imprecisato di vampiri che sarebbero morti in seguito all'uccisione di Rebekah. Damon le avrebbe dato il paletto di quercia bianca e le avrebbe detto 'vai, baby. Divertiti'.

Elena si sarebbe divertita.

Oh sì!

Si sarebbe divertita di fronte il suo sguardo smarrito, avrebbe gioito nell'udire il suo gemito trasognato, avrebbe danzato attorno al falò del suo corpo antico e sarebbe stata finalmente felice calpestando le ceneri più e più volte, fino alla consumazione dei tempi...

Cosa ti fa sorridere, mia cara?”

Stava sorridendo?! Elena tornò rapidamente in se e gli angoli della bocca si raddrizzarono in una linea rigida. Da quando era cambiata, la sua debolezza, la compassione, si era accentuata in maniera spasmodica, bilanciando l'odio che si gonfiava e premeva per uscire. Elena era spaventata dalla violenza dei propri sentimenti, da se stessa, dalle reazioni degli amici. Avrebbe dovuto farci l'abitudine, le aveva detto Klaus. “Dove siamo?”

Nel primo luogo di perdizione, a sentire Siri” mormorò indicando il cellulare.

Una discoteca. Elena risucchiò il labbro inferiore. “Non posso farlo di nuovo...”

Non ti è piaciuto?”

La vampira impallidì e guardò l'entrata. “Non è questo il punto.”

Non devi ucciderli per forza.”

No, non per forza. “C'era un ragazzo, alla festa...”

Klaus era di buonumore. Il suo piano aveva preso forma e la vendetta covava in un nido caldo e protetto.

... droga nel bicchiere...”

Sarebbe stato gentile con lei. Avrebbe guadagnato la sua fiducia e le avrebbe dato ciò che Stefan non riusciva a darle: comprensione.

... l'ho morso senza pensarci...”

Il problema di Elena Gilbert era la sua morale ristretta e un pugno di amici sempre pronti a puntare il dito.

... e mi sono sentita felice.”

Klaus batté le palpebre e la guardò. Gli occhioni della ragazza erano di nuovo grandi e gonfi di lacrime ma brillavano di un piacere feroce che lo fece sorridere. “Una paladina della giustizia” sussurrò ed Elena sospirò. “Sapevo che non avresti capito” borbottò aprendo la portiera.

Klaus smontò dopo di lei. Oh, aveva capito benissimo. Elena Gilbert voleva punire il mondo dalla feccia, per dimenticare che ella stessa era feccia. Combatté l'impulso di vomitarle in faccia quell'ovvietà. Le fece cenno di precederlo, Elena traballò sulle gambe e poi schizzò avanti come se l'avessero spinta.

Perché resistere? Perché non cedere e assecondare l'istinto del vampiro?, si domandò procedendo nella calca del locale. Perché non farla divertire?

La musica era assordante. Elena si tappò le orecchie e qualcuno le sfiorò la vita. Abbassò le braccia istintivamente e guardò il vampiro, allibita. Klaus mantenne lo sguardo nel suo e la strinse. “Toglietelo della testa, non sei il mio tipo” mormorò appiccicando la bocca contro il suo orecchio. “Ora ti spiego quello che dovrai fare. Individuare la vittima è la parte più stuzzicante. I vampiri sono buoni osservatori e non hanno che da scegliere, nel branco umano, la più debole e bisognosa di attenzioni. E' preferibile cacciare in un luogo affollato, le prime volte, per capire meglio le proprie inclinazioni.”

Elena osservò una dea della pista attorniata da biechi individui. “Inclinazioni?”

Se ti senti più a tuo agio a sbranare un potenziale molestatore armato di Rohypnol, fa pure. Ne trovi tre al balcone centrale” disse indicandoli con la testa. Elena seguì la direzione del suo sguardo. Non li distingueva dagli altri ragazzi. “E tu?” sussurrò di rimando.

Lui cosa? Lui era lì per osservare, carpire informazioni e guadagnarsi la sua fiducia. “Ho già mangiato” rispose, ma Elena non udì, presa a sfarfallare le ciglia sulla prima vittima della serata. La principessina di Mystic Falls non era dissimile da qualsiasi altro vampiro. Credono sempre di essere speciali. Diversi. Giurano e spergiurano sulla prima e ultima volta. E poi cadono tutti, pensò infilando le mani in tasca e osservandola con dissimulato interesse. Stefan si sarebbe arrabbiato cooosì tanto...

***

Le sua bocca era rossa, polposa. La lingua guizzava sul labbro superiore mentre risistemava i capelli con un gesto innocente che lo fece sorridere. Gli occhi brillavano fra le ciglia scure e persino il modo di camminare era cambiato. Elena scambiò due passi di danza con un estraneo e puntò nella sua direzione dopo alcuni secondi. Notando lo sguardo sarcastico di Klaus, il ragazzo rinunciò a seguirla. Il vampiro si complimentò per il suo buonsenso, posò il bicchiere vuoto che all'origine aveva contenuto un cocktail di dubbio gusto e si appoggiò al bancone. Sentiva l'odore di sangue crescere mentre si avvicinava. Aveva lo sguardo torbido e stava scandagliando la stanza alla ricerca della prossima vittima. Lo posò su di lui e con un battito di ciglia tornò in se. “L'ho soggiogato, domattina non ricorderà nulla” sussurrò mordendo l'interno della guancia.

Poteva costringerla a non nutrirsi. Farla morire lentamente sotto gli occhi dei fratelli... mmh... sarebbe stata una seccatura avere a che fare con quei due contemporaneamente. Invece, pensò tirandole indietro i capelli, guadagnare la sua fiducia era tutta un'altra faccenda. “Ancora?” bisbigliò, tentatore.

Elena rabbrividì e incatenò lo sguardo al suo. Annuì, senza controllare consciamente i muscoli del collo.

Andiamo a ballare.”

Non voleva ballare, voleva mangiare! Se l'avesse lasciata andare – perché la stringeva di nuovo e con tutta la forza che aveva – avrebbe bevuto da ogni singola, palpitante vena. Elena ansimò e i battiti di cento cuori le provocarono la pelle d'oca. Si aggrappò alle braccia di Klaus e conficcò le unghie nei muscoli. Doveva calmarsi. Non doveva cedere così facilmente!

Va da lui” sussurrò il diavolo nel suo orecchio.

Elena seguì disperata il ragazzo che si inoltrava nel corridoio del bagno. Lo bloccò con un sussurro invitante, lo azzannò e gli infilò le dita fra i capelli quando il corpo si fece più morbido e arrendevole.

Basta. Basta, Elena.”

Elena lo lasciò andare di colpo e un fiotto di sangue le sporcò il mento. “Ancora...”

Klaus sorrise come aveva fatto Damon quando aveva sussurrato quell''ancora' alla festa di Halloween. “Quanti ne hai presi?”

Quattro...”

Ingorda” sghignazzò sistemando il corpo nella toilette degli uomini. “Pensaci. Hai ancora fame?”

Elena scosse la testa e il sangue gocciò sulla scollatura. Klaus lo raccolse con il polpastrello e lo leccò via. “Usciamo di qui.”

Aspetta...”

Elena aprì il rubinetto del lavandino per ripulirsi. Le mani le tremavano così tanto che Klaus la fissò intensamente. Bere la calmava per alcuni minuti, poi arrivava la disperazione. La ragazza strappò due o tre fogli di carta dal dispenser, si asciugò le mani e fissò l'acqua arrossata che scivolava nello scarico. Quando fu sparita, l'agitazione si placò.

Aveva cancellato la sua colpa. Se fossero stati in un cimitero, avrebbe seppellito il corpo. Un vampiro appena nato non vuole prendere atto degli omicidi. Un vampiro come lui, pensò spingendola fuori del bagno, gode a vedere la sofferenza provocata. “Concedimi un ballo. Mi piace la disco music anni 80.”

Vorrei... possiamo andare via?”

Hai fretta di tornare dal fidanzatino?”

Elena raggelò. Non avrebbe mai raccontato a Stefan della serata, così come non aveva accennato della festa con Damon. Scosse la testa e abbassò lo sguardo sulla sua maglietta. “Nessuna fretta.”

***

Se non ci pensava e lasciava entrare la musica in testa, era tutto più facile. Se chiudeva gli occhi, non subiva la tentazione... ma sbatteva contro le altre persone. Elena si raddrizzò, chiese scusa con un cenno della mano e si accorse di essere rimasta sola. L'aveva piantata in asso?! Si sollevò sulle punte dei piedi e sbirciò fra la folla, trovandolo avvinghiato ad una ragazza. Elena distolse lo sguardo, poi tornò a fissarli. Se fosse stata più vicina, più concentrata e meno triste, avrebbe potuto origliare la loro conversazione. Quando Klaus le fece cenno di avvicinarsi, Elena ebbe la sgradevole impressione che volesse condividere la vittima. Era una cosa da vampiri. Mai, pensò facendo dietro front. Filò al guardaroba e si accorse di avere il respiro ansante. L'offerta la tentava e non c'era nessuno pronto a fermarla. Klaus le aveva apparecchiato la tavola e servito il dolce. Tornò sulla pista trovandolo solo e pensieroso. Il vampiro non si stupì di vederla di nuovo. Non sapeva dire no. “Dovresti provare il sangue di una fanciulla, ha tutta un'altra consistenza e dolcezza” decretò sollevando le maniche della maglia e puntando le mani sui fianchi per spostarle subito sui suoi. “Non disprezzare un dono quando ti viene offerto.”

Elena avanzò finendogli addosso. “Credevo volessi condividerla...”

Non è il mio tipo.”

E... qual è... il tuo tipo?” bisbigliò, costretta ad una piroetta che affrontò rigidamente. Non era preparata a dover ballare con Klaus.

Non siamo qui per me.”

Non mi stai aiutando” gli fece notare, appoggiando la spalla all'incavo del torace.

Ti sto sfamando. Sto facendo quello che Stefan e Damon non hanno fatto nelle ultime settimane e, guarda caso, non è ancora morto nessuno” sibilò nel suo orecchio. “Bizzarro, no?”

Elena risucchiò il labbro inferiore e piegò le gambe, seguendolo nel movimento ondulatorio del bacino. “Gliel'ho impedito... più volte...”

Stefan è l'ancora che ti tiene legata alla precedente vita” la interruppe mettendo in atto la prima parte del suo piano. “A lui non piace che tu sia così.

Elena impallidì e si ritrasse “non è vero...”

Stefan non vuole vederti lappare il sangue e tu non ti nutri per non distruggere l'immagine pura che ha di te.”

Non è vero...”

Non fraintendermi, ti ama. Come può non amarti?” Klaus sorrise con aria di scherno. “Ti ama così tanto che preferirebbe vederti morire di fame.”

Elena lo guardò e schizzò via dalla pista.

Qualche istante di vantaggio, pensò osservando la chioma nera confondersi fra tante altre. Il tempo di assimilarlo. Klaus strofinò una mano sulla faccia e si astrasse dalla folla. Cosa poteva fare, per creare un danno permanente ad Elena Gilbert? Doveva buttare giù un po' di appunti, pensò avanzando verso l'uscita. Aveva un modo così grazioso di dire no mentre il suo sguardo diceva ...

  
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